04/07/2010 Marmitte dei Giganti

 
 

Percorso:    Canale del Fato Nero - Canale dell'Anguillara

Come Arrivare:  La strada che congiunge Castelnuovo Garfagnana con la Versilia, attraversa le Alpi apuane con la Galleria del Cipollaio, scendendo fino a Seravezza e a Forte dei Marmi. Dopo aver attraversato la Galleria del Cipollaio si giunge in località Tre Fiumi. Superato l'incrocio per Arni si supera un'altra galleria e in prossimità di uno slargo ( dalla parte opposta cabina Enel) si lascia l'auto
 
Sentieri:  N.N.

 


 

Classificazione: AEA solo per escursionisti esperti allenati (Alpinistico)

Dislivello :   500 mt.

 
Tempo di percorrenza:  11 ore

 

 
Acqua:Niente se non quella all'interno delle Marmitte
( non consigliabile il consumo)
 
Punti sosta: Nessuno
Copertura GSM: Nessuna

 

 
Traccia google heart

 

Periodo consigliato: Primavera estate, evitare assolutamente questo itinerario con previsioni meteorologiche incerte. I fossi sono quasi sempre asciutti, ma in caso di temporale possono caratterizzarsi da piene improvvise e violente che trascinano sassi creando seri pericoli.

 

Si tratta di cavità semisferiche levigate dalla lenta abrasione dei materiali detritici in corrispondenza di mulinelli d'acqua. Di varie dimensioni, anche molto grandi fino a 5-6 metri di diametro, si trovano all'interno di rocce calcaree, come lungo alcuni canali che scendono dal Monte Sumbra nella Turrite Secca, dal Monte Tambura e dal Monte Contrario presso la Valle degli Alberghi. In Lunigiana, lungo il torrente Mommio, sono presenti piccole marmitte.
Le più famose e spettacolari sono quelle dei fossi Fatonero e Anguillara, quelle che noi, oggi andremo ad affrontare.

Chi volesse ripetere l'escursioe tenga presente che questa non è una semplice escursione in montagna ma si tratta a tutti gli effetti di un itinerario Alpinistico
dal momento che si svolge in tipico ambiente apuano (roccia rotta e paleo) fuori da sentieri e itinerari battuti: è necessario pertanto avere una ottima confidenza con il terreno , buon senso dell'orientamento e soprattutto ottima padronanza della manovre di corda per le calate in doppia.
 

E' molto tempo che culliamo l'idea di cimentarci in questa avventura, che molte volte abbiamo sentito raccontare ma che non abbiamo mai avuto l'ardire di provarci. Ma oggi finalmente abbiamo preso quella decisione che ci ha portato in uno degli ambienti più belli e caratteristici e per un certo verso "vero" delle Apuane.
Siamo in sette percorriamo la strada Che dalla Versilia, attraverso, la galleria del Cipollaio conduce in Garfagnana; superiamo questa galleria e ci troviamo al bivio per Arni che tralasciamo, sulla destra la (chiusa) locanda della Romana, oltrepassiamo un'altra galleria dei Tre Fiumi e dopo poche decine di metri sulla destra vi è uno slargo, di fronte ad una una vecchia e abbandonata torretta ENEL sulla strada per Isola Santa (quota 691 mt). Quì lasciamo le auto.
Ecco partiamo armati di imbrago, corde cordini e moschettoni, tutti belli pimpanti alla scoperta di questo ambiente "magico".
Risaliamo  a piedi la strada in direzione Arni per circa 150 m fino a incontrare una vecchia strada marmifera che scende nel greto della Turrite Secca.
Lasciamo quello che era una strada e ci dirigiamo all'interno dell'alveo del torrente, asciutto, in direzione sud ovest (verso il mare) il cammino non è agevole tra massi che sembrano vivi, non ce n'è uno che stia fermo e inoltre la vegetazione ha invaso tutto, finalmente dopo circa una ventina di minuti, sulla nostra destra appare l'ingresso del Fosso del Fato Nero
È un torrente che nasce alle pendici del Fiocca ed attraversa il bosco omonimo. Forma un canale tra le pendici sud-est del monte Fiocca ed un contrafforte in direzione più marcatamente sud-est che scende dal Passo di Fiocca e divide la vallata del Fosso del Fatonero da quella del Fosso dell’Anguillara. Il fosso è tributario della Turrite Secca.
Inizia la risalita del primo canale, vecchi e sbiaditi segni gialli ci confermano la direzione. Troviamo le prime marmitte, un pò rimaniamo delusi, ci aspettavamo qualcosa di diverso, dai racconti e dalle foto credevamo di trovare dei grandi buchi scavati nel marmo e invece delle piccole mezze vasche. Queste prime marmitte si superano facilmente, alcuni passaggi ci obbligano a superarle ora sul lato destro ora quello sinistro, per superare uno sbarramento sulla sinistra è stata posta una corda ormai molto malconcia ma comunque ci aiuta a risalire. Quando scrivo destra o sinistra parlo della nostra posizione rispetto al torrente e non a quella orografica che sarebbe al contrario.
Ora dopo alcuni passaggi di secondo grado ci troviamo di fronte una bella parete liscia, non ci sarebbe possibilità di superarla o sarebbe molto difficile ma per fortuna è stata messa una scaletta che, però, ha anch'essa un difetto: è corta solo due scalini e troppo attaccata alla parete, per di più è messa sullo scolo della marmitta dove si forma un'insidiosa melma di alghe, da noi denominata "paperina" non nascondo che non è stato agevole per il primo che è salito, con tanto di escoriazione al ginocchio ma poi messa una fettuccia ad un albero è stato tutto più facile. Ci troviamo in un canalino scivoloso per la terra bagnata, è presente un cordino per aiutarsi a salire, superato un grosso masso risiamo nel greto del Fosso. Camminiamo più speditamente e incontriamo ora delle marmitte più interessanti, ci accorgiamo che sono anche numerate progressivamente, giungiamo alla 7 allacciata alla 8 che formano due piccoli laghetti il fondo è piatto e verrebbe la voglia di fare un pik nic proprio lì; ma non è ancora giunta l'ora di riposarci e riprendiamo il cammino. Dopo aver superato altre marmitte, tenendoci sulla nostra destra giungiamo in una zona abbastanza ampia caratterizzata da grossi massi; dinnanzi a noi uno sbarramento. Ci viene fatto  istintivamente di dirigerci verso destra cosa che ci viene confermata da " ometti" di pietra che indicano la direzione da prendere.
Iniziamo a salire seguendo gli "ometti" , usciamo dal bosco e ci troviamo su pendii di paleo,  poi Nilo ci dice di prendere verso destra e puntando poi ad un'insellatura sul costone che separa i due fossi, molto evidente, riconoscibile da ampie placche di roccia che si rivelerà essere a quota 1027mt. Proseguiamo tra rocce e paleo con passo non sempre agevole, poi preso di mira la selletta tiriamo dritto e ci dirigiamo verso di essa . E' molto faticoso e fà molto caldo ma la raggiungiamo. Nilo sà che da quì si potrebbe scendere e arrivare al canale dell'Anguillara accorciandone la discesa della metà. Ma noi che desideriamo da molto fare questa escursione  decidiamo di fare il tragitto integrale.
Partiamo seguendo la cresta, fa caldo bestiale e la fatica si comincia a sentire comunque siamo appagati dal magnifico panorama a 360° che ci si pone davanti, molte sono anche le fioriture e splendidi gigli di San Giovanni chiazzano di un arancio carico il manto verde dell'erba. sappiamo che dovremmo raggiunger il Passo del Contapecore a quota  1482 metri sul sentiero n° 144 ( Arni-Malpasso-passo Fiocca-capanna di Romecchio-passo Sella). Ma non ci và di salire sin lassù per poi ridiscendere, quindi giunti ad uno sperone decidiamo di tagliare sulla destra, verso nord, prendendo come riferimento una selletta dalla parte opposta, forse avremo anche accorciato il percorso ma il tragitto è stato molto faticoso e impervio su quei prati con erba alta che non si vede neanche dove si mettono i piedi, unica sorpresa, piacevole devo dire, molte fragoline selvatiche mature al punto giusto, squisite! ora come ultima breve salita ci viene complicata da folte felci che ci obbligano a camminare con molta difficoltà. Una volta giunti sulla selletta scendiamo per pochi metri e giù in basso notiamo l'inizio del Fosso dell'Anguillara riconoscibile da ampie placche bianche e liscie . Purtroppo già da quassù notiamo che vi è già un folto numero di persone anche loro lì per scendere le marmitte; ai ai quà si fa notte!
Scendiamo nella direzione del fosso, all'inizio c'è una traccia di sentiero ma poi scompare all'improvviso e quindi bisogna procedere così a occhio sempre nell'ogni presente paleo.
Finalmente raggiungiamo l'attacco ma vi sono ancora parecchie persone che attendono il loro turno, per la cronaca: apprendiamo che sono un gruppo di 22 persone del CAI di Pontedera, approfittiamo per mangiare qualcosa e poi, finalmente tocca anche a noi.
iniziamo le prime tre  calate su lunghe placche dove dobbiamo usare due corde da 60mt. ci sembra tutto facile e scontato, uno dopo l'altro scendiamo, purtroppo ad ogni calata si ripete l'angosciante attesa del nostro turno. Giungiamo dove si poteva scendere dalla prima sella che abbiamo salito, vi ricordate quando Nilo ci aveva detto che avremmo potuto dimezzare il percorso?
 Ecco siamo dove intendeva lui, il posto è riconoscibile da un segno giallo a indicare un incrocio a tre direzioni.
 Da quì iniziano tutta una serie di spettacolari marmitte consecutive che cadono una dentro l'altra, le pareti sono di un liscio impressionante. Molte di queste marmitte le abbiamo trovate asciutte ma alcune erano abbastanza piene d'acqua e all'inizio abbiamo provato ad aggirale ma il risultato è che chi ci ha provato si è ritrovato con il sedere a terra, per fortuna senza conseguenze, si da il caso che dove si doveva passare c'era anche un infido muschietto che rendeva tutto scivoloso al massimo. Allora che fare? naturalmente di necessità virtù e ci caliamo dentro la marmitta con l'acqua che ci lambisce le parti intime.
Giungiamo a quella che si rivelerà l'ultima calata, a mio parere la più spettacolare, si tratta di una discesa di ben quatto marmitte consecutive da affrontare tenendo sempre in tensione la corda, se non lo facessimo con la corda lenta al tentativo di calata la corda fà da molla e noi lasciamo i denti sulla parete. ma siamo bravi e nessuno si fà male.
Non vi sono più marmitte da calarsi, per fortuna, sono quasi le nove di sera e la stanchezza è molta, la voglia di corda ce la siamo tolta, e ognuno che giunge alla fine non ha altro desiderio che raggiungere la macchina, togliersi gli scarponi e mettersi una maglietta asciutta.
Raggiungiamo un ultimo risalto che si scende con una scala metallica finendo in quel che resta di una vecchia cava, proseguiamo e si raggiungiamo il punto di partenza nel greto della Turrite Secca e per la strada sterrata che abbiamo percorso al mattino, sbuchiamo sulla strada.

E' molto tardi ma vogliamo brindare alla nostra avventura, che penso ce la ricorderemo per molto molto tempo; arrivati a Seravezza ci fermiamo per una bella birra fresca.
Un'escursione unica, carica di adrenalina dove  abbiamo ancora una volta ulteriormente rafforzato la nostra amicizia.




  

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Foto escursione

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