La maratona di New York 02/11/2008 relazione di Marco Meccheri

E' doveroso prima di scrivere qualsiasi cosa che io ringrazi per questa meravigliosa vacanza, che ha avuto come epilogo una splendida Maratona, alcune persone che hanno permesso che la facessi. Al primo posto la mia famiglia, mia moglie e i miei figli, che mi hanno sempre incoraggiato credendo in me e sovvenzionandomi finanziariamente anche se non in maniera diretta.
Poi il mio allenatore Massimo Santucci che ha fatto in modo, preparandomi costantemente e professionalmente, che portassi in fondo la mia gara. Dimostrando così che anche dalle rape si può estrarre qualcosa di buono. Poi gli amici che mi hanno dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, il loro grande affetto facendomi “gli imbocca a lupo” ed augurandomi ogni bene affinché tutto andasse per il meglio. In ultimo, ma non per ultimo, Alessandro Navari, grande amico e compagno di avventura. Devo confessare di aver passato con lui una vacanza splendida condividendo l'esperienza della maratona che, almeno da parte mia, ci legherà in un ricordo bellissimo.
E adesso voglio esprimere alcune sensazioni che ho avuto prima, durante e dopo la mia Maratona.
L'idea mi è balzata in testa quasi per caso . Poteva finire in quella stanza del cervello dove ci sono le altre che non hanno mai trovato vie di uscita. Ma questa volta sembra più forte e, come una palla, continua a rimbalzarmi in testa sempre più frequentemente per non essere riposta. Ed allora inizio ad elaborarla l'accosto ad una ricorrenza è vicina al mio cinquantesimo compleanno. Perchè allora non farmi un regalo? Ed ecco che l'idea stà prendendo forma e trasformando il sogno in realtà. Succede allora che ne parlo , qualche amico mi incoraggia, la mia famiglia mi sostiene, il mio preparatore crede in me. Ci sono anche i “Bastian contrario”, per non chiamarli di peggio ,che remano contro, questa volta oltre tutto ci sono anche gli pseudo atleti che mi dicono che non ho le caratteristiche per correre una maratona. Me ne frego e tiro dritto . Ormai l'idea si è trasformata in realtà. Ho colto l'attimo, non torno indietro, voglio vivere il sogno correndo per le strade di New York.
La preparazione fisica è stata impegnativa dato che è iniziata nel mese di Luglio. Giornate molto calde hanno reso gli allenamenti faticosissimi ma la testa ormai era concentrata già sulla corsa della grande mela e niente avrebbe potuto mai farmi desistere. I dolori che di tanto in tanto mi prendono nei muscoli, che magari fino ha quel momento non sapevo neanche di avere, sinceramente mi fanno pensare al peggio, ma la fiducia di farcela è tale che miracolosamente scompaiono. Grazie magari anche a qualche massaggio ben fatto dal fisioterapista. Ed il tempo passa fino ad arrivare al fatidico giorno della partenza per l'America. Non si torna indietro, il buon umore mischiato ancora ad un pizzico di incredulità, la fanno adesso da padrone. E la curiosità di cosa troverò dall'altra parte del mondo mi pervade. Ogni persona con la quale ho parlato, mi ha dato la propria versione di New York, ma so che fra poco mi renderò conto personalmente. Mi sento come un bambino il primo giorno di scuola
Dopo un viaggio che sembra non avere mai termine,forse per la mancanza di abitudine, sono arrivato nel posto in cui tra poche ore darò soluzione al mio desiderio, e la stanchezza del viaggio scompare. Eccomi nel quartiere di Manhattan dove alloggerò. Sceso dal pullman di trasferimento dall'aeroporto, l'impressione che ho è che questi americani abbiano le crisi di gigantismo: è tutto veramente enorme e gli occhi salgono in alto per raggiungere la vetta dei grattacieli. Mancano soltanto due giorni allo scopo per il quale sono lì e sarebbe buona consuetudine non sprecare troppe energie e riposarsi il più possibile, ma l'occasione è troppo ghiotta per non approfittarne e visitare così la città che ci ospita. La prima parola che mi è venuta in mente per definire New York è “Viva”con il grande mescolarsi di etnie. Il correre continuo di ognuno dei suoi abitanti, il traffico caotico colorato di giallo da un mare infinito di taxi, la rinuncia ad avere un passato distruggendo e costruendo guardando al futuro. Però è bello passeggiare,curiosare e fare acquisti in questa terra, che sento così lontana anche negli usi nei quali sono abituato a vivere ormai da cinquant'anni. Ma non dimentico certo il motivo per il quale sono arrivato qui. Pensiero predominante, anche adesso che cerco di ghiacciare i bollori dell'ansia, tenendo a freno l'adrenalina che inesorabilmente sale. Correre la Maratona Gli esperti dicono che i dolori che sentiamo in questa vigilia sono solo il frutto della nostra fantasia .Sarà vero? Troppe domande, tanti dubbi oggi ma una sola grande risposta Voglio divertirmi e comunque andrà sarà sicuramente una vittoria.
Ci siamo, il gran giorno è finalmente arrivato. Dopo una notte passata tra l'insonnia ed uno stato d'animo a dir poco agitato, salgo sul pullman per il viaggio che mi porterà alla partenza della gara.
Agitazione ,che l'autista del bus, che porta gli atleti al ponte di Verazzano dove avverrà la partenza non contribuisce a far passare, considerando che ha una guida a dir poco spericolata. Eccomi dunque qua dove tra circa tre ore prenderà il via la Maratona. Il freddo è intenso, comunque ci sono diverse tende nelle quali ripararsi. Con Alessandro cerchiamo di esorcizzare il momento che stiamo vivendo, chiacchierando del più e del meno e guardando le facce, incredule, di tutti quelli che come noi hanno deciso di vivere una tale avventura. E' quasi giunta l'ora nella quale il cannone che darà il via ci farà sentire la sua voce. Dopo un abbraccio e l'incoraggiamento con Alessandro, mi sono incanalato con altri compagni di sorte, nelle vicinanze del ponte dove avrà inizio la vera e propria gara. Ecco lo scoppio del cannone svestiti gli abiti che mi riparavano dal freddo, inizio a correre l'emozione è fortissima come la voglia di vivere questa meravigliosa storia.
Eccomi, sono io, sono qui e stò vivendo il mio sogno meraviglioso.  Non so ancora che gara sarà, perché come succede in ogni situazione, il tuttologo di turno ti dà la propria versione di come ha affrontato, di come affronterà, o di come affronterebbe la maratona ma anche questa volta so che debbo viverla in prima persona per rendermi conto. E allora sto correndo il fiato e le gambe stanno rispondendo benissimo. Attraversato il ponte entriamo nei quartieri New yorkesi e subito due ali di folla festante e rumorosa accoglie questa moltitudine di corridori. Personalmente vengo subito invaso dal buon umore, fino a ridere come un matto, solleticato anche dal fatto che queste splendide persone di ogni etnia, con le loro colorate bandiere inneggiano proprio a me chiamandomi per nome, rilevato dalla maglia personalizzata, come se mi conoscessero da sempre. Era semplicemente meraviglioso essere chiamati nonostante il nome storpiato da lingue straniere ed incitarti a proseguire, a tenere duro fino a concludere la fatica. Fatica che scompare ,quando passo sul bordo della strada, per merito anche dei numerosi complessi, cori ed orchestrine che ad ogni angolo fanno da colonna sonora alla corsa. E' una festa, una grande e meravigliosa festa, della quale mi sento il protagonista. Vanità? Non importa il tempo che ci metterò a concludere la gara, non importano i dolori che mi prendono, non importa la stanchezza che umanamente si fa sentire, quello che conta è essere qui e sentire che insieme a te ci sono gli amici che se ne sono andati troppo presto. E ci sono, anche con il pensiero, tutte le persone che ti vogliono bene e forse cè anche quel Santo al quale ho rivolto una preghiera prima di partire.
Le miglia passano, il Central Park si avvicina, l'arrivo è ormai questione di poco l'incitamento se possibile si fa ancora più intenso. Eccomi, sono qui, sto attraversando la linea del traguardo. Le mani e lo sguardo in alto , ed un bacio lanciato verso il cielo. Ma cosa stò facendo? Una ragazza mi mette la medaglia al collo e le lacrime si stanno mescolando al sudore Sto piangendo! è un pianto di gioia, un pianto liberatorio. Penso alla mia famiglia che avrei voluto qui con me per condividere questo meraviglioso momento, penso a tutti quelli che hanno creduto che ce la facessi' penso a Guido e Lorena ai quali dedico la mia gara.
Si sanno spegnendo i riflettori sulla maratona. E' arrivato purtroppo il tempo di tornare verso casa e la malinconia e la nostalgia stanno facendo capolino. Poi resterà il ricordo di qualcosa di grande, di avere scritto un capitolo importante nel libro della mia vita. Il ricordo di un idea che si è fatta talmente forte da aver trovato la propria collocazione in un posto d'elitè della memoria.
Credo di aver scoperto che sapore hanno i Sogni e devo dire che è molto molto dolce.

Grazie a Tutti Marco Meccheri

Foto in giro per New York
Foto Maratona

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