15/03/2009 Verso la Pania della Croce
Lo splendore
dell'amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso
gentile
né la gioia della
compagnia:
è l'ispirazione
spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede
in noi
ed è disposto a
fidarsi di noi.
R.W.Emerson
Sentieri: CAI n° 7 |
Punti
d'appoggio: Rifugio Rossi
Gestore
Antonello Chiodo
Telefono gestore 0583-74095 cell. 348-3898003 Telefono rifugio 0583-710386 Apertura 20 giugno - 10 settembre - tutti i giorni 11 settembre - 31 dicembre solo prefestivi e festivi |
Acqua: In estate sorgente nelle vicinanze del rifugio, in inverno con presenza di neve al rifugio, se aperto |
Quote: Piglionico1140 mt, Rifugio Rossi 1608 mt, Pania della Croce 1859 mt. |
Accesso:
Da Lucca in direzione Garfagnana,
Sp. n° 20 per Gallicano, poi
Molazzana e da qui indicazioni per
Rif. Rossi.
|
La stotria:
La Pania della Croce (m. 1859) è la regina delle Apuane tanto che un tempo
questa catena montuosa veniva identificata come Panie dal nome della sua
montagna più nota, mentre l'attuale denominazione di Alpi Apuane è stato
assegnato al gruppo montuoso solo in età napoleonica: un tempo la Pania veniva
chiamata "Pietrapana" in quanto questi monti erano stati abitati per
nove secoli dagli Apuani, una tribù ligure e la catena montuosa, ma soprattutto
la sua vetta per eccellenza, aveva preso il nome da questi antichi abitatori
"Pietrae Apuanae", cioè monti degli Apuani. Perfino il Boccaccia nel
suo "De Montibus" ricorda la Pania come "Pietra Apuana Mons"
e Dante nel canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30
quando parla del ghiaccio che ricopre il lago di Cocito dice che era così
spesso "…che se Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non avrìa pur
dall'orlo fatto scricchi" dove per Tambernicchi si intende il Monte Tambura
e per Pietrapana la Pania alla Croce; e Ludovico Ariosto, governatore della
Garfagnana per conto degli Estensi dal 1522 al 1525, afferma: "La nuda
Pania tra l'Aurora e il Noto, da l'altre parti il giogo mi circonda che fa d'un
Pellegrin la gloria noto".
E' molto tempo che desideriamo di
salire alla Pania in invernale ma a
caus del mal tempo o per impegni
vari ancora non ne abbiamo avuto
l'opportunità.
Oggi, però, decidiamo di tentare
questa ascesa.
Partiamo da Pietrasanta io (Alessandro) la Giuseppina, direzione Castelnuovo
di Garfagnana per la provinciale 13 attraverso la galleria del Cipollaio.
Giunti a Castenuovo seguiamo le indicazioni per la
località Piglionico; una volta arrivati a Castelnuovo prima di girare a
sinistra per Modena sulla destra c’è una strada proprio davanti a delle
grosse antenne, se si fa attenzione c’è anche un’indicazione per il Rifugio
Rossi alla Pania, le indicazioni stradali indicano per Molazzana.
Imboccata la strada si prosegue sino a un trivio e si segue per Monte Altissimo
e giunti sulla strada che giunge da Gallicano si gira a destra sino all'Alpe
di S. Antonio; si prosegue sempre sino ad arrivare alla cappellina del
Piglionico (m. 1150), che ricorda un
gruppo di partigiani sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi
nelle loro postazioni poste sul Monte Rovaio che è proprio qui di fronte.
Giungiamo al bivio per l'Alpe
di S. Antonio e imbocchiamo la strada
delle Rocchette (così chiamata perchè
conduce ad una palestra di roccia
posta su un gruppo di roccioni alla
pendici orientali della Pania Secca)
che porta al Piglionico, la strada si snoda tra boschi di faggio e ogni tanto si apre sulle Apuane
lasciando vedere la Pania Secca, la Pania della Croce, l'Omo Morto ecc..
Avevo il timore che la strada, come
già successo in altre occasioni,
fosse chiusa per la presenza di
neve, ma per fortuna non ne
troviamo, almeno sul tratto
asfaltato, poi ne troviamo ma con
molta cautela riesco ad arrivare al
Piglionico, ma devo tornare indietro
per circa duecento metri perchè
l'esiguo parcheggio è già tutto
pieno.
Nel frattempo giungono anche
Sabrina, Luca e Rossano dalla piana
Montecatini - altopascese.
Il tempo di indossare le ghette
e scarponi e ci avviamo e in pochi
minuti siamo alla cappellina del Piglionico (1140 mt.),
oltrepassato questo punto quasi
subito termina la strada e tastata
la consistenza della neve decidiamo
di indossare subito i ramponi.
Ci inoltriamo sul sentiero CAI n° 7, dopo un tratto in
saliscendi ci si addentra in un bel bosco di faggi di alto fusto, siamo ottimisti
la pista è abbastanza marcata. Assieme a noi salgono anche degli sci
alpinisti, per loro forse la neve è
buona per noi è abbastanza sfatta e
non rende il procedere agevole. Mi
trovo a essere il primo della fila
ad un tratto si deve affrontare un
traverso abbastanza stretto, l'unico
punto dove bisogna fare attenzione,
mi raccomando di usare la piccozza
ma non ho risposta, mi giro e dietro
di me non c'e più nessuno.
Preoccupato torno indietro, chiamo
ma non mi risponde nessuno, decido
di chiamarli al telefono, c'è campo
meno male! Mi rispondono che sono
andati dietro agli sciatori e che
proseguono per tracce sulla neve
sull'altopiano della Vetricia, non
si possono lasciare un attimo soli!
Io continuo lungo quello che sarebbe il sentiero e ben presto mi trovo sui
prati fuori dal bosco sulle pendici
dell'Omo Morto, tratto di montagna
posto fra le due Panie che ricorda
il volto di una persona coricata e
la cui massima altitudine è il
"Naso" (m 1677), detto anche
"Puntone di Mezzo al Prato".
Proseguo per la ripida salita e
giungo al
rifugio "Enrico Rossi alla Pania",
quota 1609.
L'ambiente è molto bello, circondato
dalle cime delle Panie; il panorama
poi si apre verso le Alpi Apuane
settentrionali e sul Sumbra.
Le forti nevicate hanno sepolto
completamente il rifugio e solo il
duro lavoro del gestore ha permesso
di far entrare la luce dalle
finestre e rendere agibile
l'ingresso.
Degli altri amici non c'è traccia,
mi preoccupo un po' e li richiamo al
telefonino, mi rassicurano e mi
dicono di affacciarmi che li avrei
visti.
Ci ricongiungiamo al rifugio e dopo
una breve sosta per riprendere fiato
riprendiamo la marcia verso la Pania
della Croce. Sempre attraverso il
sentiero N° 7 sotto l'Omo Morto e
ci portiamo alla Foce del Puntone 1607mt.
importante crocevia, con i sentieri
per Foce di Valli (n° 7), Borra di
Canala (n° 139) e Pizzo delle
Saette.
Si
entra nel Vallone dell'Inferno
alto
circo compreso tra le due creste E
della Cima principale e della Spalla
settentrionale; pur mandando le sue
acque al versante S su Fornovolasco
(dove si basa con un'erta parete),
ha caratteristiche ambientali,
specie in inverno, simili a quelle
del vicino altopiano sul versante N,
da cui lo separa la Focena del
Puntone; da questa corre nella sua
parte bassa il sent. per il Passo
degli Uomini della Neve. Verso la
Cima principale si dirigono
bellissimi percorsi invernali.
In direzione della Spalla settentrionale, cioè verso destra, il pendio è
molto meno ripido e vi si svolge la
via normale dal Rif. Rossi.
La giornata è molto calda e la neve
è in uno stato pietoso, sudo
copiosamente, io e Rossano siamo
avanti, quasi al Callare, ad un
tratto le gambe mi cedono, sono
molto stanco, non una stanchezza
normale ma una sensazione strana,
con la testa mi sforzo di proseguire
ma poi mi sento che dico a Rossano
che mi fermo quì e ridiscendo.
Mi dispiace molto per lui ma io
proprio non ce la faccio a
proseguire, nel frattempo arrivano
anche gli altri e sono tutti
d'accordo di ritornare indietro.
Ripercorriamo la via appena fatta e
torniamo al rifugio.
Chiediamo se possiamo mangiare e
alla risposta affermativa ci sediamo
subito al tavolo e non aspettiamo
che ci dicano cosa offre oggi il
rifugio iniziamo subito a mangiare
quello che ci siamo portati dietro,
così come aperitivo, continuiamo con
il primo della casa, vino dolce e
caffè.
Restiamo a chiacchierare un po'
e poi riprendiamo la via di casa.
Gli amici insistono per farmi vedere
da dove sono passati al mattino e
devo dire che questo percorso è
molto suggestivo, la neve ha
addolcito il paesaggio arrotondando
ogni asperità e la poca
frequentazione rende il paesaggio
intonso, suggestive anche le molte
doline ed e inghiottitoi presenti.
Scendiamo allegramente, i ramponi li
abbiamo riposti, con questa neve non
ce ne è bisogno, ogni tanto uno
scivolone ma senza rischi che danno
origine a sghignazzi, Rossano è più
fortunato, si tiene ad un albero
secco, si tronca e gli cade un
grosso frammento sulla testa, quando
lo racconta a chi non l'ha visto
ripete l'operazione dicendo "vedi ho
fatto così e ...." e ripetendo lo
scrollone gli ricade ancora sulla
testa e naturalmente scoppia
l'ilarità generale. Comunque niente
di male ha la teta dura e ci vuol
ben altro per fargli del male!
Torniamo sul sentiero N°7 e
quindi in breve siamo al Piglionico.
La nostra escursione termina qui.
Per quanto riguarda
raggiungere la vetta non ci è
riuscito, soprattutto per causa mia,
ma il vero successo è stato la
riconferma della nostra amicizia, non
che ce ne fosse stato bisogno, ma la
certezza è stata nell'aver goduto nello stare assieme.
C’è chi il bene preferisce darlo,
c’è chi preferisce riceverlo ma, per
fortuna, il bene non è quello che
uno dà o quello che riceve: è quello
che è la relazione fra due, o fra
molti; si chiama in molti modi e uno
dei suoi nomi è amicizia e rende
felici, perché l’amicizia è bello
trovarla, ma è ancora più bello
provarla,