14/05/2006
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L'Alpe di Succiso Una piccola
wilderness nell'Appennino Tosco-Emiliano"
Quota di partenza (m.): 980
Quota vetta (m.): 2017
Dislivello complessivo (m.): 1037
Difficoltà: E
Località partenza: Succiso Nuovo (Emilia)
Punti appoggio: Rifugio
RIO PASCOLO/Paolo CONSIGLIO
1570 mt. (
locale invernale)
Acqua : al paese di Succiso Nuovo inizio sentiero, presso il rifugio Paolo
Consiglio pur presente, la sorgente può risultare inaccessibile nella
stagione invernale.
Questa
nostra nuova escursione si svolge nell'Appennino Tosco Emiliano, nel Parco del
Gigante.
L’area protetta del parco del Gigante comprende l’intero crinale
dell’Appennino reggiano, con alcune delle vette più alte dell’intera
regione: Monte Cusna, Monte Prado e Alpe di Succiso, a oltre 2000 metri di
quota. Un ambiente naturale caratterizzato da una spiccata naturalità, grazie
alla scarsa antropizzazione e artificializzazione. Una montagna quindi
"vera", lontano dal clamore delle più note località turistiche, in
grado di offrire emozioni e sensazioni difficili da dimenticare.
Tra gli elementi di maggior interesse, da segnalare sono senz'altro le numerose
testimonianze delle glaciazioni whürmiane, dalle morfologie (circhi, laghi,
archi e depositi morenici) alla flora, alla fauna alpina relitta. Non
indifferente è anche la dotazione forestale, caratterizzata da faggete e
rimboschimenti a conifere di particolare pregio.
Il Parco Regionale dell'Alto Appennino Reggiano, o Parco del Gigante, secondo la
denominazione in uso, è uno dei più estesi fra quelli emiliani e racchiude al
suo interno una grande varietà di luoghi e ambienti di elevato valore
naturalistico e paesaggistico. Ne fanno parte alcune fra le cime più alte della
catena appenninica settentrionale, dalle quali si godono vasti panorami su valli
impervie, estesi boschi e ampie praterie sommitali.
La geologia
I caratteri geologici e geomorfologici fanno del Parco uno dei territori di
maggiore interesse scientifico di tutto l'Appennino: arenarie oligoceniche e
mioceniche costituiscono i rilievi maggiori, sui quali sono visibili
deformazioni tettoniche (esemplare è la piega rovesciata sul Monte Cusna) e
morfologie glaciali; lembi ofiolitici si incontrano nella valle del Dolo e
presso il Monte Bagioletto; infine lungo il torrente Ozola e sul fondovalle del
Secchia, appena al di fuori del perimetro del Parco, affiorano gessi triassici,
le rocce più antiche dell'Appennino emiliano.
La flora e la vegetazione
La vegetazione è diversificata in relazione alla varietà di ambiente:
nardeti, brachipodieti e brughiere a mirtillo nell'alto crinale, in cui
sporadicamente compaiono specie tipicamente alpine come il Mirtillo rosso, I'Erica
baccifera e il Rododendro ferrugineo; la vegetazione degli affioramento
rocciosi, con le coperture a cuscinetto della silene e le rosette crassulente
delle sassifraghe e dei semprevivi; le formazioni a Salix herbacea nelle
vallette nivali; la vegetazione delle torbiere dal delicato equilibrio
ecologico, con la drosera ed alcune rare orchidee; le faggete, nel cui ambito è
presente anche un nucleo di Abete bianco di significato relittuale. Molte delle
specie presenti in questi ambiente sono vere e proprie rarità botaniche.
La fauna
Il Parco è ricco di specie animali di grande interesse, legate soprattutto
agli ecosistemi di alta quota. Tra i Mammiferi è significativa la presenza del
Lupo, della Martora e dell'Arvicola delle nevi, specie relitta dell'ultima
glaciazione. L'avifauna è numerosa e diversificata; di particolare interesse è
la presenza dello Stiaccino, dell'Aquila reale, dell'Astore e della Beccaccia,
che nel Parco ha uno dei pochi siti riproduttivi italiani. Tra gli Anfibi, si
segnalano altre specie relitte dell'epoca glaciale, come la Rana temporaria e il
Tritone alpestre.
Le testimonianze storiche
Nel Parco sono visibili numerose forme di architettura montana, soprattutto
costituite da case in pietra. Da segnalare presso Case Catalini alcuni edifici
di servizio in pietra, un tempo con un caratteristi con tetto in paglia,
chiamate nel reggiano "tegge".
Alpe di Succiso e Monte Casarola
Gli strati arenacei delle sommità dei due monti, altamente panoramiche,
sono rivestiti da praterie e vaccinieti, e da una vegetazione rupicola di
estremo interesse; fra le rarità è da segnalare un endemismo la vedovella
delle Apuane (Globularia incanescens). La parete ovest dell'Alpe di Succiso
scende ripida sulla valle del Liocca; è caratterizzata da stratificazioni
arenacee con giaciture quasi verticali. tratto
da www.parks.it/parco.gigante
Superato il torrente, il sentiero devia bruscamente sulla sinistra in direzione
sud-est, risalendo la scarpata di una morena ricoperta da una faggeta, intorno a
quota 1300 mt. iniziano le prime chiazze di neve, con nostra meraviglia notiamo
che non è una neve marcia da affondarci sino alle ginocchia ma abbastanza consistente
da poterci camminare agevolmente. Man mano che si sale la neve diventa sempre
più abbondante e un po' ci preoccupa. Al limite del bosco usciamo su una
spianata dove vi è il rifugio P.Consiglio
quota 1570 mt. (riservato a soci CAI e
CTG, chiavi c/o Coop Valle dei Cavalieri , Via Caduti XXV Novembre, Succiso di
Ramiseto (RE), tel. 0522/892346.Scheda rifugio Rio PascoloConsiglio P.)
Questo è un bellissimo posto per un rifugio ai piedi del Suciso e del Casarola.
Naturalmente qui facciamo una sosta approfittando dei tavoli che vi sono
all'esterno. Viene fatto presente che l'escursione è ancora abbastanza lunga e
che è bene rimettersi in marcia. Lasciato
il rifugio, si sale al pianoro sovrastante, dal quale ci si inoltra in un
vallone scavato dal ghiacciaio che sprofondava fino oltre la località di
Succiso, congiungendosi con quello discendente dalla valle del torrente Liocca,
sentiero n° 657che porta alla Sella del Casarola.
Tra il Casarola e l'Alpe di Succiso, appunto era presente un vasto
ghiacciaio nell'alta Valle della Liocca. La lunghezza massima di questo
ghiacciaio fu di 5.700 m e il limite nivale della valle in questo periodo fu di
1294 m. Per la sua forma le pareti scoscese e rocciose il monte ricorda molto le
cime alpine.
La neve è abbondantissima per questa stagione e quando giungiamo alle
Fontanacce desistiamo proprio per la molta neve e rapidità del tracciato.
Optiamo per seguire il crinale verso ovest dove la neve è assente,
intanto seguiamo, non senza invidia, due alpinisti che con ramponi e piccozza
stanno salendo dal canale nord del Succiso, una ripidissima salita,
Troviamo le prime fioriture di anemoni bianchi, mirtilli e altri fiori a noi
sconosciuti. Dobbiamo salire senza sentiero niente di impegnativo ma comunque
faticoso, unico tratto un pò " scabroso" è l'attraversamento di una
piccola cresta tra rocce ma anche qui niente di pericoloso, passate le rocce si
sale ancora per paleo sino a raggiungere la vetta a quota 2017 mt.
Dalla sommità dell'Alpe di Succiso nelle giornate più nitide si possono
ammirare, verso sud un suggestivo panorama sul golfo della Spezia, la Corsica,
le principali isole dell'arcipelago toscano e verso nord la valle dell'Enza
dall'alto ramisetano fino alla pianura Padana, naturalmente non vi erano state
le condizioni per gustare di tutto questo, ma pazienza la montagna se la si ama
è bella in tutte les tagioni..
Non è ancora mezzogiorno ma la fame si fa sentire e tutti si mettono nel
versante al coperto dal vento e cominciano a tirare fuori dagli zaini le varie
derrate per il pranzo.
cambiando le abitudini questa volta è stata una sosta che ha appagato tutti,
non la solita mordi e fuggi, c'è stato anche il tempo di goderci il panorama,
complice il vento che ha liberato dalle nuvole gran parte di ciò che avevamo
davanti, e allora davanti a noi si sono stagliate in lontananza le nostre Apuane
e più vicino il Passo del Cerreto con i monti della Nuda e del Gendarme.
Ma ogni cosa pur piacevole deve finire e così ripartiamo seguendo il sentiero
di crinale verso la sella del Casarola a quota 1945 mt. Da qui si potrebbe
prendere il sentiero n°657 che da una parte scende al rifugio P. Consiglio da
noi scartato per la troppa neve e dall'altra alle sorgenti
del Secchia Un' ampia
conca erbosa è sovrastata dall'imponente anfiteatro glaciale di Monte Alto,
alla cui base si accumulano grandi massi franati e abbondanti falde di detrito,
è incisa da numerosi rivoli segnalati in estate dai fiori dorati della calta.
Poco più a valle di un cordone morenico le acque si riuniscono e inizia il
percorso del torrente. Nei prati circostanti, frequentati in estate da cavalli
semibradi, sono ben visibili gli alti fusti erbacei di Veratrum album, una
pianta velenosa
Noi seguiamo il sentiero
n° 667 per il Casarola che raggiungiamo in breve tempo, ridiscendiamo
sempre per sentiero giungendo sino ad incontrare un grande segnavia in pietra chiamato
" omaccio" ma questo sentiero porta da tutt'altra parte che da dove
dobbiamo andare noi e allora scendiamo sulla costa della Piastra camminando
su mirtilli e ginepri scendendo anche facili roccette. Giunti al rifugio
P. Consiglio ripercorriamo a ritroso il sentiero percorso al mattino sino a
raggiungere Succiso Nuovo.