20/05/2007 lizza della monorotaia, monte
Sella, Arnetola
" e proseguendo la solinga via tra le scegge e trà
rocchi de lo scogliolo piè sanza la man non si spedia "
Dante, inferno XXVI
Percorso: anello da Renara (m.310) a Passo Sella
(m.1500), Passo del Vestito (m.1151), Renara
Dislivello: da Renara (310 mt.) alle cave di Piastreta (1580mt.)
1270 mt. Si raggiungono i 1739 m. salendo al Monte Sella per un dislivello
totale di 1429 mt.
Pendenza: 43% nel tratto iniziale, poi sempre oltre il 55% e, nel Fosso
del Chiasso fino all'80% e oltre, 20% il tratto del Canale della Buchetta
Classificazione: EEA solo per escursionisti esperti allenati ( molto
allenati)
Acqua: nel paese di Gronda all'inizio dell' escursione e a Passo Sella
procedendo verso est.
Segnaletica: nessuna lungo la monorotaia, da Passo Sella
segnaletica bianco/rossa (150 - 162)
Punti sosta: nessuno
Per conoscere le "vie di Lizza" si raccomanda la lettura del
volume " Le strade dimenticate di F. Bradley e E. Medda -
Poliedizioni
APT Massa Carrara
La vita e la cultura di un mondo cosi vicino e pure già così lontano da noi come quello della lizzatura del marmo sugli incredibili percorsi che dalle cavi massesi scendevano a valle. Una realtà millenaria, quella del durissimo lavoro dei lizzatori. ( da Strade dimenticate di F. Bradley e E. Medda - Poliedizioni)
“Via di lizza” di Piastreta
e monorotaia Denham.
L’interesse per questa
“via di lizza” sta nel sistema meccanico, unico nel suo genere, qui
messo in funzione per un lungo periodo di tempo. Si tratta di una
monorotaia costruita nel 1922 che, provvista di un carrello motore ed una
slitta di traino, scendeva a valle i marmi lungo il versante massese del
M. Sella, per uno sviluppo di 3500 m circa in lunghezza.
Questa volta, visto che le previsioni
meteo sono più che favorevoli decidiamo di ripetere l'escursione alla lizza
della monorotaia: siamo in quattro io, e Giuseppina che abbiamo già effettuato
questa escursione più di una volta e sappiamo cosa ci attende e Rossano, che
questa è la quarta volta che ci prova e Marco che non ci è mai stato.
OK! Partiamo alla volta di Massa e di qui seguiamo le indicazioni per Resceto,
poi all’altezza del piccolo e incassato abitato di Gronda, svoltiamo a
destra e seguiamo la strada asfaltata, per poi diventare sterrata e terminare su
uno slargo davanti ad una casa di pastori.
Dove il canale si biforca prendiamo a sinistra attraversando il canale,
risaliamo una ripida salita dove alla sommità vi è un omino di segnalazione e anche
un segno rosso. ( ATTENZIONE NON PROSEGUIRE PER IL SENTIERO N° 162 L'UNICO
SEGNALATO PERCHE' PORTA AL PASSO DEL VESTITO).
Raggiungiamo la lizza che qui è una comoda strada cementificata.
Siamo ora nel Canale di Pianel Soprano che percorriamo sino ad arrivare ad
un’altra biforcazione (m. 546): a dritto andremmo nel Canale della Buchetta,
mentre alla nostra sinistra si apre l’incredibile Fosso del Chiasso, dove ben
visibile è l’ancora più incredibile tracciato della lizza della monorotaia.
Svoltiamo quindi a sinistra ed attraversiamo il greto del torrente, imboccando
il Fosso del Chiasso.
Ci sono già stato ma quella slitta in fondo al piano di carico mi lascia ancora
stupefatto come l'uomo così piccolo possa fare opere di tanto ingegno!
Partiamo, Marco e Rossano non riescono a credere che prima di essere in cima
dobbiamo sudare molto: " ci sono i gradini, no! " Partiamo belli
baldanzosi e con grande euforia, ma chi sà come mai già dai primi metri
proseguiamo sentendo solo il nostro affannoso respiro, ci voltiamo indietro e
notiamo la forte pendenza che accentua ancora di più l'incredibilità di questa
lizza, rivolgiamo lo sguardo verso l'alto e sembra non finire mai con quel filo
nero che si snoda in linea retta oltre la nostra visuale.
Saliamo a fatica e un gruppo di capre e pecore si fa beffa di noi saltando
allegramente senza nessuna difficoltà.
Comunque saliamo piano ma saliamo, la difficoltà dovuta alla pendenza che in
alcuni punti tocca 80 - 85% viene accentuata dal fatto che i gradini molte volte
sono scomparsi e allora dobbiamo salire sul muro di sostegno della rotaia e qui
la pendenza è davvero molta per fortuna il sole non penetra attraverso le
pareti del profondo canale.
Finalmente arriviamo all’uscita del Fosso del Chiasso, dove dopo pochi
metri, la lizza si biforca (non molto evidente). Siamo a 1010 mslm.
Arrivati qui si potrebbe pensare di aver terminato l'escursione ma siamo solo a
metà forse anche meno.
Facciamo una sosta con spuntino, poi uno sguardo ai fabbricati che ancora sono
presenti,peccato che il vecchio argano per sollevare i blocchi sia rovinato nel
canale sottostante, l'ultima volta che ci sono stato era ancora in piedi.
Riprendiamo il cammino, qui il panorama comincia ad essere davvero entusiasmante,
il tracciato della lizza gira verso destra seguiamo con lo sguardo la traccia e
notiamo che c'è ancora molto da fare e adesso il sole è alto sopra di noi.
Saliamo a testa bassa senza dire una parola, e chi ha fiato per parlare?
superiamo ancora dei fabbricati, in particolare sulla destra una grande casa
dove ha abitato fino al 1975 il guardiano della cava. Abbiamo visitato la
casa del guardiano, ancora ben tenuta e posizionata su di una balconata
naturale, ci è venuto spontaneo pensare a quanti soldi vengono buttati via per
costruire rifugi inutili, vere cattedrali nel deserto e poi delle abitazioni già
costruite e in posti così splendidi vengono abbandonate e dimenticate da tutti,
perdendo anche i ricordi e la cultura di quelle persone che ci hanno lavorato.
Riprendiamo il cammino adesso il tracciato della lizza viene interrotta
da frane e soprattutto lo scarico scellerato da parte della cava sopra di noi.
Attraversiamo il canale sopra detriti molto instabili, da qui alla cava il
percorso diventa molto impegnativo, la lizza no esiste più e dobbiamo
proseguire ad intuito aiutati dai fori dei piri ancora visibili, ci troviamo in
prossimità della cava ma prima ci dobbiamo cimentare in arrampicata su placche
di marmo con pochi appigli.
Eccoci qua finalmente siamo in piano la salita e terminata, siamo qui nel
piazzale della cave di Piastreta a quota 1600 mslm.
Riprendiamo fiato e poi andiamo a visitare la cava.
Le cave deturpano moltissimo
quello che è il paesaggio delle nostre montagne ma devo essere sincero entrare
dentro queste grandi sale di marmo bianco è uno spettacolo, io penso che
trovando dei compromessi si potrebbe convivere queste attività e chi come noi
amano andare sui monti e godere di bellezze uniche.
Marco non è mai stato neanche sul Sella e vorrebbe tanto andare sino in cima ma
da qui non vi sono sentieri l'unica alternativa è prendere a dritto sopra la
cava tra rocce e placche; questo percorso non è da considerarsi come itinerario
per raggiungere la vetta del Monte Sella.
Infatti il progredire su placche lisce
presenta notevoli difficoltà e quindi pericoloso; chi avesse come scopo
un’escursione alla vetta deve seguire un altri itinerario.
Ma Rossano e Marco non si lasciano intimorire e salgono, io e Giuseppina , che
ci siamo già saliti da li decidiamo per dirigerci al Passo Sella.
Dalla cima del Sella lo sguardo si affaccia sulla valle di Arnetola e sul lago
di Vagli, sul gruppo delle Panie, sul Sumbra, sulla Tambura e su tante altre
vette delle Apuane.
Io e Giuseppina giungiamo al Passo Sella 1.500 mslm, il Passo è un ampio
e verde valico tra le valli di Arni e d'Arnetola, è solitamente una tappa di
passaggio per chi si dirige al Passo Fiocca per poi scendere di nuovo ad Arni
passando per lo stupendo bosco del Fatonero.
Mentre aspettiamo i due nostri amici andiamo a fare rifornimento d'acqua ad una
sorgente li vicino, il problema di questa sorgente è che è immersa tra i
prati; più o meno si deve prender come punto di riferimento la croce e
dirigerci verso Arnetola sino a trovare un profondo inghiottitoio si scende
nella depressione rimenando sul lato sinistro e facendo molta attenzione si nota
la piccola fontanella.
In breve notiamo i nostri amici che scendono dal Sella e nel giro di 20 minuti
sono con noi. Ci ripariamo dal vento dietro un muretto di un rudere e pranziamo.
Si starebbe bene sotto questo solicello al riparo dal vento ma la strada è
ancora terribilmente lunga e sappiamo anche impegnativa.
Scendiamo verso la marmifera e imbocchiamo il sentiero N° 150 per il passo del
vestito.
Questo tratto è caratterizzato da guglie rocciose che emergono dalla
vegetazione contorta di faggi e altri arbusti che creano un singolare contrasto;
il versante massese su cui ogni tanto ci si affaccia, appare aspro e
inaccessibile, solcato da profondi canaloni, lungo i pendii del Monte Macina;
una aerea crestina che ci impegna in un paio di passaggi che richiedono molta
attenzione e qualche rudimento di tecnica d’arrampicata. Dopo circa un'ora si
giunge al Passo del Vestito a quota 1151 mslm.
Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato e dissetarci saliamo per un centinaio
di metri su quello che sappiamo esser l'ultima salita e giungiamo al passo: si
tratta di un valico alpestre che si affaccia sull'orrido vallone di Renara di fronte
all'elegante profilo del M. Sagro. A pochi metri dal passo si apre l'imbocco di
un bunker facente parte del complesso sistema di fortificazioni, noto come
"Linea Gotica", creato dai Tedeschi durante il secondo conflitto
mondiale.
Guardiamo verso il basso vediamo lontano ancora maledettamente troppo lontano
dove dobbiamo giungere; prendiamo un bel respiro come chi deve tuffarsi e
iniziamo la discesa, la ripidità viene accentuata dalle foglie secche di faggio
che aumentano l'instabilità del passo e dobbiamo stare molto attenti a non
scivolare, farsi male qui sarebbe un guaio molto grosso!
Il tracciato segue in una gola sovrastati dal Monte Pelato, una delle propaggini
del Monte Altissimo, ogni tanto troviamo alcuni scalini scolpiti nella
roccia, ma anche tratti molto esposti da non sottovalutare, notiamo che da
l'ultima volta che siamo stati qui i segni bianco rossi del sentiero sono stati
rifatti nuovi e nell'attraversamento di un canale molto insidioso è stata messa
una fune d'acciaio per sicurezza.
Sembra proprio che la discesa non finisca mai, le ginocchia cominciano a
protestare e sinceramente se fossimo già arrivati ne saremo anche felici:
Attraversiamo alcuni canali e giungiamo a dei ravaneti e detriti di cava
molto instabili, dobbiamo fare molta attenzione perché il passo è molto
precario su questo terreno.
Finalmente superiamo anche questo tratto di rocce e usciamo su una vecchia via
di cava, purtroppo la strada che l'ultima volta giungeva sino qui in prossimità
di casa Bonotti è stata spazzata via dalle acque del torrente in piena, ci rassegniamo
e percorriamo praticamente il letto del torrente ancora tra detriti ma la nostra
meta è vicina e già sentiamo l'abbaiare dei cani del pastore e voci di
persone.
Dopo circa 10 ore dalla nostra partenza arriviamo alle auto.
Siamo stanchi ma come ogni volta felici di esser stati assieme condividendo
fatiche e soddisfazioni, appagati da un mondo che ancora esiste che purtroppo
pian piano va sparendo nell'oblio dell'indifferenza di molte persone che
potrebbero salvare i luoghi che abbiamo visitato. Salvare la lizza della
monorotaia per rispetto a tutti quegli uomini che hanno contribuito a formare la
nostra civiltà e per portare a conoscenza anche delle generazioni future quali
" Eroi " esistevano una volta, tanto tempo fa!
Ricordatevi, se non siete esperti, non salire al Monte
Sella dall'itinerario descritto in quanto molto pericoloso!!!
Foto
escursione
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