Limbara
Riferimento cartografico foglio I.G.MI. " Tempio Pausania" 181 IV SE,
scala 1:25000
Comune: Tempio Pausania
Difficoltà: L’escursione è
classificata per le obiettive difficoltà come E.
Dislivello 400 metri circa
Cartina 1
Il massiccio montuoso del Monte
Limbara, il più importante del Nord Sardegna, si trova tra le regioni della
Gallura e del Logudoro.
Destinato a diventare parco con la legge Reg. 31/89, entra a far parte del
territorio dei comuni di Berchidda, Tempio Pausania, Calangianus ed Oschiri. Da
ognuno di quesi comuni si apre una porta per l’ingresso, o meglio l’ascesa,
a questo paradiso naturale. Parliamo di salita perchè il sistema montuoso del
Limbara è secondo in Sardegna solo ai monti del Gennargentu e raggiunge, con la
Punta Balestrieri, la bella altezza di 1.359 m slm.
Dei circa 20.000 ettari che occupa la zona, un area di 3.000 ettari è
delimitata dal perimetro della bella Foresta Demaniale del Limbara, l’unica
area realmente sottoposta a tutela nella zona.
In ogni stagione il Limbara presenta un volto diverso e, in primavera, quando
ancora i suoi torrenti sono ricchi di acqua, la vita sembra esplodere da ogni
spaccatura dei suoi graniti.
L’endemica violetta del Limbara fiorisce sul bordo dei sentieri, gruppi di
coloratissime orchidee spontanee colorano il sottobosco o le radure della
macchia mentre l’erica tinge di rosa e di bianco i margini dei torrenti e
delle stradine che si inerpicano tra le rocce. Anche la fauna è particolare e
affascinante; tra voli di libellule sul greto dei torrenti è possibile scorgere
la rara lucertola
del Bedriaga in caccia sui massi di granito. Si tratta di un bel
sauro presente solo in alcune aree della Corsica e della Sardegna. Tra le acque
dei ruscelli vive l’euprotto
sardo, un altro raro endemismo, mentre tra la fitta foresta abitano i picchi, le
ghiandaie, le pernici e uccelli da preda, e al di sopra delle vette una coppia
di aquile ancora volteggia esplorando la regione. Nel perimetro della Foresta
Demaniale c’è poi un recinto di ripopolamento di daini, facilmente visibili
nel momento dell’abbeverata. Un altro incontro non infrequente è quello con
la rara e superprotetta testuggine marginata, la più grande tartaruga
del mediterraneo, qui presente soprattutto sui versanti di Berchidda e
Calangianus. Il monte Limbara, malgrado la sua denominazione unica, è
costituito da diversi rilievi con quote superiori ai mille metri. Come abbiamo
detto, la vetta più alta è la Punta Balestrieri che è di 1.359 m. Tra le
varie cime sono presenti altopiani disposti a quote diverse, come quello di
Vallicciola (1.053 m). Un gran numero di piste sterrate, faticosamente
percorrribili in auto per il fondo sdrucciolevole, ma praticabili a piedi o in
mountain bike, si inerpica sui vari rilievi raccordando le diverse quote. Ad
ogni tornante scorci della Gallura e del massiccio si svelano allo sguardo
rendendo emozionante e diverso ogni percorso. Sulle rocce gli agenti atmosferici
hanno agito creando dei paesaggi unici: tafoni
dalle forme curiose e grandi massi sovrapposti in equilibrio precario. Un’altra
delle caratteristiche peculiari del Limbara è la presenza di numerose sorgenti
con le acque rinomate per la loro leggerezza, non di rado oligominerali.
Questa
volta la nostra escursione è stata fatta in una regione dove la maggior parte,
se non la totalità, delle persone và per il suo mare da sogno: la Sardegna. Proprio
così l'isola dei nuraghi.
Io ( Alessandro) e Giuseppina ci siamo trovati in questa bella terra per motivi
familiari e contro ogni logica abbiamo subito cercato come e dove andare a fare
una bella escursione.
A chi chiedere? subito ci viene in mente il CAI e chi se non l'associazione più
conosciuta in Italia? Certamente ci sarà una sezione anche qui!
Infatti troviamo il numero di telefono alla voce CAI
Cagliari e il presidente in persona ci risponde confermandoci che la
domenica ci sarà un'escursione al monte Limbara.
Dove sarà questo monte? una rapida occhiata alla carta e lo troviamo eccolo qua
è in provincia di Sassari vicino a Tempio
Pausania in Gallura.
Domenica mattina alle ore 06,30 ci facciamo trovare nel luogo dell'appuntamento,
in piazza Giovanni XXIII a Cagliari,
ci presentiamo e veniamo subito invitati a salire sul pullman che ci porterà a
destinazione.
Anche qua notiamo che la puntualità non è il loro forte come da noi del resto,
partiamo con circa mezzora di ritardo!!
Partiamo e cerco di fare attenzione da dove si passa, non è molto difficile
infatti usciti da Cagliari prendiamo la statale 131 in direzione Oristano e
successivamente per Sassari uscendo a Mores sulla sp 597, proseguito per
Ozieri e passando da Oschiri, costeggiato il lago del Coghinas e in fine diretti
per Tempio Pausania.
Mentre viaggiamo attraversiamo quasi per intero la regione da sud a nord e
passiamo dai diversi scenari che ci si presentano: le pianure del
Campidano di Cagliari e di Oristano, le zone più aspre del nuorese e le dolci
colline della zona del lago
Coghinas punteggiate di innumerevoli eliche eoliche per la produzione
dell'energia elettrica, non molto belle da vedersi ma.......
Dal lago prendiamo la strada provinciale 392 per Tempio Pausania salendo velocemente
di quota affrontando curve come siamo abituati a percorrere sulle nostre
montagne e che ci danno la possibilità di ammirare il panorama.
Saliamo sempre, la vegetazione è prevalentemente di sughere e corbezzolo,
infine il pullman si ferma in località Curadoreddu.
Ad attenderci troviamo delle guide del luogo e una volta scesi ci accompagnano
verso le
case dell'azienda forestale della Sardegna da dove parte la nostra escursione.
Imbocchiamo un sentiero che risale la pineta e costeggia una zona recintata
adibita al ripopolamento dei daini e mufloni, successivamente si
gira a sinistra e
in quota raggiunge la valle del Rio Pisciaroni.
Seguiamo il sentiero lungo la destra orografica del torrente; da qui il
paesaggio diventa magico bellissimi massi di granito che le vicissitudini della
natura hanno modellato nelle forme più strane creando dei laghetti e
delle cascatelle suggestive il tutto immerso in una cornice verde formata da
bosco di lecci, ginepri e ornielli.
Mentre saliamo vedo Paolo, Paolo Selis Presidente della sezione CAI di Cagliari,
che procede scalzo
( vedere il collegamento), si! scalzo senza neanche le calze così a piedi nudi.
Rimango stupito e non capisco tale comportamento, non posso trattenermi e faccio
quello che non si fa i fatti suoi, gli domando se aveva qualche peccato da
scontare e lui senza scomporsi mi spiega che la sua è una scelta di vita che
voleva farlo da sempre e ora finalmente si sente libero e lo fa non solo in
escursione ma normalmente in ogni attività della giornata, praticamente le
scarpe le ha buttate. Se vi interessa tale filosofia vi consiglio il sito dei
Nati Scalzi all'indirizzo www.nati-scalzi.org
non dite che sono dei pazzi prima leggete e poi giudicate.
(
Intervista a Paolo Selis segretario del club Nati Scalzi).
Ci troviamo ancora lungo il torrente e ad un certo punto davanti a noi si
presenta quella che in inverno o in primavera deve essere una bellissima cascata
formando ai suoi piedi dei laghetti bellissimi, peccato che in questo periodo il
letto del torrente è completamente asciutto, mentre saliamo in lontananza lo sguardo
finisce verso la città di Tempio Pausania; risaliamo un costone coperto dal bosco di corbezzoli all'interno del
quale si snoda il sentiero. Si esce dal bosco solo dove la valle si allarga
lasciando spazio alla gariga, mi sembra di sentirvi: " e che cosè la
gariga?"
Va bene salgo in cattedra e ve lo dico: la gariga
è una particolare associazione erbaceo-arbustiva di ambiente mediterraneo, la
cui altezza è in genere contenuta entro i 50 cm e che presenta una forte
discontinuità di copertura per la presenza di rocce affioranti o di terreno
nudo, provengono dalla gariga il timo,
il rosmarino,
la salvia,
la santoreggia,
l’issopo,
l’aglio
triquetro
e la ruta,
molte piante ornamentali bulbose come tulipani, Crocus, Iris, Muscari,
fritillarie, ornitogali,
agli ed orchidee
selvatiche. Bravo è?
Ora stiamo salendo ancora di quota e ci troviamo dove anche il castagno
comincia colonizzare la montagna, il bosco è fitto e ogni tanto si vedono
quelle bellissime strutture granitiche che a me affascinano tantissimo.
La salita è terminata e si comincia scendere sino ad arrivare ad una strada
sterrata che non mi affascinava troppo, per fortuna il sentiero continuava
ancora davanti a noi.
Giungiamo in prossimità di un ponticello in pietra e in breve siamo di nuovo
sulla sterrata che comunque percorriamo per breve tratto sino ad arrivare a
Vallicciola a quota 1050 mt.
Vallicciola è una delle destinazioni più popolari del
Parco del Limbara, e offre un punto di ristoro per i visitatori che vogliano
riposarsi prima di cimentarsi nella scalata delle vette più alte del Limbara,
Punta Balestrieri e il Giugantino (ad un'altezza di 1359 mt.).
Ne rimango totalmente affascinato davanti a noi vi è un bosco intero di
sequoie, si sequoie gigantesche, alberi che avevo visto solo in qualche parco
botanico ma al massimo una o due, mai così tante tutte assieme .
La zona è fresca e vi è una fonte con acqua buonissima; decidiamo di fermarci
qui per il pranzo e trovato uno spiazzo tra blocchi di granito ci accomodiamo.
Con piacere noto che anche gli amici sardi piace mangiare e bere come a noi del
gruppo dell'Apuano e molto volentieri accetto del canonau
e dolci della regione.
(ricette
dolci sardi)
Dopo circa un'ora Paolo decide che per continuare verso la punta Giogantinu è meglio
andarci con il pullman, da principio ne ero contrariato ma appena mi hanno fatto
notare che bisognava fare 4 Km di asfalto ne sono stato ben felice.
Arriviamo nel piazzaletto davanti alla chiesina della Madonna della Neve(1240
mt.) dove una visita è d'obbligo, la zona è in pieno recupero e vi vengono
fatti molti lavori, dietro la chiesina vi è un'area per pic nic tra abeti;
direte ma è tutto così bello e idilliaco?
Naturalmente il brutto è presente ovunque e già dalla mattina avevamo notato
una vetta, che poi mi hanno detto trattasi di Punta Balisteri la più alta del
massiccio del Limbara 1359 mt. che nelle sue vicinanze vi è una selva di
antenne d'uso civile e militare che deturpano il paesaggio, noi ci troviamo proprio
sotto
Di fianco alla chiesa parte il facile sentiero che porta alla Punta
Giogantinu.
Giugantinu. Oronimo gallurese, aggettivo denominale di giogu = ‘burlone, allegrone; giocoso’. In Barbagia e nella Bassa Gallura (la quale anticamente confinava con la Barbagia) giogantinu/gigantinu è anche la ‘tomba di giganti’. Questo nostro oronimo si riferisce indubbiamente alla tomba di giganti, a causa d’un gigantesco lastrone naturale, visibile da Balistreri, dalla Madonna della Neve e da Vallicciola, che sembra staccarsi a mo’ di “buccia” dal corpo granitico della vetta. Niente di strano che in tempi nuragici sotto quell’immenso lastrone vi s’infilassero i cadaveri di rango, rendendoli più venerabili per il sito maestoso e per la vicinanza al cielo. Oggi sotto il lastrone trovano riparo dalla canicola centinaia di Lacertae Bedriagae. |
- Dicevamo: si siamo sul sentiero circondati da massi graniti enormi
levigati in forme bizzarre e dopo circa mezz'ora giungiamo ai piedi della Punta
Giogantinu, quest'ultimo tratto adesso è un pò più impegnativo bisogna
arrampicarsi un pò ma niente di difficile e inoltre il granito così poroso
tiene benissimo, in breve siamo presso la croce che è in vetta a metri 1333.
Va bhe!! non è molto elevata ma la vista da quassù è spettacolare non so
dirvi quali luoghi si vedessero ma mi hanno assicurato che quella striscia
bianca al di là del mare èra la Corsica, una vista da signo!
Facciamo le foto e poi ridiscendiamo, bellissime rocce tengono che è una
meraviglia, giungiamo di nuovo presso la chiesetta e a malincuore dobbiamo
ripartire alla volta di Cagliari.
Per saperne di più:
www.sardiniapoint.it
www.mondosardegna.net
www.hellosardinia.com/ita/gallura/mer1.htm