24/12/2006

Vigilia di Natale sulla Pania della Croce

Quota di partenza (m.): 1270
Quota vetta (m.): 1859
Dislivello complessivo (m.): 589
Difficoltà: E
Sentieri n° 129) Ponte Merletti-Passo Fociomboli-Retro Corchia-Rifugio del Freo-Foce di Mosceta - 126
) Foce di Mosceta-Gorfigliette-Colle della Pania-Foce del Puntone-Rifugio Rossi - 128)Tre Fiumi-Puntato-Foce di Mosceta - 11) Passo Croce-Fociomboli-Puntato-Col di Favilla-Isola Santa
Località partenza: Focimboli (Passo Croce)
Punti appoggio:
Rifugio  Del Freo in località Mosceta  1180 mt. 
Acqua : Presso il rifugio vi è una fontana non sempre funzionante, a pochi metri sul sentiero n° 128 vi è una fonte, segnalata

La stotria:
La Pania della Croce (m. 1859) è la regina delle Apuane tanto che un tempo questa catena montuosa veniva identificata come Panie dal nome della sua montagna più nota, mentre l'attuale denominazione di Alpi Apuane è stato assegnato al gruppo montuoso solo in età napoleonica: un tempo la Pania veniva chiamata "Pietrapana" in quanto questi monti erano stati abitati per nove secoli dagli Apuani, una tribù ligure e la catena montuosa, ma soprattutto la sua vetta per eccellenza, aveva preso il nome da questi antichi abitatori "Pietrae Apuanae", cioè monti degli Apuani. Perfino il Boccaccia nel suo "De Montibus" ricorda la Pania come "Pietra Apuana Mons" e Dante nel canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30 quando parla del ghiaccio che ricopre il lago di Cocito dice che era così spesso "…che se Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non avrìa pur dall'orlo fatto scricchi" dove per Tambernicchi si intende il Monte Tambura e per Pietrapana la Pania alla Croce; e Ludovico Ariosto, governatore della Garfagnana per conto degli Estensi dal 1522 al 1525, afferma: "La nuda Pania tra l'Aurora e il Noto, da l'altre parti il giogo mi circonda che fa d'un Pellegrin la gloria noto".

L'escursione:
E' il 24/12/2006 la vigilia di natale e io (Alessandro, Marco e Rossano ) decidiamo di darci gli auguri su questa splendida montagna. 
Partiamo alle 07,30 da Pietrasanta è un pò freddo ma la giornata è bellissima, la neve quest'anno si fa attendere.
Prendiamo per Seravezza seguendo la strada
di fondovalle del Serra e in località Ruosina si svolta a sinistra per salire lungo la rotabile del Cipollaio lungo una strada sulla quale una volta passava il trenino dei marmi che dalla zona di Arni portava i blocchi ai moli caricatori attraversando la galleria del Cipollaio. La strada di inerpica lungo le pendici meridionali del Corchia fino a raggiungere il paese di Levigliani (m. 582), borgo di cavatori e meta ideale per raggiungere sia il Corchia che la Pania attraverso verso il caratteristico sentiero a tornanti molto conosciuto detto "Le Voltoline"; dopo Levigliani la strada sale lasciando a sinistra il bivio per Terrinca (m. 517) mentre noi, poco dopo il bivio, svoltiamo a destra per una larga strada asfaltata che risale le pendici del Corchia (m. 1677) attraversando una zona chiamata Pian del Lago fino a giungere ai 1.160 m. del Passo Croce dove si apre uno stupendo panorama su varie vette della catena apuana.
Passata una marginetta sulla sinistra troviamo un bivio, noi proseguiamo sulla sinistra che ben presto diventa sterrata, lasciamo la macchina poco prima di arrivare al passo per via delle cattive condizioni della strada e da sotto il Corchia iniziamo la nostra escursione.  
In pochi minuti siamo a Fociomboli, continuiamo ancora per sterrata
facendo attenzione al sentiero, N° 129, che troviamo poco dopo sulla sinistra.
Ci inoltriamo nel fitto bosco di faggi, l'aria è bella frizzante ma un bel sole riesce a filtrare dai rami, camminiamo ammirando la natura di questi splendidi monti costeggiamo tutto il Corchia sino ad uscire dal bosco e siamo sopra la Foce di Mosceta con i suoi bellissimi prati, scendiamo verso il rifugio CAI  Del Freo attraversando un rimboschimento di abeti e larici. 
Un cane giocoso ci saluta, non vediamo nessun altro, decidiamo subito di proseguire verso la vetta prendendo il sentiero n° 126 che attraverso la Foce di Mosceta
(m. 1182)
ci porta all'attacco del sentiero per la cima.
Si comincia a salire in diagonale sulla sinistra il pendio della montagna,giungiamo poi ad un pianoro detto delle Gorfigliette a  quota 1407  dove si trova una piazzola per l'atterraggio degli elicotteri di soccorso.
Si continua poi a destra e a sinistra lungo il pendio su un tratto più erto attraversando un breve canale e giungendo ad una zona più dolce detta Il Tavolino per poi risalire seccamente fino a sbucare al Callare della Pania, quota 1745, dove ci si può affacciare sul versante garfagnino. Da qui parte a sinistra il sentiero per il Pizzo delle Saette (m. 1720) e, mentre il sentiero 126 procede verso il Rifugio "Rossi", noi prendiamo a destra il sentiero di vetta che prima incontra la Spalla settentrionale (m. 1835) , poi l'antecima nord (m. 1854) e infine perviene a quota 1859 in vetta alla Pania alla Croce, la regina delle Apuane, dove ci attende la grande croce posta dalla UOEI di Pietrasanta nel 1956. 
Ora che siamo in vetta  ci sentiamo più contenti ma prima di raggiungere la croce dobbiamo fermarci raccogliendoci davanti alla targa che ci ricorda il nostro carissimo amico Guido che purtroppo non potrà godere più di questi panorami ma comunque sarà sempre nei nostri cuori e lo porteremo sempre su ogni vetta che noi toccheremo.
Decidiamo di fermarci un attimo per mangiare qualcosa cerchiamo invano un posto riparato dal vento gelido, ci accomodiamo con lo sguardo rivolto agli Appennini imbiancati da una leggera  spruzzata di neve; sotto di noi il rifugio CAI E. Rossi. sovrastato dall' Omo Morto e dietro la Pania Secca.
Il vento freddo ci dà appena il tempo di mangiare un pò di cioccolato e bere un tè caldo e ci consiglia di scendere al più presto. Mentre riprendiamo la via del ritorno dalla cresta diamo un'occhiata al panorama: bellissimo sul mare si vedono le isole della Gorgona, Capraia e della Corsica, tutta la riviera da Livorno sino a Spezia la catena settentrionale delle Apuane in primo piano il Corchia, l'Altissimo, il Sagro,  e  il Sumbra e in lontananza si scorge perfettamente il monte Rosa.
Riscendiamo per la stessa via sino a raggiungere il rifugio del Freo.
Stiamo un pò lì a pensare se mangiare dentro il rifugio o starcene fuori al solicello, optiamo per il solicello; ci mettiamo davanti alla Pania e mentre mangiamo ci godiamo anche la bellezza di questa montagna.
Rossano come al solito tira fuori dallo zaino ogni ben di Dio: salsicce, salame toscano, il solito filone di pane, birra ecc. ecc. Io non mi sono dimenticato che oggi è la vigilia di Natale e dallo zaino tiro fuori uno spumantino  e dolci per brindare tra amici.
Dopo mangiato andiamo a prendere il caffè nel rifugio dove troviamo il solito cane e due avventori niente luce e poco riscaldato.
Riprendiamo la via del ritorno solo che adesso invece di risalire sul sentiero n° 129 scendiamo sul 128  che và verso Puntato  fermandoci prima alla fonte ( segnalata) che sgorga al disotto del sentiero.
Scendendo sul sentiero giungiamo alla tana dell'omo selvatico , una importante grotta, tipica della morfologia carsica, nella quale si getta direttamente un torrentello.
Giungiamo poi ad un rudere e non possiamo notare come il posto fosse stato scelto anche pensando al bello del panorama, infatti siamo sovrastati dalla bellissima mole del Pizzo delle Saette.
Proseguiamo ancora e troviamo un bivio, quì bisogna fare attenzione perché sulla destra si scende sul 128 verso l'alpeggio di Puntato mentre noi dobbiamo prendere quello di sinistra non seganto tranne che dei segni gialli sulle rocce.
Giungiamo in breve ad una strada sterrata sopra  la torbiera di Fociomboli, la strada e ben tenuta in quanto conduce  a delle case la percorriamo sempre in mezzo al bosco sino a che giungiamo a una costruzione sulla sinistra, poco più avanti segni bianco rosso ci segnalano il sentiero n° 11 che tagliando la strada più volte ci conduce di nuovo a Fociomboli luogo della nostra partenza. 

Foto