Sentieri: 172 - 173 |
Punti d'appoggio: rifugio Carrara |
Acqua: Al rifugio Carrara |
Quote: Foce di Pianza (m. 1279) - Spallone (m. 1650) - Sagro (m. 1749) - Rifugio Carrara (1376 mt.) |
Accesso
automobilistico:
Da Carrara al ponte sul Carrione si svolta a destra per Gragnana (m. 219), si oltrepassa questo
paese giungendo a Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che, appena
prima del valico della Spolverina, quota 655, si prende decisamente a destra per
la carrozzabile che porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della
Gabellaccia, così detto perchè qui esisteva una dogana di confine fra il
Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio di Fivizzano (Granducato di
Toscana) per pervenire al Colle dell' Uccelliera, m. 1230, dove è assolutamente
obbligatorio fare una sosta nell'ampio piazzale: infatti a destra ci si può
affacciare e abbracciare con lo sguardo il bacino marmifero di Carrara, uno
spettacolo veramente impressionante che lascia senza fiato.
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La scelta per questa domenica ricade
sul monte Sagro, siamo in cinque
Sabrina, Bruna, io(Alessandro),
Marco e Luca.
L'ambiente si trova nella più famosa località
delle Alpi Apuane di Massa Carrara da dove si ha una veduta unica che abbraccia
il golfo di La Spezia, la valle del Magra, le Alpi Marittime fino al Monviso e
al di là del mare la Corsica e l'isola d'Elba.
Da quì si può anche apprezzare
la vista del più grande bacino marmifero del mondo. L'imponente massiccio del
Sagro domina l'estremità occidentale delle Apuane, sorge in posizione isolata a
lato della dorsale principale della catena. E' un'acuminata punta a forma di
grossolana piramide triangolare, un fulcro roccioso da cui si originano a
raggiera tre distinte valli. Il fianco nordorientale, rivolto verso la Lunigiana,
chiude a sud la Valle di Vinca, quello sudorientale costituisce la testata del
Canal Regollo, nel massese, mentre il terzo guarda a sudovest, affacciandosi sui
bacini marmiferi di Carrara.Durante la salita, priva di particolari difficoltà,
si ha modo di osservare lo stato di degrado causato dall'estrazione del marmo effettuata
sia lungo le pendici del monte Sagro che alla base del versante del
monte Borla, a questo prospiciente. Gran parte delle cave sono oramai
abbandonate da tempo, purtroppo senza che ne sia stato previsto nessun piano di
ripristino ambientale, e ora si sfruttano soprattutto gli antichi ravaneti per
produrre granulati. Il monte Borla, seppure di più modesta altezza (m. 1469)
presenta notevoli ed interessanti caratteristiche ambientali e panoramiche. Da
ricordare la presenza di un endemismo che vive solo in una ristretta area di
questo monte: la Centaurea montis-borlae di cui è nota una solo stazione in
prossimità del piazzale di Foce di Pianza.
L'
itinerario trova il suo punto di
partenza da Foce di Pianza località a cui si perviene da Carrara: qui al ponte
sul Carrione si svolta a destra per Gragnana (m. 219), si oltrepassa questo
paese giungendo a Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che, appena
prima del valico della Spolverina, quota 655, si prende decisamente a destra per
la carrozzabile che porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della
Gabellaccia, così detto perchè qui esisteva una dogana di confine fra il
Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio di Fivizzano (Granducato di
Toscana) per pervenire al Colle dell' Uccelliera, m. 1230, dove è assolutamente
obbligatorio fare una sosta nell'ampio piazzale: infatti a destra ci si può
affacciare e abbracciare con lo sguardo il bacino marmifero di Carrara, uno
spettacolo veramente impressionante che lascia senza fiato.
Riprendiamo la strada per Foce di
Pianza (m. 1279) dove giungiamo in breve tempo: davanti a noi il Sagro (m. 1749)
con il bacino delle cave, sulla sinistra il monte Borla (m. 1469) e sulla destra
i monti Maggiore (m. 1396) e Spallone (m. 1650).
Qui lasciamo la machina e
ci prepariamo per l'escursione.
Prendiamo il sentiero che vediamo segnato proprio vicino al parcheggio e
ci dirigiamo verso Sud Est; sotto di noi
,su entrambi i versanti si aprono delle impressionanti cave e in particolare
volgendo lo sguardo verso il mare si vede l’enorme bacino marmifero di Campo
Cecina.
Giungiamo in breve a un bivio abbiamo lasciato a sinistra il segnavia 173 che
prenderebbe il sentiero per la " direttissima" al Sagro e
si segue il 172, che continua a salire lungo la cresta dove vi sono dei passaggi
su roccette non pericolosi ma da affrontare con la dovuta attenzione;
raggiungiamo poi un
boschetto di faggi e poi la Foce della Faggiola (1464 m), in questo punto
numerose sono le presenze di trincee e ricoveri che ci ricordano quel triste
evento che fu l’ultimo conflitto mondiale dove vedeva attestate su queste
montagne le truppe tedesche a difesa della “ Linea Gotica “.
Qui ci dividiamo e mentre io e
Bruna seguiamo il sentiero normale
per la vetta gli altri affrontano la
cresta dello Spallone.
Il sentiero per la via normale è comodissimo e senza nessun problema se non la salita,
attraversiamo dei bellissimi prati e poi il sentiero sale ancora su
inesorabilmente sino alla vetta della montagna (1749 m; 2 h da Pianza). Questa
volta il
volto di una splendida scultura della Madonna non ci dà il benvenuto, infatti
qualche stupido di turno ancora ha
voluto deturpare questa immagine.
Dalla vetta del Sagro (m. 1749) il
panorama di cui godiamo è talmente affascinante che solo chi sia salito su
questa vetta ne può dare testimonianza perché nessuna immagine televisiva o
fotografica lo può descrivere: a sud la città di Carrara e il Mar Tirreno con
lo sguardo che abbraccia tutta la Versilia e (foschia permettendo e nuvole come
oggi) le isole di
Capraia, Elba e Corsica. Mentre a nord il Pizzo d’Uccello e il Grondilice, con
il Pisanino che sbuca dietro quest’ultimo; a est il Contrario, il Cavallo, la
Tambura e le altre cime delle Apuane fino alla Pania e all’Uomo Morto; a ovest
tutta la Lunigiana: uno spettacolo da mozzare il fiato.
Per un pò tutto questo spettacolo si apre davanti ai nostri occhi tranne che
sul mare perché una coltre di nuvole si sta addensando e sembra che vengano su
verso di noi.
Per un pò restiamo a goderci il panorama ma con l'arrivo di una moltitudine di
ragazzi del CAI di sezione ignota la
vetta si fa troppo affollata e
quindi decidiamo per la discesa. Per
la discesa seguiamo la cresta nord
ovest, a volte il sentiero scompare
e bisogna fare attenzione a sbiaditi
segni azzurri o " omini" che
indicano la via. Intersechiamo il
sentiero n° 173 e lo percorriamo in
direzione dell'ormai vicina Foce di
Pianza.
Una volta giunti alla Foce di Pianza visto che era ancora presto abbiamo deciso
di portarci al rifugio Carrara.
Attraversiamo il piazzale dove abbiamo parcheggiato l'auto e notiamo subito
i segni rossi con il numero 173 lo imbocchiamo si prosegue per rocce e detriti
di cava e quando giungiamo infine nel bosco di faggi tiriamo un sospiro di
sollievo, stiamo aggirando il monte Borla a mezza costa e quindi senza troppa
variazione di quota, nel bosco abbiamo anche dato un'occhiata, se tante
volte la fortuna ci sorrideva, per trovare dei bei porcini ma non ci è andata
bene.
Usciti dal bosco ci troviamo in un tratto in discesa che porta su dei bellissimi
prati dove molti gitanti vanno a fare i pic nic,decidiamo anche noi di fermacri
qui per il pranzo.
le mosche e anche alcuni tafani però
ci fanno pensare che forse è meglio
se andiamo a prendere il caffè al
vicino rifugio Carrara.
Attraversiamo i prati e entriamo
in una faggeta, giungiamo a una piccola cappella e subito dopo al rifugio
Carrara.
Con tutta la calma possibile senza
affanni rimaniamo fuori dal rifugio
e ci scambiamo qualche impressione e
fantastichiamo su prossime
avventure. Ma l'ora passa veloce e
dobbiamo riprendere la via del
ritorno, ci rimettiamo in cammino e rifacendo l'ultimo tratto
all'inverso ci riportiamo ala Foce di Pianza e saliti in macchina ci dirigiamo
verso casa? Ma no! O meglio si ma non prima di esserci fermati a Turano a una
delle nostre gelaterie preferite.
Questa che segue è la relazione
fatta da Marco, leggetela ne vale la
pena!
La Montagna. Per chi è appassionato
è il sentirsi vivi è il ritrovare se
stesso, la montagna è il disegno di
un grande pittore, la montagna è la
parola di un soave poeta.
E' qualcosa di magico che è già
dentro di te e che ritrovi soltanto
quando arrivi in quei luoghi perenni
che da sempre ti aspettano .
La montagna è la storia del mondo se
l'ascolti ti sa raccontare storie di
vita vissuta di uomini e donne che
hanno tracciato in essa, come rughe
che ti segnano il volto con lo
scorrere degli anni, i loro destini
di guerre, di lavoro, di morte. Ma
anche di vita e d'amore per chi era
disposto a varcarle per portare i
beni necessari da una valle
all'altra o per trovare la sua
bella.
La montagna che spesso ancor oggi,
forse più di un tempo, viene tradita
ed offesa da mani che cercano in
essa il profitto ne scavano i
fianchi strappandole tutto quello
che lei generosa può offrire.
E poi ci siamo noi, quelli che per
le erte strade antiche salgono lungo
i pendii rispettandola come si
rispetta una madre. Ci siamo noi gli
escursionisti che spesso nel
silenzio o nel rumore del vento o
del fiato affannoso ci inerpichiamo
accompagnati da una farfalla un
insetto o un animale che curioso ci
osserva. Nel colore e nei profumi
dell'erba e dei fiori.
Ci fermiamo ogni tanto ammirati da
panorami stupendi oppure anche
inorriditi da quello che può un
nostro simile rovinare. Sinceramente
spesso umanamente cerchiamo una
giustificazione si pensa allora che
la montagna è anche pane e proviamo
a convincerci che tutto questo sia
giusto. Ogni tanto ce la facciamo
molte altre no. Sarebbe forse meglio
cercare di salvaguardare l'ambiente
pensando all'interesse di tutti
invece che al guadagno di pochi
ricordandoci che tutto ciò che
abbiamo trovato su questa terra
l'abbiamo avuto in prestito e quando
ce ne andremo dovremmo restituirlo
perché altri possano gioire e godere
delle meraviglie della natura.
Ed allora continuiamo a salire. Fino
a raggiungere la vetta, spesso
sormontata da una Croce o dalla
statua della Madonna che in molti
casi viene vandalicamente mutilata
dall'idiota di turno ed allora vien
proprio da pensare che l'essere
umano sia il peggiore degli animali.
Ed è sulla vetta, bellissima
terrazza naturale aperta
sull'infinito, che ti senti piccolo
di fronte a tanto splendore sei
conquistato da tanta armoniosità e
grandezza che ti si presenta
davanti. Quale mano maestosa può
aver costruito tutto questo e quale
bontà ha fatto in modo che io
potessi goderne.
Anche oggi è una buona giornata per
avere la nostra dose quotidiana di
ossigeno il meteo ce lo consente e
noi abbiamo deciso di fare un
escursione al Monte Sagro sulle Alpi
Apuane.
Ce la prendiamo tranquillamente
stamani l'ora in cui decidiamo di
partire dal terminal bus di
Pietrasanta non è certo quella del
primo mattino. Ed una volta formato
il gruppo di cinque amici, con
l'auto vetture, ci instradiamo alla
volta di Campo Cecina sul versante
di Carrara delle Apuane.
Dopo un ora circa di viaggio
raggiungiamo il punto della partenza
dell'escursione. Voglio confessare
una cosa. Credo di non esagerare se
dico di amare la montagna o quanto
meno di rispettarla tantissimo Tutte
le volte che arrivo a Campo Cecina e
vedo che le cave di marmo
inesorabili continuano il loro
innaturale scempio vengo preso da
una forma di sconforto desolante. Io
so che il lavoro è pane ma anche un
po' più di rispetto per la natura
non guasterebbe a nessuno.
Veniamo a noi: cambiate le scarpe ed
indossati gli zaini iniziamo la
nostra avventura domenicale che ci
condurrà sulla desiderata vetta del
Monte Sagro del quale possiamo già
ammirare la maestosità e la croce
dal quale è sormontato. Dopo alcuni
minuti di cammino ci troviamo sotto
il monte Maggiore ante cima del
monte Sagro e dopo un piccolo
conciliabolo decidiamo di dividere
il gruppetto. Mentre Bruna ed
Alessandro decidono per la via
normale Sabrina, Luca ed io ci
avventuriamo sulla via di cresta che
ci porterà sul monte Maggiore per
poi proseguire per via di cresta
quindi lo Spallone infine
all'appuntamento sulla sommità del
monte Sagro.
La giornata obiettivamente è un po'
calda ma la salita è piacevole una
sosta per un sorso d'acqua uno
sguardo al gradevole panorama e poi
di nuovo su gambe in spalla perché
la meta è più in alto.
Eccoci qua. Anche se non è la prima
volta che saliamo su questa vetta,
sempre restiamo ammirati da tanta
bellezza, allibiti dall' armonia
delle creste e delle vette delle
Apuane e dell'Appennino che ci
troviamo davanti di come possa
essere il Monte Sagro una terrazza
naturale che domina sul mare che và
dalla Liguria fino alla Versilia ed
anche più in là.
Siamo stati veloci a salire in vetta
quest'oggi niente male vuol dire che
la gamba è allenata. Bene per un
estate piena di escursioni. Dopo le
foto un piccolo spuntino decidiamo
di ripuntare verso la discesa Anche
perchè arrivava in vetta una grande
comitiva di adolescenti, che dal
loro incedere dialettale provengono
dall'alta italia.e la sommità del
monte non è così enorme da contenere
troppe persone. Decidiamo che la
giornata non può finire sicuramente
qua decidiamo quindi di puntare
verso il Rifugio di Campo Cecina.
Ridiscesi a valle proseguiamo quindi
sul sentiero sui fianchi del monte
Borla I sentieri sono ben segnati in
questa zona non è possibile
praticamente perderli. Attraversato
un grazioso bosco arriviamo su dei
prati alle pendici del monte Borla e
nelle vicinanze del rifugio. Il
posto sembra accogliente per
consumare un veloce pasto. E magari
per tirare anche un po' il fiato.
Poi un caffè al vicino rifugio è
quello che completa l'opera ed
adesso relax è piacevole restare a
parlare in ozio con gli amici senza
avere la frenesia di sempre lo
stress di questa vita movimentata
dove tutto và di corsa. Ma cosa
dovrà rincorrere mah?
Si è fatta l'ora di tornare verso le
macchine. Nessuno ha il coraggio di
dirlo ma sono convinto che dentro
ognuno fa già capolino la nostalgia
la malinconia di una splendida
giornata che stà per finire
purtroppo, e stà emergendo anche un
po' di tristezza.
Giunti alle macchine anche qualche
goccia di pioggia inizia a cadere
sembra che il tempo si unisca al
nostro stato d'animo anche se per
molto e molto tempo resterà vivo in
noi il ricordo di aver vissuto una
meravigliosa giornata.
Marco Meccheri
Foto
escursione
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