11/03/2007 Carcaraia
Carcaraia, un immenso, nudo pendio dalla evidente morfologia carsica
che lascia intuire gli enormi cavità
sotterranee.
Escursione difficile - alpinistica
Punti d'appoggio: nessuno, tranne il bivacco Aronte al Passo della Focolaccia
Sentieri: strada di cava e poi itinerario libero seguendo tenendo la cresta come
meta
La stagione
invernale quest'anno è stata più primavera che inverno e le occasioni per fare
camminate sulla neve non ce ne sono state molte e per questa domenica decidiamo
di tentare a cercare zone innevate, naturalmente le cerchiamo sui versanti
rivolti a nord e decidiamo per la Carcaraia posta in Garfagnana nelle valli
interne dove la presenza di neve si prolunga per molto.
siamo in quattro per questa escursione impegnativa, io (Alessandro), Marco, Piero
e Erio.
partiamo di buon ora da Pietrasanta verso Seravezza e poi direzione Castelnuovo
di Garfagnana per la provinciale 13 attraverso la galleria del Cipollaio; una volta raggiunto Castelnuovo si prende la strada
statale 445 della Garfagnana che percorriamo fino a Piazza al Serchio da
cui si può proseguire, per raggiungere il Comune di Minucciano, attraverso due
direttrici: la prima sempre continuando sulla ex SS445 permette di raggiungere
le frazioni di Carpinelli( qui il bivio per Albiano e Sermezzana ), Metra e
Pugliano( qui il bivio per Antognano ), dalla seconda deviando sulla Strada
Provinciale 51 si arriva a Castagnola, Agliano, Gramolazzo.
Da Gramolazzo si segue per Gorfigliano per la strada
dell’Acquabianca prendiamo la deviazione per il Passo Focolaccia, la strada
diventa sterrata e dissestata, ma con il mitico fuori strada di Erio riusciamo a
superare la galleria e ci fermiamo soltanto davanti ad un'enorme benna di un
escavatore posta di traverso alla strada (m. 1.000 circa).
Sono le nove e siamo pronti per partire per la nostra avventura. Imbocchiamo la strada
sterrata della cava, noi invece di seguire la strada che passerebbe sotto la Roccandagia
ad un primo bivio giriamo a destra dove la copertura nevosa è già abbondante,
quest'ultima strada porterebbe alle cave della Focolaccia, dopo pochi metri
decidiamo di entrare nel bosco di faggi e salire, semplicemente salire su verso
la vetta della Tambura.
Dopo una modesta salita ci troviamo davanti ad una parete quasi verticale e coni
ramponi ai piedi affrontiamo subito decisamente, la neve è buona per i ramponi,
proseguiamo sempre su ripide salite , ad gni colle che superiamo Piero afferma
che ormai siamo fuori dal bosco e poi il più è fatto!! Ormai non ci crediamo
più, pensiamo solo a salire.
La fatica viene intanto ricompensata dalla vista che ci si pone dinnanzi, tra i
faggi distinguiamo il Pisanino
, il Cavallo
e la Roccandagia.
Usciamo finalmente dalla macchia di faggi e siamo allo scoperto siamo al sole ma
il vento aumenta d'intensità e ci immaginiamo, guardando le nuvole che passano
velocissime sulla cresta, che più su sarà tremendo.
Adesso ci troviamo in un ambiente
di rara bellezza disseminato di dossi, valloncelli, doline e conche che
ricoperti di neve formano un paesaggio fiabesco siamo in linea d'aria a pochi
passi dal mare ma quì sembra di essere sulle alpi, il manto è talmente
compatto e intonso che ci dispiace di camminarci sopra la sciando le nostre
tracce.
Senza itinerario obbligato, da un valloncello o un dosso ad un altro proseguiamo
verso la cresta; la raggiungiamo appena sotto l'antecima e i timori di forte
vento si rivelano reali, fortissime raffiche di vento ci investono e una
granaiola di aghi di ghiaccio ci buca la pelle del viso, siamo a pochi munti
dalla vetta ma queste condizioni ci scoraggiano dal proseguire e decidiamo di
scendere la cresta verso nord ovest verso il passo della Focolaccia . Scendiamo ma
non prima di dare uno sguardo al panorama; lo sguardo si rivolge a tutte le cime
delle Apuane settentrionali, in particolare al Pisanino, la Roccandagia, il
Cavallo e il Pizzo Maggiore, la valle di Vagli con il suo lago, alla Garfagnana,
gli Appennini, la Versilia, il mar Tirreno e se fosse stato più limpido si
potevano veder tutte le isole dell'arcipelago toscano.
Sulla cresta c'è presenza di neve portata dal vento e questo strato ci forma
sotto i ramponi il pericoloso " pane " che ci costringe ripetutamente
a percuoterli per scrollarli da questo blocco di neve che su queste pendenze
potrebbe essere fatale.
Infine dopo aver superato una spalla chiamata M. Crispo con un'ultima
vertiginosa discesa raggiungiamo il Passo della Focolaccia.
Il Passo della Focoloccia, m.1650, situato
tra il Monte Cavallo, m1890, e il Monte Tambura, m.1895, e sconvolto dalle cave
di marmo. Questo era un tempo un verde e ameno luogo e proprio qui fu inaugurato
il 18 maggio 1902 il “Rifugio Aronte” (il più antico di tutte le Alpi
Apuane) da parte del CAI ligure: dal passo lo sguardo si affaccia su Resceto, da
cui giungono due ripidissime lizze (la lizza del Padulello o lizza Silvia e la
lizza della Focoraccia) o sulla vicina Punta
Carina, guglia dalla caratteristica
forma di pugnale e palestra di roccia per gli
scalatori.
Visto che il vento non sembrava aver intenzione di calmarsi anche scendendo di
quota troviamo rifugio presso il bivacco Aronte, questo bivacco è stato per me
e per molti altri provvidenziale più di una volta, infatti da queste parti
anche in estate inoltrata non è raro trovare giornate freddissime.
Come detto ci fermiamo per il pasto e al riparo dal freddo vento gli animi si
riscaldano e restiamo un'oretta lì a raccontarci varie amenità e le battute si
sprecano, battute non sempre ripetibili, queste pagine sono a "fascia
protetta"!
Marco ha del tè molto caldo e ci aiuta a riscaldarci ancora meglio, un pò di
cioccolato e poi decidiamo di ripartire.
Per il ritorno prendiamo la strada o meglio quello che si percepisce che sotto
la neve ci sia la strada, passiamo sotto il monte Cavallo e giungiamo
all'attacco dell'impegnativo canal Cambron, ci fermiamo a guardare due scalatori
che si sono cimentati sulla salita a questo canale molto impegnativo.
Riprendiamo la discesa e ci stufiamo ben presto di seguire il tracciato della
strada e ci buttiamo a capofitto su discese vertiginose, i ramponi tengono perfettamente.
raggiungiamo il bosco e tagliare non è più agevole e quindi ci rassegniamo a
seguire la strada, man mano che si scende di quota la neve si fà molto sfatta e
sprofondiamo ad ogni passo ma ormai siamo in prossimità della strada sterrata,
ci togliamo i ramponi e in pochi minuti raggiungiamo la macchina.
Per quest'anno è stata la prima ramponata e forse sarà l'ultima tranne sperare
di effettuarne qualcuna quest'estate ad altissime quote, ma sicuramente in
questo ambiente ripaga di tutte le uscite mancate, questo posto è veramente un
posto fantastico che nulla a da invidiare le rinomate Alpi, se non conoscete le
Apuane venite e vi garantisco che non rimarrete delusi!!!