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I forti di Genova si snodano essenzialmente su i due lati della valle del
torrente Bisagno.
Per visitarli tutti occorrerebbero ben più di una giornata ma comunque anche in
così poco tempo si può fare un'escursione nella natura e nella storia.
Sul versante destro (ovest) si snoda il Parco urbano delle mura che comprende
nel suo lunghissimo percorso (oltre 10 km.) una decina di forti, non tutti
visitabili, da cui si godono panorami mozzafiato sulla città e sul mare. Sul versante est si snoda il Parco urbano dei Forti che comprende alcune costruzioni militari fra cui il gigantesco Forte dei Ratti. Partiamo dalla sezione di Ripa di Versilia alle ore 07,30, siamo un pò pochi ma come si suol dire: " pochi ma buoni". Ci dividiamo in tre macchine e via autostrada destinazione Genova est. Una volta raggiunta seguiamo le indicazioni per lo stadio Marassi, siamo anche fortunati la partita è stata anticipata al giorno prima e perciò possiamo parcheggiare tranquillamente nei vari parcheggi presenti, infatti se è prevista la competizione sportiva per ordine pubblico è vietata la sosta da due ore prima a due ore dopo, pena la rimozione. |
Iniziamo subito l'escursione, davanti a noi una infinita e ripida scalinata
interamente verniciata dei colori di una delle squadre locali. La scalinata sembra non avere mai termine ma anche questa, come è naturale, ha effettivamente una fine e ci troviamo su una strada (?) svoltiamo a sinistra e in pochi minuti siamo in Piazza Manin, da dove parte il ternino della ferrovia Genova Casella. La ferrovia Genova Casella, a scartamento ridotto, meglio conosciuta dai genovesi come "Trenino di Casella", parte dalla piccola stazione ubicata sopra piazza Manin, a ridosso delle Mura di San Bartolomeo e vicino al castello Mackenzie di Gino Coppedé definito capriccio da Re ed è considerato uno dei più riusciti esempi del gusto architettonico in uso a fine Ottocento, teso a recuperare le suggestioni del Medioevo (di cui il poco distante castello d'Albertis è un ulteriore esempio), con richiami allo stile gotico e al manierismo.
Aperta all'esercizio nel 1929 (a fine lavori, iniziati con la
cerimonia della posa della prima pietra il 26 giugno 1921),
collega la città di Genova - dalla stazione di piazza Manin -
all'abitato del comune di Casella, nell'entroterra del
capoluogo, attraverso un percorso totalmente montano lungo
24,318 chilometri che tocca tre valli differenti: la Valbisagno,
la Valpolcevera e la Valle Scrivia.
La linea è a scartamento ridotto di 1 metro e a trazione elettrica. Con undici coppie giornaliere di treni trasporta circa 250 mila passeggeri l'anno. Il tempo di percorrenza dell'intera linea è di circa 50 minuti. Le altimetrie toccate sono le seguenti: dalla quota di 93 metri s.l.m. della stazione di Genova Piazza Manin si passa in nove chilometri ai 370 m di località Trensasco, per giungere a 410 metri di altitudine del capolinea di Casella dopo aver valicato lo spartiacque della frazione di Crocetta d'Orero, a 458 metri s.l.m. La pendenza massima è del 45‰. Siamo abbastanza in anticipo, il nostri treno partirà solo dopo trenta minuti, alle ore dieci. |
Mentre aspettiamo assistiamo dalla ridottissima panchina alle
manovre per agganciare e sganciare vagoni da un binario
all'altro. Fianlmente saliamo a bordo e si parte.
Lasciamo ben presto la città e dai tristi palazzi passiamo a una
più lussureggiante e allegra collina, il profumo delle acacie in
fiore inebria l'interno dei vagoni. Arriva anche il controllore
che passa da un vagone al'altro passando bel bello en plein air,
tanto non si parla certo di Alta Velocità, infatti il nostro
trenino procede ad una velocità ridicola per il nostro metro di
misura ma che ci riporta ad un tempo quando la vita non era
frenetica come la nostra.
Le stazioncine si susseguono: la priam è San Pantaleo (127 m.
slm), Sant'Antonino 190
m.s.l.m., Cappuccio 370 m
s.l.m., Poggino dove la fermata è stata
soppressa,Trensasco e infine Campi (364msl.) la nostra
destinazione.
Usciamo dalla piccola stazione e ci dirigiamo verso sinistra,
percorriamo la strada asfaltata per pochi minuti e in prossimità
della trattoria Baita del Diamante imbocchiamo sulla destra una
strada sterrata e poi subito a destra un ripido sentiero
si inerpica nel bosco, segnavia itinerario anello Val Bisagno
segno linea arancione. Il sentiero sale molto ripidamente e
attraversa prati fioriti e di un verde intenso di una primavera
che si è fatta attendere ma che adesso esplode di mille colori.
All'improvviso alzando la testa vediamo svettare su in alto il
forte Diamante, siamo ad una prima ante cima e sembrava di
essere già arrivati e invece ancora un'altra ripida salita ci
attende.
Finalmente giungiamo sotto le imponenti mura di questa fortezza,
purtroppo ci rendiamo conto che questa fortezza non è visitabile
e lo stato di abbandono deprime, per fortuna la vista sulle
montagne vicine ci rinfranca,dal forte Diamante la vista
spazia su le due vallate che circondano Genova (la Val Polcevera e la Val Bisagno).
Ci accontentiamo di fare il giro delle mura e leggiamo la storia
del forte su tabelle esplicative.
apprendiamo che il primo progetto del Forte Diamante risale al 1747 ma la
costruzione vera e propria iniziò nel 1756. Altre trasformazioni avvenirono nel
1814 ad opera del Genio Sardo. Il suo abbandono definitivo, che dura fino ad
oggi, è datato 1914.
Il Forte Diamante è la postazione che si trova più a nord tra
le mura di Genova, inoltre non è più ubicato nel comune di Genova ma nel comune
di Sant'Olcese, unico forte a trovarsi fuori dai confini del comune. Il forte
Diamante si trova sul monte Diamante ed è raggiungibile sia dalla Val Polcevera
che dalla Val Bisagno, vallate su cui il Forte è in posizione dominante. La via
più semplice è comunque quella che proviene dal Forte Sperone e che permette di
giungere a piedi, superati il Forte Puin e il Fratello Minore, fino alla Sella
de Diamante e quindi al tratto finale (comune tra tutte le vie di accesso) con
14 tornanti che si inerpicano fino al Forte.
Arrivati in cima al Diamante si trova l'ingresso del forte, anticamente dotato
sia di ponte levatoio che di stemma sabaudo. Il forte è ormai sprovvisto delle
strutture in ferro, tra cui le grate a protezione delle caditoie, asportate
durante la seconda guerra mondiale. Nonostante lo stato di abbandono, la
struttura, considerata anche la posizione dominante sugli Appennini e la
tipologia di fortificazione, è molto scenografica e affascinante.
Riprendiamo la via e scendiamo dal versante opposto su una
mulattiera che scende in un susseguirsi di ripidi tornanti per
poi risalire su un colle dove sorgeva il forte Fratello Maggiore
distrutto negli anni trenta del 1900 e ora solo qualche rudere
testimonia di tale costruzione,
nelle vicinanze si scende al
forte Fratello Minore. Sempre da tabella, mal ridotta, riusciamo
a capire che la costruzione del Forte Fratello
Minore cominciò nel 1815 con
la costruzione della Torre e proseguì con un progetto modificato dal Genio
Militare Sabaudo dopo il 1830.
Un ponte levatoio, non più presente, conduce verso l'ingresso della Torre il cui
pavimento interno è in parte crollato, come in cattivo stato è tutta la
struttura del Forte probabilmente già abbandonato a fine '800.
Studiamo comunque la costruzione e ci divertiamo ad immaginarci
come dovevano vivere in queste fortificazioni.
Riprendiamo il percorso, siamo in vista del forte Puin e del
forte Sperone, ci dirigiamo verso il primo, percorriamo il
sentiero in cresta, siamo ancora in ambiente appenninico ed è
ancora piacevole, abbiamo di fronte, in lontananza, il mare e la
vista spettacolare delle fortificazioni.
Giungiamo al forte Puin, anche questo rigorosamente chiuso e
abbandonato, per capire qualcosa ci mettiamo a decifrare tabelle
ormai quasi ineleggibili e leggiamo: il
Forte Puin venne costruito dai piemontesi a partire dal 1815
per ordine del Governo Provvisorio e venne terminata nel 1830.
Abbandonata a fine ottocento venne presa in concessione e restaurata nel 1963
dal professor Fausto Parodi, pittore che l'ha abitato per 15 anni.
Il nome probabilmente deriva dalla parola puin che in genovese significa
"padrino" e di cui esisteva, sottostante al forte, una baracca.
Il Forte Puin é raggiungibile in pochi minuti di cammino
partendo dal Forte Sperone, una salita sulla destra del sentiero conduce ad un
punto originariamente levatoio e da qui si entrerebbe nella cinta.
Nelle vicinanze ci sono qualche alberello e ci dirigiamo verso
questi per trovare un po' d'ombra e fermarci a mangiare. Il
pranzo è frugale e subito i patiti della pennichella non vi
rinunciano e incuranti del pericolo del " selvaggiume" si
sdraiano sull'erba e in un attimo ronfano.
Fortunatamente gli basta poco, ripartiamo tenendo come punto
di riferimento la grande mole del forte Sperone
Giunti al forte sperone speravamo che almeno questo fosse
visitabile ma anche qui l'abbandono è totale, cerchiamo
l'entrata ma niente da fare, i cancelli che troviamo sono
tutti ben chiusi con catene.
Anche qui solita tabella e allora ci istruiamo sulle
vicissitudini di questa costruzione. Il forte Sperone è forse il più
importante dei forti genovesi in quanto si trova
sulla sommità del monte Peralto, in una
posizione dominante sulla città ed è punto di
innesto delle Nuove Mura da levante a ponente
con i percorsi che portano in direzione nord
verso il forte Puin, il Fratello Minore ed
infine il forte Diamante.
Data la posizione dominante sulla città notizie
riguardanti fortificazioni in questo punto
risalgono a tempi molto remoti, fin dal 1300. Le
prime vere notizie sono comunque del 1530, anno
in cui il senato di Genova stanzia i soldi per
la costruzione di una Bastia sul Peralto. In
realtà il forte che conosciamo adesso deriva
dalle modifiche effettuate tra il 1700 e il
1800.
Nella prima guerra mondiale fu utilizzato come
prigione, mentre tra il 1958 e il 1981 venne
utilizzato dalla Guardia di Finanza.
Da quel momento il forte é in disuso. D'estate
vi si svolgono rappresentazioni teatrali in un
contesto davvero scenografico ma la bellezza e
la posizione incantevole di quest'opera ne
vorrebbero sicuramente un uso più proficuo.
Il forte Sperone é
raggiungibile in macchina seguendo la strada per
il Righi, dopo averne incontrato la sagoma
partendo da levante é possibile, girando a
destra subito dopo un tornante, giungere fino
all'ingresso con ponte levatoio.
E si vede che qui si può arrivare in auto, l'inciviltà è
passata da qui, immondizia di tutti i generi è disseminata
ovunque e questa vista non è che contribuisca alla riuscita
dell'escursione.
Scavalchiamo un basso muretto ed entriamo all'interno e
riusciamo ad arrivare sino al ponte levatoio, almeno
possiamo ammirare l'ingegnoso sistema per chiudere
contemporaneamente la porta e alzare il ponte levatoio,
ammiriamo anche il bello stemma araldico (sabaudo?) che
sovrasta il portone.
Ritorniamo sui nostri passi e giunti sulla strada sulla
sinistra, scendendo, individuiamo un sentiero senza
segnalazioni ma a occhio riteniamo che ci porti sulla strada
delle mura di levante. Infatti sbuchiamo vicino ad un grande
cisterna dell'acqua, forse l'acquedotto, e da qui scendiamo
seguendo sempre le mura sino a giungere al Castellaccio
Oltrepassiamo l'archivolto del Forte Castellaccio e ci
fermiamo all'Osteria du Richettu per una birra, un gelato.
Ripreso il percorso sulla sinistra il Forte
Castellaccio al cui interno é visibile la Torre Specola. dalla solita tabella
apprendiamo che nel punto in cui si trova il
Forte
Castellaccio ci sono notizie di mura
difensive fino dal 1300. In realtà il forte che
vediamo oggi è una costruzione della prima metà
del 1800, come la Torre Specola che si trova al
suo interno.
Famoso nella vecchia Genova perché dal 1875 fino
al 1940 da una casamatta posta all'angolo delle
mura esterne veniva sparato, ogni giorno, un
colpo di cannone ad indicare il mezzogiorno.
Attualmente il forte Castellaccio
è disabitato ed inutilizzato, a parte un
utilizzo della Torre Specola come magazzino da
parte dell'Istituto Idrografico della Marina e
di un ristorante (Osteria du Richettu) posto
lungo la strada.
Il forte é raggiungibile attraverso Via del
Peralto, dal centro di Genova in generale
seguendo le indicazioni Righi.
E' anche possibile raggiungerlo a piedi
utilizzando la funicolare Zecca - Righi (che
parte da Largo Zecca, nel centro di Genova) e
risalendo le mura per qualche centinaio di
metri.
Scendiamo lungo la strada tra auto che ci sfrecciano vicino
e sinceramente non vediamo l'ora di uscirne,
proseguiamo lungo le mura dello Zerbino. sino a costeggiare
di nuovo il
castello Mackenzie e infine passiamo davanti alla stazione della ferrovia Genova
- Casella. Ci riportiamo all'infinita scalinata e siamo,
finalmente, sul piazzale davanti allo stadio dove abbiamo
parcheggiato le auto.
escursione fuori dall'usuale abbastanza bella per l'aspetto
naturalistico sino al forte Puin, da qui in poi passo dopo
passo ci viene confermato l'imbecillità di persone che non
hanno nessun rispetto ne per l'ambiente ne per le persone
scambiando posti bellissimi per pattumiere personali sensa
capire che poi alla fine nell'immondizia finiranno per
viverci, d'altronde come dice un vecchio detto: " la mamma
degli imbecilli è sempre in cinta!"
Foto
escursione
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