01/05/2008 Pizzo d'Uccello

Il Pizzo d'Uccello (m. 1781) è la vetta più settentrionale delle Apuane. Mostra da ogni versante profili slanciati, ma soprattutto a nord assume un aspetto imponente con la spettacolare parete rocciosa che si innalza per 700 metri, che contribuisce a fargli veramente meritare l'appellativo di "Cervino delle Apuane".
Si distingue tra le altre cime delle Alpi Apuane soprattutto per la sua Parete Nord un appicco di quasi 800 m di dislivello che pone la montagna al paragone con le più famose pareti dolomitiche o delle alpi occidentali.
Alla montagna si accede dalla località Orto di Donna un tempo amena valle, adesso il gran parte deturpata dall'escavazione del marmo circondata da cime ardite tra le cui il Monte Pisanino, il Monte Cavallo , il Monte Contrario e il Monte Grondilice .
Sulla parete nord si snodano diverse vie di arrampicata tutte di grande impegno .

quota di partenza (m.): 1150
quota vetta (m.): 1781
dislivello complessivo (m.): 631
difficoltà: EE  con passi di I grado e uno di II-; roccia buona
Località partenza: Rifugio Donegani   Orta di Donna in Val Serenaia Minucciano
punti appoggio: Rifugio Donegani
acqua: al Rifugio Donegani
Guida di riferimento: Guida dei monti d'Italia del Cai - n°58 (Alpi Apuane)

 

Giorni fà abbiamo ricevuto una richiesta da una associazione di Roma ( Ogni Quota) per informazioni sulle Apuane, dopo vari scambi di email e telefonate siamo rimasti d'accordo che almeno un'escursioni l'avremo fatta assieme; per l'appunto oggi accompagneremo questi nuovi amici su una delle cime più belle delle Apuane: il Pizzo d'Uccello.
Io (Alessandro) e Marco partiamo di buon ora percorrendo l'autostrada sino ad Aulla, seguendo per Fivizzano e Poi imbocchiamo la strada per Lucca,seguendo le indicazioni per Minucciano.
Appena passata una galleria sulla destra parte una strada che porta alla località Orto di Donna in val Serenaia inoltrandoci nella incantevole conca di origine glaciale racchiusa tra i monti
Pisanino, Cavallo, Contrario, Grondilice
, Cresta Garnerone, Pizzo d'Uccello, Capradossa La strada percorre la valle per circa 5 chilometri attraversando incantevoli faggete. Si giunge nella splendida valle Serenaia ai piedi del Pisanino e saliti di un tornante arriviamo nei pressi del Rifugio Donegani, quì dobbiamo lasciare la macchina in quanto la strada  è sbarrata.
Il clima più che essere appropriato per il primo maggio e piuttosto invernale, nuvole basse e getti improvvisi di pioggia gelida, attendiamo i nostri presso l'accogliente rifugio.
Passa il tempo, non arriva nessuno, quasi quasi desistiamo, quando stiamo per risalire in auto eccoli che arrivano.
Non siamo molto convinti, il tempo è pessimo e sulle pareti rivolte a nord vi è ancora molta neve, comunque sono venuti e solo per non averli fatti venire da Roma per niente proponiamo di andare sino a Foce a Giovo, poi si vedrà.
Imbocchiamo il sentiero n° 37 che attraverso la faggeta ci porta sulla strada di cava, ne attraversiamo diverse e se devo dire la verità non è che siano un grande spettacolo sia per il deturpamento selvaggio che vi è stato fatto e per l'abbandono in cui si trovano con rifiuti di tutti i tipi. 
Continuiamo e dopo alcune centinaia di metri si deve svoltare a destra superando una sbarra di ferro, la deviazione è comunque ben segnalata ( anche troppo) da una imponente scritta su un blocco di marmo. Purtroppo dobbiamo ancora proseguire su strada sterrata, una vera scocciatura, ma in breve troviamo un'altro blocco di marmo che con altrettanta esagerazione di quella precedente riporta l'indicazione per Foce a Giovo. Imbocchiamo il sentiero n° 181, sentiero finalmente! Proseguiamo in salita ma all'ombra dei faggi e in meno di un'ora siamo a Foce a Giovo
(m. 1500) un'ampia sella erbosa e ottimo punto panoramico sulla Val Serenaia, e sull'Appennino, ad est e sulla Valle di Vinca e il mare ad ovest. Davanti a noi si staglia la mole del Pisanino, guardiamo con rispetto la Bagola Bianca, il crinale che abbiamo percorso altre volte ma guardandolo ancora ci rendiamo conto che è stata una bella impresa e con una punto d'orgoglio la descriviamo ai nostri nuovi amici romani. Un attimo di riposo e ripartiamo prendendo il sentiero n° 175 che ci conduce alla foce del Giovetto ( mt.1497). 
Ora inizia la vera salita alla vetta del Pizzo, una salita di circa 300 metri di dislivello che vanno risaliti.  La parte superiore della montagna è tutta roccia, a tratti solida, a tratti sfasciume, e la salita in alcuni tratti impegnativa, richiede spesso l'uso delle mani per aiutarsi nella progressione (viene infatti classificata come I° grado, un tratto di II°) e ovviamente la massima attenzione nei non pochi tratti esposti. 
Dopo un primo tratto impegnativo ma comunque superabile solo con un po' di attenzione si incontrano alcuni passaggi molto esposti su cui è necessario progredire aiutandosi con le mani superando alcuni passaggi in arrampicata. Sono brevi passaggi classificati di I° grado che possono comunque mettere in seria difficoltà i meno esperti. Mentre saliamo continuiamo a raccomandare a tutti fare attenzione ai sassi smossi che potrebbero causare gravi danni a chi segue. 
Arriviamo comunque tutti in vetta, i nostri amici della Capitale sono rimasti entusiasti, molte sono state le espressioni di meraviglia paragonando le Apuane alle Dolomiti aumentando in noi l'orgoglio di sentire nostre queste montagne.
Peccato che oggi la giornata non è bellissima, anche se il celo si sta aprendo, non si può godere dello splendido panorama che si parerebbe davanti ai nostri occhi. Da qui decisamente la vista è superba, spazia su tutta la Lunigiana con il vicino Solco di Equi, sulla valle di Vinca, sulla Val Serenaia con in primo piano il Pisanino, sul Sagro e sulla Cresta Garnerone, sul Grondilice e su tante cime delle Alpi Apuane. Impressionante è anche la vista sulla cresta su cui passa la ferrata di Foce Siggioli
Ci congratuliamo tra di noi e ci mettiamo ad ammirare le bellezza che tra uno squarcio e l'altro trà le nuvole si possono vedere. Pranziamo in vetta e dopo una  foto di gruppo scendiamo.
Ripercorriamo il sentiero fatto al mattino e tranquillamente ci riportiamo al rifugio Donegani, una bella birra, due chiacchiere salutiamo i nostri nuovi amici augurandoci di ritrovarci per nuove avventure.

Foto escursione

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