Laghi di Sopranes
I laghi di Sopranes, nel cuore
del Parco Naturale del Gruppo Tessa, sono il più
esteso gruppo lacustre d’alta quota dell’Alto Adige
e contano tra i laghi più belli dell’Alto Adige.
Sono situato in
altissima quota, benché anche d’estate sono
abbracciati lungo la riva da neve o ghiaccio. I
laghi riforniscono gran parte della città Merano di
acqua.
Sembrano essere un vero e proprio miracolo della
natura! Ognuno dei 10 laghi ha la sua propria forma
ed un suo colore che brilla nella luce del sole.
Innumerevoli possibilità escursionistiche vi portano
ai laghi e sono anche adatte a famiglie con bambini.
I primi laghi che si raggiungono dopo ca. 3 ore di
cammino, partendo dalla malga “Leiteralm” sopra
Lagundo, sono i due Laghi di Latte (2.540 m). Il
Lago Lungo, con una lunghezza di 1 km ed una
larghezza di 300 m è quello più grande (2.589 m) ed
il prossimo da raggiungere. Poi seguono i seguenti
laghi: Lago Verde (2.338 m), Lago Nero (2.589 m), il
piccolo Lago Lavagna (2.501m), il Lago del Catino
(2.512m), il Lago di Casere (2.117 m), il Lago di
Vizze (2.126 m) ed infine il piccolo laghetto
Mückenlacke.
Soprattutto la flora e fauna di questo suggestivo
itinerario alpino sono molto affascinanti e vi
sorprenderanno ogni volta che visiterete questo
affascinante luogo…
Altitudine:
2.117 - 2.589 m s.l.m.
Lunghezza Lago
Lungo: 1 km
Larghezza Lago
Lungo: 300 m
Gruppo di Tessa
Il Gruppo di Tessa, abbracciato dall’omonimo Parco Naturale, è un massiccio delle Alpi Retiche orientali e fa parte delle Alpi dell’Ötztal.
Il gruppo montuoso confina con la Val Senales ad ovest, con la Val Passiria ad est e a sud con la Val Venosta. Verso nord la Val di Fosse, situato ad ovest del Passo gelato, rappresenta il confine al Crinale di Senales.
La cima più alta del Gruppo di Tessa è il Monte Rosso, scritto anche Monterosso, con 3.337 m s.l.m.. Ancora nel XIX secolo questa montagna portava il nome “Zehnerspitze“ (Cima Dieci) e serviva agli abitanti della Val di Fosse come “orologio“. La prima ascensione del Monterosso fu eseguita il 14 luglio 1872 dal Dott. Theodor Petersen lungo la cresta sud. Ed anche la Cima Tessa (3.318 m s.l.m.), la seconda montagna più alta del gruppo montuoso, è stata scalata per la prima volta da questo alpinisita. Ulteriori cime note del Gruppo di Tessa sono la Cima Bianca Grande (3.281 m s.l.m.), il Ciga (2.998 m s.l.m.) ed anche la Cima Rosa (2.625 m s.l.m.).
L’intero territorio del gruppo di Tessa è situtao nell’omonimo parco naturale, il quale è ricco di una grande varietà di flora e fauna. Inoltre, il parco naturale Gruppo di Tessa è quello più grande dell’Alto Adige. Grazie alla ablazione dei ghiacciai, come anche la grande capacità importante dei cosiddetti “Lockersteine”, al regione attorno il Gruppo di Tessa è molto ricca d’acqua. In questa zona si trovano anche i famosi laghi di Sopranes, il più esteso gruppo lacustre d’alta quota dell’Alto Adige. In tutto troviamo ben 10 laghi tra un’altitudine di 2.117 e 2.598 m s.l.m.
Anche quest'anno è arrivato il consueto appuntamento con la gita di tre giorni alla scoperta di luoghi lontani dalle nostre Apuane, andremo infatti sulle Dolomiti nel parco naturale del Gruppo del Tessa in Val Passiria. Gita effettuata con la collaborazione della sezione UOEI di Pietrasanta che ne ha curato la parte turistica.
Partiamo in perfetto orario alla volta di Bolzano e da quì raggiungiamo
Tirolo dove salutiamo il gruppo di turisti che proseguiranno poi per Merano, visiteranno: Bressanone, la cittadina austriaca di Innsbruck, Vipiteno, Males, Glorenza, suggestiva città fortezza medioevale ed al Castello di Coira, uno dei più famosi dell’Alto Adige.
In quanto a noi messici un pò in disparte facciamo uno spogliarello per smettere gli abiti da turisti con quelli da esperto escursionista, quindi zaino in spalla ci portiamo verso la stazione della funivia di Hochmuth.
La funivia da quota 596 mt di Tirolo ci porta appunto sino ad Hochmuth splendida terrazza panoramica a quota 1361mt; bè questo dislivello ce lo siamo risparmiati! Appena scesi dalla funivia inizia a piovere e tentenniamo un pò sul da farsi: " aspettare o partire subito? " partiamo, per di più sembra che non minacci forte pioggia.
Prendiamo il sentiero n° 22 che prosegue in bellissime abetaie a tratti così fitte che sembra calata la notte, intanto la pioggia a tratti si fa più forte. Saliamo ai masi della Mutta.
Si tratta di un gruppo di circa 6 masi, i quali si trovano ormai da anni sul pendio del Monte Mutta. Giá nel 1285 questi vennero menzionati per la prima volta. A quel tempo i masi e le malghe in alta montagna furono gestite l’intero anno, anche d’inverno.
I nomi dei Masi della Mutta sono i seguenti: Oberegghof, Hochmuth, Mittermuth, Untermuth e Talbauer.
Seguendo i tornanti su sentiero tenuto perfettamente, addirittura troviamo su tutto il percorso un corrimano fatto con fusti d'abete, cosa vuol dire avere la cultura della montagna?
Dicevo: proseguendo per tornanti si arriva all'albergo Steinegg, ora il tracciato diventa più pianeggiante ma poco dopo risale dolcemente fino
all’albergo Mutkopf (m 1684). Intanto inizia davvero a piovere, la speranza che avrebbe retto sino all'arrivo al rifugio svanisce, seguiamo ancora il n° 22 e a testa bassa l'unico nostro pensiero è quello di arrivare in un caldo e accogliente rifugio.
Giungiamo ad una biforcazione Bockersteig – Jägersteig e prendiamo a destra seguendo il pendio settentrionale del monte Mutta, piove sempre più forte.
Un'altro bivio ci indica il rifugio Bocker a 20 minuti sul sentiero 22a, su questo sentiero vi sono anche delle catene ma la perfetta pavimentazione ci fa domandare a che cosa servano.
L'acqua è ora accompagnata da sonori tuoni e proprio non vediamo l'ora di riparaci nel rifugio, rifugio che sembra non apparire mai!
Lungo il sentiero incontriamo solo due grosse lepri che da come correvano anche loro cercavano un asciutto rifugio dove andare.
Ma ecco una radura e il sentiero gira verso destra e finalmente davanti a noi il rifugio Bocker. Corriamo verso il nostro ricovero e una mucca incurante della pioggia ci guarda perplessa.
Eccoci all'asciutto finalmente, chiediamo se c'è un locale dove poterci cambiare e mettere ad asciugare gli indumenti fradici ma restiamo delusi non c'è.
Il gestore ci chiede di toglierci gli scarponi come avviene in tutti i rifugi ma quando cerchiamo le ciabatte che sono presenti anche loro in tutti i rifugi ci viene detto che non ci sono.
Ai Ai cominciamo male, bè almeno abbiamo un tetto sulla testa!
I copri zaini hanno fatto il loro lavoro così possiamo metterci degli indumenti asciutti, peccato dover camminare scalzi.
Ma non pensiamoci ora siamo al sicuro e possiamo rilassarci, una bella fetta di strudel e un buon tè ci rimette al mondo; ci viene indicato poi dove andremo a dormire; altra delusione, siamo nel sotto tetto ma non è questo che disturba è che le pareti sono di tavole di legno con grosse fessure che fanno entrare il vento freddo. L'intera area è uno stenditoio di abiti bagnati, peccato che sotto vi siamo i materassi appoggiati sul pavimento nudo. Insomma stile lagher. Ma in fondo è solo per una notte, meno male!
Altra musica per la cena è stata ottima e abbondante tutti prodotti tipici tirolesi.
Andiamo a dormire subito dopo cena, la notte trascorre tranquilla, cosa strana senza il gran russare che di solito accompagna queste notti, unica preoccupazione ce la dà l'incessante pioggia che continua a martellare sul tetto.
La sveglia suona alle ore 07,00 e la cosa più ardua è quella della ricerca dei propri indumenti messi ad asciugare: una maglietta quì, i pantaloni la, le calze che non si trovano più e così via; scendiamo e troviamo la colazione già pronta sui tavoli, una bella sorpresa è stata quella di riassaporare alimenti ormai persi nella notte dei tempi come il latte appena munto e il burro fatto alla sera prima: una vera squisitezza, solo questo ci ripaga dei disagi, se disagi ci sono stati, sin quì patiti.
Recuperati gli scarponi, asciugati mettendo all'interno fogli di giornale, mettiamo fuori il naso dal rifugio, non stà piovendo anche se il celo non promette niente di buono.
Salutiamo i gestori e prendiamo il sentiero n° 6 per i Laghi di Sopranes.
Continuiamo la nostra escursione ormai rassegnati a ricevere anche oggi la nostra buona dose di pioggia, comunque per adesso è è solo una leggera pioggerella. Possiamo guardarci meglio attorno e anche se il sole non splende rimaniamo entusiasti lo stesso del paesaggio, purtroppo non vediamo animali tranne varie mucche sparse per i pascoli, sentiamo l'urlo continuo d'allarme delle marmotte. Anche le fioriture dei numerosi rododendri ormai sono sfiorite, peccato doveva essere un bello spettacolo: comunque non mancano genziane ed altre specie alpine, nei ghiaioni grigi si trovano il ranuncolo dei ghiacciai, la silene acaule, licheni e muschi, circondati da vari insetti e coleotteri.
Il primo tratto di sentiero è misto tra prati e bosco di larice ma ben presto si snoda in tornanti sino al lago di Casera ( Kasersee) (2117 M.) e poco più in alto il lago di Vizze (Pfitschsee) (2126 M.) mentre a quota 2131 mt raggiungiamo la malga Casera superiore ( Oberkaser) (2131 mt.) , simpatico e accogliente rifugio in stile tirolese dove abbiamo mangiato un ottimo strudel con panna, nelle immediate vicinanze della malga scorre uno degli innumerevoli torrenti e abbiamo visto come viene sfruttato per la produzione del burro.
Una ruota viene fatta girare dall'acqua e a sua volta gira una botticella che per centrifuga separa i globuli di grasso dalla parte liquida del latte, la prima e la crema di latte con cui verrà ricavato il burro l'altra è il latticello con poche percentuali di grasso.
Ma riprendiamo il nostro cammino, dopo un primo tratto pianeggiante ci aspetta una ripida bastionata dove il gruppo si sfalda ma comunque in breve siamo al lago Verde (Grünsee) (2338 M.), bel bacino dove incontriamo anche un simpatico e fortunato pescatore.
Ricompattiamo il gruppo e ci dirigiamo verso il lago Latte (Milchseen) (2540 M.) ma prima raggiungiamo il lago Lungo (Langsee) (2377 M.) uno dei laghi maggiori della regione con 1 km di lunghezza e quasi 300 m di larghezza.
Dopo pochi minuti, giungiamo al bivio con il n° 7 proseguiamo dritto sempre sul 22 e seguendo un canalino in circa 10 minuti siamo sulle sponde del lago Latte.
Non pioviggina più ora sta nevicando! E fà abbastanza freddo, alcuni di noi sono a pantaloncini corti e quindi non ci fermiamo più di tanto.
Torniamo indietro sino al bivio con il sentiero n° 7 che poi imbocchiamo in direzione del Passo di Valico, costeggiamo la parte superiore del lago Lungo.
E' questa una bella zona pianeggiante costellata da enormi massi trasportati dai ghiacci che qui un tempo regnavano seguiamo il sentiero ben marcato, impossibile perdersi da queste parti!
Giungiamo alla forcella del passo del Valico
(Hochgang Pass) (2441 m), il tempo è ancora brutto e nubi basse incombono su di noi, ci consultiamo se salire alla
Cima Rosa (Algunder Hausberg) (2.625 m) o rinunciare scendendo al rifugio del Valico, ci troviamo un pò discordanti e un gruppetto di 4 decide per la salita alla cima e gli altri prendono il sentiero n°7 che dal valico
( 2444 mt) porta al rifugio del Valico
(Hochagang Haus
1836 mt): da quassù si vede tutta la ripidità del sentiero che dovremo affrontare ma anche la splendida veduta sulla valle dell'Adige; il rifugio si vede sotto di noi in una radura sembra vicino ma.... Imbocchiamo il sentiero e subito capiamo di che si tratta, troviamo subito una catena di sicurezza normalmente, credo che queste sicurezze servano in caso di pioggia che renderebbe la roccia scivolosa, per fortuna da questo lato della montagna non ha piovuto, continuiamo a scendere e il sentiero è abbastanza esposto ma mai difficile, dobbiamo attraversare diverse volte un canale ed è quì che magari il terreno è accidentato, di seguito anche una scaletta molto facile da scendere e così via tra tornati e ripide discese sino ad entrare nel bosco di larici e abeti rossi dove il sentiero diventa molto più tranquillo.
In pochi minuti siamo al rifugio del Valico
(Hochagang Haus ), appena arrivati, visto l'ora, sono quasi le 15,00, decidiamo per il pranzo e chi un piatto di pasta chi un panino ci rifocilliamo, poi ci facciamo indicare dove dobbiamo sistemarci per la notte e ci viene indicata un'unica camerata come la notte precedente ma questa volta con letti veri e molto più ampia, inoltre il rifugio è nuovo di zecca, un bellissimo rifugio tutto rifinito in legno d'abete,ottimi i servizi.
Riusciamo farci dare la cena alle ore 19,00; la titolare voleva che mangiassimo alle 18.00 ma erano appena tre ore che abbiamo pranzato! Anche quì abbiamo mangiato bene sempre in stile tirolese.
Mentre stiamo lì a chiacchierare sorseggiando una buona grappa artigianale si ode un suono strano che ha un che di magico che lega bene in questo ambiente montano. Usciamo e nella radura sotto le pareti della montagna vi è un solista del corno alpino, l'alphorn strumento originario della Svizzera ma anche quì le sue note richiamano riti antichi e arcani, Il suo timbro morbido ma allo stesso tempo robusto, è la voce della tradizione musicale delle montagne.
Il corno alpino è uno strumento aerofono di origine antichissima; Tacito lo chiama cornu alpinum citandolo nella sua opera: De origine et situ Germanorum.
Strutturalmente è un lungo tubo conico in legno di larice o abete, senza fori né chiavi; gli strumenti moderni possono essere smontati per il trasporto. La tonalità dello strumento dipende dalla sua lunghezza, che può variare dai 2,45 ai 4,13 metri.
Essendo un corno naturale, può emettere un limitato numero di note, ossia i soli armonici. Questo strumento ha un notevole sviluppo di suono, che può essere udito per alcuni chilometri intorno; difatti la sua funzione originaria, fra i pastori, era di segnalazione.
Ho trovato questa poesia su questo strumento e penso che siano un pò le sensazioni che abbiamo provato:
Alphorn
Sento il suono del corno alpino
che mi richiama: da dove viene questo suono,
dalle foreste o dall'azzurro dei cieli?
Risuona dai monti,
o dalle valli cosparse di fiori?
Ovunque io vada, lo sento,
e con dolcezza mi tormenta.
Nell'ora del diletto, quando balliamo festosi,
così come nell'ora della solitudine,
risuona, e mai non tace,
risuona, profondo nel mio cuore.
Ancora non ho trovato il luogo
dal quale esso rieccheggia,
e il mio cuore non guarirà
finchè continua a suonare. |
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Dopo l'ascolto di queste struggenti note ci siamo avvicinati per scattare meglio delle foto e finito di suonare molto amichevolmente ci invita a provare, ci proviamo ma con risultati vergognosi dallo strumento ne escono tutt'al più delle pernacchie e soffi imbarazzanti tra l'ilarità dei presenti.
Siamo tutti un pò stanchi e quindi decidiamo di andare a dormire, i letti sono comodi, non ci sono spifferi, la notte è serena illuminata da una luna piena ma.. il russatore quando credi che non colpisca eccolo che arriva e un coro si alza nella notte il rumore di una segheria sarebbe meno fastidioso. Comunque a da passà la nottata. E passa, verso le 7,00 nella valle riecheggia ancora il bel suono del corno devo dire che almeno per me è un suono dolce e soave che mi concilia il risveglio, sono felice sentendo quelle note che riecheggiano sulle pareti del monte.
Dopo le operazioni di igiene personale ci rechiamo a far colazione, non troviamo il burro artigianale ma un buon jogurt e un pane caldo con uvetta e semi non riconosciuti.
Infine salutati i gestori ci dirigiamo verso la nostra ultima meta che è la funivia di Hochmut dove così chiuderemo l'anello.
Prendiamo il sentiero n° 24 che come al solito è molto ben segnalato e ben tenuto spesso bordato da corrimano, attraversiamo spesso dei canali con qualche timore un pò per i cartelli che indicano pericolo di caduta massi e un pò per lo scenario di alberi abbattuti da slavine o valanghe negli inverni precedenti. Comunque non c'è nessun pericolo, mentre scendiamo non finiamo mai d'incontrare molte persone che salgono e rimaniamo favorevolmente colpiti da quanta cultura della montagna ci sia da queste parti: " a fosse così anche dalle nostre parti, quanta potenzialità riusciamo a buttare via per far posto solo a imprenditori del marmo a scapito di uno degli ambienti più belli d'Italia!" Scusate lo sfogo ma quando ci vuole ci vuole.
Scendiamo ancora e il bosco di abeti rossi si fa fittissimo procediamo così sino alla malga Leiter Alm (1525 mt.). Quì chi ha sentito il bisogno di reintegrare le calorie consumate, tanto se ne sono ingerite poche in questi giorni! Ha pensato di fare tappa anche quì mentre i sostenitori della marcia forzata e con velocità sostenuta ( tre su sedici) partono con passo quasi di corsa percorrendo l'alta via meranese su sentiero comodo e facile ma esposto sulla valle dell'Adige, belle vedute sulla valle e sulle cime delle Dolomiti all'orizzonte.
Visto la buonissima pavimentazione e la scarsa pendenza in salita il passo è di quelli da corsa e in una mezz'ora circa siamo alla funivia Hochmut, non ci resta che aspettare gli altri e nel frattempo ci rechiamo al bar per un caffè.
Certo il passo è stato molto veloce e dobbiamo aspettare un pò prima che arrivino gli altri. Una volta riunitosi il gruppo siamo ridiscesi con funivia a Tirolo dove abbiamo concluso la nostra escursione. Aspettiamo che giunga il pullman con i turisti che appena arrivano ci tempestano di domande: " Come è andata, vi siete bagnati, c'èra pericolo?" o che avessero chiesto ma vi siete divertiti? o il paesaggio era bello?
Ci cambiamo con indumenti puliti, ci siamo messi in disparte ma i molti turisti che affollano queste località ci guardano perplessi vedendo persone che girano su quel piazzale in mutande.
Bè la gita si può dire che è finita ma prima dobbiamo pranzare e allora ci portiamo a Verano cittadina che si trova su pendii soleggiati a 1.204 m slm. con le sue località Eschio, Hinterkofl, Unterdorf e la malga Leadner, è situato su un versante del Monte Tschöggl nei pressi di Merano. Durante l’estate il paese idilliaco offre un clima molto piacevole ed è adatto ad escurisoni di ogni tipo. D’inverno invece la zona si mostra molto tranquilla con un’area sciistica nei dintorni.
Notevoli sono le tre “Pietre Rosse”: Rotstein-, Beimstein- e Untersteinkogel. Tre tufi rotondi unici nell’intero territorio dell’Alto Adige. Da qui si gode un panorama stupendo sulle montagne e i dintorni di Verano.
Quì con pò di difficoltà troviamo la sagra promessa dall'organizzatore della gita, una bella festa campestre in stile tirolese con molti partecipanti in costumi tradizionali, carri tirati da cavalli per la gioia dei bambini che venivano portati a giro sui prati, l'esecuzione di una banda musicale ed esibizione dello schiocco delle fruste lo "Kirchtagklopfen".
Questo "Kirchta krochn", in dialetto Tirolese, cioè l'arte di far schioccare le fruste nell'aria, era un antico sistema di comunicazione tra maso e maso. Si trasformò col tempo in un passatempo e in una sorta di gara, praticata in occasione della Festa del Raccolto. Oggi sono rimasti in pochi a praticarlo.
Qualche problema lo abbiamo avuto per ordinare il pranzo ma alla fine ci siamo riusciti.
Dobbiamo aspettare che l'autista abbia fatto il riposo previsto dal codice della strada e quindi abbiamo ancora tempo, girottoliamo per l'area della sagra tra cavalli, trattori di altre epoche e intrattenimento per bambini: una vera aria di festa campestre dove partecipa tutto il paese.
Infatti tornati verso il centro del paese, verso il pullman, per le stradine non incontriamo nessuno, evidentemente sono tutti a bere birra!
Ma ora è giunta davvero l'ora di ripartire, sono le 17,00.
Il viaggio di ritorno è tranquillo e scorre bene e alle ore 23,00 siamo di nuovo a casa nel caldo afoso della costa tirrenica, lo sapevo che avremo rimpianto il bel fresco delle Dolomiti.
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