|
Dopo
i mega
pranzi degli ultimi due giorni
sentiamo la necessità di muovere le
gambe la scelta cade sul monte
Sagro. Inoltre oggi è anche
occasione per conoscere persone
nuove. Infatti Marco M. ha
contattato alcune sue amiche che
organizzavano questa escursione e ci
siamo accodati.
Abbiamo appuntamento
al Colle dell' Uccelliera, m. 1230
nella piazzola panoramica con il
bivio per Campo Cecina e Foce di
Pianza.
Giungiamo sul posto in orario e
subito ci trasferiamo alla vicina
Foce di Pianza da dove partiremo per
l'escursione.
L'ambiente si trova nella più famosa località
delle Alpi Apuane di Massa Carrara da dove si ha una veduta unica che abbraccia
il golfo di La Spezia, la valle del Magra, le Alpi Marittime fino al Monviso e
al di là del mare la Corsica e l'isola d'Elba.
Da quì si può anche apprezzare
la vista del più grande bacino marmifero del mondo. L'imponente massiccio del
Sagro domina l'estremità occidentale delle Apuane, sorge in posizione isolata a
lato della dorsale principale della catena. E' un'acuminata punta a forma di
grossolana piramide triangolare, un fulcro roccioso da cui si originano a
raggiera tre distinte valli. Il fianco nordorientale, rivolto verso la Lunigiana,
chiude a sud la Valle di Vinca, quello sudorientale costituisce la testata del
Canal Regollo, nel massese, mentre il terzo guarda a sudovest, affacciandosi sui
bacini marmiferi di Carrara. Durante la salita, priva di particolari difficoltà,
si ha modo di osservare lo stato di degrado causato dall'estrazione del marmo effettuata
sia lungo le pendici del monte Sagro che alla base del versante del
monte Borla, a questo prospiciente. Gran parte delle cave sono oramai
abbandonate da tempo, purtroppo senza che ne sia stato previsto nessun piano di
ripristino ambientale, e ora si sfruttano soprattutto gli antichi ravaneti per
produrre granulati. Il monte Borla, seppure di più modesta altezza (m. 1469)
presenta notevoli ed interessanti caratteristiche ambientali e panoramiche. Da
ricordare la presenza di un endemismo che vive solo in una ristretta area di
questo monte: la Centaurea montis-borlae di cui è nota una solo stazione in
prossimità del piazzale di Foce di Pianza.
L'
itinerario trova il suo punto di
partenza da Foce di Pianza località a cui si perviene da Carrara: qui al ponte
sul Carrione si svolta a destra per Gragnana (m. 219), si oltrepassa questo
paese giungendo a Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che, appena
prima del valico della Spolverina, quota 655, si prende decisamente a destra per
la carrozzabile che porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della
Gabellaccia, così detto perchè qui esisteva una dogana di confine fra il
Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio di Fivizzano (Granducato di
Toscana) per pervenire al Colle dell' Uccelliera, m. 1230, dove è assolutamente
obbligatorio fare una sosta nell'ampio piazzale: infatti a destra ci si può
affacciare e abbracciare con lo sguardo il bacino marmifero di Carrara, uno
spettacolo veramente impressionante che lascia senza fiato.
Riprendiamo la strada per Foce di
Pianza (m. 1279) dove giungiamo in breve tempo: davanti a noi il Sagro (m. 1749)
con il bacino delle cave, sulla sinistra il monte Borla (m. 1469) e sulla destra
i monti Maggiore (m. 1396) e Spallone (m. 1650).
Qui lasciamo le
auto e
ci prepariamo per l'escursione.
Prendiamo il sentiero, n° 172/173, che vediamo segnato proprio vicino al parcheggio e
ci dirigiamo verso Sud Est; sotto di noi
,su entrambi i versanti si aprono delle impressionanti cave e in particolare
volgendo lo sguardo verso il mare si vede l’enorme bacino marmifero di Campo Cecina.
Non possiamo che constatare l'ormai
scomparsa di intere montagne e solo
l'ipocrisia dell'uomo lascia eretto
quello che rimane della vetta tanto
per dire che la cima c'è ancora,
quando impareremo ad usare con più
raziocinio le risorse della terra
senza sfruttarle sino all'osso? E
che cosa lasceremo ai nostri figli?
Scusate lo sfogo ma quelle ferite
sulle montagne è come sentirmele
addosso.
Giungiamo in breve a un bivio abbiamo lasciato a sinistra il segnavia 173 che
prenderebbe il sentiero per la " direttissima" al Sagro e
si segue il 172, che continua a salire lungo la cresta dove vi sono dei passaggi
su roccette non pericolosi ma da affrontare con la dovuta attenzione;
raggiungiamo poi un
boschetto di faggi e poi la Foce della Faggiola (1464 m), in questo punto
numerose sono le presenze di trincee e ricoveri che ci ricordano quel triste
evento che fu l’ultimo conflitto mondiale dove vedeva attestate su queste
montagne le truppe tedesche a difesa della “ Linea Gotica “.
Passata La Faggiola, il sentiero 172
scende verso sud, verso Colonnata,
mentre quello per il Sagro prosegue
verso Nord, non più segnato
con segni bianco/rossi CAI ma con
tracce azzurre. Noi, però decidiamo
per la via un pò più impegnativa ma
molto più divertente che è quella
dello Spallone.
Iniziamo la salita dalla prima
cresta che sale decisamente ripida.
Il percorso si sviluppa in un
saliscendi su quattro gobbe più o
meno ripide con attraversamento di
creste assai esposte, un discreto
branco di capre selvatiche ci
squadrano curiose, ma poi decidono
che non siamo poi così interessanti
e si buttano a capofitto in quello
che a noi sembra uno strapiombo.
Dalle creste ora si apre un
meraviglioso panorama che si
distende dagli Appennini a tutte le
Apuane, in primo piano il Garnerone,
la Natta Piana, il Grondilice, il
pizzo d'Uccello, il Contrario, il
Cavallo, la Tambura ecc. Bellissimo
il panorama sulla costa.
Affrontiamo l'ultima salita e
giungiamo finalmente sulla vetta del
Sagro a quota 1749 mt.
Ci accoglie una magnifica statua
della Madonna che chi sà come è la
seconda volta che viene decapitata,
pensiamo ai fulmini che magari
l'abbiano colpita ma poi più
realisticamente pensiamo che di
fulminato ci deve essere stato il
cervello di qualche individuo che
per lui il cervello deve essere un
optional.
Rotta o no una preghiera o un
pensiero di ringraziamento glie lo
abbiamo rivolto.
Il panorama, come sempre, è
favoloso: vediamo la costa da La
Spezia a sud di Livorno, le dolci
colline della Lunigiana e tutta la
catena apuana, dal Pizzo d’Uccello –
troneggiante di fronte a noi alla
Pania, e più a sud il Gabberi.
Accucciato sotto il Pizzo è ben
visibile il paesino di
Vinca.
Purtroppo dato la bassa temperatura
ci troviamo costretti a scendere,
questa volta percorriamo il sentiero
normale che è molto facile da
percorrere, infatti dopo aver
percorso la cresta nord ovest ci
dirigiamo verso sud attraversando
praterie di paleo sino a giungere
alla Faggiola e ripercorrendo il
sentiero fatto in precedenza ci
riportiamo ala Foce di Pianza.
Qui abbiamo preso la decisione di
portarci al rifugio Carrara
attraverso il monte Borla.
Attraversiamo il piazzale dove
abbiamo parcheggiato l'auto e
notiamo subito i segni rossi con il
numero 173 lo imbocchiamo si
prosegue per rocce e detriti di cava
e quando giungiamo infine nel bosco
di faggi tiriamo un sospiro di
sollievo, stiamo aggirando il monte
Borla a mezza costa e quindi senza
troppa variazione di quota.
Usciti dal bosco ci troviamo in un tratto in discesa che porta su dei bellissimi
prati dove molti gitanti, in estate,vanno a fare i pic nic ma oggi non c'è
temperatura per mangiare all'aperto
e quindi proseguiamo per arrivare al
vicino rifugio Carrara del CAI.
Attraversiamo i prati e entriamo
in una faggeta, giungiamo a una piccola cappella e subito dopo al rifugio
Carrara.
Non c'è paragone, all'interno si sta
decisamente bene, il nostro nuovo
amico Nilo, che ha dimostrato di
essere di casa si è occupato della
prenotazione e una volta accomodati
abbiamo terminato la nostra
escursione davanti a piatti di
spezzatino con polenta, il vino non
è mancato. Così davanti ad un caffè
e una grappa abbiamo
onorato la nostra splendida
giornata.
Giornata due volte bella: una
naturalmente per l'ambente
meraviglioso delle nostre Apuane e
l'altro di aver conosciuto altre
persone che come noi amano
profondamente questi monti. Inoltre
io ho un'altra occasione per essere
contento tra questi nuovi amici ne
ho ritrovato uno che già lo era ma
che purtroppo gli eventi della vita
ci avevano fatto perdere di vista.
Spero che questa sia la prima di
molte altre escursioni che potremmo
fare assieme.
|
|