Altissimo 31 agosto 2008 - di Cigna Rossano

L'Altissimo a dispetto del nome (misura solo 1589 metri) è fra le più basse cime delle Apuane, ma è quella che dal litorale tirrenico appare più maestosa, con il versante sud che cade verticale per quasi 700 m.
La sua immensa mole domina la valle del torrente Serra a sud mentre a nord è meno scosceso e presenta salti di roccia verticale immersi in boschi di faggio.
L'Altissimo destò grande impressione anche in Michelangelo che si inerpicò sulle sue pendici in cerca del marmo statuario necessario per le sue sculture.

Sentieri: 33 Pasquilio-Granaiola-Passo del Pittore-Passo della Greppia-Passo degli Uncini-Casa Henraux alle Gobbie-Rifugio Puliti-Arni - 142 Le Cervaiole-Passo del Vaso Tondo-Cave del Fondone-Innesto sentiero 31 -  143 Passo degli Uncini-Vetta Monte Altissimo-Passo del Vaso Tondo
Punti d'appoggio: Alle Gobbie Ristorante le Gobbie
Acqua: Alle Gobbie
Quote: Le Gobbie (1037mt.), Passo degli Uncini (m 1380), Passo del Vaso Tondo (1471 mt), l’Altissimo (1590 mt.)

Accesso: Dall'autostrada A12 Genova-Livorno uscire all'uscita "Versilia" e seguire le indicazioni per Castelnuovo Garfagnana.
Occorre percorrere la strada provinciale oltrepassando Ruosina, Retignano e Levigliani, quindi imboccare la galleria del Cipollaio e scendendo dopo la galleria ad un bivio prendere a sinistra verso Arni.
Si oltrepassa il paese e dopo una galleria si raggiunge l'albergo Le Gobbie (1087 m). Si lascia l'auto nello spiazzo sterrato dall'altra parte della strada rispetto all'albergo.
 

 


Corea l’anno di grazia 2008, nel giorno del Signore 31-08 e mentre i corridori erano iti a corrì, l’ Apuano, con le sue innumerevoli varietà, s' impersonificava con i seguenti soggetti: Bruno, Severina, Paiotto Luca, Paiotta Sabrina e Rossano, si appropinquava verso un’ altra giornata di escursioni e sollazzamenti. La partenza fu, naturalmente, ognuno da casa sua con appattumamento presso la Pasticceria Clarabella in Via Nova, dove davanti a una ricca colazione a base di paste ripiene, bomboloni e cappuccini, ( integratori alimentari per non patire i crampi della fame durante il percorso ) decidemmo di cimentarci ancora una volta sull’ Altissimo, questa volta però passando dal Vaso Tondo. Il vaso Tondo è un percorso che si snoda sul versante occidentale del monte, quello per intenderci che si vede dalla Versilia, ed è stato scavato a mano dagli antichi cavatori, non presenta grandissime difficoltà, ma è molto esposto e per uscirne è abbastanza faticoso. Comunque siamo riusciti a partire verso le 7,30 con il camioncino di Bruno che ci consente di stare tutti insieme, fino a 7 persone, bagagli compresi, comodi comodi. Fatta l’ autostrada e usciti a Versilia ci siamo diretti verso Seravezza a quindi verso Arni ed il Passo del Vestito, subito prima della galleria al ristorante Le Gobbie (1037mt.) abbiamo posteggiato e ci siamo messi in marcia verso il Passo degli Uncini percorrendo il sentiero n° 33.
Dopo una breve e graduale salita all'ombra il sentiero attraversa una strada sterrata (marmifera), qui c'è un bivio,  il sentiero prosegue diritto come n.42 per la Foce del Fratino (1327 mt); (chiamata così per una caratteristica stele che ne ricorda le fattezze) si godono le prime viste mozzafiato sulla Versilia e sul mare, replicate subito dopo al caratteristico Passo degli Uncini.
Da qui siamo scesi verso un bel tavolone di legno chiamato La Greppia, molto probabilmente siamo scesi un pà troppo e abbiamo dovuto trovare il percorso orientandoci a naso tenendo d'occhio una vecchia traccia di strada e una volta raggiunta l'abbiamo seguita sino a risalire alla cava Fitta quota 1080 mt.
Ci troviamo su un pianoro strappato alla montagna, lo sguardo si sofferma sulla costa, un grande blocco lasciato lì appena abbozzato in una faccia ci da testimonianza
di come era il lavoro di cava e di cosa significava vivere tutta una vita tra queste pareti. Abbandonati, silenziosi e seminascosti  sono luoghi inquietanti ma affascinanti come pochi altri.
Visitiamo le grandi sale scavate nel ventre della montagna, sembrano sale di cattedrali gotiche e rimaniamo stupefatti dell'ingegno dell'uomo.
Un'altra curiosità ancora: alzando lo sguardo verso l’alto si vedono, infissi nella parete verticale, i sostegni del percorso dei “Tavoloni”, quello con cui i cavatori raggiungevano dalla cava della Tacca Bianca la cave dei Colonnoni.
 I ferri sostenevano infatti passerelle in legno arditamente sospese sul vuoto e non deve essere stato uno scherzo soprattutto preparare questo percorso, ormai da tempo in rovina (ma qualche “tavolone”, ovviamente malconcio e impraticabile, ancora si vede), sarebbe bello che qualche associazione, magari importante e amministrazioni decidessero di ripristinare tale percorso e magari sfruttare il sito di queste cave come testimonianza della cultura del marmo quando lo sfruttamento non era così invasivo come ai nostri giorni e non perdendo tali testimonianze quando l'incuria e il tempo non lasceranno più niente per ricordare alle generazioni future il sacrificio dei nostri antenati nel portare a casa il pane quotidiano rischiando ogni momento la propria vita.
Dopo la visita ripartiamo salendo su di una scaletta al quanto traballante, questa scala ci permette di salire attraverso quello che rimane di una vecchia lizza verso la Tacca Bianca. Ci troviamo di fronte altre sale scavate nel marmo, visitiamo anche queste, sono in collegamento con quelle più basse della cava Fitta,
 ancora si vedono gli attrezzi del lavoro quotidiano e le scalette dei “tecchiaioli, proseguiamo ancora brevemente e dopo un'ultima salita siamo alla Tacca Bianca a quota 1200mt. All'esterno della cava ancora i ruderi della teleferica a contrappesi che saliva dalla valle di Seravezza, ci testimonia ancora il tipo di lavoro che veniva praticato.
Devo dire che proviamo una certa emozione nel sapere che questi luoghi sono stati visitati da artisti come Michelangelo, scegliendo lui stesso quali blocchi per le sue sculture .
Questa cava veniva raggiunta dai cavatori di Arni salendo dall’alto del  paese apuano al Passo del Vaso Tondo, valico a quota 1380 sulla cresta est dell’Altissimo, per poi scendere un ripido vallone per un centinaio di metri e quindi raggiungere la cava sfruttando una cengia scavata nella parete che la taglia  orizzontalmente.
E' questo il percorso che ci accingiamo a percorrere; come già detto si tratta di un tragitto relativamente facile ma al quanto esposto, molto esposto! Noi lo affronteremo nel senso inverso, cioè dalla Tacca Bianca al Passo del Vaso Tondo.
Come già detto il sentiero, ovvero la cengia si snoda sulla ripidissima parete ovest dell’ Altissimo lunga circa 500 mt. e larga dagli 80 a  100 cm. max. Una volta sulla parete c’ erano dei cavi che potevano fare sicurezza, ora non è rimasto che qualche raro chiodo un po’ rugginoso, non è di per se difficile ma è sconsigliato per le persone che soffrono di vertigini, la forte esposizione ci obbliga a proseguire con cautela visto l'esiguità della larghezza.
Usciti dal Vaso Tondo una ripida salita in un canale ci porta in breve tempo sulla cresta che guarda le cave delle Cervaiole e precisamente al Passo del Vaso Tondo
( 1471 mt). Non ci resta ora che andare in vetta all’ Altissimo (1589 mt.)  con le gambe che si fanno sempre più pese per il gran caldo e la stanchezza. Dopo circa una mezz’ ora riusciamo ad arrivarci.
Dalla vetta dell'Altissimo  il panorama spazia a 360, infatti svetta isolato come balcone di prim'ordine sulla costa carrarese, fino al golfo della Spezia con Portovenere e le isole della Palmaria, Tino e Tinello. Verso sud, invece, la costa versiliese con il lago di Massaciuccoli. Nelle giornate limpide si vedono la Corsica e le isole toscane. Poco sotto di noi, sempre verso sud/sud est, l'impressionante cava delle Cervaiole e il Passo del Vaso Tondo, appena percorso, e ancora, alle nostre spalle, le vette delle Apuane: (partendo da nord) Sagro, Cavallo, Contrario, Tambura, Sella, Fiocca, Sumbra, Pania della Croce, Corchia.
  Dopo una bevuta e le solite foto ci spostiamo più in basso sul sentiero 143 sul filo di cresta nord est  che ogni tanto ci permette di affacciarsi sugli impressionanti strapiombi meridionali.
Giunti in un boschetto ci riposiamo e approfittiamo della frescura che ci offrono le fronde degli alberi per mangiare e riposarci, sono le 14,30.
Dopo mangiato c’ è un fuori programma, per qualcuno divertente, per un altro un po’ meno.
Squaqquarella e gattini,forse un virus? Forse la grappa? Ma!!! Sta di fatto che ci siamo fatto delle grasse risate alle spalle di qualcuno e arrivati alle Gobbie le risate sono continuate, perché fra tutti quelli che bevevano una bella birra fresca c’ era anche chi beveva un bel tè caldo. Anche oggi è stata una giornata memorabile sia per il percorso, sia per i panorami, ma soprattutto perché quando un gruppo di amici riesce    a stare insieme sono sempre ore indimenticabili. Ora se volete sapere i cenni storici e i sentieri che abbiamo percorso ci dobbiamo rimettere in mano al “Maresciallo” perchè è lui che sa tutto.

Mappa del percorso tratta dal sito:         www.digilander.libero.it

Foto escursione
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