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Siamo in agosto tempo di vacanze e noi decidiamo di trascorrere questi pochi
giorni tra le belle montagne italiane, le Dolomiti.
Intraprendiamo il nostro viaggio con il mitico camioncino di Bruno, siamo in tre
coppie: Rossano e Silvia, Bruno e Severina e io, Alessandro con Giuseppina.
Partiamo da Montecatini, il paese di Bruno, io sono stato ospitato da Rossano a
Cintolese.
Ed eccoci in autostrada via Firenze, Bologna, Passante di Mestre, Belluno.
Il viaggio è piacevole e non ci accorgiamo quasi del tempo che passa, eccoci
appunto a Belluno.
Cominciamo ad inoltrarci nel territorio ampezzano, seguendo la statale per
Agordo giungiamo poi al lago di Alleghe
con il suo bellissimo lago dove si rispecchia il monte
Civetta. E' quasi ora di pranzo e ci prendiamo dei panini con speck e formaggio
ma decidiamo di mangiarli una volata raggiunta la nostra prossima meta che è
Malga Ciapela nel comune di
Rocca Pietore, nella località Sottoguda.
Riprendiamo il cammino e superiamo
al piccolo paese di Caprile, da dove si diramano quattro importanti statali.
Verso sinistra la nostra per per Malga Ciapela ed il Passo di Fedaia.
Superiamo, poi, il Cordevole, si entra in Val Pettorina e dopo altri
cinque chilometri, superato il capoluogo di Rocca Pietore, si perviene al
caratteristico paesetto di Sottoguda e salendo poi a Malga Ciapela
vorremmo salire alla Marmolada con la funivia ma....
Come detto passato il piccolo paese di Sottoguda proseguiamo per Malga Ciapela, giunti su
un ardito ponte Bruno ci tiene a farci veder la gola dei
Serrai
di Sottoguda, in
effetti da quassù è spettacolare, vedremo poi di che cosa si tratta.
Bè visto che siamo parcheggiati approfittiamo per mangiarci il nostro bel panino
e poi raggiungiamo il piazzale della funivia per la Marmolada, ma qui ci aspetta
una spiacevole sorpresa la funivia non è funzionante a causa dei danni provocati
da un forte temporale nelle ore precedenti. Non è che ci demoralizzi il fatto
che non possiamo salire ma piuttosto lo prendiamo come un brutto auspicio
per il proseguo della vacanza.
Torniamo indietro e andiamo a visitare i Serrai
I
Serrai sono una suggestiva forra dalle pareti altissime che
che in certi punti quasi
si toccano.
Pare che la gola si sia creata da una forte scossa sismica e, in seguito,
dall'erosione delle acque; anche gli uomini, però, hanno inciso in queste rocce segni
del loro passaggio; si possono tuttora scorgere i fori praticati sulle pareti
per fissare i tronchi di larice, messi a primavera per costruire i ponti della
strada che serviva per portare il bestiame al pascolo o per portare il fieno a
casa.
Ci inoltriamo all'interno, questo percorso va fatto rigorosamente a piedi, o, in
alternativa si può prendere un trenino che percorre l'intera via. Noi preferiamo
lasciarlo a turisti pigri o a bambini che sembrano divertirsi molto.
In fin dei conti si tratta di una breve passeggiata di circa 2 km, lo spazio che
divide Sottoguda da Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada, la Regina delle
Dolomiti.
Qui vi scorre il torrente Pettorina che per ben 12 volte intersecano la stradina passando sotto i caratteristici
ponticelli, molte sono anche le cascate, in questo periodo non molto attive,
Bruno, che ci è stato anche in inverno, ci racconta di come si presentino, vere
cattedrali di ghiaccio, palestre per molti appassionati di arrampicata su
ghiaccio. Altri punti suggestivi sono che ci inducono a sostare sono: la grotta
della Madonna, il crocifisso, la Chiesetta di S. Antonio.
Terminata la visita ai Serrai ci intratteniamo per un caffè e un pò di shopping.
Riprendiamo il cammino prima in discesa sulla statale oltrepassando Rocca
Pietore, poi, presndiamo a sinistra sulla statale 563 che dopo molti tornanti ci
porta sulla Statale delle Dolomiti, la SS48, passiamo sopra Andraz con il suo
caratteristico campanile con la punta a cipolla.
Ed eccoci al passo del Falzarego (2.109 m s.l.m.) un valico alpino che mette in
comunicazione l'alto Agordino con Cortina d'Ampezzo tramite la Strada Statale 48
delle Dolomiti, una delle principali arterie di comunicazione delle Dolomiti.
Bè siamo un pò stanchi e rimandiamo la visita del posto al giorno dopo, ora ci
dirigiamo diretti verso il rifugio 5 Torri, raggiungibile dal Passo Falzarego seguendo
per Cortina sulla S.S. n. 48 fino alla località Cianzopè. Arrivati
al km 112, sulla destra si prende la Strada asfaltata Cianzopé. Questa strada è
chiusa al transito di tutti gli autoveicoli dal primo sabato alla quarta
domenica di agosto.
Giunti al rifugio (2137 mt) ci
rendiamo subito conto della bellezza del posto, ci appare di fronte un
panorama incantevole, con una corona di montagne che, partendo da destra e
proseguendo in senso orario, si distinguono nel Monte Cristallo (m 3221),
i Cadini di Misurina (m 2839), il Monte Faloria (m 2365), il
Monte Sorapiss (m 3205), la Croda Marcora (m 3154), il Monte
Antelao (m 3264), La Croda da Lago (m 2701), i Lastroni di Formin
(m 2657), il Monte Cernera (m 2657), in parte coperto dal più vicino
Becco della Muraglia (m 2271), il Monte Nuvolao (m 2575) e poi le
Cinque Torri, un tempo chiamate Penes de Naeròu (m 2361) ormai vicinissime e
ancora la Tofana di Rozes (m 3225) e la Tofana di Mezzo (m 3244).
Entriamo nel rifugio e ci presentiamo la cordialità dei gestori è alla pari del
panorama, eccezionale e ci mettono subito a nostro agio. Dopo esserci sistemati
nelle camere facciamo due passi e ci
dirigiamo verso il vicino rifugio Scoiattoli proprio a due passi delle 5 Torri.
Siamo a due passi delle 5 Torri, in effetti nono sono solo
cinque le Torri che danno vita al caratteristico profilo, massi
secondari, torri fratturate e guglie sono disseminati in tutta l’area. Esse sono
denominate in: Torre Grande (o principale) a sua volta è suddivisa in Cima Sud,
Cima Nord e Cima Ovest.
Torre Seconda composta da tre cime distinte chiamate Lusy, Barancio e Romana.
Torre Latina (terza)
Torre Quarta che è divisa in due blocchi: Quarta bassa e Quarta Alta.
Torre Inglese (quinta)
E poi il Sasso Cubico e il settore denominato “Massi”
Tutti questi presi d'assalto da schiere di patiti dell'arrampicata.
La zona del rifugio Scoiattoli è anche una zona d'interesse storico, infatti qui
si insediò il comando del gruppo di artiglieria da montagna,
furono dislocate le batterie di cannoni puntati contro le postazioni austriache
del Lagazuoi e del Forte Tre Sassi.
I recenti lavori di recupero hanno
ripristinato l'importante sistema di trincee esistente in questa zona durante la
prima guerra mondiale. Grazie a questo intervento le postazioni sono oggi
facilmente visitabili e costituiscono una escursione di grande interesse
storico.
Le trincee si sviluppano per oltre mezzo chilometro sul versante nord delle
Cinque Torri, di fronte alla spettacolare parete sud della Tofana di Rozes.
L'escursione inizia dalla terrazza del Rifugio Scoiattoli, proprio all'arrivo
della seggiovia che parte da Bai de Dones. Da qui si scende verso le torri in
prossimità delle quali è evidente l'inizio del complesso delle trincee.
La parte alta è senz'altro quella più interessante: si sviluppa in modo
articolato, seguendo e sfruttando la conformazione del terreno, e gira in modo
tale da fronteggiare in alcuni punti la zona delle Tofane, in altri la zona Col
di Bos - Lagazuoi - Falzarego. Si possono vedere le postazioni ed i ripari
ricostruiti come erano in origine.
Torniamo verso il rifugio, è quasi ora di cena, veniamo invitati ad accomodarci.
Non siamo ancora tutti a tavola che il gestore Uberto viene a darci il benvenuto
offrendoci assaggi di buon vino, durante la serata sono stati molti i benvenuti
con altrettante caraffe di vino.
Anche la cena è stata buonissima, in tipico stile dolomitico, dai canederli allo
strudel.
La giornata è stata lunga e pian piano ce ne andiamo a letto.
Al mattino dopo una lauta colazione ci attende un'escursione facile ma molto
interessante al Sass de Stria, letteralmente “Sasso
Stregato”.
Il
Sasso Stria e una montagna di fronte al Lagazuoi di 2477 mt.
Partiremo dal Passo Falzarego (q. 2105 m)
quindi avremo un dislivello in salita di 370 m.
La storia di questa montagna, come di tutte quelle delle Dolomiti, è stata molto
tribolata:
il 23 maggio 1915 il Regno d'Italia dichiara
guerra all'Impero Austro-Ungarico. L’esercito italiano occupa Cortina,
interrompendo quattro secoli d’appartenenza all’impero asburgico.
Le truppe austro-ungariche si ritirano sul Lagazuoi
per difendere la Val
Badia
e la
Pusteria. Le trincee dei due eserciti contrapposti si
snodano lungo i crinali.
Da quel momento le montagne dell’area Lagazuoi 5
Torri diventano teatro di una guerra incredibile combattuta ad
alta quota.
Oggi grazie alla collaborazione dei nemici di un
tempo, sono state restaurate le postazioni italiane e austroungariche
sulle montagne.
E' nato cosi il più esteso museo della Grande
Guerra, costituito dai tre musei all’aperto del
Lagazuoi, delle
5 Torri e del
Sasso di Stria, e dal Museo del Forte Tre Sassi.
Per quel che riguarda la montagna che saliremo, nel corso della guerra gli austriaci
ne fecero un caposaldo dello schieramento difensivo sul passo Valparola,
contrapposto alla postazione Vonbank che era situata ai piedi del Lagazuoi.
Dal Sasso di Stria gli austro-ungarici illuminavano di
notte il Lagazuoi con i riflettori per controllare gli attacchi italiani sulla Cengia Martini.
Nel 1916 ebbero inizi i lavori di scavo per la galleria
“Goiginger” che si incontra salendo dal Forte Tre Sassi in direzione sud
est.
La galleria permetteva l’approvvigionamento della
postazione anche sotto il tiro incrociato dell’artiglieria italiana sulle 5
Torri e sulla Cengia Martini.
Partiamo dal passo Valparola ma prima di giungere quì Bruno vuole farci una
sorpresa e si dirige ad un grosso masso sul ciglio della strada e ci rivela una
cosa che se non ti ci portano non la saprai mai, anche per la mancanza di
indicazioni, la parte posteriore del masso è scavata e una ripida scala sale
all'interno sino alla cima del sasso stesso per un'altezza di circa una decina
di metri, controllando così la strada rendendosi completamente invisibili da chi
transita.
Dunque, raggiunto il Passo Valparola ci dirigiamo al vicino
Forte 'Ntra i
Sass ( Forte tra i sassi)ristrutturato, che ospita un museo di guerra. Seguiamo
poi una sterrata che si avvicina all'erboso versante nord-occidentale del Sass
de Stria.
All'inizio la traccia è un po' incerta, comunque saliamo senza difficoltà il
ripido pendio fino ad un marcato canale detritico dove la traccia è più
evidente. Curioso è un grosso masso dal colore bluastro.
Il sentiero sale il canale con una serie di tornanti, per raggiungere
un'ampia sella erbosa con belle vedute su Lagazuoi, Sella e Marmolada:
moltissime le tracce di trincee e camminamenti di guerra.
Il percorso è segnalato molto bene, comunque seguendo le trincee non ci si può
sbagliare. Decidimao di seguire il sentiero segnato in rosso salendo per
canalini e roccette tra queste alcune un pò esposte. Poi rientriamo nelle
trincee e per superare un salto vi sono delle scalette in ferro poi quasi in
piano un'ultima trincea ci porta a raggiungere la cresta sommitale e dopo poco
sulla vetta da dove abbiamo una splendida veduta sulla zona del Falzarego, sul
Gruppo di Fanis, sulle Tofane, il Lagazuoi il gruppo del Sella,la Marmolada e
Puez e la Valparola che scende verso
San Cassiano, inoltre da questo punto si gode di una piacevole
veduta sul territorio delle malghe di Castell (di Andraz) e dei
suoi boschi di conifere.
Rimaniamo sulla vetta il tempo giusto per ammirare lo splendido scenario che ci
si pine davanti e naturalmente per fare le foto di rito, poi, visto i nuvoloni
che stanno dirigendosi verso do noi decidiamo di riprendere la via del rientro.
Mentre scendiamo arrivano le prime gocce ma per fortuna sono molto sporadiche,
per la discesa decidiamo di seguire il tracciato intero all'interno delle
trincee e in pratica arriviamo quasi al punto di partenza senza mai uscirne
fuori.
Visto il tempo che volge al brutto decidiamo di tentare a salire alla Tofana di
Mezzo con la funivia, almeno potremo dire che abbiamo visto il panorama anche da
quì.
Ci dirigiamo a Cortina d'Ampezzo da dove parte la Funivia Tofana Freccia nel
Cielo. Per raggiungerla si deve percorrere la circonvallazione che evita i
attraversare il centro e per questo abbastanza congestionato,fino a raggiunger
l’ampio e comodissimo parcheggio della stazione di partenza della
Funivia Freccia nel Cielo, adiacente allo stadio
del ghiaccio e a pochi passi dal centro. In pochissimi minuti si raggiunge la
prima località, Col Druscié (1778 mt) dove è
situato l’omonimo rifugio-ristorante, in posizione panoramica superba e
spettacolare sulla Tofana e sull’intera
conca Ampezzana. Il secondo tronco sale a
Ra Valles a 2.470 m
dove è situata la capanna Ra Valles. Un simpatico
rifugio (self-service), dove si possono gustare i piatti più tradizionali
della cucina di montagna, in un ambiente semplice e informale
Con la terza funivia raggiunge la cima più alta di
Cortina: la Tofana di Mezzo a 3.243 m. Dalla terrazza del rifugio/bar
Cima Tofana ci siamo immersi in uno dei panorami a 360°
più belli delle Dolomiti.
E per goderne meglio c portiamo sino alla vetta salendo gli ultimi 50 metri
circa di dislivello e abbiamo avuto anche fortuna il celo si è aperto
parzialmente e abbiamo potuto godere di una bella vista sul circondario di
Cortina,in particolare ad attrarre la nostra attenzione è la colossale
parete della vicina
Tofana di Rozes e, sullo sfondo, la Marmolada.
Ci godiamo questo bello spettacolo ma ben presto dobbiamo ridiscendere, infatti
neri nuvoloni si stanno addensando e comincia anche a nevicare. Torniamo alla
funivia e ridiscendiamo a Cortina. Piove abbastanza forte ma decidiamo di
impegnare il tempo visitando la città.
Cortina d'Ampezzo
(Anpezo o Ampez
in ladino, Hayden in tedesco[3])
è un comune italiano di 6.113 abitanti della provincia di Belluno in
Veneto.
Cortina è il più grande e il più famoso dei 18 comuni che formano la
Ladinia, è una rinomata ed esclusiva località turistica invernale, che
ha ospitato le Olimpiadi invernali del 1956 e ancora oggi è teatro di
numerosi eventi sportivi di importanza internazionale. Con la semplice
denominazione di Ampezzo, il comune fece parte della provincia di
Trento (all'epoca comprendente anche l'Alto Adige) fino al 1923, quando
vi fu l'aggregazione del territorio alla provincia di Belluno. Durante
il periodo austro-ungarico (1511 - 1918) il comune faceva ancora parte
del Tirolo.
( da wikipedia)
Terminata la visita torniamo sui nostri passi e torniamo verso il
rifugio. Raggiunto una doccia un pò di relax pianificando la giornata
seguente e poi siamo incoraggiati da Uberto a accomodarci nella sala da
pranzo e subito ci accoglie con vino bianco come aperitivo, uno dei
tanti assaggi che seguiranno. Ma anche noi non siamo stati da meno,
Bruno ha pensato di fare pubbliche relazioni offrendo agli altri
commensali Cialde e croccante tipico
di Montecatini. Però non è riuscito a coinvolgere nessuno, se ne
sono rimasti tutti ai loro tavoli limitandosi ad un grazie ma non
disdegnando l'assaggio.
Bè l'allegria
ce l'ha fornita il sempre presente Uberto, una vera macchietta che non
finisce mai di sorprenderci con le sue battute e sempre con la brocca
piena con nuovi assaggi di vino e per terminare anche della buona
grappa.
Andiamo a letto belli caldi ma già con la testa all'escursione del
giorno dopo che ci vedrà sul Lagazuoi. La nostra intenzione è quella di
percorrere il sentiero Kaiserrjager ma le previsioni non sono buone.
Al mattino non piove ma nere nuvole si addensano all'orizzonte, non ci
arrendiamo e ci portiamo al passo del falzarego e dopo un'ultima
occhiata al cielo decidiamo di salire alla vetta ma invece che dal
sentiero che in caso di pioggia ci creerebbe delle difficoltà decidiamo
di percorrere il tracciato delle gallerie italiane del Lagazuoi.
Le prime gallerie e
trincee furono scavate nell'ottobre del 1915 da un plotone di alpini.
In seguito, con la disfatta di Caporetto nell'ottobre del 1917 gli
italiani dovettero retrocedere alla linea del Grappa e del Piave. Gli
alpini italiani combatterono contro gli austriaci che erano appostati al
Passo di Valparola, poco sotto il Passo Falzarego. Le gallerie furono
scavate in soli 6 mesi con l'aiuto di martelli pneumatici. La roccia
veniva espulsa dalle gallerie di notte o durante delle nevicate tramite
alcune aperture delle gallerie che avevano diverse funzioni, da quelle
di aerazione a feritoie o cannoniere. Entrambi gli eserciti capirono
l'inutilità di spararsi dalle postazioni e iniziarono a scavare gallerie
per posizionare mine. Su questa montagna esplosero 5 mine: 4 austriache
contro la Cengia Martini e 1 italiana per conquistare il Lagazuoi.
Ancora oggi è possibile vedere i crateri. Percorrere questo itinerario significa immergersi
in un museo di storia a cielo aperto e non si può non riflettere,
percorrendolo, sull’assurdità del conflitto che si svolse su queste
cime.
Le gallerie sono state ottimamente sistemate e la corda metallica
all’interno della galleria funge da eccellente corrimano.
L’imbragatura è del tutto inutile visto l’assenza di
esposizione, indispensabili sono invece il caschetto
(soprattutto nella parte alta vi sono alcuni tratti in cui la
volta è bassa) e soprattutto la torcia che non può
essere dimenticata perché, come detto,
sono numerosi i bivi, gli antri e le deviazioni a lato del
tunnel principale ad essere segnalati con cartelli.
Abbandoniamo l’auto nel grande
parcheggio posto presso Passo Falzarego (m 2105).
Dal valico
possiamo osservare la grande parete sud del Lagazuoi,
all’interno della quale si sviluppano le gallerie di guerra che ci conduce sino alla cima della
montagna.
Chiari cartelli ci guidano sul largo sentiero che sale verso est
avvicinandosi alla grande parete soprastante. Il panorama si allarga progressivamente
abbracciando le
Cinque Torri e la grande piramide rocciosa dell’Antelao.
Dopo circa quaranta minuti
dalla partenza troviamo un bivio: a destra si raggiunge la
sommità del Lagazuoi per normale sentiero, noi invece passiamo a sinistra, guidati
dai cartelli (indicazioni per “Gallerie del Lagazuoi”) sino al
primo facile e breve spezzone di fune.
Procediamo in breve sino al primo
tunnel che traversa una spalla rocciosa. Indossiamo il caschetto
ed estraiamo le torce: in breve superiamo la galleria sino a
portarci di nuovo all’aperto, ci caliamo brevemente per poi
risalire sul pendio di fronte sfruttando una bella, larga cengia
lavorata nella roccia (funi metalliche d’assicurazione) davanti a noi in
bel grande panorama, Dopo una breve salita raggiungiamo
l’inizio del vero e proprio
tunnel del Lagazuoi.
In realtà,
come si riscontrerà salendo, non si tratta certo di una sola
galleria, ma piuttosto di un intricato sistema di cunicoli nel
quale sono numerose le varianti e le deviazioni. Tutte le
biforcazioni all’interno della montagna sono comunque ben
segnalate con cartelli e il consiglio è di seguire le
indicazioni per “Anticima Lagazuoi” tenendo la sinistra.
Rischiarati dalla debole luminosità delle torce risaliamo gli
alti gradoni a tratti viscidi e un po’ alti che caratterizzano
l’intero percorso all’interno della montagna.
Guidati dalla fune
metallica come corrimano prendiamo progressivamente quota. Ogni
tanto qualche “finestra” nella roccia permette un rapido colpo
d’occhio all’esterno per poi tornare nelle tenebre della lunga
galleria che risulta sviluppata per ben 1100 metri complessivi.
Nel settore
superiore il tunnel appare elicoidale (ricurvo su stesso) con la
volta a tratti un po’ bassa. A lato della galleria principale si
notano alcuni antri che furono utilizzati durante la prima
guerra mondiale per le relative operazioni (punti d’osservazione
verso l’esterno, ricovero feriti, postazioni d’artiglieria,
camera motori n. 1 e deposito di acqua potabile ecc…), proseguiamo per la galleria di destra fino ad un’altra finestra dove
erano posizionati i tubi di aria compressa per lo scavo e, a destra,
vediamo la ricostruzione di un piccolo dormitorio.
Continuiamo la salita per gradini agevolati da piccoli
tronchi di legno e con l’aiuto di una corda d’acciaio. Al successivo
bivio con la galleria di contromina noi proseguiamo a sinistra fino a
dov’erano posizionati un motore e un compressore per lo scavo. Al terzo
bivio continuiamo a destra e saliamo un tratto in cui la galleria
diventa a spirale.
In ultimo si aprono spettacolari alcuni
finestroni sul vuoto sino all’uscita definitiva dal sistema di
gallerie, poco sotto il Rifugio Lagazuoi. Per raggiungere
l’edificio affrontiamo un breve tratto di sottile cresta
che costituisce il cratere della mina italiana, veramente
impressionante. In fine ci
portiamo sotto un costone roccioso, lo aggiriamo verso
sinistra sino a portarci sotto il rifugio: ne raggiungiamo il
terrazzo con un ultimo breve salto su facili gradoni rocciosi in
parte assicurati con fune metallica ( 2728 mt).
Raggiunto il rifugio per terminare l'escursione ci portiamo in breve
sulla vetta del Lagazuoi a quota 2800 mt. da quì spendiamo un po'
di minuti per ammirare il panorama di rara bellezza che spazia dalle
Odle, al Sella, alla Civetta, al Pelmo, all' Antelao, alle Tofane ed al
gruppo dell' Alpe di Fanes.
Dopo le solite foto che ci immortalano sulla vetta, riprendiamo la via
del rifugio dove pranziamo e dopo con la funivia ridiscendiamo al Passo
falzarego.
Ma la giornata ci lascia ancora tempo per fare qualcosa e decidiamo di
andare a visitare il rifugio Nuvolao sulla vetta del monte omonimo.
Dal Passo Falzarego dopo 2 km dal passo, prendiamo la strada che dalla
destra ci conduce alla partenza della seggiovia per il Rifugio
Scoiattoli (m 2280). Raggiunto il rifugio con l’impianto di risalita,
proseguiamo poi a piedi, sulla destra, salendo con ampia carrareccia.
Raggiungiamo ripidamente la Forcella Averau (m 2416) ove sorge l’omonimo
rifugio, dove molto desolatamente vi sono molti grandi camion per
l'intera ristrutturazione dello stesso. Subito oltre il sentiero si
scavalca uno zoccolo roccioso per poi proseguire su un vasto pendio
inclinato che ci porta, fra massi e rocce, al Rifugio Nuvolau che
sorge sull’omonima cima. Dalla terrazza naturale godiamo di uno
splendido il panorama che si affaccia sulla valle scavata dal Ru de
Fauzargo che dal Passo Falzarego scende e sulle Tofane, naturalmente una
bella visione sulle vicine Cinque Torri in direzione della partenza e
del ghiacciaio della Marmolada guardando verso meridione.
Dopo una breve sosta per bere una birra riprendiamo la via per tornare
al rifugio 5 Torri, mentre Bruno riscende a piedi sino a Bai de Dones,
stazione di partenza per il rifugio Scoiattoli per recuperare il
camioncino.
Riunitici tutti presso il rifugio e una bella e ristoratrice doccia ci
ritroviamo tutti a cena, solo che il buon Uberto questa volta prima
della cena ci ha già abbondantemente approvvigionato di vino, tanto per
aperitivo.
Risultato che quando ci siamo seduti eravamo già abbastanza storditi, il
proseguo non è stato da meno, un brindisi continuo, infine Bruno ha
ritirato fuori le sue specialità dolciarie.
E' stata un bella festa coinvolgendo anche tutto il personale del
rifugio.
la vacanza è al termine, al mattino salutiamo i Gestori Uberto e sua
moglie, la simpatica signora Ines, le ragazze Ester e Daniela, perfette
nel loro servizio e molto gioviali, infine l'ottimo cuoco, di cui mi
scuso di non citarne il nome non conoscendolo ma veramente bravo.
devo dire che al momento del commiato non è mancato un attimo di
commozione, è stato come lasciare persone conosciute da sempre,
veramente eccezionali.
Ripartiamo ma questa volta attraverso il Passo Giau e lo Staulanza ci
portiamo a Longarone, località tristemente nota in quanto
Il 9 ottobre
1963 il paese fu colpito dal Disastro del Vajont, una strage causata da
una frana staccatasi dal Monte Toc, di fronte ad Erto e Casso, e
precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont,
provocando un'onda che scavalcò la diga e travolse il paese sottostante,
distruggendolo e provocando 2.000 morti. Poi ci portiamo a Erto, piccolo
paese di montagna che si trova nella valle del Vajont nell’alta
Valcellina in provincia di Pordenone, limitrofo alla provincia di
Belluno, ultimo comune a Nord-Ovest della regione Friuli-Venezia Giulia.
Ci andiamo per vedere una persona molto particolare e per noi speciale.
Di lui si dice
che sia nato sul carretto dei genitori friulani Domenico "Mene"
Corona e Lucia "Thia" Filippin, venditori ambulanti, sulla
strada che da Baselga di Piné porta a Trento. Dopo i primi anni
dell'infanzia trascorsi in Trentino, la famiglia decide di
riportare lui e il fratello Felice al paese d'origine, Erto,
nella Valle del Vajont, in provincia di Pordenone. Trascorre i
successivi anni nella Contrada San Rocco.[1]
Tutt'oggi è uno dei più apprezzati scultori lignei
contemporanei, noto a livello europeo. Si dedica
all'alpinismo: ha scalato numerose vette italiane ed estere,
aprendo molte vie di scalata. È autore inoltre di quindici
libri, alcuni divenuti famosi bestseller, tra cui Nel Legno e
Nella Pietra e Cani, Camosci e Cuculi.
( da Wikipedia)
Vedendolo con il suo abbigliamento estroso e con quel sigaro in
bocca
ci dà
l'impressione di
uomo duro, boscaiolo, scalatore, bevitore, spaccone.
Peccato, per la sua riservatezza propria degli abitanti di
montagna, non riusciamo ad avvicinarlo anche solo per
stringergli la mano.
Bè ora la gita è proprio terminata e il proseguo è solo il
viaggio, tranquillo, per tornare a casa.
Rientro con un pò di rimpianto delle belle giornate trascorse ma
con tante belle visioni e sensazioni che ci porteremo a lungo
negli occhi e nel cuore.
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