21/05/2006
Il giro degli alpeggi
Gli
Alpeggi sono insediamenti stagionali montani, situati a quote superiori
rispetto a i villaggi, con un dislivello di otre 200 metri, dove si praticavano
modeste culture a seminativi ( segale, grano, patate) sfruttando i pascoli per l’allevamento
ovino e bovino.
I primi di agosto i contadini tornavano al villaggio per pulire i campi di
granturco, raccogliere le patate e preparare il terreno delle selve per la
raccolta delle castagne.
A settembre, risalivano agli alpeggi, per la raccolta delle patate e per
diradare il granturco, mentre iniziava la raccolta delle colture nei
terreni più bassi. Alla fine del mese, sulle alpi si seminava il grano, nei
terreni disposti a terrazze e il bestiame rientrava nel villaggio. Ottobre:
avveniva la raccolta del granturco e del foraggio che era sistemato al coperto
nei fienili; iniziava anche la raccolta e l’essiccazione delle castagne, che
continuava fino a tutto novembre. In inverno i contadini visitavano
periodicamente la casa d’alpe, per prelevare con la stia o con la reticella
quantità di foraggio conservato. L’alpeggio di Puntato, rispetto ad altri
alpeggi apuani, è caratterizzato dalla presenza di una chiesa di marginette o
maestà, segno di una (seppur temporanea) residenza prolungata.
Oggi, finita l’età storica dell’alpicoltura ne rimane ancora traccia
evidente e leggibile nel paesaggio naturale e agrario residuo. I pascoli, in via
di abbandono anche da parte dei pastori stanziali, stanno evolvendo in praterie
secondarie a paléo (Brachypodium genuense), talvolta in mosaico con arbusteti
di degradazione.
Località toccate:
Tre fiumi 750 mt.
Puntato 100mt.
Col di Favilla 955 mt.
Mosceta 1170 mt.
Fociomboli 1285 mt.
Campanice 1050 mt.
Ponte Merletti 800 mt.
Sentieri:
128 Tre Fiumi - Puntato-Foce di Mosceta (Rifugio G.del Freo)
11 Passo di Croce - Fociomboli - Puntato - Col di Favilla
9 Levigliani-Le Voltoline-Passo dell' Alpino-Foce di Mosceta
(Rifugio G. del Freo)-Col di Favilla-Isola
Santa
129 Ponte dei Merletti-Campanice-Fociomboli-Foce di Mosceta (Rifugio G.del Freo)
Mappa
Acqua:
A Puntato e a Col di Favilla, una bella sorgente fresca è a Mosceta
L'escursione:
Oggi siamo solo in tre: Giuseppina,
Franco e il sottoscritto Alessandro, il tempo non è dei migliori e si decide di
andare a fare il giro degli alpeggi, così facendo possiamo avere diversi punti
d'appoggio per eventuali ripari in caso di pioggia.
Prendiamo la strda per Seravezza e si prosegue lungo il fiume Vezza per
abbandonarlo due chilometri dopo l’abitato di Ruosina, dove inizia la salita
che conduce alla "Galleria del Cipollaio", punto di collegamento tra
Versilia e Garfagnana. Oltre il tunnel l'ambiente diviene alpestre, con profonde
vallate fiancheggiate dalle pareti rocciose di montagne bellissime. Giunti alla
località Tre Fiumi nella valle chiamata Turrite Secca lasciamo la macchina e
attraversiamo la strada per imboccare il sentiero n°
128,
per Puntato. Ci inoltriamo subito nel fitto del bosco: freschi boschi di
faggio, di carpino e di castagno secolari. Mentre saliamo attraverso i fusti
maestosi degli alberi scorgiamo la grande parete nord del Sumbra.
Seguendo il sentiero giungiamo sulla cresta nord est del monte Freddone, da qui
potremmo effettuare una bellissima ascensione a questo monte arrampicandoci su
roccia; ma oggi non è aria!
Riprendiamo il sentiero e adesso scendiamo decisi verso l'alpeggio di Puntato.
Prima di giungervi vogliamo fare una scappata al rifugio
"il Robbio" con l'intenzione di prenotare un pasto per il ritorno
ma purtroppo non troviamo nessuno.
Scendiamo verso il canale e lo attraversiamo e siamo ad un'altro
rifugio: il rifugio
"la quiete", questi due rifugi sono di proprietà dell'
associazione "il
Sentiero" altri rifugi di questa associazione sono:
Risaliamo sino a giungere in pochi minuti sulla cima del colle dove è situato
il borgo dell'alpeggio di Puntato a quota 1000 mt.
PUNTATO è un antico
villaggio alpestre ormai disabitato, che si estende in una suggestiva conca
prativa tra i 1000\1100 mt. s.l.m., incorniciata da un maestoso panorama di
vette imponenti quali il Monte Corchia, il Pizzo delle Saette, la Pania della
Croce, il Freddone, il Sumbra. Espressione della civiltà agro-pastorale di un
tempo, è un'area incontaminata perchè raggiungibile solo a piedi
Qui a Puntato molti casolari per fortuna sono stati recuperati e altri sono in
via di ristrurazione sarebbe un vero peccato che tutto questo andasse perso,
ancora oggi si notano i terazzamenti dove moltissime generazioni hanno
lavorato duro per rendere così comè questo posto..Molto interessante è anche
l'oratorio della
S.S. Trinità sull’alpe di Puntato.
Ecco alcune note tratte dal sito:
www.terrinca.it/alpeggi/alpeggio_puntato.htm
L’oratorio della S.S. Trinità sull’alpe di Puntato
Ogni
paese dell’alta Versilia possiede almeno un’Alpe, dove si trasferivano,
dalla primavera all’autunno per coltivarla, gli abitanti con la famiglia e gli
armenti. Terrinca ne ha diversi tra cui uno si evidenzia sia per la vastità dei
"Loghi", delle selve, dei prati e il numero rilevante; delle casupole,
sia per la presenza della chiesa, fulcro di religiosità e centro reale del
villaggio.
L’oratorio di Puntato dedicato alla S.S. Trinità.
In deroga al principio che imponeva; di costruire le abitazioni su terreni
marginali all’agricoltura, l'Oratorio venne edificato nella zona pianeggiante
e più fertile, sottraendola alle colture, all’incrocio delle mulattiere
principali, quasi in posizione baricentrica all’alpeggio.
Già prima del 1657, al crocevia formato dalla strada di Puntato, dalla strada
vicinale dei colli dei Carpini, dalla via di val Terreno che porta all’Isola
Santa, dalla strada della Barca che conduce a col di Favilla, era stata
innalzata, per devozione, una edicola da Francesco Bacchelli, il cui
bassorilievo marmoreo raffigurava la Madonna del Rosario, il Bambino e S.
Giovanni Battista. L’edicola, ancora visibile nel terrilogio del 1810, nel
ventesimo secolo venne demolita e la sua Madonna, rimasta murata sulla facciata
della sagrestia della chiesa fino ai giorni nostri, dopo il 1973, come tante
altre, è stata rubata.
Proprio in questo punto, come ricorda la tozza lapide inserita sopra la porta
centrale, venne edificato l’oratorio della S.S. Trinità nel 1679.
Adesso partiamo alla volta del secondo alpeggio sul nostro cammino: quello di Col
di favilla, proprio davanti alla chiesetta di Puntato continua il sentiero
n° 11 seguendo il sentiero in un'ora scarsa giungiamo a quest'ultimo borgo
è
un villaggio alpino
a 955 mt. che
sorge sul prolungamento della cresta nord del Monte Corchia. L'origine di questo
paese montano è, molto probabilmente, legata al costume della transumanza,
anche se la leggenda parla di pirati turchi. Il Santini, lo cita come Alpe di
Levigliani. Entrato in crisi il commercio del carbone, attività fondamentale
per i collettarini, così vengono chiamati gli abitanti; il paese iniziò a
spopolarsi. Deserto da oltre vent'anni, molte case sono oggi ridotte a macerie.
Per evitare il completo decadimento, un comitato, composto da ex residenti, ha
provveduto al restauro della Chiesa di Sant'Anna ogni anno questa ricorrenza è
qui celebrata con grande partecipazione.
Peccato
.
La troviamo aperta e una visita è di dovere, accendiamo una candela, una piccola
preghiera e ritorniamo sui nostri passi. Su un'angolo vi è una fontana con
buona acqua e possiamo eventualmente rifornirci d'acqua, oggi data la bassa
temperatura non sudiamo e di conseguenza non si beve comunque preferiamo
avere questa buona acqua nella boraccia invece che quella del " sindaco"
! Proprio dalla fontana parte il sentiero n° 9, una bella mulattiera tra
castagni, scendiamo per un breve tratto e giungiamo al canale delle Verghe, lo
attraversiamo ci avviciniamo in salita ai roccioni del versante occidentale del Pizzo
delle Saette, dove confluisce da sinistra il sentiero 127 (Foce
di Mosceta (Rifugio G.del Freo)-Piglionico). In
leggera salita proseguiamo quindi fino alla foce di Mosceta (m.1170) da dove, in
breve, verso destra, si raggiunge il rifugio del Freo, sotto la Pania della
Croce.
Anche questa splenda valle sovrastata a nord dalla Pania
della Croce e dal Pizzo
delle Saette mentre a sud il Corchia
un tempo si portavano gli armenti al pascolo anche se qui non vi sono stati mai
insediamenti stabili, per lo più il vero alpeggio è un pò più in basso
all'ape di pruno questa località è raggiungibile percorrendo il sentiero n°
124.
Fa abbastanza freddo, le cime sono ancora tutte incappucciate ed è l'ora del
pranzo, ci portiamo verso il rifugio Del
Freo del CAI di Viareggio lasciando negli zaini i freddi panini che ci siamo
portati dietro.
All'interno del rifugio godiamo di un bel tepore emanato da una grande stufa a
legna e mettiamo ad asciugare le camice umide di sudore. Dal menù ci facciamo
invogliare da una bella zuppa di farro ed erbe di montagna poi Franco fa il bis
mentre io e la Giuseppina prendiamo tacchino arrosto con patate, non tutto
rimane negli zaini, infatti io tiro fuori un bel liquore alla cannella e Franco
uno alle amarene poi un bel caffè e via ripartiamo.
Sono le 14,00 prendiamo il sentiero n° 129 che parte alle spalle del rifugio e
subito si presenta in salita, meno male che la zuppa era digeribilissima, se
erano tordelli........
Questo tratto di sentiero è tra larici che creano un ambiente da favola,
arrivati al culmine della salita lasciamo queste piante per inoltrarci in un
bellissimo bosco di faggi che con le prime tenere foglie primaverili dona
un'ombreggiatura che magari adesso non serve ma più avanti sarà ben accolta da
chi cammina per questi monti.
Adesso il sentiero prosegue abbastanza in piano tranne un'ultima breve salita,
dopo questa è tutta discesa.
Essendo sul versante nord del Corchia, troviamo ancora della
neve in alcuni tratti ancora abbondante,le rimanenze delle abbondanti nevicate
di quest'ultimo inverno.
Il sentiero termina su una strada di cava, la percorriamo in discesa verso
Fociomboli località a 1270 mt. percorriamo la strada sino ad una
marginetta ( piccole cappelle votive che si trovano lungo i sentieri di
montagna) posta su una curva, bisogna fare attenzione perché non è ben
visibile dalla strada. Sulla nostra destra vi sono i Torrioni
del Corchia dove gruppi di alpinisti si cimentano su impervie vie che
portano alla vetta del monte
Corchia.
CI fermiamo per un pò ad osservare quei temerari tentiamo di anticipare le loro
mosse indovinando quale spigolo o canalino prenderanno per salire.
Ripartiamo, scendiamo ancora per il sentiero 129 ora quasi più segnato, nel
primo tratto bisogna fare attenzione a non perderlo, infatti quello che a prima
vista sembra un canale quello è il sentiero, poi diventa evidente e basta
seguirlo, non si può sbagliare.
Giungiamo a Campanice,
minuscolo paesino abbandonato, accucciato sotto i torrioni
del Corchia. Molte case diroccate ci fanno compagnia, mentre la chiesa, oratorio
di S. Giovanni Battista, del paese è perfettamente conservata (restaurata
recentemente: nel 1998 come recita una targa). Là
dove confluiscono le lunghe linee di una grandiosa y, formata dall'incrocio dei
sentieri e delimitata da un'alta siepe di busso, si, proprio tra le corna della
y, è stato edificato l'oratorio di Campanice.
L'alpeggio di Campanice si adagia sulle pendici meridionali del monte Freddone
alto 1487 metri, chiamato dai locali Paglino, caratterizzato da spigoli affilati
e panoramici; e dalla posizione baricentrica nella vallata della Turrite Secca,
dalla cui vetta si scopre un panorama grandioso che spazia dal monte Altissimo,
al Macina, alla Fiocca, al Sella, al Sumbra, alla Pania e si chiude con il monte
Corchia.
Frazionato nei raggruppamenti di casupole di Pian di Mela, del Lanzino, del
Togno, l'alpeggio sembra ruotare intorno ad un epicentro ideale formato
dall'Oratorio dedicato a San. Giovanni Battista.
Entriamo nel paese tra ali di siepi di
busso che sembrano appena potate peccato per le abitazioni vederle così in sfracello
fa tristezza e pensare che qui molte generazioni dovevano aver creato un vero
paradiso.
Bha! tempi che cambiano!!!
Dato che la chiesa è chiusa non ci resta che dare un'ultima occhiata al
Corchia e via ridiscendiamo percorriamo il sentiero lungo il fosso del
Freddone, rigogliose cascatelle d'acqua fanno da colonna sonora all'escursione,
larghe pozze d'acqua cristallina ci farebbero desiderare di metter almeno i
piedi in ammollo ma resta solo un vago desiderio, continuiamo e il rumore delle
macchine si fa sempre più vicino dopo poco infatti sbuchiamo sulla strada per
Castelnuovo G. in località Ponte Merletti 809 mt. Ora non ci resta che prendere
la strada asfaltata e portarci dove abbiamo lasciato l'auto in verità a pochi
metri un centinaio forse. Dobbiamo fare solo attenzione che qualche pazzo
centauro ci inforchi con quelle moto più idonee a corre su un circuito che su
strade pubbliche.
Comunque arriviamo ben presto alla macchina e anche per oggi la nostra avventura
è finita, dobbiamo solo andare a terminarla degnamente davanti ad un buon
gelato al Millennium a Ripa.
Detto fatto!!!