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Si tratta di
cavità semisferiche levigate dalla lenta abrasione dei materiali
detritici in corrispondenza di mulinelli d'acqua. Di varie
dimensioni, anche molto grandi fino a 5-6 metri di diametro, si
trovano all'interno di rocce calcaree, come lungo alcuni canali che
scendono dal Monte Sumbra nella Turrite Secca, dal Monte Tambura e
dal Monte Contrario presso la Valle degli Alberghi. In Lunigiana,
lungo il torrente Mommio, sono presenti piccole marmitte.
Le più famose e spettacolari sono quelle dei fossi Fatonero e
Anguillara, quelle che noi, oggi andremo ad affrontare.
Chi volesse ripetere l'escursioe tenga presente che questa non è una
semplice escursione in montagna ma si tratta a tutti gli effetti di
un itinerario Alpinistico dal
momento che si svolge in tipico ambiente apuano (roccia rotta e
paleo) fuori da sentieri e itinerari battuti: è necessario
pertanto avere una ottima confidenza con il terreno ,
buon senso dell'orientamento e soprattutto
ottima padronanza della manovre di corda per le calate in
doppia.
E' molto tempo che culliamo l'idea di cimentarci
in questa avventura, che molte volte abbiamo sentito raccontare ma che non
abbiamo mai avuto l'ardire di provarci. Ma oggi finalmente abbiamo preso quella
decisione che ci ha portato in uno degli ambienti più belli e caratteristici e
per un certo verso "vero" delle Apuane.
Siamo in sette percorriamo la strada Che dalla Versilia, attraverso, la galleria
del Cipollaio conduce in Garfagnana; superiamo questa galleria e ci troviamo al
bivio per Arni che tralasciamo, sulla destra la (chiusa) locanda della Romana,
oltrepassiamo un'altra galleria dei Tre Fiumi e dopo poche decine di metri sulla
destra vi è uno slargo, di fronte ad una una vecchia e abbandonata torretta ENEL
sulla strada per Isola Santa (quota 691 mt). Quì lasciamo le auto.
Ecco partiamo armati di imbrago, corde cordini e moschettoni, tutti belli
pimpanti alla scoperta di questo ambiente "magico".
Risaliamo a piedi la strada in direzione Arni per circa 150 m fino a
incontrare una vecchia strada marmifera che scende nel greto della Turrite
Secca.
Lasciamo quello che era una strada e ci dirigiamo all'interno dell'alveo del
torrente, asciutto, in direzione sud ovest (verso il mare) il cammino non è
agevole tra massi che sembrano vivi, non ce n'è uno che stia fermo e inoltre la
vegetazione ha invaso tutto, finalmente dopo circa una ventina di minuti, sulla
nostra destra appare l'ingresso del Fosso del Fato Nero
È un torrente che nasce alle pendici del Fiocca ed attraversa il bosco
omonimo. Forma un canale tra le pendici sud-est del monte Fiocca ed un
contrafforte in direzione più marcatamente sud-est che scende dal Passo di
Fiocca e divide la vallata del Fosso del Fatonero da quella del Fosso
dell’Anguillara. Il fosso è tributario della Turrite Secca.
Inizia la risalita del primo canale, vecchi e sbiaditi segni gialli ci
confermano la direzione. Troviamo le prime marmitte, un pò rimaniamo delusi, ci
aspettavamo qualcosa di diverso, dai racconti e dalle foto credevamo di trovare
dei grandi buchi scavati nel marmo e invece delle piccole mezze vasche. Queste
prime marmitte si superano facilmente, alcuni passaggi ci obbligano a superarle
ora sul lato destro ora quello sinistro, per superare uno
sbarramento sulla sinistra è stata posta una corda ormai molto malconcia ma
comunque ci aiuta a risalire. Quando scrivo destra o sinistra parlo della nostra
posizione rispetto al torrente e non a quella orografica che sarebbe al
contrario.
Ora dopo alcuni passaggi di secondo grado ci troviamo di fronte una bella parete
liscia, non ci sarebbe possibilità di superarla o sarebbe molto difficile ma per
fortuna è stata messa una scaletta che, però, ha anch'essa un difetto: è corta
solo due scalini e troppo attaccata alla parete, per di più è messa sullo scolo
della marmitta dove si forma un'insidiosa melma di alghe, da noi denominata
"paperina" non nascondo che non è stato agevole per il primo che è salito, con
tanto di escoriazione al ginocchio ma poi messa una fettuccia ad un albero è
stato tutto più facile. Ci troviamo in un canalino scivoloso per la terra
bagnata, è presente un cordino per aiutarsi a salire, superato un grosso masso
risiamo nel greto del Fosso. Camminiamo più speditamente e incontriamo ora delle
marmitte più interessanti, ci accorgiamo che sono anche numerate
progressivamente, giungiamo alla 7 allacciata alla 8 che formano due piccoli
laghetti il fondo è piatto e verrebbe la voglia di fare un pik nic proprio lì;
ma non è ancora giunta l'ora di riposarci e riprendiamo il cammino. Dopo aver
superato altre marmitte, tenendoci sulla nostra destra giungiamo in una zona
abbastanza ampia caratterizzata da grossi massi; dinnanzi a noi uno sbarramento.
Ci viene fatto istintivamente di dirigerci verso destra cosa che ci viene
confermata da " ometti" di pietra che indicano la direzione da prendere.
Iniziamo a salire seguendo gli "ometti" , usciamo dal bosco e ci
troviamo su pendii di paleo, poi Nilo ci dice di prendere verso
destra e puntando poi ad un'insellatura
sul costone che separa i due fossi, molto evidente,
riconoscibile da ampie placche di roccia che si rivelerà essere a quota 1027mt.
Proseguiamo tra rocce e paleo con passo non sempre agevole, poi preso di mira la selletta tiriamo dritto e ci dirigiamo verso di essa . E' molto faticoso e fà
molto caldo ma la raggiungiamo. Nilo sà che da quì si potrebbe scendere e
arrivare al canale dell'Anguillara accorciandone la discesa della metà. Ma noi
che desideriamo da molto fare questa escursione decidiamo di fare il tragitto
integrale.
Partiamo seguendo la cresta, fa caldo bestiale e la fatica si
comincia a sentire comunque siamo appagati dal magnifico panorama a
360° che ci si pone davanti, molte sono anche le fioriture e
splendidi gigli di San Giovanni chiazzano di un arancio carico il
manto verde dell'erba. sappiamo che dovremmo raggiunger il Passo del
Contapecore
a quota 1482 metri sul sentiero n° 144 (
Arni-Malpasso-passo Fiocca-capanna di Romecchio-passo Sella). Ma non
ci và di salire sin lassù per poi ridiscendere, quindi giunti ad uno
sperone decidiamo di tagliare sulla destra, verso nord, prendendo
come riferimento una selletta dalla parte opposta, forse avremo
anche accorciato il percorso ma il tragitto è stato molto faticoso e
impervio su quei prati con erba alta che non si vede neanche
dove si mettono i piedi, unica sorpresa, piacevole devo dire, molte
fragoline selvatiche mature al punto giusto, squisite! ora come
ultima breve salita ci viene complicata da folte felci che ci
obbligano a camminare con molta difficoltà. Una volta giunti sulla selletta scendiamo per pochi metri e giù in basso notiamo l'inizio
del Fosso dell'Anguillara riconoscibile da ampie
placche bianche e liscie . Purtroppo già da quassù notiamo
che vi è già un folto numero di persone anche loro lì per scendere
le marmitte; ai ai quà si fa notte!
Scendiamo nella direzione del fosso, all'inizio c'è una traccia di
sentiero ma poi scompare all'improvviso e quindi bisogna procedere
così a occhio sempre nell'ogni presente paleo.
Finalmente raggiungiamo l'attacco ma vi sono ancora parecchie
persone che attendono il loro turno, per la cronaca: apprendiamo che
sono un gruppo di 22 persone del CAI di Pontedera, approfittiamo per
mangiare qualcosa e poi, finalmente tocca anche a noi.
iniziamo le prime tre calate su lunghe placche dove dobbiamo
usare due corde da 60mt. ci sembra tutto facile e scontato, uno dopo
l'altro scendiamo, purtroppo ad ogni calata si ripete l'angosciante
attesa del nostro turno. Giungiamo dove si poteva scendere dalla
prima sella che abbiamo salito, vi ricordate quando Nilo ci aveva
detto che avremmo potuto dimezzare il percorso?
Ecco siamo dove
intendeva lui, il posto è riconoscibile da un segno giallo a
indicare un incrocio a tre direzioni.
Da quì iniziano tutta una
serie di spettacolari marmitte consecutive che cadono una dentro
l'altra, le pareti sono di un liscio impressionante. Molte di queste
marmitte le abbiamo trovate asciutte ma alcune erano abbastanza
piene d'acqua e all'inizio abbiamo provato ad aggirale ma il
risultato è che chi ci ha provato si è ritrovato con il sedere a
terra, per fortuna senza conseguenze, si da il caso che dove si
doveva passare c'era anche un infido muschietto che rendeva tutto
scivoloso al massimo. Allora che fare? naturalmente di necessità
virtù e ci caliamo dentro la marmitta con l'acqua che ci lambisce le
parti intime.
Giungiamo a quella che si rivelerà l'ultima calata, a mio parere la
più spettacolare, si tratta di una discesa di ben quatto marmitte
consecutive da affrontare tenendo sempre in tensione la corda, se
non lo facessimo con la corda lenta al tentativo di calata la corda fà da molla e noi lasciamo i denti sulla parete. ma siamo bravi e
nessuno si fà male.
Non vi sono più marmitte da calarsi, per fortuna, sono quasi le nove
di sera e la stanchezza è molta, la voglia di corda ce la siamo
tolta, e ognuno che giunge alla fine non ha altro desiderio che
raggiungere la macchina, togliersi gli scarponi e mettersi una
maglietta asciutta.
Raggiungiamo un ultimo
risalto che si scende con una scala metallica finendo in quel che resta di una
vecchia cava, proseguiamo e si raggiungiamo il punto di
partenza nel greto della Turrite Secca e per la strada sterrata che abbiamo
percorso al mattino, sbuchiamo sulla strada.
E' molto tardi ma vogliamo brindare alla nostra avventura, che penso
ce la ricorderemo per molto molto tempo; arrivati a Seravezza ci
fermiamo per una bella birra fresca.
Un'escursione unica, carica di adrenalina dove abbiamo ancora
una volta ulteriormente rafforzato la nostra amicizia.
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Foto
escursione
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