01/03/2009 dal Lagastrello al rifugio Città di Sarzana


 

Il Passo del Lagastrello (1.200 m) è un valico dell’Appennino Tosco-Emiliano che separa la Lunigiana dall'Emilia.
Il passo si trova lungo la Statale 665 nel comune di Comano, in provincia di Massa-Carrara, e collega la Provincia di Massa-Carrara con la provincia di Parma,
tuttavia permette di raggiungere facilmente anche la Provincia di Reggio Emilia.Il passo di Lagastrello si trova all'interno del territorio del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.

Cenni storici
:
Presso il passo sorgeva l'Ospedale dei Linari, sorto in epoca medievale (X secolo) e retto dall'Ordine dei Cavalieri d'Altopascio; ne resta qualche traccia nel versante toscano. Anticamente il valico era utilizzato per i commerci e i pellegrinaggi verso Roma e Lucca

Sentieri:  CAI n° 659.  -   Cartina
Punti d'appoggio:  Al Rifugio città di Sarzana
Acqua: N.N.
Quote: Passo del Lagastrello, a circa 1150 m - Rifugio "Città di Sarzana" (1580 mt).

Accesso:

  • dal versante toscano passando da Aulla in direzione Licciana Nardi e proseguendo per la statale fino ad un paio di km oltre il passo (circa 35 Km da Aulla);

  • da Reggio Emilia passando da Castelnuovo ne' Monti, Ramiseto e per la provinciale n° 15 fino al ponte sull'Enza di fronte alla diga del Lagastrello (23 Km da Ramiseto);

  • da Parma Passando per Traversetolo, quindi Calestano e proseguendo fino al ponte sull'Enza poco oltre il paese di Rigoso (45 km circa da Calestano).

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Le previsioni meteo non sono certo favorevoli: ma comunque non piove, almeno per ora e inaspettatamente ci ritroviamo in undici alla sezione UOEI di Ripa, e fiduciosamente ci accingiamo ad affrontare questa escursione già rimandata diverse volte per le forti precipitazioni nevose  e condizioni meteo pessime. Oggi pioggia o non pioggia noi partiamo.
Forse troppo ottimisticamente ci mettiamo in marcia e già dopo pochi km in autostrada inizia a piovigginare, comunque raggiunta Aulla sembra che smetta; andiamo avanti verso Licciana Nardi e successivamente a quota 1150 al Passo del Lagastrello.
Scendiamo dalle auto e indossiamo subito abiti che ci proteggano dalla pioggia e iniziamo l'escursione.

Escursione che ha inizio in prossimità del ponte sul torrente Enza (sinistra orografica, precisazione per Bruno: è la sinistra di un fiume guardando nella direzione in cui scorre ), posto di fronte alla diga del Lagastrello, e costeggia per un centinaio di metri la rete metallica che delimita il grande invaso artificiale utilizzato dalla centrale idroelettrica di Selvanizza (PR).
Siamo sul sentiero CAI N° 659 , segnali bianco rossi e segnaletica ben evidente, camminiamo nel fango e siamo un pò delusi, siamo venuti per fare una bella ramponata e invece solo fango. Giungiamo in una radura dove è presente una stele in arenaria
datata 1863 e con un bassorilievo in marmo raffigurante la Madonna, dove i fratelli Forli hanno dibattuto sulla fattezza e sui materiali usati, alla fine quello che si pensava esser uno strano materiale eroso dal tempo risultava essere un qualche materiale sintetico usato nel tentativo mal riuscito di restaurare l'immagine. Forse era meglio che fosse lasciato stare!
Deviamo a sinistra inoltrandoci nel fitto del bosco di faggi. Dopo poche centinaia di metri finalmente la neve, da prima qualche chiazza ma poi sempre più abbondante ricopre sempre più il territorio, la pioggia sottile comunque non ci lascia.
Scendiamo nel rio Garzoli con qualche difficoltà per la grande quantità di ghiaccio vivo, comunque lo attraversiamo senza tanti problemi, giungiamo poi in una radura, in località Quattro Fagge,  dove in estate è ricca di lamponi e ginepri nani, oggi ci viene negata anche la vista sulla bella Valle dell'Enza.
Adesso siamo nel tratto più ripido e giungiamo su un passaggio molto scosceso ed è l'unico punto dove dobbiamo fare attenzione, non abbiamo indossato i ramponi perchè la qualità della neve, bagnata, avrebbe costituito più impaccio formando sotto gli scarponi il
cosiddetto "pane"  che molte volte è causa di cadute anche funeste. Comunque con l'aiuto della piccozza che ci dà equilibrio attraversiamo senza incidenti. A traverso le nubi basse scorgiamo il  Lago Gora, ubicato in una conca di origine glaciale chiusa da una ben evidenziata soglia morenica, poi le nubi si sollevano ancora di più e riusciamo a vedere il monte di Succiso e il monte Acuto( 1756mt.), quest'ultimo era la meta prefissata per questa escursione, meta mancata a causa delle condizioni meteo avverse. A proposito del meteo è già da circa venti minuti che siamo sotto una nevicata che si và ad aggiungere al già abbondante manto nevoso.
Il sentiero scende e in breve ci troviamo sulla radura dove sorge il rifugio Città di Sarzana a quota 1580 mt. nelle vicinanze il lago di Monte Acuto, oggi completamente ghiacciato. Con nostra delusione troviamo il rifugio chiuso, come del resto era  prevedibile, ma ci godiamo lo spettacolo che ci offre comunque l'ambiente circostante e poi quella costruzione completamente sommersa dalla neve, sul tetto almeno 3 metri di neve. Ma ora sorge un problema: dove ci fermiamo per mangiare? Avevamo pregustato già un buon pasto caldo e ora che facciamo? Non ci perdiamo d'animo, sappiamo che nei rifugi esiste o dovrebbe esistere un bivacco invernale sempre aperto per le emergenze. Fortunatamente c'è; nel retro del rifugio troviamo una bella stanza ben tenuta dotata di tavolacci con materassi e coperte, più che sufficiente in casi come il nostro.
Ci accalchiamo all'interno, stendiamo le giacche su dei fili presenti con l'esito di sentirci gocciolare l'acqua a dosso
.
Siamo infreddoliti ma l'appetito non manca e eccoci tutti seduti sui tavolacci a mangiare le nostre provviste, Mario ha degli ottimi tordelli toscani, una vera specialtà! Rossano con le sue generose scorte accontenta sempre tutti, insomma non è il cibo che ci è mancato e neanche i digestivi!
Alcuni di noi per digerire azzardano un'uscita verso il lago del monte Acuto ma fatto il giro iniziano la salita, desistono subito a causa della neve fresca dove si sprofonda sino al ginocchio.
Ormai siamo tutti di nuovo fuori dal rifugio, rivestiti e ancora infreddoliti facciamo alcune foto di gruppo e successivamente riprendiamo la via del ritorno percorrendo il tragitto del mattino.
Proprio perché ce li siamo portati dietro indossiamo anche i ramponi, ma oltrepassato il traverso decidiamo di toglierceli, molto meglio senza, la neve molto pesante si accumula sotto i ramponi rendendo precario l'equilibrio.
Ed eccoci di nuovo presso la diga del Lagastrello dove abbiamo lasciato le auto, siamo infreddoliti e umidicci, la pioggia non ha mai smesso di venir giù, ma lo spirito è felice di aver passato una giornata assieme ad amici in allegria e spensieratezza; per i panorami ci saranno altre occasioni.

 

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Foto escursione                                                                                                                                                                                                         Montagna sicura
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