9/10/11 agosto 2010 Dolomiti Ampezzane
 

Siamo in agosto tempo di vacanze e noi decidiamo di trascorrere questi pochi giorni tra le belle montagne italiane, le Dolomiti.
Intraprendiamo il nostro viaggio con il mitico camioncino di Bruno, siamo in tre coppie: Rossano e Silvia, Bruno e Severina e io, Alessandro con Giuseppina.
Partiamo da Montecatini, il paese di Bruno, io sono stato ospitato da Rossano a Cintolese.
Ed eccoci in autostrada via Firenze, Bologna, Passante di Mestre, Belluno.
Il viaggio è piacevole e non ci accorgiamo quasi del tempo che passa, eccoci appunto a Belluno.
Cominciamo ad inoltrarci nel territorio ampezzano, seguendo la statale per Agordo giungiamo poi al lago di Alleghe con il suo bellissimo lago dove si rispecchia il monte Civetta. E' quasi ora di pranzo e ci prendiamo dei panini con speck e formaggio ma decidiamo di mangiarli una volata raggiunta la nostra prossima meta che è Malga Ciapela nel comune di Rocca Pietore, nella località Sottoguda.
Riprendiamo il cammino e superiamo
al piccolo paese di Caprile, da dove si diramano quattro importanti statali. Verso sinistra la nostra per per Malga Ciapela ed il Passo di Fedaia.
 Superiamo, poi, il Cordevole, si entra in Val Pettorina e dopo altri cinque chilometri, superato il capoluogo di Rocca Pietore, si perviene al caratteristico paesetto di Sottoguda e salendo poi a Malga Ciapela vorremmo salire alla Marmolada con la funivia ma....
Come detto passato il piccolo paese di Sottoguda proseguiamo per Malga Ciapela, giunti su un ardito ponte Bruno ci tiene a farci veder la gola dei
Serrai di Sottoguda, in effetti da quassù è spettacolare, vedremo poi di che cosa si tratta.
Bè visto che siamo parcheggiati approfittiamo per mangiarci il nostro bel panino e poi raggiungiamo il piazzale della funivia per la Marmolada, ma qui ci aspetta una spiacevole sorpresa la funivia non è funzionante a causa dei danni provocati da un forte temporale nelle ore precedenti. Non è che ci demoralizzi il fatto che  non possiamo salire ma piuttosto lo prendiamo come un brutto auspicio per il proseguo della vacanza.
Torniamo indietro e andiamo a visitare i Serrai
I
Serrai
sono una suggestiva forra dalle pareti altissime che che in certi punti quasi si toccano.
Pare che la gola si sia creata da una forte scossa sismica e, in seguito, dall'erosione delle acque; anche gli uomini, però, hanno inciso in queste rocce segni del loro passaggio; si possono tuttora scorgere i fori praticati sulle pareti per fissare i tronchi di larice, messi a primavera per costruire i ponti della strada che serviva per portare il bestiame al pascolo o per portare il fieno a casa.
Ci inoltriamo all'interno, questo percorso va fatto rigorosamente a piedi, o, in alternativa si può prendere un trenino che percorre l'intera via. Noi preferiamo lasciarlo a turisti pigri o a bambini che sembrano divertirsi molto.
In fin dei conti si tratta di una breve passeggiata di circa 2 km, lo spazio che divide Sottoguda da Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada, la Regina delle Dolomiti.
Qui vi scorre il torrente Pettorina che per ben 12 volte intersecano la stradina passando sotto i caratteristici ponticelli, molte sono anche le cascate, in questo periodo non molto attive, Bruno, che ci è stato anche in inverno, ci racconta di come si presentino, vere cattedrali di ghiaccio, palestre per molti appassionati di arrampicata su ghiaccio. Altri punti suggestivi sono che ci inducono a sostare sono: la grotta della Madonna, il crocifisso, la Chiesetta di S. Antonio.
Terminata la visita ai Serrai ci intratteniamo per un caffè e un pò di shopping.
Riprendiamo il cammino prima in discesa sulla statale oltrepassando Rocca Pietore, poi, presndiamo a sinistra sulla statale 563 che dopo molti tornanti ci porta sulla Statale delle Dolomiti, la SS48, passiamo sopra Andraz con il suo caratteristico campanile con la punta a cipolla.
Ed eccoci al passo del Falzarego (2.109 m s.l.m.) un valico alpino che mette in comunicazione l'alto Agordino con Cortina d'Ampezzo tramite la Strada Statale 48 delle Dolomiti, una delle principali arterie di comunicazione delle Dolomiti.
Bè siamo un pò stanchi e rimandiamo la visita del posto al giorno dopo, ora ci dirigiamo diretti verso il rifugio 5 Torri, raggiungibile dal Passo Falzarego seguendo per  Cortina sulla S.S. n. 48  fino alla località Cianzopè. Arrivati al km 112, sulla destra si prende la Strada asfaltata Cianzopé. Questa strada è chiusa al transito di tutti gli autoveicoli dal primo sabato alla quarta domenica di agosto.
Giunti al rifugio (2137 mt)  ci rendiamo subito conto della bellezza del posto, ci appare di fronte un panorama incantevole, con una corona di montagne che, partendo da destra e proseguendo in senso orario, si distinguono nel Monte Cristallo (m 3221), i Cadini di Misurina (m 2839), il Monte Faloria (m 2365), il Monte Sorapiss (m 3205), la Croda Marcora (m 3154), il Monte Antelao (m 3264), La Croda da Lago (m 2701), i Lastroni di Formin (m 2657), il Monte Cernera (m 2657), in parte coperto dal più vicino Becco della Muraglia (m 2271), il Monte Nuvolao (m 2575) e poi le Cinque Torri, un tempo chiamate Penes de Naeròu (m 2361) ormai vicinissime e ancora la Tofana di Rozes (m 3225) e la Tofana di Mezzo (m 3244).
Entriamo nel rifugio e ci presentiamo la cordialità dei gestori è alla pari del panorama, eccezionale e ci mettono subito a nostro agio. Dopo esserci sistemati nelle camere  facciamo due passi e ci dirigiamo verso il vicino rifugio Scoiattoli proprio a due passi delle 5 Torri.
Siamo a due passi delle 5 Torri, in effetti nono sono solo  cinque le Torri che danno vita al caratteristico profilo, massi secondari, torri fratturate e guglie sono disseminati in tutta l’area. Esse sono denominate in: Torre Grande (o principale) a sua volta è suddivisa in Cima Sud, Cima Nord e Cima Ovest.
Torre Seconda composta da tre cime distinte chiamate Lusy, Barancio e Romana.
Torre Latina (terza)
Torre Quarta che è divisa in due blocchi: Quarta bassa e Quarta Alta.
Torre Inglese (quinta)
E poi il Sasso Cubico e il settore denominato “Massi”
Tutti questi presi d'assalto da schiere di patiti dell'arrampicata.
La zona del rifugio Scoiattoli è anche una zona d'interesse storico, infatti qui
si insediò il comando del gruppo di artiglieria da montagna, furono dislocate le batterie di cannoni puntati contro le postazioni austriache del Lagazuoi e del Forte Tre Sassi.
I recenti lavori di recupero hanno ripristinato l'importante sistema di trincee esistente in questa zona durante la prima guerra mondiale. Grazie a questo intervento le postazioni sono oggi facilmente visitabili e costituiscono una escursione di grande interesse storico.
Le trincee si sviluppano per oltre mezzo chilometro sul versante nord delle Cinque Torri, di fronte alla spettacolare parete sud della Tofana di Rozes.
L'escursione inizia dalla terrazza del Rifugio Scoiattoli, proprio all'arrivo della seggiovia che parte da Bai de Dones. Da qui si scende verso le torri in prossimità delle quali è evidente l'inizio del complesso delle trincee.
La parte alta è senz'altro quella più interessante: si sviluppa in modo articolato, seguendo e sfruttando la conformazione del terreno, e gira in modo tale da fronteggiare in alcuni punti la zona delle Tofane, in altri la zona Col di Bos - Lagazuoi - Falzarego. Si possono vedere le postazioni ed i ripari ricostruiti come erano in origine.
Torniamo verso il rifugio, è quasi ora di cena, veniamo invitati ad accomodarci. Non siamo ancora tutti a tavola che il gestore Uberto viene a darci il benvenuto offrendoci assaggi di buon vino, durante la serata sono stati molti i benvenuti con altrettante caraffe di vino.
Anche la cena è stata buonissima, in tipico stile dolomitico, dai canederli allo strudel.
La giornata è stata lunga e pian piano ce ne andiamo a letto.
Al mattino dopo una lauta colazione ci attende un'escursione facile ma molto interessante al Sass de Stria, letteralmente “Sasso Stregato”.
Il Sasso Stria e una montagna di fronte al Lagazuoi di 2477 mt.
Partiremo dal Passo Falzarego (q. 2105 m) quindi avremo un dislivello in salita di 370 m.
La storia di questa montagna, come di tutte quelle delle Dolomiti, è stata molto tribolata:

il 23 maggio 1915 il Regno d'Italia dichiara guerra all'Impero Austro-Ungarico. L’esercito italiano occupa Cortina, interrompendo quattro secoli d’appartenenza all’impero asburgico.
Le truppe austro-ungariche si ritirano sul Lagazuoi per difendere la Val Badia e la Pusteria. Le trincee dei due eserciti contrapposti si snodano lungo i crinali.
Da quel momento le montagne dell’area Lagazuoi 5 Torri diventano teatro di  una guerra incredibile combattuta ad alta quota.
Oggi grazie alla collaborazione dei nemici di un tempo, sono state restaurate le postazioni italiane e austroungariche sulle montagne.
E' nato cosi il più esteso museo della Grande Guerra, costituito dai tre musei all’aperto del
Lagazuoi, delle 5 Torri e del Sasso di Stria, e dal Museo del Forte Tre Sassi.
Per quel che riguarda la montagna che saliremo, nel corso della guerra gli austriaci ne fecero un caposaldo dello schieramento difensivo sul passo Valparola, contrapposto alla postazione Vonbank che era situata ai piedi del Lagazuoi.
Dal Sasso di Stria gli austro-ungarici illuminavano di notte il Lagazuoi con i riflettori per controllare gli attacchi italiani sulla Cengia Martini. 
Nel 1916 ebbero inizi i lavori di scavo per la galleria “Goiginger” che si incontra salendo dal Forte Tre Sassi in direzione sud est.
La galleria permetteva l’approvvigionamento della postazione anche sotto il tiro incrociato dell’artiglieria italiana sulle 5 Torri e sulla Cengia Martini.

Partiamo dal passo Valparola ma prima di giungere quì Bruno vuole farci una sorpresa e si dirige ad un grosso masso sul ciglio della strada e ci rivela una cosa che se non ti ci portano non la saprai mai, anche per la mancanza di indicazioni, la parte posteriore del masso è scavata e una ripida scala sale all'interno sino alla cima del sasso stesso per un'altezza di circa una decina di metri, controllando così la strada rendendosi completamente invisibili da chi transita.
Dunque, raggiunto il Passo Valparola ci dirigiamo al vicino
Forte 'Ntra i Sass ( Forte tra i sassi)ristrutturato, che ospita un museo di guerra. Seguiamo poi una sterrata che si avvicina all'erboso versante nord-occidentale del Sass de Stria.
All'inizio la traccia è un po' incerta, comunque saliamo senza difficoltà il ripido pendio fino ad un marcato canale detritico dove la traccia è più evidente. Curioso è un grosso masso dal colore bluastro.
 Il sentiero sale il canale con una serie di tornanti, per raggiungere un'ampia sella erbosa con belle vedute su Lagazuoi, Sella e Marmolada: moltissime le tracce di trincee e camminamenti di guerra.
Il percorso è segnalato molto bene, comunque seguendo le trincee non ci si può sbagliare. Decidimao di seguire il sentiero segnato in rosso salendo per canalini e roccette tra queste alcune un pò esposte. Poi rientriamo nelle trincee e per superare un salto vi sono delle scalette in ferro poi quasi in piano un'ultima trincea ci porta a raggiungere la cresta sommitale e dopo poco sulla vetta da dove abbiamo una splendida veduta sulla zona del Falzarego, sul Gruppo di Fanis, sulle Tofane, il Lagazuoi il gruppo del Sella,la Marmolada e Puez  
e la Valparola che scende verso San Cassiano, inoltre da questo punto si gode di una piacevole veduta sul territorio delle malghe di Castell (di Andraz) e dei suoi boschi di conifere.
Rimaniamo sulla vetta il tempo giusto per ammirare lo splendido scenario che ci si pine davanti e naturalmente per fare le foto di rito, poi, visto i nuvoloni che stanno dirigendosi verso do noi decidiamo di riprendere la via del rientro. Mentre scendiamo arrivano le prime gocce ma per fortuna sono molto sporadiche, per la discesa decidiamo di seguire il tracciato intero all'interno delle trincee e in pratica arriviamo quasi al punto di partenza senza mai uscirne fuori.
Visto il tempo che volge al brutto decidiamo di tentare a salire alla Tofana di Mezzo con la funivia, almeno potremo dire che abbiamo visto il panorama anche da quì.
Ci dirigiamo a Cortina d'Ampezzo da dove parte la Funivia Tofana Freccia nel Cielo
. Per raggiungerla si deve percorrere la circonvallazione che evita i attraversare il centro e per questo abbastanza congestionato,fino a raggiunger l’ampio e comodissimo parcheggio della stazione di partenza della Funivia Freccia nel Cielo, adiacente allo stadio del ghiaccio e a pochi passi dal centro. In pochissimi minuti si raggiunge la prima località, Col Druscié (1778 mt) dove è situato l’omonimo rifugio-ristorante, in posizione panoramica superba e spettacolare sulla Tofana e sull’intera conca Ampezzana. Il secondo tronco sale a Ra Valles a 2.470 m dove è situata la capanna Ra Valles. Un simpatico rifugio (self-service), dove si possono  gustare i piatti più tradizionali della cucina di montagna, in un ambiente semplice e informale
Con la terza funivia raggiunge la cima più alta di Cortina: la Tofana di Mezzo a 3.243 m. Dalla terrazza del rifugio/bar Cima Tofana ci siamo immersi in uno dei panorami a 360° più belli delle Dolomiti.
E per goderne meglio c portiamo sino alla vetta salendo gli ultimi 50 metri circa di dislivello e abbiamo avuto anche fortuna il celo si è aperto parzialmente e abbiamo potuto godere di una bella vista sul circondario di Cortina,in particolare ad attrarre  la nostra attenzione è la colossale parete della vicina
Tofana di Rozes
e, sullo sfondo, la Marmolada.
Ci godiamo questo bello spettacolo ma ben presto dobbiamo ridiscendere, infatti neri nuvoloni si stanno addensando e comincia anche a nevicare. Torniamo alla funivia e ridiscendiamo a Cortina. Piove abbastanza forte ma decidiamo di impegnare il tempo visitando la città.

Cortina d'Ampezzo (Anpezo o Ampez in ladino, Hayden in tedesco[3]) è un comune italiano di 6.113 abitanti della provincia di Belluno in Veneto.
Cortina è il più grande e il più famoso dei 18 comuni che formano la Ladinia, è una rinomata ed esclusiva località turistica invernale, che ha ospitato le Olimpiadi invernali del 1956 e ancora oggi è teatro di numerosi eventi sportivi di importanza internazionale. Con la semplice denominazione di Ampezzo, il comune fece parte della provincia di Trento (all'epoca comprendente anche l'Alto Adige) fino al 1923, quando vi fu l'aggregazione del territorio alla provincia di Belluno. Durante il periodo austro-ungarico (1511 - 1918) il comune faceva ancora parte del Tirolo.
( da wikipedia)
      
Terminata la visita torniamo sui nostri passi e torniamo verso il rifugio. Raggiunto una doccia un pò di relax pianificando la giornata seguente e poi siamo incoraggiati da Uberto a accomodarci nella sala da pranzo e subito ci accoglie con vino bianco come aperitivo, uno dei tanti assaggi che seguiranno. Ma anche noi non siamo stati da meno, Bruno ha pensato di fare pubbliche relazioni offrendo agli altri commensali Cialde  e croccante tipico di Montecatini. Però non è riuscito a coinvolgere nessuno, se ne sono rimasti tutti ai loro tavoli limitandosi ad un grazie ma non disdegnando l'assaggio.
Bè l'allegria
ce l'ha fornita il sempre presente Uberto, una vera macchietta che non finisce mai di sorprenderci con le sue battute e sempre con la brocca piena con nuovi assaggi di vino e per terminare anche della buona grappa.
Andiamo a letto belli caldi ma già con la testa all'escursione del giorno dopo che ci vedrà sul Lagazuoi. La nostra intenzione è quella di percorrere il sentiero Kaiserrjager ma le previsioni non sono buone.
Al mattino non piove ma nere nuvole si addensano all'orizzonte, non ci arrendiamo e ci portiamo al passo del falzarego e dopo un'ultima occhiata al cielo decidiamo di salire alla vetta ma invece che dal sentiero che in caso di pioggia ci creerebbe delle difficoltà decidiamo di percorrere il tracciato delle gallerie italiane del Lagazuoi.



Le prime gallerie e trincee furono scavate nell'ottobre del 1915 da un plotone di alpini.  In seguito, con la disfatta di Caporetto nell'ottobre del 1917 gli italiani dovettero retrocedere alla linea del Grappa e del Piave. Gli alpini italiani combatterono contro gli austriaci che erano appostati al Passo di Valparola, poco sotto il Passo Falzarego. Le gallerie furono scavate in soli 6 mesi con l'aiuto di martelli pneumatici. La roccia veniva espulsa dalle gallerie di notte o durante delle nevicate tramite alcune aperture delle gallerie che avevano diverse funzioni, da quelle di aerazione a feritoie o cannoniere. Entrambi gli eserciti capirono l'inutilità di spararsi dalle postazioni e iniziarono a scavare gallerie per posizionare mine. Su questa montagna esplosero 5 mine: 4 austriache contro la Cengia Martini e 1 italiana per conquistare il Lagazuoi. Ancora oggi è possibile vedere i crateri.  Percorrere questo itinerario significa immergersi in un museo di storia a cielo aperto e non si può non riflettere, percorrendolo, sull’assurdità del conflitto che si svolse su queste cime. Le gallerie sono state ottimamente sistemate e la corda metallica all’interno della galleria funge da eccellente corrimano. L’imbragatura è del tutto inutile visto l’assenza di esposizione, indispensabili sono invece il caschetto (soprattutto nella parte alta vi sono alcuni tratti in cui la volta è  bassa) e soprattutto la torcia che non può essere dimenticata  perché, come detto, sono numerosi i bivi, gli antri e le deviazioni a lato del tunnel principale ad essere segnalati con cartelli.

Abbandoniamo l’auto nel grande parcheggio posto presso Passo Falzarego (m 2105).
Dal valico possiamo osservare la grande parete sud del Lagazuoi, all’interno della quale si sviluppano le gallerie di guerra che ci conduce sino alla cima della montagna.
Chiari cartelli ci guidano sul largo sentiero che sale verso est avvicinandosi alla grande parete soprastante. Il panorama si allarga progressivamente abbracciando le Cinque Torri e la grande piramide rocciosa dell’Antelao.
Dopo circa quaranta minuti dalla partenza troviamo un bivio: a destra si raggiunge la sommità del Lagazuoi per normale sentiero, noi invece passiamo a sinistra, guidati dai cartelli (indicazioni per “Gallerie del Lagazuoi”) sino al primo facile e breve spezzone di fune.
Procediamo in breve sino al primo tunnel che traversa una spalla rocciosa. Indossiamo il caschetto ed estraiamo le torce: in breve superiamo la galleria sino a portarci di nuovo all’aperto, ci caliamo brevemente per poi risalire sul pendio di fronte sfruttando una bella, larga cengia lavorata nella roccia (funi metalliche d’assicurazione) davanti a noi in bel grande panorama,  Dopo una breve salita raggiungiamo l’inizio del vero e proprio tunnel del Lagazuoi.
In realtà, come si riscontrerà salendo, non si tratta certo di una sola galleria, ma piuttosto di un intricato sistema di cunicoli nel quale sono numerose le varianti e le deviazioni. Tutte le biforcazioni all’interno della montagna sono comunque ben segnalate con cartelli e il consiglio è di seguire le indicazioni per “Anticima Lagazuoi” tenendo la sinistra. Rischiarati dalla debole luminosità delle torce risaliamo gli alti gradoni a tratti viscidi e un po’ alti che caratterizzano l’intero percorso all’interno della montagna.
Guidati dalla fune metallica come corrimano prendiamo progressivamente quota. Ogni tanto qualche “finestra” nella roccia permette un rapido colpo d’occhio all’esterno per poi tornare nelle tenebre della lunga galleria che risulta sviluppata per ben 1100 metri complessivi.
Nel settore superiore il tunnel appare elicoidale (ricurvo su stesso) con la volta a tratti un po’ bassa. A lato della galleria principale si notano alcuni antri che furono utilizzati durante la prima guerra mondiale per le relative operazioni (punti d’osservazione verso l’esterno, ricovero feriti, postazioni d’artiglieria, camera motori n. 1 e deposito di acqua potabile ecc…), proseguiamo per la galleria di destra fino ad un’altra finestra dove erano posizionati i tubi di aria compressa per lo scavo e, a destra, vediamo la ricostruzione di un piccolo dormitorio.
Continuiamo la salita per gradini agevolati da piccoli tronchi di legno e con l’aiuto di una corda d’acciaio. Al successivo bivio con la galleria di contromina noi proseguiamo a sinistra fino a dov’erano posizionati un motore e un compressore per lo scavo. Al terzo bivio continuiamo a destra e saliamo un tratto in cui la galleria diventa a spirale.
In ultimo si aprono spettacolari alcuni finestroni sul vuoto sino all’uscita definitiva dal sistema di gallerie, poco sotto il Rifugio Lagazuoi. Per raggiungere l’edificio affrontiamo un breve tratto di sottile cresta che costituisce il cratere della mina italiana, veramente impressionante. In fine ci portiamo sotto un costone roccioso, lo aggiriamo verso sinistra sino a portarci sotto il rifugio: ne raggiungiamo il terrazzo con un ultimo breve salto su facili gradoni rocciosi in parte assicurati con fune metallica ( 2728 mt).
Raggiunto il rifugio per terminare l'escursione ci portiamo in breve sulla vetta del Lagazuoi a quota 2800 mt. da quì spendiamo
un po' di minuti per ammirare il panorama di rara bellezza che spazia dalle Odle, al Sella, alla Civetta, al Pelmo, all' Antelao, alle Tofane ed al gruppo dell' Alpe di Fanes.
Dopo le solite foto che ci immortalano sulla vetta, riprendiamo la via del rifugio dove pranziamo e dopo con la funivia ridiscendiamo al Passo falzarego.
Ma la giornata ci lascia ancora tempo per fare qualcosa e decidiamo di andare a visitare il rifugio Nuvolao sulla vetta del monte omonimo.
Dal Passo Falzarego dopo 2 km dal passo, prendiamo la strada che dalla destra ci conduce alla partenza della seggiovia per il Rifugio Scoiattoli (m 2280). Raggiunto il rifugio con l’impianto di risalita, proseguiamo poi a piedi, sulla destra, salendo con ampia carrareccia. Raggiungiamo ripidamente la Forcella Averau (m 2416) ove sorge l’omonimo rifugio, dove molto desolatamente vi sono molti grandi camion per l'intera ristrutturazione dello stesso. Subito oltre il sentiero si scavalca uno zoccolo roccioso per poi proseguire su un vasto pendio inclinato che ci porta, fra massi e rocce, al Rifugio Nuvolau che sorge sull’omonima cima. Dalla terrazza naturale godiamo di uno splendido il panorama che si affaccia sulla valle scavata dal Ru de Fauzargo che dal Passo Falzarego scende e sulle Tofane, naturalmente una bella visione sulle vicine Cinque Torri in direzione della partenza e del ghiacciaio della Marmolada guardando verso meridione.
Dopo una breve sosta per bere una birra riprendiamo la via per tornare al rifugio 5 Torri, mentre Bruno riscende a piedi sino a Bai de Dones, stazione di partenza per il rifugio Scoiattoli per recuperare il camioncino.
Riunitici tutti presso il rifugio e una bella e ristoratrice doccia ci ritroviamo tutti a cena, solo che il buon Uberto questa volta prima della cena ci ha già abbondantemente approvvigionato di vino, tanto per aperitivo.
Risultato che quando ci siamo seduti eravamo già abbastanza storditi, il proseguo non è stato da meno, un brindisi continuo, infine Bruno ha ritirato fuori le sue specialità dolciarie.
E' stata un bella festa coinvolgendo anche tutto il personale del rifugio.
la vacanza è al termine, al mattino salutiamo i Gestori Uberto e sua moglie, la simpatica signora Ines, le ragazze Ester e Daniela, perfette nel loro servizio e molto gioviali, infine l'ottimo cuoco, di cui mi scuso di non citarne il nome non conoscendolo ma veramente bravo.
devo dire che al momento del commiato non è mancato un attimo di commozione, è stato come lasciare persone conosciute da sempre, veramente eccezionali.
 
Ripartiamo ma questa volta attraverso il Passo Giau e lo Staulanza ci portiamo a  Longarone, località tristemente nota in quanto
Il 9 ottobre 1963 il paese fu colpito dal Disastro del Vajont, una strage causata da una frana staccatasi dal Monte Toc, di fronte ad Erto e Casso, e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda che scavalcò la diga e travolse il paese sottostante, distruggendolo e provocando 2.000 morti. Poi ci portiamo a Erto, piccolo paese di montagna che si trova nella valle del Vajont nell’alta Valcellina in provincia di Pordenone, limitrofo alla provincia di Belluno, ultimo comune a Nord-Ovest della regione Friuli-Venezia Giulia. Ci andiamo per vedere una persona molto particolare e per noi speciale.

Di lui si dice che sia nato sul carretto dei genitori friulani Domenico "Mene" Corona e Lucia "Thia" Filippin, venditori ambulanti, sulla strada che da Baselga di Piné porta a Trento. Dopo i primi anni dell'infanzia trascorsi in Trentino, la famiglia decide di riportare lui e il fratello Felice al paese d'origine, Erto, nella Valle del Vajont, in provincia di Pordenone. Trascorre i successivi anni nella Contrada San Rocco.[1]
Tutt'oggi è uno dei più apprezzati scultori lignei contemporanei, noto a livello europeo
. Si dedica all'alpinismo: ha scalato numerose vette italiane ed estere, aprendo molte vie di scalata. È autore inoltre di quindici libri, alcuni divenuti famosi bestseller, tra cui Nel Legno e Nella Pietra e Cani, Camosci e Cuculi.
( da Wikipedia)

Vedendolo con il suo abbigliamento estroso e con quel sigaro in bocca
ci dà l'impressione di uomo duro, boscaiolo, scalatore, bevitore, spaccone. 
Peccato, per la sua riservatezza propria degli abitanti di montagna, non riusciamo ad avvicinarlo anche solo per stringergli la mano.
Bè ora la gita è proprio terminata e il proseguo è solo il viaggio, tranquillo, per tornare a casa.
Rientro con un pò di rimpianto delle belle giornate trascorse ma con tante belle visioni e sensazioni che ci porteremo a lungo negli occhi e nel cuore.
Foto escursione
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