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Il Pizzo d'Uccello (m. 1781) è la vetta più settentrionale delle Apuane. Mostra
da ogni versante profili slanciati, ma soprattutto a nord assume un aspetto
imponente con la spettacolare parete rocciosa che si innalza per 700 metri, che
contribuisce a fargli veramente meritare l'appellativo di "Cervino delle
Apuane".
Si distingue tra le altre cime delle
Alpi
Apuane soprattutto per la sua Parete Nord un appicco di quasi 800 m di
dislivello che pone la montagna al paragone con le più famose pareti dolomitiche
o delle alpi occidentali.
Alla montagna si accede dalla località Orto di Donna un tempo amena valle,
adesso il gran parte deturpata dall'escavazione del marmo circondata da cime
ardite tra le cui il
Monte Pisanino, il
Monte Cavallo , il
Monte Contrario e il
Monte Grondilice .
Sulla parete nord si snodano diverse vie di arrampicata tutte di grande impegno
.
Questa settimana la nostra decisione è stata quella di salire alla
vetta del pizzo D'Uccello, è passato parecchio tempo dall'ultima volta che vi
siamo saliti.
Io e la Gè (Giuseppina) veniamo dalla Versilia e quindi facciamo la strada di
Aulla mentre Severina, Sabrina, Rossano, Luca e Bruno arrivano dalla piana
di Montecatini e Altopascio e quindi via Lucca/ Castelnuovo Garfagnana - Piazza
al Serchio - Gramolazzo.
Noi arriviamo prima e ci dirigiamo subito al rifugio Donegani dove veniamo
accolti festosamente dal gestore, beviamo un caffè ed ecco arrivare il
camioncino di Bruno.
Il tempo di indossare gli scarponi e via si parte per la nostra escursione.
Prendiamo il sentiero n° 37 che si inoltra nel bosco proprio davanti al rifugio,
purtroppo solo per pochi metri, infatti sbuca subito dopo sulla strada marmifera
che porta alle cave e al suo termine al rifugio Orto di Donna o Cava 27.
Imbocchiamo il sentiero n° 37 che attraverso la faggeta ci porta sulla strada di
cava, se devo dire la verità non è che siano un
grande spettacolo sia per il deturpamento selvaggio che vi è stato fatto e per
l'abbandono in cui si trovano con rifiuti di tutti i tipi.
Continuiamo e dopo alcune centinaia di metri si deve svoltare a destra superando
una sbarra di ferro, la deviazione è comunque ben segnalata ( anche troppo) da
una imponente scritta su un blocco di marmo.
Purtroppo dobbiamo ancora
proseguire su strada sterrata, una vera scocciatura, ma in breve troviamo
un'altro blocco di marmo che con altrettanta esagerazione di quella precedente
riporta l'indicazione per Foce a Giovo.
Imbocchiamo il sentiero n° 181, sentiero
finalmente! Proseguiamo in salita ma all'ombra dei faggi e in meno di un'ora
siamo a Foce a Giovo (m. 1500) un'ampia sella erbosa e ottimo punto
panoramico sulla Val Serenaia, e sull'Appennino, ad est e sulla Valle di Vinca e
il mare ad ovest. Davanti a noi si staglia la mole del Pisanino, guardiamo con
rispetto la
Bagola Bianca, il crinale che abbiamo percorso altre volte ma guardandolo
ancora ci rendiamo conto che è stata una bella impresa.
Un attimo di riposo e
ripartiamo prendendo il sentiero n° 175 che ci conduce alla foce del Giovetto (
mt.1497).
Ora inizia la vera salita alla vetta del Pizzo, una salita di circa 300
metri di dislivello che vanno risaliti. La parte superiore della montagna
è tutta roccia, a tratti solida, a tratti sfasciume, e la salita in alcuni
tratti impegnativa, richiede spesso l'uso delle mani per aiutarsi nella
progressione (viene infatti classificata come I° grado, un tratto di II°) e
ovviamente la massima attenzione nei non pochi tratti esposti.
Dopo un primo tratto impegnativo ma comunque superabile solo con un
po' di attenzione si incontrano alcuni passaggi molto esposti su cui è
necessario progredire aiutandosi con le mani superando alcuni passaggi in
arrampicata. Sono brevi passaggi classificati di I° grado che possono comunque
mettere in seria difficoltà i meno esperti. Mentre saliamo continuiamo a
raccomandare a tutti fare attenzione ai sassi smossi che potrebbero causare
gravi danni a chi segue.
Arriviamo comunque tutti in vetta; quassù troviamo un gruppo al quanto bizzarro,
sono tutti bardati di rinvii, chiodi, imbrago, moschettoni e tutto l'occorrente
non per scalare ma per attrezzare una parete: " ma le corde dove sono? " Noi li
abbiamo visti salire così sciolti ognuno per conto suo, come d'altronde facciamo
tutti: " ma allora a che cosa serve tutta quella ferraglia? Forse scenderanno da
qualche parete?" e le corde? Bà! alla fine scendono dalla via normale sempre
belli bardati. Bho! il mondo è bello perchè è vario!
Al contempo troviamo anche un gruppetto parmigiano che abituati all'Appennino
rimangono entusiasti dell'ambiente esternando espressioni di meraviglia e paragonando le Apuane
alle Dolomiti, aumentando così in noi l'orgoglio di sentire nostre queste montagne.
Oggi siamo anche fortunati la giornata è abbastanza limpida e da qui
decisamente la vista è superba, spazia su tutta la
Lunigiana con il vicino
Solco di Equi,
sulla valle di Vinca, sulla Val Serenaia con in primo piano il Pisanino, sul
Sagro e sulla Cresta Garnerone, sul Grondilice e su tante cime delle Alpi
Apuane. Impressionante è anche la vista sulla cresta su cui passa la
ferrata
di Foce Siggioli.
Volgendo lo sguardo verso il mare abbracciamo il litorale dalla Spezia all'isola
D'Elba, più a nord la Gorgona e la Capraia e guardando bene all'orizzonte
si notano anche le montagne della Corsica.
Ci congratuliamo tra di noi e ci mettiamo ad ammirare le bellezza che si possono vedere
da quassù.
Rimaniamo in vetta abbastanza per goderci tutto questo e per farci uno spuntino,
poi una foto di gruppo e via ridiscendiamo per la via appena fatta per salire.
Una volta giunti al Giovetto incontriamo gli pseudo alpinisti che finalmente si
tolgono l'armamentario di dosso, non gli diciamo niente tranne salutarli ma
comunque rimaniamo perplessi, Bruno continua a scuotere la testa.
Troviamo un posto all'ombra e al riparo del vento e facciamo una sosta per
pranzare e naturalmente quando c'è Bruno non può mancare il caffè, di solito c'è
anche la correzione ma questa volta è stato corretto lo zaino di Bruno, così ha
mangiato il pane al sapore di grappa.
Riprendoiamo la via del ritorno e percorrendo il sentiero fatto al mattino tranquillamente ci riportiamo al
rifugio Donegani, una bella birra, due chiacchiere e poi ci salutiamo.
Chi alla volta della piana lucchese, chi come me e la Gè verso la Versilia.
Quando veniamo da queste parti, però, un'escursione non si può dire terminata se
non facciamo la consueta fermata alla nostra gelateria preferita di Aulla, Il
Gelatiere. Un bel cono da tre gusti, ecco ora si può dire che questo è l'epilogo
di una splendida giornata.
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Foto
escursione
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