30/03/2008 Penna di Lucchio e Memoriante - Svizzera Pesciatina
Sentieri: 54 - 65 |
Punti d'appoggio: Nessuno |
Acqua: Nel paese di Pontito |
Quote: Penna di Lucchio (1176 mt) - M. Memoriante (1149 mt . ) |
Questa volta effettuiamo
l'escursione sull'Appennino pistoiese uscendo un pò dalle
nostre splendide Apuane.
L'escursione si svolge nella " Svizzera pesciatina": tale
curioso appellativo fu coniato nel XIX secolo da Jean Charles Sismondi, un
intellettuale ginevrino esule in Italia per ragioni politiche a cui queste zone
rammentavano la terra natale. Sui dolci fianchi di colline verdeggianti si
stagliano netti dieci antichi paesi, le cosiddette Castella, che sono: Vellano
(600 m.s.l.m.), Pietrabuona (110 m.), Medicina (537 m.), Fibbialla (424 m.),
Aramo (397 m.), San Quirico (529 m.), Sorana (410 m.), Castelvecchio (450 m.),
Stiappa (630 m.) e Pontito (750 m.).
Da quest'ultima località partirà la nostra escursione.
Visto che Sabrina e Luca sono di Altopascio ci diamo appuntamento al casello di
Chiesina Uzzanese, da qui ci dirigiamo verso Pescia
dove facciamo una sosta per congiungerci ad altri due amici
e poi seguendo la strada delle " Castella"
attraversando i paesi di Aramo, S. Quirico, Castelvecchio, Stiappa e
infine Pontito dove troviamo ad attenderci Bruno e Severina; così, con loro
siamo in quindici.
Pontito 700 mt,
è la borgata più elevata della " Svizzera pesciatina", ed è anche
la più lontana dal capoluogo. Il paese ha una caratteristica forma a ventaglio
rovesciato, con la chiesa a fare da vertice e le strade e le case a formare vari
archi concentrici.
Nel punto più basso del paese si trova la cappella della Madonna del Soccorso e
più in basso ancora i ruderi della chiesetta di S. Andrea, riportati alla
luce dagli archeologi del museo di geopaleontologia, archeologia e mineralogia
di Pescia.
Il paese diede i natali a Lazzaro Papi, letterato di fama tra Settecento e
Ottocento, medico al seguito della Marina di Sua Maestà Britannica in India e
primo traduttore in italiano del Paradiso Perduto di John Milton.
E' possibile pernottare presso l'ostello comunale o la canonica di Pontito, nel
mese di agosto viene tenuta la sagra del formaggio pecorino.
Lasciamo le auto lungo la strada appena fuori il paese, la piccola piazzetta,
Piazza Lazzaro Papi, può ospitare solo poche auto ed è tutto completo.
Comunque sono pochi passi e in prossimità di una bella fontana inizia una
strada selciata, se si fà molta attenzione all'inizio vi è un segnavia mezzo nascosto
dalla vegetazione e corrisponde al n° 86 sotto il numero vi è una freccia che
indica il senso opposto di dove andiamo noi (?), al termine della salita
troviamo una freccia con segnavia n° 54 per Croce a Veglia, Monte Granaio e le Pracchie.
Seguiamo questo sentiero siamo immersi in bellissimi boschi di castagno, ci
viene spontaneo dare un'occhiata al calcio di queste maestose piante per vedere
se tante volte trovassimo un porcino; naturalmente siamo fuori stagione e niente
trovamenti miracolosi ma dare un'occhiata non costa niente!
Mentre continuiamo nel bosco siamo assistititi di segnali bianco rossi,
decidiamo di lasciarli intravedendo che più avanti il bosco si dirada, il
sentiero ci porterebbe sulla strada e non ci và di camminare su
strada anche se sterrata.
Come detta il bosco si dirada e ci ritroviamo su ampi prati ricchi d'acqua usati
a pascolo per mandrie di mucche, siamo alle Pracchie, il
cartello indicava un'ora e cinquanta ma noi ci abbiamo messo un'ora scarsa.
Specialmente in questo punto capiamo il perché dell'appellativo di
"Svizzera" questi grandi prati con tutti quegli armenti al
pascolo ricordano effettivamente i luoghi dello stato elvetico.
Attraversiamo i prati, l'ultima volta che ci sono stato li abbiamo attraversati squadrati dalle mucche che correvano a protezione dei
vitellini, mentre camminavamo cercando di dare meno fastidio possibile non
potevamo intenerirci alla vista di piccoli che si rincorrono o ancora di chi
reclamava la poppata, purtroppo questa volta non possiamo godere di questo bucolico spettacolo
in quanto gli armenti sono ancora nelle stalle.
Terminati i pascoli ci ritroviamo su una strada sterrata denominata Via Croce a
Veglia, siamo ad un bivio, noi andiamo dritto, camminiamo per circa dieci minuti
e ancora un'altro bivio che prendiamo a destra, su un albero possiamo veder le
indicazioni per Lucchio, sentiero n° 67, e per la Penna di lucchio sentiero
n°65, ancora pochi minuti e ci ritroviamo all' insenatura chiamata Sella del Romitorio (m.
1049), a sinistra ha inizio il sentiero per il Monte
Memoriante (m. 1149), ma noi andiamo a destra da dove parte il sentiero per la
vetta della penna di Lucchio.
Entriamo nel sentiero e subito ci troviamo su roccette, ci portiamo verso est
sul crinale che visto dal basso ci ha dato da pensare, una volta arrivati sulla
cresta ci accorgiamo che la salita sarà una salita tra rocce con passaggi
facili di primo grado, unica preoccupazione è quella di seguire i segni
impressi sulle rocce per evitare spiacevoli inconvenienti.
Mentre saliamo ammiriamo i primi fiori della primavera: primule, crochi, viole e
molti altri.
Giungiamo all'antecima e percorrendo la cresta, spaziosa, giungiamo sulla vetta
a mt. 1176.
Dalla vetta della penna di Lucchio si può ammirare un bellissimo panorama che
spazia dalle Apuane a tutto il crinale appenninico, il
Balzo Nero e sotto di noi l’inconfondibile sagoma del paese di Lucchio,
abbarbicato alla montagna e sovrastato dalla sua rocca.
Dopo una breve sosta ripartiamo prendendo un sentiero che scende dalla parte
opposta verso il M. Memoriante.
Scendiamo tra faggi su un sentiero ripido e scivoloso, mentre scendiamo notiamo
dei grandi branchi di capre selvatiche che al nostro arrivare se la danno a
gambe.
Raggiungiamo un'insellatura dove a sinistra c'è un sentiero che
percorreremo al ritorno e davanti a noi un'indicazione rozza che indica il
Memoriante, andiamo avanti e notiamo un' altra iscrizione: " Memoriante
- direttissima passaggi di primo grado - decidiamo per quest'ultimo.
Entriamo in un canalino che dobbiamo affrontare arrampicandoci, io direi che in
certi punti si può azzardare a classificare anche secondo grado.
Comunque è una facile e divertente salita che comunque va affrontata da
escursionisti esperti e pratici di progressione su roccia.
Al termine del canalino ci troviamo su prati costellati da rocce carsiche e in
breve siamo in vetta (1149 mt.).
Il panorama più o meno è lo stesso della Penna di Lucchio da quì però si
può ammirare anche il caratteristico borgo di Vico
Pancellorum e tutta la vallata di Bagni di Lucca, una curiosità: sulla
vetta abbiamo trovato numerosi cocci di terracotta e non possiamo domandarci del
perchè li troviamo su questa vetta non proprio accessibile, ma anche ricerche
fatte su internet non ci hanno dato risposta.
Decidiamo di riprendere il cammino e scendere prima di pranzare, ma quì sorge
qualche problema: di segni neanche l'ombra e dobbiamo andare a naso,
orientandoci tenendo a vista la Penna di L. ci dirigiamo in quella direzione e
con qualche giravolta riusciamo ad individuare il sentiero.
Appena individuato notiamo anche i segnali rossi, quelli più in alto che fine
avranno fatto?
oltrepassiamo un dosso e con nostra grande sorpresa notiamo che forse il
sentiero diretto forse è meglio di questo almeno eravamo dentro un canalino,
qui ci ritroviamo a percorrere un tracciato a strapiombo con diversi metri di
vuoto, ci mettiamo di buona pazienza e passiamo tutti senza problemi.
Decidiamo di fermarci quì per il pranzo, ci sistemiamo su morbido paleo
all'ombra di alti faggi, purtroppo ancora spogli, una volta mangiato i nostri
viveri inizia Giuseppina a distribuire generose porzioni di torte di riso,
reminescenze delle festività pasquali, e guai a rifiutare! Poi è la volta di
Bruno con delle buonissime cialde.
E' abbastanza presto e allora rimaniamo a poltrire sollazzandoci con vari sfottò
e battute varie.
Sono le quattordici e decidiamo di ripartire, non risaliamo la Penna ma
prendiamo il sentiero che scende e precorre la base di quest'ultima montagna,
dovrebbe essere il n° 67, dico dovrebbe perchè in effetti numerazioni non sene
vedono, comunque segni bianco rossi ci sono anche se non sempre evidenti.
Dopo aver percorso molto sentiero in discesa ci troviamo su un tratto in salita
e in breve chiudiamo l'anello riportandoci alla Sella del Romitorio. Risiamo
sulla strada e giungiamo al bivio con la Via Croce a Veglia, sapendo che nelle
vicinanze abitano i pastori che fanno del buon formaggio e ricotta ci dirigiamo
verso le loro abitazioni. Siamo fortunati ne sono provvisti e molti di noi
acquistano del buon pecorino e ricotta di pecora molto saporita.
Riprendiamo il cammino e percorriamo la strada questa volta sino ad incontrare
dei segni rossi su delle rocce sulla nostra destra, il breve sentiero serve solo
per tagliare la grande curva che percorre la strada e subito ci ritroviamo sullo
sterrato, prendiamo fuori tracciato sulla destra, in un tratto con poca
vegetazione e scendiamo sino ad un torrentello, lo attraversiamo e camminiamo
per un breve tratto andando dritti per pochi metri, guardando sulla sinistra si
può notare una traccia di sentiero, riattraversiamo il torrentello ed ecco
risiamo sul sentiero segnato, non ci resta che seguirlo e in circa quaranta
minuti siamo di nuovo a Pontito.
Naturalmente non possiamo andarcene senza visitare questo antico paese e
cominciamo dalla chiesa dei
SS. Andrea e Lucia. Questa chiesa
Sicuramente nel 910 esisteva già, e da un certo tempo, visto che appunto in
quell'anno la chiesa è ricordata come dipendente dal piviere di San Martino a
Vellano, in una carta dell'Archivio Arcivescovile Lucchese recante la data del
1° Luglio; siamo fortunato la troviamo aperta.
Poi scendiamo verso la parte bassa del paese e notiamo la caratteristica forma
urbana, ricavata in conformità alle caratteristiche della collina su cui è
sorto. E’ la forma di un grande ventaglio rovesciato, la cui parte inferiore si
distende allargandosi progressivamente verso le pendici del colle, mentre la
superiore si restringe gradatamente, seguendo l'elevarsi del pendio, verso il
luogo più eminente, dove è posta appunto l'antica chiesa. Straordinaria è la
regolarità della sua forma, la sua geometricità rigorosa, e la nettezza dei suoi
contorni: le case si interrompono bruscamente lungo un'immaginaria linea retta
che discende dall'alto della chiesa, ed appaiono perfettamente allineate ad una
visione laterale. Appena superata questa linea ideale il quieto verde delle
colline circostanti riprende il suo assoluto predominio, senza recare in se più
alcuna traccia della presenza di un nucleo abitato a pochi passi.
Altrettanto straordinario è il fatto che, di questo ventaglio, pare di poter
intuire perfino le pieghe: esse sembrano, infatti, finemente disegnate dai
piccoli vicoli discendenti, che si intuiscono allineati in un reticolo di
intersezioni e di parallelismi accuratamente studiati, e che paiono farsi più
fitti in corrispondenza delle sue estremità. In alto, invece, la chiesa con la
sua massiccia torre campanaria, pare costituire l'indispensabile manico di
questo ventaglio.
Dopo aver percorso i meandri di questo paese ci ritroviamo alla piazzetta dove
c'è il piccolo parcheggio e di conseguenza terminiamo la nostra escursione.
un'escursione molto interessante che ha coniugato la camminata con la facile
arrampicata che ci ha moto gratificato dando maggior interesse alla nostra
attività.
saliamo sulle auto ma naturalmente non possiamo dire che la giornata sia finita
se non la coroniamo con un gran gelato artigianale.
Ciao e alla prossima!!
Foto
escursione
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