04/10/2009 Da Arni a Careggine  attraverso il Fatonero e il Sumbra
 
Percorso: Arni (916 m) - La Focetta (m 1199 slm) - Malpasso ( mt.1493 slm) - bosco del Fato Nero(m. 1427) - Passo Contapecore (m. 1482)-  Passo Fiocca (m 1560 slm) - vetta Sumbra ( mt.1765 slm) - Colle delle Capanne (m 1452 slm)- Maestà del Tribbio (m 1157 slm) - careggine (m 1000 slm) 


 

 
Segnaletica: CAI Bianco rossa - 144 Arni-Malpasso-passo Fiocca-capanna di Romecchio-passo Sella.- 145 Capanne di Careggine-Intaglio-colle delle Capanne-M.Sumbra-passo Fiocca.


 

 

 

Classificazione: EEA  
Tempo di percorrenza:  circa 8, con sosta pranzo

 

 
Acqua: Ad Arni

 

 
Punti sosta: Nessuno

 

 
Traccia gps

 

Periodo consigliato: Da primavera all'autunno, molto difficile in inverno con presenza di neve e ghiaccio

Più in alto l'azzurro profondo del cielo non mi dice la gioia. 
Vorrei somigliarvi superbe montagne che amo. 
Vorrei come voi alzare i miei fianchi poderosi al cielo, stendere sopra le valli eterni ghiacciai immobili. 
Vorrei come voi rimanere, imitando l'eterno. 
Ma il mio destino è lo stelo di un fiore e una foglia d'autunno nell'aria che vibra.

 ( tratto da montagna vissuta a cura di Achille Quarello)

 

 

L'escursione di oggi, organizzata dalla UOEI di Ripa di Versilia vede una nutrita partecipazione, infatti ci troviamo alla sede in 21 e tre defezioni, saliamo sul pullman e ci dirigiamo verso Arni. Purtroppo la strada strada provinciale  n° 10 per Castelnuovo Garfagnana è interrotta e quindi dobbiamo passare da Massa prendendo poi la strada per Antona - Passo della Fioba - Passo del Vestito per poi scendere ad Arni.
Ma eccoci nel paese e scesi dal pullman ci apprestiamo subito a partire.

L'escursione, già programmata molte volte e mai effettuata per avversità varie, prevede la salita al Sumbra partendo da Arni, raggiungendo il Fato Nero e Passo Fiocca, discesa dal versante garfagnino e poi raggiungere Vagli di Sotto.
Arni è una piccola frazione del comune di Stazzema arroccata alla sommità della vallata della Turrite Secca. Dalla Versilia la si raggiunge percorrendo la carrozzabile per Seravezza e successivamente per Castelnuovo Garfagnana; superata la galleria del Cipollaio si prosegue ancora per circa un chilometro e, in località Tre Fiumi, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni. Questo quando la strada è percorribile, quando non lo è come questa volta, abbiamo preso la strada che da Massa
, risalendo il corso del Frigido per la strada provinciale n° 13 che si dirige verso Antona, la strada comoda e panoramica, continua snodandosi sopra Antona per raggiungere: Campareccia e Muturlungo, Pruneta (Porneta) e Pian della Fioba- Conchera. In queste zone a circa 900 m di altitudine, troviamo il Rifugio Alpino "Città di Massa" e l'Orto Botanico "P. Pellegrini" conosciuto da tutto il mondo scientifico botanico. Abbiamo quindi un panorama che giunge al mare e spazia dal Golfo della Spezia alle isole dell'Arcipelago Toscano. Quindi ottimi tramonti estivi ed invernali nelle cui giornate talvolta si vedono lontane le Alpi Marittime.
Come detto il pullman ci ha scaricato nella piccola piazzetta oggi sgombra da auto, attraversiamo il ponticello sul torrente Turrite Secca; non cercate segni perchè il percorso inizia più su in corrispondenza di una strada asfaltata dove l'indicazioni sono molto chiare.
Come detto, per non percorrere l'asfalto prendiamo per il ponticello e seguiamo una mulattiera.
Appena passato il ponte c'è una fontana e chi deve far rifornimento d'acqua la faccia perché la prossima la troveremo solo all'arrivo-
Il sentiero sulla mulattiera non è molto evidente specie quando la vegetazione è molto abbondante, comunque con un pò d'attenzione si può capire dove andare.
Il sentiero termina sulla strada asfaltata e attraversata prendiamo una traccia che sembra più uno scarico ma ci porta direttamente ad una casa da dove riparte il sentiero CAI n° 144.
Anche il sentiero ufficiale presenta erba molto alta ma la traccia è più marcata unica preoccupazione è quella di non finire in un profondo solco creato dall'erosione dell'acqua.
L'escursione parte subito in ripida salita e ben presto il gruppo si sfalda, i più atletici all'ungano decisamente mentre il resto si sgrana più in basso.
Stiamo salendo il celo è velato e il sole non picchia, l'aria è fresca e piacevole,  man mano che saliamo distinguiamo nettamente quelle che erano piane dedicate al foraggio e ci domandiamo che vita dura doveva esser quella lì!
Raggiungiamo un primo belvedere alla rocciosa spalla sud de La Focetta (m 1199 slm), pian piano i prati cominciano a lasciare il posto alle rocce e i fiori di campo vengono sostituiti dal paleo e da meravigliose fioriture di Sassifraga, Morchia, Globularia, ecc. L'abitato di Arni è oramai una macchiolina in fondo alla valle; alcune cime famose delle Alpi Apuane ci appaiono molto vicine, in tutto il loro splendore: dalle due cime delle Panie, al Monte Corchia, all’ Altissimo, con in mezzo e davanti a loro cime più basse, meno famose e più verdeggianti..
Saliamo per la cresta molto ripida ma non presenta difficoltà, è solo faticosa, e finalmente il sentiero gira verso destra attraversando un canale e diventa meno erto fino a giungere ad una sella
rocciosa chiamata  Malpasso, a quota di m 1493 slm, su uno degli speroni meridionali, con strapiombi da ogni lato, dobbiamo fare molta attenzione perché il terreno non è molto agevole ma comunque basta fare attenzione. Da questo punto aereo e panoramico, la vetta del Sumbra, cioè la Penna.., si erge solenne di fronte a noi ed è obbligatorio scattare alcune foto; anche il prossimo tratto è un pò scabroso ma sempre con le dovute maniere si passa agevolmente.
Ora siamo nel folto del bellissimo bosco del Fato Nero(m. 1427), questo bosco è un posto magnifico, attraversato da vari ruscelli è una macchia di faggi abbarbicata sulle pendici del Monte Fiocca. L'origine di questo nome per alcuni deriva da "fatto nero", per un possibile omicidio avvenuto in quel luogo tanto tempo fa e del quale oggi nessuno ricorda più niente. Per altri, invece, deriva da faggio nero e si dice che gli alberi vi crescessero così fitti, che a malapena vi penetrava la luce del sole in pieno giorno. Oggi sopravvivono antiche leggende che testimoniano la presenza dell'antico popolo dei Liguri-Apuani, di origine celtica, con il loro culto degli alberi e degli spiriti tutelari della foresta. Si crede che nel bosco vivano ancora oggi spiriti e folletti che di notte vagano, danzando in cerchi, laddove i raggi della luna riescono a filtrare attraverso la fitta boscaglia, creando giochi di luce magica. Sul bosco si raccontano molte altre leggende mirabilmente raccolte nel libro "Le leggende delle Alpi Apuane" di Paolo Fantozzi .
I giochi di luce che filtra a stento tra gli alberi e il rumore dei ruscelli crea un'atmosfera magica.
All'improvviso sentiamo i mugugni di un accompagnatore, più con il sesto senso che con l'udito, che non gli andava a genio che ci fosse tanta distanza tra i componenti del gruppo e quindi ci fermiamo per ricompattarci. Proseguiamo stranamente in silenzio, usciamo dal bosco e ci ritroviamo in un lussureggiante tappeto erboso. 
Percorriamo un ampio arco, da sinistra verso destra, usciamo dal bosco e riprendiamo a salire lungo una scarpata soleggiata e priva di alberi, verso un’ampia sella che fa da spalla orientale all’anfiteatro del Fatonero, siamo al Passo Contapecore (m. 1482) che separa la vallata del fosso Fato Nero dalla vallata del fosso dell'Anguillara famoso per le imponenti Marmitte dei Giganti. Il passo, un ampio pianoro, deve il nome all'abitudine (necessità) dei pastori locali di fermarsi qui per la conta delle pecore che pascolando nelle due vallate finivano inevitabilmente per mischiarsi.
Qui abbiamo dovuto rifare una sosta per ricompattarci e quindi approfittato per uno spuntino.
Ripartiti siamo ormai vicini al Passo Fiocca: il Passo
Fiocca (m 1560 slm) è caratterizzato da una lunga e liscia placca di calcare su cui le suole tengono bene in aderenza è un po' faticoso ma è divertente superarla, questi lastroni  inclinati,  convogliano le acque verso il sottostante Fosso Anguillara.
Ci fermiamo a prendere respiro e per ammirare il panorama su Vagli con l'omonimo lago alquanto in secca per la scarsità delle precipitazioni.
Sopra di noi ci sovrasta il Sumbra e non ci resta che salire alla vetta, questa parte di percorso è il più impegnativo.
Prendiamo il sentiero n° 145 anche questo ben tracciato, saliamo su cresta molto ampia sino a raggiungere quella che è chiamata Ferrata Ricciardo Malfatti, a parere mio si tratta più di un sentiero attrezzato che di una vera ferrata e l'attrezzatura da ferrata mi sembra superflua, si sviluppa su 180 mt. di dislivello e sono presenti funi metalliche d’assicurazione, montiamo alcuni gradoni rocciosi e balze erbose non molto esposte e con piede fermo e assenza di vertigini non ci sono difficoltà tecniche.
Giunti al termine siamo a pochi minuti dalla vetta
, dopo un paio di risalite la cresta si esaurisce nei prati della cupola sommitale. la raggiungiamo siamo a 1765 mt. Sensazionale il panorama dalla vetta sulle più alte cime delle Alpi Apuane e su un lungo tratto della costa versiliese e sul Mar Ligure. Verso oriente possiamo osservare un lungo settore del crinale appenninico Tosco Emiliano.
Alla spicciolata arriviamo tutti e ci sistemiamo sotto vento al quanto freddo, ed ecco tirare fuori dagli zaini felpe e giacche a vento. Decidiamo di fare sosta qui, non è stata molto lunga a causa del citato vento, ma la partenza non si fa sino a che Bruno non abbia fatto il suo famoso caffè con la mitica moka dell'escursionista.
Torniamo sui nostri passi e scendiamo sino all'uscita della "ferrata" per poi prendere il sentiero n° 145 in direzione sud est nel versante opposto, il sentiero prosegue a mezza costa sui prati che guardano verso Vagli ma è un peccato seguirlo, meglio dar retta a vecchi segni blu lungo la cresta che è facile da percorrere, sempre al culmine dei cinquecento metri della parete sud e dei dirupi segnati dal fosso dell'Anguillaia che precipitano, mille metri più in basso, fino al letto della Turrite Secca ed alla strada provinciale n° 10: Forte dei Marmi - Castel Nuovo Garfagnana.
Giungiamo a delle formazioni rocciose e le superiamo saltellando tra un'erosione e l'altra entriamo nel bosco di faggi, sulla cresta piccoli e contorti, incontrando vecchie piazzole dei carbonai.

Continuiamo a scendere, sempre all’interno del fitto bosco, per un lungo tratto, finché sbuchiamo su un sentiero più largo, che diventa presto una sterrata: è la strada forestale che proviene dalla Maestà del Tribbio (m 1157 slm) sul versante nord-est del Sumbra.
Svoltiamo a sinistra e seguiamo per un breve tratto in discesa la strada forestale fino a raggiungere, in un largo spiazzo, il valico del Colle delle Capanne (m 1452 slm). 
Nell'aspettare il resto del gruppo ci dedichiamo alla ricerca di qualche fungo e siamo stati anche abbastanza fortunati! Una volta ricompattati facciamo il punto della situazione: il tempo volge al brutto e già qualche goccia si fa sentire, alcuni di noi ne hanno abbastanza,  quindi viene presa la decisione di terminare l'escursione a Careggine. Percorriamo ancora la strada per poi ritrovare il sentiero che alternativamente taglia la strada sino a Maestà del Tribbio(m 1157 slm), da qui era nostra intenzione deviare per Vagli di Sotto su sentiero segnalato sulla sinistra, (tempo di percorrenza 2 ore) ma come detto abbiamo deciso di interromperla prima, infatti in pochi minuti di strada sterrata giungiamo al paese di Careggine (1000 mt slm); terminiamo l'escursione rifocillandoci al bar.

Foto escursione

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