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Questa domenica
è proprio una bella giornata, non sembra neanche il primo novembre,
siamo solo in tre ma va bene ugualmente e la nostra meta è la vetta
del Procinto per la via ferrata.
Il Procinto (1177mt)
costituisce certamente la più caratteristica struttura rocciosa di
tutte le
Alpi Apuane:
un torrione squadrato alto circa 150 metri, strapiombante su tutti i
lati ed appoggiato su un basamento roccioso poco più largo,che dà
origine ad una singolare cengia boscosa (la Cintura) che gira
tutt’attorno al torrione; sulla cima si trova un caratteristico
boschetto detto Giardino. Si ritiene che il monte sia stato salito
per la prima volta da alcuni boscaioli locali nel 1848,ma la prima
salita sportiva è attribuita a Aristide Bruni (cui è dedicato il
sentiero di accesso) e C. Dinelli,con le guide E. Bertozzi, E. e G.
Evangelisti,il 17 novembre del 1879; proprio questa via fu
attrezzata nel 1893 a cura della sezione fiorentina del
CAI, continuando a rimanere l’unico itinerario di salita fino al 1933. La via è facile e non presenta passaggi tecnici di particolare
impegno,tuttavia alcuni punti sono particolarmente esposti;la roccia
è molto solida nel tratto inferiore,mentre nella parte alta si fa
più rotta ed occorre fare molta attenzione a non scaricare
sassi; l’itinerario sale in maniera abbastanza diretta, superando un dislivello di circa 150 metri
interamente attrezzati. Per la bassa quota e l’esposizione
favorevole,con adeguate condizioni meteorologiche è un itinerario
che si presta benissimo ad essere percorso anche nei mesi invernali.
Partiamo da Pietrasanta Io (Alessandro), Giuseppina e Marco alla
volta del paese di Stazzema.
Prima di entrare nel paese, in prossimità di una larga curva, si
notano le indicazioni per il rifugio Forte dei Marmi, le seguiamo
per circa un paio di km sino ad una segheria pochi metri più avanti
inizia il sentiero, per la verità due sentieri il 5 che conduce
direttamente al rifugio e il 6 che porta alla Foce di Petrosciana.
Noi però continuiamo sulla strada che ora diventa sterrata sino al
termine; siamo a circa 550 m. di quota.
Scendiamo dalle auto e ci apprestiamo a iniziare la nostra
escursione. Prendiamo il sentiero N° 5bis ( con la nuova numerazione
5A), superiamo un primo tratto su roccia ed entriamo subito nel
folto del bosco. Bosco che si presenta con i classici colori
dell'autunno,
camminando si sente volentieri il rumore indimenticabile dello
stropiccio delle foglie secche sotto le scarpe e si ritrovano i
ricci delle castagne che si confondono tra i colori delle foglie di
varie forme e colori. Che sensazione di pace immergersi nel
silenzio ovattato del bosco, interrotto dal rumore di qualche
bestiola che, correndo qua e là, riesce a trovare le ultime scorte
per il lungo periodo invernale dove la propria tana diventerà tutto:
vita, protezione e riposo.
Il sentiero 5bis sbocca sulla strada sterrata che porta
all'agriturismo
Casa Giorgini, correndo assieme al N°6, una vecchia mulattiera
ancora ben conservata, mulattiera che collegava le valli della
Versilia con la Garfagnana.
Attraversiamo la strada di servizio dell'agriturismo posta a
pochi metri sul sentiero e ci inoltriamo nel bosco.
Oltrepassata la Casa Giorgini dopo poche curve troviamo il bivio con
il sentiero 5bis in località Casa del Pittore.
Più avanti tralasciamo il bivio sulla sinistra che porta alla Baita
dello Scoiattolo, e proseguiamo su bel sentiero nel bosco verso il
rifugio Forte dei Marmi all'Alpe della Grotta.
Al termine del 5 bis giungiamo in uno slargo con marginetta dove c'è
una fonte per eventuali fabbisogni di acqua.
Mentre camminiamo ci ricordiamo che un anno fà preciso proprio noi
tre eravamo a migliaia di kilometri da casa per quella che è stata
una meravigliosa esperienza con la maratona di New York, e allora proseguiamo
ricordandoci a vicenda la nostra avventura e una punta di nostalgia
ci assale.
Proseguiamo dritto sino a giungere ad un altro bivio (per
il Monte Procinto, Callare Matanna e Rifugio Forte dei Marmi). Si va
a sinistra (il Rifugio Forte dei Marmi è a poche decine di metri
sullo stradino di destra) e si continua a salire per il sentiero Aristide Bruni che supera un tratto esposto con una lunga
corda fissa di acciaio sfruttando la cengia ai piedi della parete
Ovest del Monte Nona. Superata la cengia si arriva a un altro
bivio, si lascia a destra il sentiero per il Callare di Matanna e si
prende quello di sinistra (indicazioni) per il Monte Procinto.
Siamo ora su un'altra cengia sotto la parete strapiombante del Nona.
Alzando lo sguardo ci viene spontaneo domandarci come possa essere
possibile arrampicarsi su quelle pareti in apparenza inaccessibili
con una verticale quasi perfetta, eppure c'è chi riesce anche a
salire su questi starpiombi, dove esperti alpinisti hanno aperto
vie che superano il 6° grado di difficoltà .
Giungiamo alla Foce del Procinto, q. 1000 mt, dove c´è un
caratteristico intaglio che separa le due montagne. Superiamo la
gola su un ponticello di legno e andiamo a sinistra sulla
cengia, Cintura del Procinto, che compie l´intero giro del torrione.
La seguiamo solo per un tratto molto breve (qualche minuto) sino ad
individuare a destra la deviazione che conduce all’attacco della
ferrata (attenzione in quanto il bivio non è segnalato da alcun
cartello) e si arriva velocemente all´inizio della ferrata.
Siamo su uno spazio abbastanza largo e possiamo attrezzarci per la
salita alla vetta: equipaggiamento completo di imbrago, dissipatore
e caschetto e siamo pronti per la salita.
Iniziamo salendo su una scaletta metallica e non nascondo una certa
emozione leggendo la lapide commemorativa ricordando che
la ferrata
che costituisce la via normale
intitolata ad Aristide Bruni fu attrezzata nel 1893 dalla sezione
fiorentina del CAI sulla via della parete Sud con gradini intagliati
nella roccia, spuntoni e cavi metallici, perciò la più antica via
ferrata Italiana.
Mentre la scaletta che ci apprestiamo a salire è stata posta nel
1954.
Terminata la scaletta siamo su
lungo
una parete abbastanza compatta sulla cui roccia è stata
scalpellata, con sapiente andamento,una lunga fila di ampi gradini;
la sicurezza ci viene data da una catena da una parte e un cavo
d'acciaio dall'altra ma comunque gli appigli non mancano, forse solo
in pochissimi casi può essere d'aiuto usarle come aiuto. Ora però
l'esposizione è notevole e dando uno sguardo verso il basso sembra
di essere sospesi nel vuoto.
Il tratto più impegnativo ora è terminato ed entriamo in un
canalino, integralmente accompagnato da catena metallica, adesso si
potrebbe anche proseguire sciolti ma la prudenza non è mai troppa e
quindi visto che l'attrezzatura l'abbiamo decidiamo di usarla. La
salita è facile e molti sono gli appigli e appoggi naturali;
troviamo anche qualche salto roccioso ma comunque qualche scalino,
anche qui, scolpito aiuta l'ascensione.
Proseguiamo nella vegetazione e giungiamo ad una cengia che ci
conduce al canale terminale.
Una volta entrati nel canale lo si sale sfruttando alternativamente
il fondo del canale oppure superando qualche bella paretina sulla
destra dove i vari passaggi sono comunque resi meno impegnativi dai
gradini scavati. Ora percorriamo un comodo sentiero, usciamo dal
boschetto e dopo pochi metri siamo sulla vetta del Procinto a quota
1177 mt.
La cima è abbastanza vasta e
pianeggiante con un caratteristico boschetto detto il Giardino,
dalla vetta si gode un panorama mozzafiato che ripaga ampiamente della fatica fatta;
da quassù abbiamo una bellissima vista sul
gruppo delle Panie con il
caratteristico Uomo Morto, Monte Croce, Monte Nona e Monte Matanna,
verso ovest il mare; un vero spettacolo.
Rimaniamo un pò lì ad ammirare tali bellezze, scriviamo un pensiero
sul libro divetta, alcune foto e poi si ridiscende.
Prima di riprendere la ferrata, appena sotto la cima,
c’è una grotta, l'antro di
Budden (ottimo riparo
in caso di maltempo improvviso) dove c’è una
lapide che ricorda appunto sir.Richard Henry Budden (nato in Inghilterra nel
1816 ma
fondatore della Sezione CAI di Firenze di cui fu presidente) che si
impegnò a fondo per
la valorizzazione alpinistica ed escursionistica della zona del
Procinto, insieme
all’ing. Aristide Bruni. L'ultima volta che sono stato qui scorreva
un piccolo rivolo d'acqua ec osa sorprendente che l'acqua scaturiva
dal terreno, da tenersi presente che siamo praticamente in vetta e
quindi ci si domandava: " da dove viene? " Ora una piccola frana ha
ostruito la polla e non rimane che una macchia umida.
Ci fermiamo un attimo all'interno e poi riprendiamo la via del ritorno
percorrendo a ritroso
l’itinerario dell’andata.
Terminata la nostra discesa ci fermiamo per il pranzo, portandoci
sotto le pareti del Nona, avendo davanti a noi il Procinto e
seguendo alcuni escursionisti che stanno salendo la via ferrata. Poi
procedendo sempre sotto le strapiombanti pareti del Nona ci
riportiamo verso il sentiero n°5 “Aristide Bruni”che ci porta
alla base della parete Nord del Monte Nona, dove è presente un cavo
ma il sentiero non presenta difficoltà, solo un pò infido a causa
della forte umidità prodotto dallo sgocciolamento della montagna.
In circa 40min. arriviamo al termine del sentiero dove si raccorda
con il sentiero 5 e 121 in prossimità del Rifugio Forte
dei Marmi 868 m.
Decidiamo di raggiungerlo per un caffè e in pochissimi minti siamo
già all'interno dell'accogliente costruzione.
Dopo uno scambio di battute con il gestore riprendiamo il nostro
cammino ripercorrendo la strada fatta al mattino e in circa un'ora
risiamo alle macchine.
Abbiamo terminato la nostra escursione, escursione facile ma in un
ambiente stupendo, aspro e affascinante
che ci lascia sensazioni uniche; di queste montagne ci si può
veramente innamorare.
Riprendiamo la via di casa, ma
escursione che si rispetti si
deve chiudere con una bella mangiata di gelato..... e cosi fù!
Continuate a leggere il pensiero di Marco
Non voglio fare oggi la
relazione dettagliata della seppur bella escursione che abbiamo
svolto. Mi perdonerà chi è abituato alla cronaca precisa di una
giornata tra le nostre Apuane. Preferisco sia Alessandro a
raccontare la nostra gita.
Voglio invece ripercorrere a ritroso, tutto il periodo che da qui ci
riporta ad un anno esatto da oggi.
Fino a ritrovare quel segno indelebile, che si è formato nelle
nostre vite dopo l'esperienza magica vissuta a New York. E' inutile
nasconderselo non è oggi un giorno qualsiasi, ma la commemorazione
di un esperienza che ha lasciato il marchio nelle nostre menti e nei
nostri cuori.
Siamo coscienti che non possiamo vivere di ricordi, non possiamo
crogiolarsi su, belle esperienze vissute. Non dobbiamo lasciare che
la nostalgia e la malinconia attanaglino i nostri pensieri e ci
facciano vivere di ricordi. Ma per me Alessandro e Giuseppina è
stato come bere qualcosa di così gradevole da lasciare in bocca il
sapore per tanto-tanto tempo.
Ed eccoci di nuovo assieme, come un anno fa, per provare a risentire
quell'adrenalina che alla partenza al Ponte Da Verrazzano aveva
invaso tutto il nostro corpo.
Stamani aspettando Alesandro e Giusy fuori da casa, anche se l'ora
non è proprio di quelle da levataccia sento che l'aria è molto
fresca e la giornata è bellissima proprio come quel giorno oltre
oceano.
Ma le nostre montagne sono belle e ti accolgono sempre, nel loro
grembo, come farebbe una madre e cercano di alleviarti quella
tristezza che ti avvolge in certi momenti ti offrono per far passare
la malinconia i loro paesaggi spettacolari ti offrono meraviglie su
meraviglie. Vogliono farti capire che oggi è un giorno nuovo e devi
essere grato per tutto quello che ti è stato donato.
Abbiamo così deciso di avventurarci sulla ferrata che ci porterà
sulla vetta del Monte Procinto sopra il paese di Stazzema. Alla base
della bella guglia, territorio scelto sopratutto da scalatori per le
sue verticali pareti, indossiamo la giusta attrezzatura che ci
permetterà di arrivare in sicurezza sulla cima del Monte. Se pur con
la prudenza, che in questi casi è sempre buon senso adoperare,
arriviamo presto sulla vetta. IL panorama che ci si presenta è
bellissimo, ed anche se non attenua il ricordo del passato
contribuisce quanto meno a far passare la nostalgia. Ed una volta di
più a farti capire di quanto sei fortunato a poter godere di tanta
magnificenza.
Marco Meccheri
Foto
escursione
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