10/06/2007 Penna di Lucchio

 

 

Dalla vetta della Penna di Lucchio (1176 mt.) abbiamo magnifiche vedute, come il vicino Monte Memoriante o, al di là della Lima, il Monte di Limano e l’ancor più severo Balzo Nero che sovrasta Vico Pancellorum e la sua bellissima pieve.

M. Memoriante (mt 1149 s.l.m. ) s'innalza sulla sinistra orografica del torrente Lima, ai confini delle province di Lucca e Pistoia. Esso forma con la "gemella" Penna di Lucchio (mt 1175 s.l.m. ), dalla quale è diviso da un colletto posto a mt 1047,  un massiccio (nome magari improprio) calcareo di una certa estensione geografica, se si considera che questo si prolunga verso Sud-Est lungo il crinale spartiacque che divide la media valle della Lima dalla "Svizzera Pesciatina", comprendendo anche il monte Lischeta, il monte Granaio e tutto l'altopiano di Croce a Veglia. Questa zona si inserisce in una piu vasta area carsica che si estende su ambedue i versanti del torrente Lima nella sua media valle, comprendendo anche i monti del Balzo Nero, di Limano, di Pratofiorito.

Questa volta abbiamo deciso di effettuare una nuova escursione sull'Appennino pistoiese uscendo un pò dalle nostre splendide Apuane.
L'escursione si svolge nella " Svizzera pesciatina": tale curioso appellativo fu coniato nel XIX secolo da Jean Charles Sismondi, un intellettuale ginevrino esule in Italia per ragioni politiche a cui queste zone rammentavano la terra natale. Sui dolci fianchi di colline verdeggianti si stagliano netti dieci antichi paesi, le cosiddette Castella, che sono: Vellano (600 m.s.l.m.), Pietrabuona (110 m.), Medicina (537 m.), Fibbialla (424 m.), Aramo (397 m.), San Quirico (529 m.), Sorana (410 m.), Castelvecchio (450 m.), Stiappa (630 m.) e Pontito (750 m.).
Da quest'ultima località partirà la nostra escursione.
Visto che Sabrina e Luca sono di Altopascio e Rossano di Monsummano ci diamo appuntam,ento al casello di Chiesina Uzzanese, da qui ci dirigiamo verso Pescia  e seguendo la strada delle " Castella
  attraversando i paesi di Aramo, S. Quirico, Castelvecchio, Stiappa  e infine Pontito. (vedi cartina).
Pontito 700 mt, è la borgata più elevata della " Svizzera pesciatina", ed è anche la più lontana dal capoluogo. Il paese ha una caratteristica forma a ventaglio rovesciato, con la chiesa a fare da vertice e le strade e le case a formare vari archi concentrici.
Nel punto più basso del paese si trova la cappella della Madonna del Soccorso e più in basso ancora i ruderi della chiesetta di S. Andrea, riportati  alla luce dagli archeologi del museo di geopaleontologia, archeologia e mineralogia di Pescia.
 Il paese diede i natali a Lazzaro Papi, letterato di fama tra Settecento e Ottocento, medico al seguito della Marina di Sua Maestà Britannica in India e primo traduttore in italiano del Paradiso Perduto di John Milton.
E' possibile pernottare presso l'ostello comunale o la canonica di Pontito, nel mese di agosto viene tenuta la sagra del formaggio pecorino.
Lasciamo le auto lungo la strada appena fuori il paese, la piccola piazzetta, Piazza Lazzaro Papi,  può ospitare solo poche auto ed è tutto completo.

Comunque sono pochi passi e in prossimità di una bella fontana inizia una strada selciata, se si fà molta attenzione all'inizio vi è un segnavia mezzo nascosto dalla vegetazione e corrisponde al n° 86 sotto il numero vi è una freccia che indica il senso opposto di dove andiamo noi (?), al termine della salita troviamo una freccia con segna via n° 54 per Croce a Veglia, Monte Granaio e le Pracchie. 
Seguiamo questo sentiero siamo immersi in bellissimi boschi di castagno, ci viene spontaneo dare un'occhiata al calcio di queste maestose piante per vedere se tante volte trovassimo un porcino; la fortuna ci arride e uno lo troviamo un pò mal ridotto ma lo troviamo.
Mentre continuiamo nel bosco siamo assistititi di segnali bianco rossi, se non che ad un certo punto spariscono del tutto, chi sa poi perché?
Andiamo un pò a senso e ci orientiamo sapendo qual'è la direzione della nostra meta.
All'improvviso il bosco si dirada e ci ritroviamo su ampi prati ricchi d'acqua e dove una gran quantità di bovini stà pascolando, siamo alle Pracchie, il cartello indicava un'ora e cinquanta ma noi ci abbiamo messo un'ora scarsa.
Specialmente in questo punto capiamo il perché dell'appellativo di "Svizzera"  questi grandi prati con tutti quegli armenti al pascolo ricordano effettivamente i luoghi dello stato elvetico.
Attraversiamo i prati  squadrati dalle mucche che corrono a protezione dei vitellini, mentre camminiamo cercando di dare meno fastidio possibile non possiamo intenerirci alla vista di piccoli che si rincorrono o ancora di chi reclama la poppata, ci soffermiamo un attimo ad osservare questo bucolico spettacolo. 
Terminati i pascoli ci ritroviamo su una strada sterrata denominata Via Croce a Veglia, siamo ad un bivio, noi andiamo dritto, camminiamo per circa dieci minuti e ancora un'altro bivio che prendiamo a destra, su un albero possiamo veder le indicazioni per Lucchio, sentiero n° 67, e per la Penna di lucchio sentiero n°65, ancora pochi minuti e ci ritroviamo all' insenatura chiamata Sella del Romitorio (m. 1049),  a sinistra ha inizio il sentiero per il Monte Memoriante (m. 1149), ma noi andiamo a destra da dove parte il sentiero per la vetta.
Entriamo nel sentiero e subito ci troviamo su roccette, ci portiamo verso est sul crinale che visto dal basso ci ha dato da pensare, una volta arrivati sulla cresta ci accorgiamo che la salita sarà una salita tra rocce con passaggi facili di primo grado, unica preoccupazione è quella di seguire i segni impressi sulle rocce per evitare spiacevoli inconvenienti.
Mentre saliamo ammiriamo molte specie di fiori e uno in particolar modo si distingue dagli altri per il suo bel colore arancio carico: il giglio di S. giovanni. 
Giungiamo all'antecima e percorrendo la cresta, spaziosa, giungiamo sulla vetta a mt. 1176.
Dalla vetta della penna di Lucchio si può ammirare un bellissimo panorama che spazia dalle Apuane a tutto il crinale appenninico, il Balzo Nero e sotto di noi l’inconfondibile sagoma del paese di Lucchio, abbarbicato alla montagna e sovrastato dalla sua rocca.
Dopo una breve sosta ripartiamo prendendo un sentiero che scende dalla parte opposta verso il M. Memoriante.
Scendiamo tra faggi su un sentiero ripido e scivoloso, mentre scendiamo notiamo dei grandi branchi di capre selvatiche che al nostro arrivare se la danno a gambe.
 Raggiungiamo un'insellatura dove a sinistra c'è un sentiero che percorreremo al ritorno e davanti a noi un'indicazione rozza che indica il Memoriante, andiamo avanti e notiamo un' altra iscrizione: " Memoriante  - direttissima passaggi di primo grado - decidiamo per quest'ultimo.
Entriamo in un canalino che dobbiamo affrontare arrampicandoci, io direi che in certi punti si può azzardare a classificare anche secondo grado.
Comunque è una facile e divertente salita che comunque va affrontata da escursionisti esperti e pratici di progressione su roccia.
Al termine del canalino ci troviamo su prati costellati da rocce carsiche e in breve siamo in vetta (1149 mt.).
Il panorama più o meno è lo stesso della Penna di Lucchio da quì però si può ammirare anche il caratteristico borgo di Vico Pancellorum e tutta la vallata di Bagni di Lucca.
Decidiamo di riprendere il cammino e scendere prima di pranzare, ma quì sorge qualche problema: di segni neanche l'ombra e dobbiamo andare a naso, orientandoci tenendo a vista la Penna di L. ci dirigiamo in quella direzione e con qualche giravolta riusciamo ad individuare il sentiero.
Appena individuato notiamo anche i segnali rossi, quelli più in alto che fine avranno fatto?
oltrepassiamo un dosso e con nostra grande sorpresa notiamo che forse il sentiero diretto forse è meglio di questo almeno eravamo dentro un canalino,  qui ci ritroviamo a percorrere un tracciato a strapiombo con diversi metri di vuoto, ci mettiamo di buona pazienza e passiamo tutti senza problemi; certo che magari un cavetto d'acciaio non farebbe male!
Risiamo al bivio tra Penna di L. e Memoriante  e ci fermiamo per mangiare.
Appena ci sistemiamo in lontananza si sentono dei tuoni e sebbene il celo non prometta niente di buono speriamo che il temporale non passi da quì.
Speranza vana, unica concessione è stata quella di farci finire il pranzo, infatti appena ripreso il cammino sono cominciati a venir giù grossi goccioloni e sonori tuoni incombevano su di noi, mano alle giacche e copri zaini, copriamoci e cerchiamo di limitare i danni.
Proseguiamo e non pensiamo ad ammirare più niente pensiamo solo a scendere, siamo talmente presi che perdiamo i segnali o forse sono scomparsi come già ci è successo ma in questo caso non ci giurerei.
Troviamo una strada sterrata trasformata in un torrente e la percorriamo in direzione delle Pracchie, non sappiamo bene dove siamo ma non ci resta che proseguire, la pioggia non cessa a diminuire.
Finalmente siamo al bivio per Croce a Veglia dobbiamo decidere se riprendere il sentiero percorso al mattino o se seguire la strada, decidiamo per la strada.
Giungiamo a Croce a Veglia (906 m.) caratterizzata da una antica cappellina.
Questo luogo era famoso in antichità perché vi si trovava un ospitale che forniva ospitalità ai viandanti che percorrevano l’antica strada che univa Lucchio e la Val di Lima a Pescia ed è sempre stato un sito utilizzato per l’allevamento delle pecore.
Visto l'acqua che viene giù diamo appena un'occhiata e via proseguiamo.
Dopo circa dieci minuti la strada diventa sfaltata e dopo un pò incontriamo sulla destra un antico oratorio dedicato alla Madonna delle Grazie.
Per fortuna ha smesso di piovere e il celo si stà aprendo, siamo alle porte del paese e naturalmente come già accaduto molte altre volte smette del tutto riportando il celo ad un blu terso.
Attraversiamo il paese con le sue caratteristiche strade ad arco e in breve giungiamo alla Piazza Papi L.
Abbiamo terminato l'escursione belli fradici ma comunque è stata una bella esperienza, un pò di fortuna l'abbiamo avuta scendendo dal Memoriante prima che iniziasse a diluviare, oltre che alla fortuna è stato utile dare uno sguardo al celo e capire che in lontananza si stavano formando delle nuvole temporalesche, perciò quando siamo in montagna è meglio considerare tutte le problematiche che potrebbero arrivare e togliersi al più presto dalle zone che richiedono impegno, infatti un conto è camminare nel bosco sotto il temporale e un'altro è ritrovarsi su pareti esposte bagnate dalla pioggia e con tuoni e fulmini che ti circondano.
Ci cambiamo con abiti asciutti e ripartiamo alla volta di Castelvecchio, dove la nostra prima intenzione è quella di farci una birra o un caffè ma alla fine abbiamo anche cenato a base di pizza.

Foto escursione

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