30 aprile - 1
maggio 2006 Marciana - Pomonte - Isola d'Elba
Marciana 375 mt
Madonna del Monte 632mt
Monte Capanne 1019 mt
Pomonte 30 mt.
Munirsi di carta dei sentieri è molto utile
L'acqua si può trovare solo a Marciana o al Santuario della Madonna del
Monte
Questa
volta intraprendiamo un’avventura diversa dal solito o meglio andiamo in un
ambiente diverso dal nostro
abituale: all’isola d’Elba, ma non pensate che ci siamo convertiti al mare
ma semplicemente questa volta vogliamo ascendere alla vetta più alta di
quest'isola dell'arcipelago toscano: il Monte Capanne 1019 mt.
Siamo in nove e dividendoci su due macchine partiamo domenica 30 aprile alla
volta di Piombino dove ci imbarcheremo per l’isola.
Facciamo i biglietti ( 16 € andata e ritorno) e ci imbarchiamo sul
traghetto della Toremar
che in un ora ci sbarca al porto di Portoferaio.
Ancora un po' d'attesa e prendiamo il pullman ( 2 €) per Marciana
Marina. Purtroppo non è diretto e ci tocca subire lo sballottamento su
strade piene di curve per un'oretta.
Alla buon ora giungiamo a Marciana M. e ci andiamo a sistemare in albergo
Imperia, ( 40 € mezza
pensione).
Dopo esserci rinfrescati e indossato abiti più rivieraschi estivi andiamo a
cercare un ristorantino dove mangiare e lo troviamo nella bella piazzetta del
paese. chi un bel piatto di spaghetti alo scoglio e chi un risotto al nero di
seppia molto, molto nero! innaffiamo il tutto con un buon vino locale dolce e
caffè ( 16€ ).
Dopo pranzo ci domandiamo cosa fare e ci dividiamo in due gruppi, uno più
mondano decide di andare a fare un giro turistico verso Procchio
e l'altro, di cui io ne faccio parte, decidiamo di andare in avan scoperta per
vedere se troviamo il sentiero per la vetta del Monte Capanne. Partiamo in
tre e ci dirigiamo verso Marciana, ci hanno detto che sono sei
km.; cominciamo a
salire sulla strada asfaltata e arriviamo dove i primi castagni cominciano a
spuntare sopra di noi vediamo un paese e pensiamo che sia Marciana ma quando
arriviamo a un bivio e vediamo le indicazioni ci accorgiamo di essere in errore
e vediamo che si tratta di Poggio.
Continuiamo e incontriamo i ruderi di una vecchia chiesa appena in disparte
sulla strada, la chiesa di S. Lorenzo.
La pieve di San Lorenzo sorge isolata in un magnifico bosco
di castagni, tra gli abitati di Marciana e Poggio. Fu edificata dai pisani nella
prima metà del XII secolo con il granito estratto dalle cave poco distanti, ed
ebbe il titolo di Abbazia fino al 1533, anno in cui i pirati la misero a ferro e
fuoco. Successivamente l'edificio fu in parte ricostruito, ma venne poi
abbandonato in seguito alla costruzione di una nuova chiesa nel centro abitato
di Marciana. Lo stato di rudere in cui si trova la pieve e la vegetazione che la
circonda creano nei visitatori un senso di fascino e di stupore,
accresciuti dall'imponenza dei resti del campanile a vela e dall'effetto di
robustezza della muratura.
Dopo la visita continuiamo ma ben presto decidiamo che i sei km dichiarati erano
in effetti di più e decidiamo di ritornare verso l'albergo. La nostra giornata
più o meno si chiude quì.
La vera escursione comincia oggi lunedì primo maggio, dopo aver fatto una ricca
colazione arriva il pulmino che abbiamo prenotato e ci porta a Marciana, vi sono
diversi sentieri, noi per essere più furbi siamo partiti senza premunirci di
carta dei sentieri e allora sotto consiglio dell'autista prendiamo il n° 3 che
porta da marciana al santuario della Madonna del Monte.
Marciana è Situata a quota 375 m è il paese più alto dell'Isola ed uno dei più
antichi, ne è una testimonianza la Fortezza Pisana che domina il paese, dove la
popolazione andava a rifugiarsi durante gli attacchi dei pirati. Le vie sono
molto strette e irte, tutte accessibili solo a piedi.
Dopo aver attraversato il paese e visitato la chiesa di santa Caterina, la
parrocchiale del paese è stata edificata nel XVII secolo, con all'interno una
vasca battesimale del 1435 e la pregevole statua del Battista, giungiamo sulla
mulattiera che conduce al santuario, questa mulattiera si svolge su un ampio
tracciato in media salita, lastricato e a gradini, fiancheggiato da stazioni
della Via Crucis ubicate in caratteristiche cappellette.
Cenni storici, Relazione
Storico- Artistica del Can. Enrico Lombardi
A poco più di un miglio da Marciana, a ridosso del Monte Capanne, il
più alto vertice dell'Elba: e il più antico, il più importante, il più
suggestivo.
Oltre seicento metri sul livello del mare; acqua, frescura e solitudine; ombre
deliziose di castagni secolari; monti ripidi, selvaggi, irti di enormi sassi
granitici; vista meravigliosa allargantesi in cerchio , fino alla Corsica, alle
isole di Capraia e di Gorgona, ai Monti Apuani, a Populonia; tutto intorno un
diffuso alito di mistero e di pace.
L'origine del Santuario è avvolto nella leggenda. Alcuni pastori, pascolando i
loro armenti in prossimità del Monte Giove, trovarono, stupiti, dipinta su di
un sasso di granito, una immagine della Vergine. Scesi al paese narrarono il
fatto. La gente accorre, l'entusiasmo si accende e ben presto si pensa di
costruire un modesto Oratorio. Ma il luogo del rinvenimento è troppo distante e
troppo più in alto del paese. Si delibera unanimemente per il Pian del
Castagna, dove viene trasportato il masso dipinto e raccolte le pietre per la
costruzione.
All'alba del giorno seguente, non si trovano più ne il masso, ne le pietre:
tutto ritrovano dove la sacra Immagine fu veduta per la prima volta dai pastori,
a seicentoventisette metri sul livello del mare, sotto la cima del Monte Giove,
vicino ad una freschissima sorgente. Fu allora innalzato lassù un modesto
oratorio, in seguito ampliato nelle proporzioni attuali perchè insufficiente
alla moltitudine dei pellegrini.
Le proporzioni attuali risalgono al 1595. L'altare
di marmo che contiene la Sacra Immagine fu eretto nel 1661; l'esedra delle
fontane costruita nel 1698; il campanile nel 1921.
Nessun documento viene a rischiarare gli oscuri inizi del Santuario e solo dalle
caratteristiche dell'Immagine
dipinta sul muro, possiamo dedurre che risalga alla fine del 1400 o al
principio del 1500.
Tra gli oggetti sacri appartenenti al Santuario un calice di rame dorato con lo
stemma dei Medici forse donato quando Marciana, con tutta l'Elba, nel 1547 fu
soggetta a Cosimo I.
L'altare è sormontato dal nome di Maria e dall'iscrizione "Refugium
Peccatorum". Fu costruito dall'Opera di Santa Maria Maggiore o della
Madonna del Monte, quando ne erano Operai Paolino e Domenico Muzzi. Racchiude la
parete in cui è affrescata la Madonna che tiene le mani congiunte e il volto
atteggiato a materna tenerezza. Sembra seduta su di un trono ed è circondata da
un nimbo ovale di angeli, due dei quali raffigurati con l'intera persona, in
atto di suonare strumenti musicali, e gli altri con la testa e le ali soltanto.
La bellezza dell'affresco a temperata da un senso di spiritualità che,
distaccandola da un aspetto puramente umano, la rende più devota e ispiratrice
di pietà: l'Immagine stessa invita alla preghiera.Alla base delle due colonne
che sostengono la trabeazione dell'altare ci sono due epigrafi bellissime: l'una
dice "corri frettoloso al sacro altare ed invoca la grande potenza della
Madre di Dio. Essa dal sommo dei cieli, a te misero porgendo il suo aiuto,
otterrà generoso perdono delle tue colpe"; l'altra: "contempla, o
peccatore, la Madre e piangi le tue colpe. Se pio ed umile ti avvicinerai, i
cieli per te stilleranno dolcezza".
In altri altari sono rappresentati, accanto alla Vergine, S. Monica e S. Lucia,
S. Agostino e S. Nicola da Tolentino: si tratta di tele settecentesche.
Una delle finestre istoriate rappresenta S. Paolo della Croce, apostolo
dell'Elba nel luglio del 1730, che soggiornò nel Romitorio ospite di un eremita
che colà si trovava e che con il Santo ebbe poi ad incontrarsi anche a Talamone
(1737): S.Paolo ne approfittò per mandare una lettera ad Antonio Francesco
Appiani di Rio, che divenne in seguito Passionista e morì in età giovanile in
concetto di santitàAll'esterno del Romitorio una lapide ricorda il soggiorno di
Napoleone Bonaparte dal 23 Agosto al 5 Settembre 1914.
- (relazione)
Dopo l'interessante e devota visita al santuario vediamo dove prendere il famoso
sentiero, interpelliamo una signorina che a suo dire è molto esperta dei posti,
Bha!!! e ci dice che il sentiero per monte Giovo non è praticabile e ci
consiglia di ridiscendere più in basso e riprendere il sentiero che parte sulla
destra, il n° 10.
Lo troviamo all'altezza della VI^ stazione della via crucis, infatti sulla
cappelletta si intravede malamente la scritta sentiero n° 10 m. Capanne.
Imbocchiamo il sentiero, all'inizio ci troviamo tra pini e ginestre, il sentiero
è ben tenuto andiamo avanti per circa due ore, il celo ci preoccupa perché proprio sul Capanne incombe una cupa cappa di nebbia.
Mentre saliamo sulle rocce levigate di granito ci spiano gruppi di mufloni,
rimaniamo un pò male nel notare che i fiori sono scarsi, strano per questa
stagione!
In lontananza vediamo la gabinovia che sale al Capanne, non fa per noi!
Saliamo e ci preoccupiamo ancora di più perché il celo si fa sempre più nero.
Però ci troviamo in un ambiente meraviglioso, vegetazione mediterranea mentre
la profumata gariga ci accompagna grossi massi erratici di granito sospesi in
impossibili equilibri fanno da cornice alla natura aspra e varia..
Arriviamo alla foce in località la Tavola a quota 936 mt. da qui il sentiero
diventa lo 00 di vetta.
Dopo poco che camminiamo sullo 00 troviamo un cartello che avvisa che il
sentiero di cresta è per escursionisti esperti, esperti? ma noi lo siamo
certamente e poi che cosa sarà mai?
Dopo pochi metri troviamo un cavo ma niente di difficile dobbiamo fare
solo due passi con il sedere di fuori, si prosegue e intanto il celo è sempre
più cupo.
Ora siamo decisamente sul ripido e dobbiamo arrampicare ma ancora non è molta
la difficoltà, attraversiamo alcune rocce messe di taglio e ci troviamo a
superare un piccolo canalino per poi trovarci sulla cresta, cosa si veda da qui
non saprei dirvelo perché adesso siamo proprio immersi nella nebbia più fitta
e alcune gocce si fanno sentire.
Intanto le tre signore desistono e decidono di aspettare qui, noi saliamo ancora
un pò ma poi cominciamo a domandarci se ne vale la pena, Franco supera il
costone e va a vedere se si vede qualcosa ma presto ritorna e ci dice che si
vede il cavo per pochi metri scendere nella nebbia e scomparirvi. decidiamo
saggiamente di rinunciare e torniamo indietro.
Ritornati alla località la Tavola riprendiamo il sentiero n° 10 che questa
volta scende verso Pomonte sul
versante opposto.
Qualcuno comincia a protestare per la fame decidiamo di scendere ancora un po'
per uscire dalla fitta nebbia.
Si prosegue su evidente sentiero che scende tra fitta vegetazione mediterranea,
ad un tratto si nota tra chi è davanti una certa agitazione, cosa succede?
Qual'è la causa di tutto questo? Tutto questo trambusto è per l'avvistamento
di un cinghiale con il suo piccolo, quante storie e si che tra di noi è tutto
il giorno che che camminano alcuni cinghiali e mufloni bipedi.
Giungiamo a delle belle rocce granitiche che si prestano bene per il pranzo e ci
accomodiamo, sempre chi esagera e chi esagera nel mangiare poco, ma questa volta
Aldo ci stupisce tutti tirando fuori dallo zaino una bottiglia di vin santo e
cantuccini da inzuppare. Mmmm che bontà inaspettata, però una bottiglia forse
è troppa ma Aldo insiste perché non vuole riportare niente a casa, tranne
naturalmente il vuoto.
Bhè è ora di ripartire scendiamo verso la costa arriviamo alla “Stretta”,
dove si incontra il sentiero n. 54 che conduce fino sulla strada che congiunge
Marciana alla Madonna del Monte ( sentiero che a detta della signorina
espertissima non sarebbe stato praticabile invece....): cominciamo a vedere il
paese di Pomonte. Ora la vegetazione è più ricca di fiori : fiordaliso
di monte Capanne, cisto,
rosmarino, ginestra, corbezzolo,Viola
corsica ilvensis
ed
il limonio con le loro fragranze ci inebriano. Giungiamo ad incrociare il
sentiero n° 4 che si butta sulla "Valle del Poio" percorsa da
un torrente ricco d'acqua anche d'estate, caratterizzato da cascate e laghetti.
Questa grande valle (la più grande dell'isola) è stata terrazzata dal mare a
640 metri e coltivata a vite; oggi gran parte dei vigneti è stata abbandonata,
ma rimane questo enorme anfiteatro di granito a testimoniare il grande lavoro
dei contadini elbani.
Il sentiero prosegue tra vecchi muretti a secco ricoperti di licheni e bordati
da fitte piante di fico d'india, stiamo giungendo alle prime case e
un'esplosione di colori ci accoglie: migliaia di fiori di fico degli ottantotti
( carpobrotus) nella versione colore vermiglio
che si contrapponeva al giallo intenso delle ginestre e poi cascate di fiori di
ogni colore scendevano dai muretti a secco, un vero spettacolo.
Ci informiamo su dove trovare una fontana per ripulirci e ci indicano una fonte
vicino al fosso della Vallaccia.
Dopo esserci ripuliti andiamo all'appuntamento con il
pulmino che ci ha accompagnato a Marciana la mattina e che ora ci porta a
Porto Ferraio.
Siamo sul traghetto, preso la volo, e vediamo l'isola che si sta allontanando e
solo ora il monte Capanne ci appare pulito dalla nebbia ma che importa? Non
abbiamo visto il bellissimo panorama che dicono si veda da lassù, si
vedrebbe tutte le isole dell'arcipelago toscano e la Corsica. In compenso
abbiamo passato due giornate bellissime in buona compagnia ed effettuato una
bellissima traversata da una costa all'altra di un'isola da sogno e non essere
andati in vetta non è altro che uno stimolo a tornarci al più presto.