15/03/2009 Verso la Pania della Croce

Lo splendore dell'amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è l'ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.

R.W.Emerson

 

Sentieri:  CAI n° 7
Punti d'appoggio:  Rifugio Rossi
Acqua: In estate sorgente nelle vicinanze del rifugio, in inverno con presenza di neve al rifugio, se aperto
Quote: Piglionico1140 mt, Rifugio Rossi 1608 mt, Pania della Croce 1859 mt.

Accesso: Da Lucca in direzione Garfagnana, Sp. n° 20 per Gallicano, poi Molazzana e da qui indicazioni per Rif. Rossi.
Autostrade per Lucca;
da Genova: A12 Genova-Livorno inn. A11 con uscita Lucca;
da Milano: A1 e A15 per La Spezia poi A12 e A11 uscita Lucca;
da Firenze e da Pisa: A11 con uscita Lucca.
Dalla Garfagnana: E' l'accesso più comodo e breve. Lasciati i propri mezzi a Piglionico, una località nel comune di Molazzana, si imbocca il sentiero n° 7 attraversando prima una faggeta naturale dove si incontrano residui di vecchie carbonaie, poi i prati e i pascoli che accolgono il rifugio, alla base dei versanti della Pania Secca, della Pania della Croce e del Pizzo delle Saette. Disliv. 500 mt.; h.1.00
Dalla Versilia:dal rif.Del Freo: sentiero n° 126, h. 2.00
dal rif. Forte dei Marmi attraverso le Foci di Valli: sentiero n° 7, h. 5.15

 

 

 

La stotria:
La Pania della Croce (m. 1859) è la regina delle Apuane tanto che un tempo questa catena montuosa veniva identificata come Panie dal nome della sua montagna più nota, mentre l'attuale denominazione di Alpi Apuane è stato assegnato al gruppo montuoso solo in età napoleonica: un tempo la Pania veniva chiamata "Pietrapana" in quanto questi monti erano stati abitati per nove secoli dagli Apuani, una tribù ligure e la catena montuosa, ma soprattutto la sua vetta per eccellenza, aveva preso il nome da questi antichi abitatori "Pietrae Apuanae", cioè monti degli Apuani. Perfino il Boccaccia nel suo "De Montibus" ricorda la Pania come "Pietra Apuana Mons" e Dante nel canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30 quando parla del ghiaccio che ricopre il lago di Cocito dice che era così spesso "…che se Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non avrìa pur dall'orlo fatto scricchi" dove per Tambernicchi si intende il Monte Tambura e per Pietrapana la Pania alla Croce; e Ludovico Ariosto, governatore della Garfagnana per conto degli Estensi dal 1522 al 1525, afferma: "La nuda Pania tra l'Aurora e il Noto, da l'altre parti il giogo mi circonda che fa d'un Pellegrin la gloria noto".
 

E' molto tempo che desideriamo di salire alla Pania in invernale ma a caus del mal tempo o per impegni vari ancora non ne abbiamo avuto l'opportunità.
Oggi, però, decidiamo di tentare questa ascesa.
Partiamo da Pietrasanta io (Alessandro) la Giuseppina, direzione Castelnuovo di Garfagnana per la provinciale 13 attraverso la galleria del Cipollaio.
Giunti a Castenuovo seguiamo le indicazioni per la località Piglionico; una volta arrivati a Castelnuovo prima di girare a sinistra per Modena sulla destra c’è una strada proprio davanti a delle grosse antenne, se si fa attenzione c’è anche un’indicazione per il Rifugio Rossi alla Pania, le indicazioni stradali indicano per Molazzana.
Imboccata la strada si prosegue sino a un trivio e si segue per Monte Altissimo e giunti sulla strada che giunge da Gallicano si gira a destra sino all'Alpe di S. Antonio; si prosegue sempre sino ad arrivare alla cappellina del Piglionico (m. 1150), che ricorda un gruppo di partigiani sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi nelle loro postazioni poste sul Monte Rovaio che è proprio qui di fronte
Giungiamo al bivio per l'Alpe di S. Antonio e imbocchiamo la strada delle Rocchette (così chiamata perchè
conduce ad una palestra di roccia posta su un gruppo di roccioni alla pendici orientali della Pania Secca)
che porta al Piglionico, la strada si snoda tra boschi di faggio e ogni tanto si apre sulle Apuane lasciando vedere la Pania Secca, la Pania della Croce, l'Omo Morto ecc..
Avevo il timore che la strada, come già successo in altre occasioni, fosse chiusa per la presenza di neve, ma per fortuna non ne troviamo, almeno sul tratto asfaltato, poi ne troviamo ma con molta cautela riesco ad arrivare al Piglionico, ma devo tornare indietro per circa duecento metri perchè l'esiguo parcheggio è già tutto pieno.
Nel frattempo giungono anche Sabrina, Luca e Rossano dalla piana Montecatini - altopascese.
Il tempo di indossare le ghette  e scarponi e ci avviamo e in pochi minuti siamo alla cappellina del Piglionico  (1140 mt.), oltrepassato questo punto quasi subito termina la strada e tastata la consistenza della neve decidiamo di indossare subito i ramponi.
Ci inoltriamo sul sentiero CAI n° 7, dopo un tratto in saliscendi ci si addentra in un bel bosco di faggi di alto fusto, siamo ottimisti la pista è abbastanza marcata.  Assieme a noi salgono anche degli sci alpinisti, per loro forse la neve è buona per noi è abbastanza sfatta e non rende il procedere agevole. Mi trovo a essere il primo della fila ad un tratto si deve affrontare un traverso abbastanza stretto, l'unico punto dove bisogna fare attenzione, mi raccomando di usare la piccozza ma non ho risposta, mi giro e dietro di me non c'e più nessuno. Preoccupato torno indietro, chiamo ma non mi risponde nessuno, decido di chiamarli al telefono, c'è campo meno male! Mi rispondono che sono andati dietro agli sciatori e che proseguono per tracce sulla neve sull'altopiano della Vetricia, non si possono lasciare un attimo soli!
 Io continuo lungo quello che sarebbe il sentiero e ben presto mi trovo sui prati fuori dal bosco sulle pendici dell'Omo Morto, tratto di montagna posto fra le due Panie che ricorda il volto di una persona coricata e la cui massima altitudine è il "Naso" (m 1677), detto anche "Puntone di Mezzo al Prato".
Proseguo per la ripida salita e giungo al  rifugio "Enrico Rossi alla Pania", quota 1609
. L'ambiente è molto bello, circondato dalle cime delle Panie; il panorama poi si apre verso le Alpi Apuane settentrionali e sul Sumbra. Le forti nevicate hanno sepolto completamente il rifugio e solo il duro lavoro del gestore ha permesso di far entrare la luce dalle finestre e rendere agibile l'ingresso.
Degli altri amici non c'è traccia, mi preoccupo un po' e li richiamo al telefonino, mi rassicurano e mi dicono di affacciarmi che li avrei visti.

Ci ricongiungiamo al rifugio e dopo una breve sosta per riprendere fiato riprendiamo la marcia verso la Pania della Croce. Sempre attraverso il sentiero N° 7 sotto l'Omo Morto e  ci portiamo alla Foce del Puntone 1607mt. importante crocevia, con i sentieri per Foce di Valli (n° 7), Borra di Canala (n° 139) e Pizzo delle Saette.

S
i entra nel Vallone dell'Inferno alto circo compreso tra le due creste E della Cima principale e della Spalla settentrionale; pur mandando le sue acque al versante S su Fornovolasco (dove si basa con un'erta parete), ha caratteristiche ambientali, specie in inverno, simili a quelle del vicino altopiano sul versante N, da cui lo separa la Focena del Puntone; da questa corre nella sua parte bassa il sent. per il Passo degli Uomini della Neve. Verso la Cima principale si dirigono bellissimi percorsi invernali.
 In direzione della Spalla settentrionale, cioè verso destra, il pendio è molto meno ripido e vi si svolge la via normale dal Rif. Rossi.
La giornata è molto calda e la neve è in uno stato pietoso, sudo copiosamente, io e Rossano siamo avanti, quasi al Callare, ad un tratto le gambe mi cedono, sono molto stanco, non una stanchezza normale ma una sensazione strana, con la testa mi sforzo di proseguire ma poi mi sento che dico a Rossano che  mi fermo quì e ridiscendo. Mi dispiace molto per lui ma io proprio non ce la faccio a proseguire, nel frattempo arrivano anche gli altri e sono tutti d'accordo di ritornare indietro.
Ripercorriamo la via appena fatta e torniamo al rifugio.
Chiediamo se possiamo mangiare e alla risposta affermativa ci sediamo subito al tavolo e non aspettiamo che ci dicano cosa offre oggi il rifugio iniziamo subito a mangiare quello che ci siamo portati dietro, così come aperitivo, continuiamo con il primo della casa, vino dolce e  caffè.
Restiamo a chiacchierare un po'  e poi riprendiamo la via di casa. Gli amici insistono per farmi vedere da dove sono passati al mattino e devo dire che questo percorso è molto suggestivo, la neve ha addolcito il paesaggio arrotondando ogni asperità e la poca frequentazione rende il paesaggio intonso, suggestive anche le molte doline ed e inghiottitoi presenti. Scendiamo allegramente, i ramponi li abbiamo riposti, con questa neve non ce ne è bisogno, ogni tanto uno scivolone ma senza rischi che danno origine a sghignazzi, Rossano è più fortunato, si tiene ad un albero secco, si tronca e gli cade un grosso frammento sulla testa, quando lo racconta a chi non l'ha visto ripete l'operazione dicendo "vedi ho fatto così e ...." e ripetendo lo scrollone gli ricade ancora sulla testa e naturalmente scoppia l'ilarità generale. Comunque niente di male ha la teta dura e ci vuol ben altro per fargli del male! Torniamo sul sentiero N°7  e quindi in breve siamo al Piglionico. La nostra escursione termina qui.
Per quanto riguarda  raggiungere la vetta non ci è riuscito, soprattutto per causa mia, ma il vero successo è stato la riconferma della nostra amicizia, non che ce ne fosse stato bisogno, ma la certezza  è stata nell'aver goduto nello stare assieme.  
C’è chi il bene preferisce darlo, c’è chi preferisce riceverlo ma, per fortuna, il bene non è quello che uno dà o quello che riceve: è quello che è la relazione fra due, o fra molti; si chiama in molti modi e uno dei suoi nomi è amicizia e rende felici, perché l’amicizia è bello trovarla, ma è ancora più bello provarla,

Ricordatevi che la conoscenza e l'umiltà in montagna possono salvarvi la vita!!!!!!
 


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