06/01/2006 Borra di Canala - 08/01/2006 Pania
Quando raggiunsi
solo
un punto più alto
mi prese l'antica
voce del vento
sussurrar tra le foglie.
Allora fui foglia
anch'io. Fragile.
( tratto da montagna vissuta a cura di Achille Quarello)
Eccoci alla
prima escursione del 2006 ci troviamo solo in tre io, Alessandro, la Giuseppina
e Rossano.
Ci diamo appuntamento all'Alpe di S. Antonio e da qui proseguiamo per il
Piglionico, purtroppo la strada dopo poco è sbarrata in quanto è molto
ghiacciata e il transito è solo consentito ai gestori del rifugio Rossi e ai
mezzi di soccorso.
Va bene pazienza parcheggiamo l'auto e indossiamo scarponi e ghette e via si
parte; in una ventina di minuti giungiamo al Piglionico (m.1150). E' nostra
intenzione arrivare al rifugio Rossi e poi salire in vetta alla Pania.
Imbocchiamo il sentiero n° 7 ma al bivio con il 127 a Rossano gli viene la
voglia di fare la Borra di Canala, all'inizio sono un pò titubante perché so
che dobbiamo prendere il sentiero n°127 che attraversa molti canali e
sicuramente troveremo dei traversi impegnativi, ma Rossano è insistente e
persuasivo ok andiamo per il 127.
I miei timori si avverano e ci troviamo ben presto su un ripido pendio e quì
dobbiamo calzare i ramponi, scendere più in basso e risalire tra i faggi, i
canali sono molto stretti e ripidi ma con molta cautela riusciamo a raggiungere
il sentiero n° 139 che ci porta alla Porta di Borra di Canala; meno male che la
tenuta sulla neve è buona, farla d’estate è già di per se spettacolare ma
in questa stagione è un posto magico!. Panorami che non hanno da invidiare
niente alle dolomiti, tranne l’altezza ma come disse il poeta: “ L’orrido
e il bello sono tra questi monti “.Inutile raccontarlo per comprendere il
fascino di questi posti la meglio cosa è di venirci.
Adesso si che la salita si fa dura, si prosegue tra grandi massi che sono caduti
dalle pareti della Pania a destra e dell’altopiano della Vetricia a sinistra.
Quest’ultimo altipiano è molto interessante dal punto di vista geologico
infatti si tratta di una formazione calcarea costellata da grotte ed abissi,
molto belli sono le scanalature formate sulla roccia dall’erosione; non per
ultimo l’interesse storico antropologico, infatti in queste “ Buche “ fino
a qualche decennio fa venivano gli “ Uomini della Neve “ con grandi ceste e
portavano la neve al paese del Cardoso per la fabbricazione di gelati e per le
ghiacciaie, naturalmente tutto questo prima dell’avvento dei moderni
frigoriferi.
Tornando a noi siamo sempre qui in questa profonda gola che affanniamo e a volta
proseguiamo a 4 zampe tanto è ripida la salita, comunque passo dopo passo si
prosegue e si giunge in prossimità della foce del Puntone (1611 m.).
Alla foce capiamo quanta neve è caduta, il
paletto della segnaletica dei sentieri è quasi del tutto ricoperto dalla neve,
dall'auto a questo punto ci sono volute due ore e quaranta minuti ma la salita
è stata spossante, e inoltre la fame si faceva sentire, dopo un breve consulto
decidiamo di portarci al vicino rifugio Rossi.
Attraversiamo sotto la formazione dell'Omo Morto e in breve giungiamo al rifugio
e subito ci accomodiamo per il nostro pranzo, prendiamo un primo e poi tiriamo
fuori dallo zaino le nostre provviste, Rossano non si smentisce mai! e ci
stupisce tirando fuori un paio di chili di prosciutto crudo corredato di
coltellaccio per tagliarlo, ummm! è squisito, bravo Rossano continua così!
Non ci facciamo mancare nulla, il vino quassù è davvero buono, formaggio ne
avevamo, la Giuseppina ha del formaggio spalmabile con salmone e ci prepara
delle buonissime tartine, chiediamo il dolce ma purtroppo oggi ne sono
sprovvisti, va bene prendiamo un bel punch caldo.
Restiamo a parlare ancora un po', un ultimo caffè e poi ci dobbiamo proprio
decidere a riprendere il cammino del ritorno. Usciamo dal rifugio e l'aria
fredda ci investe riportandoci alla realtà dei m. 1609 ci concediamo
un'ultimo sguardo al panorama e una foto di gruppo e poi via per il entiero
n°7; veramente più che seguire il tracciato del sentiero scendiamo quasi in
linea retta accorciando di molto il percorso, infatti in meno di un'ora siamo al
Piglionico, adesso arriva la parte noiosa ripercorrere la strada sino alla
macchina solo la Giuseppina ha i ramponi ai piedi e io e Rossano percorriamo il tragitto
andando a cercare i bordi innevati evitando il ghiaccio vivo ma non le
inevitabili scivolate. Comunque arriviamo alle auto senza incidenti e con grandi
risate. Ci togliamo di dosso ghette e i pesanti ramponi e ci diamo appuntamento
tra due giorni infatti oggi è il sei gennaio venerdì e la domenica viene
presto!!
6 gennaio 2006 Verso la Regina delle Apuane
E'
appena passato un giorno e ci ritroviamo con Rossano, solito trio precedente
all'Alpe di S. Antonio e solito parcheggio e preparativi per l'escursione come
due giorni prima.
Stessa noiosa strada e giungiamo al Piglionico, stesso sentiero n° 7 ma questa
volta andiamo dritti senza deviare sul 127, il sentiero si snoda in una
bellissima faggeta, la neve è buona e il passo spedito, in meno di un'ora ci
troviamo fuori dal bosco siamo sui pendii tra la Pania della Croce e la Pania
Secca, sopra di noi ci sovrasta il "naso" dell'Omo Morto, formazione
che ricorda il viso di una persona sdraiata. Ci attende un'ultima ripida salita
ma in breve arriviamo al rifugio a quota 1609.
Decidiamo di riprendere subito il cammino verso la Pania e a pochi minuti
giungiamo alla Foce del Puntone quota
1611, dove due giorni prima siamo giunti
percorrendo la Borra di Canala, quì ci rendiamo conto di quanta neve è caduta,
il paletto che indica i vari sentieri 7,139, e 126 che da quì partono è appena
visibile la parte finale, almeno un metro e mezzo. Noi prendiamo il sentiero che
penetra nella Valle dell'Inferno, siamo giunti con una nebbia che ci impediva di
ammirare il panorama ma appena iniziato a salire il celo si apre mostrandoci
tutta la maestosità della pania e anche se non è la prima volta restiamo di
stucco davanti a tanta bellezza. Proseguiamo, in alto la neve diventa più
farinosa e il passo diventa incerto ma con un pò di fatica riusciamo a
raggiungere il Callare della Pania quota 1750,
un'altro bello spettacolo ci attende sulla sommità della cresta si è formata
una gigantesca onda di neve che la percorre per tutta la sua lunghezza è tanto
alta che abbiamo dovuto scavare degli scalini per poter salire. Ora ci troviamo
sulla cresta e davanti a noi anche se in parte celato dalle nuvole si può
ammirare uno dei panorami più belli, spazia dalla Versilia fino a tutta la
catena appenninica e a tutte le vette delle Apuane e in condizioni ottimali si
potrebbero ammirare le Alpi Liguri e tutte le isole dell'arcipelago
toscano e la Corsica.
Dalla vetta della Pania, come detto, si gode di un panorama fra i più belli che
sia possibile ammirare: la Pania Secca, il Corchia, la Riviera della Versilia,
le vette della catena apuana sono di fronte a noi e quello che vediamo non si può
descrivere, bisogna venire qui e constatare di persona.
Nell'avvicinarci alla vetta notiamo già con sorpresa la grande croce posta
sulla sommità dalla UOEI di Pietrasanta che è nella parte rivolta verso mare
ricoperta di ghiaccio che la rende ai raggi del sole scintillante.
Restiamo ad ammirare il panorama e a goderci il sole che ci riscalda, un piccolo
spuntino e ripartiamo per portarci di nuovo al rifugio per pranzare. Come
facciamo i primi passi la nebbia ci ripiomba addosso.
Giunti di nuovo al Callare dobbiamo scendere e con l'aiuto di due piccozze ci
caliamo dall'alto scalino e poi giù nel Vallone dell'Inferno.
Mentre scendiamo incontriamo altre comitive, ci dispiace per loro ma non avranno
la possibilità di ammirare un gran panorama; scendiamo velocemente e in circa
mezzora siamo alla Foce del Puntone e in breve raggiungiamo il rifugio dove
l'amico gestore Antonello ci accoglie e ci serve il pranzo.
Naturalmente anche questa volta lo abbiamo reintegrato con nostre riserve che ci
siamo portati nello zaino.
Rossano tira fuori di nuovo il prosciutto e il coltellaccio, poi formaggi, salumi
e ... questa volta li ho stupiti io: tre belle porzioni di profitterol che sono
state molto gradite, per chiudere un pò di grappa al camugiolo, un caffè
e un pò di chiacchiere con gli altri avventori che ci guardavano con un misto
di incredulità e invidia.
Bè è l'ora di ridiscendere; salutiamo i gestori e scendiamo questa volta senza
ramponi la neve ce lo permette, riscendiamo come la volta prima stesso percorso
e un pò a rotta di collo.
In un'ora siamo al Piglionico e io qui mi metto i ramponi, Rossano e la
Giuseppina mi sberleffano e vanno via lasciandomi indietro facendo battutine. Ma
appena messo i ramponi dopo poco li ho raggiunti e li ho trovati che facevano
gli equilibristi su ghiaccio e allora mi sono divertito io aggiungendo qualche
spintarella per accentuare la loro mancanza di equilibrio.
Giungiamo infine alle auto siamo felici della giornata passata e un pò ci
dispiace lasciarci ma non fa niente in fondo domenica ritorna solo tra sette
giorni.