27/04/2008 Borzonasca - Rezzoaglio - Il sentiero della resistenza

Il percorso è classificato con la lettera E = escursionismo.
La lunghezza complessiva è di circa 11chilometri.
Il dislivello: da Borzonasca a Rezzoaglio in salita è di circa 1250 metri
Tempo di percorrenza: 8 ore da Borzonasca a Rezzoaglio
Acqua: A Villacella

 

 

(cartina tratta dal depliant “Il Sentiero della Resistenza. Borzonasca – Rezzoaglio. Storia, memorie e narrazione, in cammino tra la valle Sturla e la Val d’Aveto”) dal sito  www.valdaveto.net/pdf/sentiero_della_resistenza.pdf

Questa volta ci avventuriamo in tutt'altro scenario molto diverso da quello che possono essere le apuane: affronteremo una traversata da Borzonasca a Rezzoaglio il Sentiero della Resistenza.
Il tracciato interessato dal Sentiero della Resistenza in buona parte si sviluppa su una delle vie di comunicazione e commerciali più antiche ed importanti.
Questa via dal Tigullio chiavarese risaliva l’entroterra del levante ligure genovese verso il nord piacentino-padano attraverso le Valli Sturla e Aveto, quindi si immetteva in Val Trebbia.
Partiamo da Ripa di Versilia più o meno puntuali e ci dirigiamo verso la Liguria uscendo all'scita autostradale di Lavagna e poi proseguendo per Carasco, successivamente si imbocca la strada provinciale 586 della Val d'Aveto, dopo 10 km di numerosi tornanti giungiamo a Borzonasca (160 mt.).
La nostra escursione parte dalla Piazza del Municipio dove si nota anche la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, risalente al 1628 ma eretta a Parrocchia già nel XV secolo.
Scendendo appena sulla sinistra inizia via Avv. Carlo Marre, da qui un evidente cartello riproduce tutto l'itinerario con tutte le indicazioni necessarie.
Percorriamo la via brevemente ci si inoltra nel bel centro storico sino alla sede dell'ente Parco dell' Aveto, comunque l'itimerario è ben segnalato con bolli rossi, per poi percorrere, in forte salita, il tratto fino a Caregli (441 m) ove è l’antica parrocchiale dei santi Vincenzo ed Anastasio (sec. XV). Una lapide, attestante l’eccidio di cittadini da parte di aderenti al partito fascista, è murata sulla facciata sinistra della chiesa.
Il borgo di Caregli presenta caratteri d’architettura rurale assai interessanti e fu probabilmente uno dei primi centri cristiani, insieme alla vicina ex Abbazia di Borzone, in “Maritima”.
Lasciato Caregli si prosegue per raggiungere in successione Bocca Moa (sulla dorsale di Caroso), Ca’ di Barca (appena soprastante Gazzolo), La Ca’ e, dopo una discesa di circa 100 metri, la località Il Poggio presso Temossi. Infine si risale verso Montemoso (665 m).
Questi nuclei storici denotano una architettura rustica antica di qualche secolo e di sicuro interesse.
Seguiamo vecchie mulattiere ancora in perfetto stato la primavera è in ritardo ma comunque cominciamo a vedere le prime fioriture di orchidee, anemoni, viole, botton d'oro e molti molti altri.  Il percorso è sempre in salita proseguiamo e giungiamo ora a Case Prorè dove un'affabile signora va orgogliosa selle sue numerose piante di azalee, ma appena gli viene chiesto se ce ne regala una subito ci svela quanto ne è anche gelosa e allora desistiamo, prima che ci aizzi il cane che scorrazza lì vicino.
Proseguiamo, passiamo in una zona prativa e ora ci troviamo proprio in grandi prati che ci ricordano luoghi alpini, siamo a Prè Fogaia.
Attraversati i prati dopo poco siamo al guado del torrente Sturla, quasi alle sue sorgenti alziamo la testa sopra di noi si alza un fitto bosco di abeti e pini marittimi, pensiamo che ormai il passo sia vicino, ma il sentiero si fà sempre più ripido, scrutiamo tra gli alberi per veder il celo ma ancora non si vede la fine. Ma all'improvviso eccoci nel punto più elevato dell’itinerario: il Passo delle Rocche o di Bisinella (1125 m).
Il sentiero da noi percorso attraversa Alta Via dei Monti Liguri.
Al Passo delle Rocche vi è una targa celebrativa del 60°anniversario della lotta di liberazione, posta dalle associazioni CAI e FIE in onore dei partigiani e dei valligiani, ci soffermiamo in raccoglimento, per di più che la festa della liberazione è appena passata.

E' l'una  e comunque abbiamo fame quindi ci sistemiamo sul prato e ci dedichiamo al pranzo, rimaniamo un pò anche per riposarci ma poi dobbiamo ripartire, ci attendono ancora tre ore di cammino, anche se secondo la guida che abbiamo sono tutte in discesa.
Prendiamo il sentiero che scende davanti a noi, adesso segnalato con bolli gialli, siamo su una mulattiera ben conservata, per secoli transitarono carovane di asini e muli someggiati con le più svariate mercanzie.
Dopo circa un'ora giungiamo quindi a Villacella (1017 m). Lungo questa antichissima strada, si sviluppò un centro viario e logistico che assunse un ruolo rilevante in epoca medievale, nel periodo in cui sul luogo sorse una cella monastica eretta poi in Abbazia. Alcuni monaci benedettini, provenienti dal monastero di fondazione regia longobarda di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, decisero di insediarsi in questo luogo fondandovi un convento. In un documento, datato 30 marzo 1103, il Priore Alberto ed i monaci dichiararono di aver fondato la chiesa di San Michele di Pietramartina (antico nome di Villacella).
Avendo scelto la località per loro cella monastica, la offrirono al loro Abate di Pavia, Anselmo, desiderando che essa fosse per sempre soggetta al Cenobio di Pavia.
L’Abate Anselmo accettò l’offerta e investì il priore Alberto del titolo di Abate del nuovo monastero e la località, oltre la denominazione di Pietramartina, assunse anche quella di Cella.
La chiesa fu intitolata a San Michele, santo guerriero cristiano molto venerato dai longobardi. Villacella fu posto tappa e ospizio per carovanieri ed ogni sorta di viandante. Fu centro d’espansione cristiana in queste plaghe  remote con l’importante funzione della “cura animorum”, il
privilegio del battesimo e della sepoltura.La chiesa ha assunto il titolo di San Lorenzo dal XVI secolo conservando il privilegio della “cura animorum”.( Cenni storici dal sito  www.valdaveto.net/pdf/sentiero_della_resistenza.pdf )
 Vicino alla chiesa vi è un rudere con un'interessante grande ruota e all'interno gli ingranaggi per far girare la macina, leggendo sulla guida apprendiamo che l'edificio era l'antico convento in seguito trasformato in mulino.
Dopo una breve sosta riprendiamo il cammino, scendiamo attraverso culture, attraversiamo brevemente un strada asfaltata e poi ci rimettiamo su sentiero, siamo tra prati, giungiamo alla  cappelletta dell’Alpe.

Proseguendo in discesa, il sentiero arriva quindi ad un ponticello, oltrepassato ci troviamo un pò disorientati in quanto i segna via scompaiono, ci troviamo a sinistra un sentiero che però, capiamo, che porta a  Costafigara, davanti a noi non ci sono più segni che in precedenza non sono mai mancati, rimane solo un sentiero a destra che si presenta sicuramente in salita.
Ci orientiamo con la carta e poi guardiamo meglio, si su quell'albero e poi sulla roccia c'è un segno giallo: " ma non doveva essere tutto in discesa?"
Ci rassegniamo e riprendiamo il cammino, ancora bosco e salita sino a raggiungere una strada sterrata con profondi solchi provocati da fuori strada, la percorriamo sino a che i segni gialli ci indicano una deviazione sulla sinistra e in breve ci troviamo sulla strada nelle vicinanze della piazza di Rezzoaglio.
Ci cambiamo con indumenti asciutti e poi naturalmente andiamo al bar più vicino per sorbirci chi un caffè, chi un gelato, ci tutt'e due.
 

Foto escursione

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