29 /06/2008 M.
Cusna 2121mt.
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Il
monte Cusna o alpe di Cusna è la maggiore cima
dell'Appennino reggiano con la sua altezza di 2121 metri. Il
monte viene anche chiamato con il nome di Uomo Morto per la
sua somiglianza con la forma di un uomo disteso, oppure il
Gigante. Da quest’ultimo toponimo prende il nome l'area
protetta dell'ex
Parco del Gigante
ora Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano,
costituito da 23.000 ettari, fra i quali fanno parte le
frazioni di Busana, Collagna, Ligonchio, Ramiseto e Villa
Minozzo. Su tale monte sorge la stazione turistica di Febbio
con piste da sci.
Il profilo del monte si perde nella leggenda e
così diviene, di volta in volta, il Gigante , l’ Uomo Morto
o il Dormiente. Del resto, nei tristi giorni d’autunno e nel
preannuncio dell’ inverno, noi riconosciamo il corpo disteso
del gigante buono, addormentato da secoli e forse da
millenni, perché non poteva e non voleva lasciare le sue
greggi e i suoi monti, i pascoli noti e le abetaie del Dolo,
i faggeti e i castagneti dell’Ozola. Ad essi, come ultimo
dono, ha lasciato se stesso e oggi il Sasso del Morto e il
Parco del Gigante ripetono nel nome l’antica vicenda.
(Clementina
Santi)
quota di partenza (m.): 1314 |
quota vetta (m.): 2121 |
dislivello complessivo (m.):
1000
difficoltà: ea |
località partenza: Casone di
Profecchia (Alb.Rist.0583/665095) [Castiglione
di Garfagnana(Lucca) - Toscana]
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Quote:
Casone di Profecchia (1314 mt. ) -
Bocca
di Massa (1816 mt.) - Rifugio Battisti (
1761 mt.) -
Passone (1847 mt.) - Piella (2017mt.)
- Sasso del Morto (2058 mt.) - Monte Cusna
(2121 mt.) - Febbio (1151 m.) |
Sentieri:
Sentiero n° 54 Casone di
Protecchini-Ospedaletto-Passo Bocca di Massa
Sentiero n° 633 per Lama Lite rifugio
Battisti
Sentiero 615 dal Rifugio battisti per il
Cusna
sentiero n°
615
sentiero n° 607 per Piella e
Cusna
sentiero
n°617 per Peschiera Zamboni
sentiero
n°609 per Rescadore Febbio |
Acqua: al Casone di Profecchia, sorgente sul
sentiero n° 633 (non sempre attiva), al
rifugio Battisti |
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Questa volta ci cimentiamo in
un'escursione che ci porta distanti dalle Apuane, un'escursione facile ma molto
lunga sull'Appennino Tosco Emiliano dal Casone di Profecchia a Febbio salendo al
Cusna.
Per questa traversata partiamo con un pullman riservato, purtroppo non è dei più
comodi! le infinite curve che si susseguono mettono a dura prova gli stomaci dei
partecipanti. Giungiamo a Castelnuovo di Garfagnana e per un breve tratto
respiriamo ma poi riprendiamo la strada per il Passo delle Radici e via di nuovo
infinite curve.
Quando giungiamo al Casone di Profecchia tutti tiriamo un sospiro di sollievo e
ci affrettiamo a scendere dal nostro mezzo di trasporto.
Il Casone di Profecchia è situato a 1314 mt.,
un tempo rinomata località sciistica,
luogo che nel 1200 era uno dei ritrovi maggiori di contrabbandieri dell’intero
Appennino.
Appena sopra l'albergo ha inizio il sentiero n° 54 per il Monte Cella, entriamo
in un fitto bosco di faggi, incontriamo diversi cercatori di funghi e mentre
saliamo
diamo un'occhiata anche noi hai visto mai?
Tagliamo più volte la strada sterrata della forestale sempre immersi nel folto
bosco, ad un tratto ci troviamo all'aperto sulla strada sterrata che in breve ci
conduce al rifugio Cella della Forestale: dato in uso ogni estate ai pastori e
già da lontano ci accorgiamo dall'odore che anche per quest'anno l'hanno avuto
in gestione.
Adesso dobbiamo salire per una ripida salita tra paleo. Visto dal basso sembra
molto peggiore ma in meno di venti minuti siamo sul crinale che ci porterà a
Bocca di Massa a quota 1816 m.
Facciamo una piccola sosta per ricompattare il gruppo e poi ripartiamo, questa
volta abbiamo optato per il sentiero che prosegue a mezza costa e non lo 00 di
cresta che avrebbe percorso le alte vette dei
monti Cella (m.1942), Vecchio (m.1982) e del monte
Prado che coi suoi 2054 m. rappresenta la cima più alta della Toscana.
Sicuramente sarebbe stato molto più bello e suggestivo ma anche molto molto più
lungo e visto il proseguo abbiamo fatto bene a far così, seguitemi nel racconto
e capirete.
Imbocchiamo il sentiero n° 633 GEA per il rifugio Battisti che sovrasta la valle
del Dolo, subito davanti a noi si distendono enormi praterie di mirtilli
frammisti a colonie di brachipodio qua e là punteggiate da massi, innumerevoli
cascatelle e ruscelli gorgogliano scendendo dai fianchi delle montagne, più in
alto ancora chiazze di neve, il verde intenso dei prati è vivacizzato dai colori
più sgargianti di orchidee, gigli di S, Giovanni e gigli Martagoni,
Genziane e molti altri e noi con il naso all'insù ad ad ammirare le cime
precedentemente elencate; il paradiso deve essere così!
Nel nostro camminare troviamo il bivio per il
Rifugio Segheria con il raccordo per il 605, naturalmente noi ce lo lasciamo
alla nostra destra e proseguiamo sul 633.
Ogni tanto il sentiero entra dentro dei piccoli boschetti e dopo un ultimo ci
aspetta lo strappo finale che costeggia il versante est del monte Cipolla.
Usciamo dal sentiero su strada sterrata, oggi frequentata da moltissimi mountan
bykers, anche loro diretti al rifugio battisti, noi scendiamo sulla sinistra,
segnavia 615, percorrendo un sentiero che in pochi minuti ci conduce al rifugio.
Il rifugio si trova a quota
1761 mt.
Il rifugio Cesare Battisti è sorto a Lama Lite
all'inizio degli anni '20 per iniziativa di un gruppo di soci dell' U.O.E.I. (
unione operaia escursionisti italiani ) di
Reggio Emilia, sezione ormai non più esistente, che, di ritorno da una gita
effettuata sul Monte Cusna nei giorni 12 e 13 luglio
1924 lanciarono l'idea di costruire un rifugio nella zona. Scelta
la località, Lama Lite appunto, iniziarono i lavori e, veramente a tempo di
record, il rifugio fu completato e inaugurato il 20 settembre 1925.
Durante la seconda guerra mondiale, a seguito di eventi bellici verificatisi
nella zona, il rifugio andò distrutto.
Terminato il conflitto la sezione
reggiana del C.A.I. provvide a ricostruirlo. I lavori diretti dal prof.
Bruno Borghi, iniziarono nell'agosto 1968 con l'abbattimento
dei vecchi muri e lo scavo di sbancamento. Ancora oggi, nelle fondazioni,
custodita in una bottiglia si trova una pergamena con la data di inizio lavori e
la firma di chi posò la prima pietra per la ricostruzione del rifugio. Nel 1970
i lavori terminarono e venne fissata per il 19 luglio 1970 il
giorno dell'inaugurazione con la presenza dell'ing. Camillo Battisti,
figlio del "martire", che tagliò il nastro tricolore posto all'ingresso del
rifugio.
Dopo questa nota storica riprendiamo il nostro racconto: al rifugio ci siamo
fermati il minimo indispensabile sia per la gran confusione che facevano i
bykers in raduno e poi perché dando un'occhiata dove doveva esserci il Cusna si
vedevano solo nuvoloni addensarsi; decidiamo di ripartire al più presto.
Percorriamo un tratto di strada sterrata per lasciarlo dopo poco e prendendo,
sulla sinistra il sentiero n° 615
(in prossimità de il
Passone, una sella sassosa sormontata da una croce e da un "organo a vento"
formato da alcuni tubi metallici, opportunamente sagomati, che il vento porta in
risonanza trasformandoli in canne d'organo che suonano un caratteristico
concerto), intanto diamo un'occhiata al tempo, forse regge, sembra che le nuvole
si spostino verso sud e ampi spazzi si aprono, fiduciosi proseguiamo la
camminata.
Deviamo sul 607 che sale sullo spartiacque della Piella,
la vegetazione diventa più alpina, erba bassa e cuscinetti di muschi con
numerosi fiorellini rosa come ho già visto sulle più settentrionali Alpi e l'
ogni presente "
Semprevivo".
Cenni botanici: Il semprevivo, pianta erbacea perenne e rustica, molto
caratteristica, appartiene alla famiglia delle crassulaceae. In botanica è
conosciuto come sempervivum. Il nome è una garanzia del suo aspetto: il
trascorrere delle stagioni, infatti, non incide sulla pianta. La figura fresca e
carnosa è uguale in ogni momento. Cresce un po' dappertutto, purché sia qualcosa
di roccioso o selvatico: sulle rupi, sui tetti, sui muri. Le differenze tra
specie diverse sono minime, e riguardano per lo più le dimensioni delle rosette
e la colorazione delle foglie. Allo stato spontaneo il semprevivo si trova in
Europa, nelle regioni mediterranee ed in Asia. In Italia, molto diffuso
soprattutto nella varietà di sempervivum tectorum, come già detto cresce e
quindi si trova sui tetti delle case, sui muri, sulle pareti di roccia. Le
rosette hanno un diametro di 8-10 centimetri, mentre i fiori hanno un colore
rosso-porpora. Quasi tutte le specie producono in inizio stagione estiva fiori
vistosissimi su steli relativamente grossi per la pianta. Una particolarità è
quella che, dopo aver prodotto il fiore, la rosetta muore. La sua perdita, però,
è del tutto compensata dal numero di nuove rosette che si sono sviluppate
intorno. Le foglie sono disposte con simmetria, serrate le une alle altre, così
come le rosette, e tutte insieme danno origine ad un tappeto tanto perfetto
visivamente da sembrare artificiale.
Il succo delle foglie è rinfrescante e astringente. Per uso esterno, si afferma
che le foglie siano utilizzate contro punture di vari insetti, contro ustioni ed
ulcere della cute.
Torniamo di nuovo a noi, proseguiamo giungiamo sul Piella a mt. 2017, purtroppo
la visibilità si è ridotta a poche centinaia di metri e non possiamo ammirare
alcun panorama. Si intravedono delle costruzioni, solo quando siamo nelle
immediate vicinanze ci rendiamo conto che siamo al rifugio Emila 2000 dove
arriva l'impianto di risalita da Febbio, oggi rigorosamente chiuso.
Non ci resta che andare avanti, giungiamo al rilevo del
Sasso del Morto (m.2058) passando
trà pietraie e aggirando piccole guglie, finalmente siamo in vista del
Cusna, davanti a noi per arrivare alla sella sotto la quale si innalza un
ripida parete.
Vista da distanza ci sembra alquanto rischiosa ma poi una volta che
seguiamo le segnalazioni non notiamo grandi difficoltà, passaggi di I° grado.
Solo un piccolo gruppetto di cinque persone rinuncia alla salita. Come
alternativa si potrebbe allungare un pò portandosi
verso nord seguendo il sentiero che, partendo dalla sella scende per un certo
tratto fino a una sorgente e da qui si va a incrociare con i sentieri che
vengono da Febbio e che salgono sul Cusna dall'erboso versante nord.
Eccoci finalmente in vetta a quota 2121 mt. siamo tutti felici finalmente
siamo arrivati su una vetta che ci sembrava stregata, per un motivo o per
l'altro non ci si riusciva ad arrivare, il motivo principale comunque è sempre
stato per via di forti temporali. E a proposito di temporali dopo aver scrutato
il celo ci affrettiamo a fare foto di gruppo, non perdiamo tempo ad ammirare
panorami tanto non sene vedono, da quassù sarebbe di 360° e nelle
giornate limpide e ventose si riuscirebbe tranquillamente a osservare le Apuane,
l'arco alpino, il golfo di La Spezia, il mare Tirreno e la Corsica!
Ma oggi solo nuvole nere.
Dalla vetta diamo uno sguardo verso nord e notiamo i nostri amici che intanto si
sono fermati per il pranzo, visto l'ora ci affrettiamo per unirci a loro.
Una volta raggiunti ci prepariamo per mangiare anche noi, ma non tarda molto a
farsi sentire il brontolio del celo, in lontananza molti tuoni. Mangiamo ma con
la mantella a portata di mano, non siamo tranquilli anche perché inizia a venire
giù qualche goccia, ma poi smette e facciamo in tempo a mangiare anche le cialde
di Bruno.
Il celo si fà sempre più nero, anche le marmotte con il loro fischi ci
consigliano di muoverci e che la doccia oggi non ce la leva nessuno.
Prendiamo il sentiero n°617 per Peschiera Zamboni, non passa neanche mezz'ora e
giù acqua, si aprono letteralmente le cateratte del celo, acqua e grandine a più
non posso, tuoni e lampi ci scoppiavano vicinissimi da assordarci.
Il temporale per giunta ci sorprende nel tratto più ripido e scivoloso,
finalmente siamo nel bosco dove il sentiero divento meno ripido ma ormai
trasformato in ruscello, a volte in un vero e proprio torrente.
L'intensità della pioggia non cessa e decidiamo di terminare la nostra
escursione al rifugio Zamboni accorciando di un bel pò, ma una spiacevole
sorpresa ci attende, dietro una curva a pochi minuti dal rifugio un torrente in
piena ci sbarra la strada, passare su un ponticello approssimativo ci sembrava
troppo rischioso e non ci resta che tornare sui nostri passi e prendere il
sentiero n° 609 per Rescadore a Febbio.
Finalmente la pioggia cessa e si aprono squarci nel celo, questo ci fa capire
che siamo vicini, infatti il sole torna sempre quando si arriva alle auto.
Come volevasi dimostrare il bosco si dirada ed eccoci quà sulla strada proprio
mentre arriva il nostro pullman.
L'avventura non è ancora terminata: dobbiamo cambiarci gli indumenti, chi è
stato previdente o si è ricordato di bagnate passate si è portato anche le
mutande.
Ci è rimasto solo il tempo per prenderci qualcosa di caldo al bar e poi
ripartiamo alla volta di Ripa di Versilia consapevoli di dover affrontare
infinite curve che ci attorciglieranno le budella, questo si che sarà un
tormento!!
Tutto sommato è stata una bellissima escursione, peccato dei mancati paesaggi ma
sarà occasione per tornarci.
QUEL MONTE
(IL CUSNA)Eran fredde eran gelide eran pungenti
Le bianche mattinate di quei tempi
Mentre ancor studente a scuola andavi
Da quel monte all'orizzonte lo sguardo non staccavi
I confini del mondo quel monte pareva segnare
Nel tuo piccolo mondo quel monte ti faceva sognare
Scanditi dal pulsar dei suoi nevai quasi perenni
Son trascorsi più di tre decenni
Di quel monte oggi ne hai fatto una bandiera
Come un destriero lo cavalchi da mattin a sera
Gigante addormentato o bianco destriero
Par essere quel monte ai confini col cielo
Si risveglia il gigante emette un lamento
Ti annuncia l'arrivo del suo mitico vento
Col turbinar della neve nella bianca criniera
Ti dice di scender che vien la bufera
Non lo sfidare, attendi il placare delle sue ire
Ti è amico quel monte, non ti vuole tradire
POESIA DI EMO BONI
Foto
escursione
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