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Dopo molti
giorni per fermo forzato riprendiamo le nostre escursioni, oggi
decidiamo di andare verso il monte Tambura ma invece della solita
Via Vandelli percorreremo quello che sonostate per molti secoli le
vie per portare i blocchi di marmo a valle le ripide e ardite
vie
di lizza.
Con il nome di lizzatura si comprende tutte
le operazioni di spostamento dei blocchi di marmo escavati e
abbattuti dal fronte di cava, sia sui piazzali delle cave stesse
che, più in particolare, lungo le ripidissime vie di discesa. Il
nome deriva dallo strumento principale di questo sistema di
trasporto, cioè la lunga slitta di legno, ricavata da tronchi
robusti, detta appunto lizza. Quest'ultima denominazione, in un
secondo momento, si trasferì anche ad indicare i piani inclinati
lungo i quali la lizza veniva fatta scivolare, che furono chiamati
vie di lizza ( o vie di lizza o anche vie lizze ) e poi più
brevemente lizze (così le chiamano tutti gli abitanti della montagna
massese). ( dal sito
Apuane extreme)
Siamo in quattro: io, Alessandro con Giuseppina e Luca con Sabrina;
partiamo alla volta del paese di Resceto. Una volta giunti abbiamo
avuto qualche problema nel trovare parcheggio, infatti la piccola
piazzeta era già piena di auto, non ci resta che tornare indietro e
cercare uno slargo per poterci fermare.
Ritorniamo verso la piazzetta e mentre saliamo ci viene l'idea di
salire al rifugio
Nello Conti ai
Campaniletti non dalla solita Via
Vandelli ma dal
sentiero n° 165 del Canale dei Piastriccioni o come alcuni chiamano
canal dei Vernacchi. Sulle carte IGM viene chiamato
Piastriccioni sulle carte escursionistiche Vernacchi, mentre il
primo viene riportato più a sud. Bè io l'ho sempre conosciuto come
Piastriccioni e continuerò a chiamarlo così.
Entriamo nel borgo, passiamo presso la chiesetta e scendiamo al
fondo del paese: davanti a noi si apre il Canale dei Piastriccioni.
Attraversiamo il canale e davanti a noi c'è il sentiero n°
165.
Seguiamo la sinistra orografica del canale salendo subito
ripidamente, incontriamo una serie di ovili, non serve che li
vediate l'odore si sente già dal paese!
Giungiamo a una costruzione con torretta usata come captazione
d’acqua, nei pressi anche una fontana, appena superata prendiamo a
destra.
Il sentiero che stiamo percorrendo in realtà è una delle antiche vie
di lizza, molte altre sono visibili sul versante destro del
canale e di fronte abbiamo costantemente la cresta del monte Sella.
Proseguiamo e la natura si riappropria del terreno e a tratti dei
faggi sono tornati a crescere sul tracciato della lizza, comunque in
un tratto libero dalla vegetazione ci troviamo all'impressionante
ponte del Pisciarotto (696m), Questa è un’opera veramente imponente
della via di lizza delle Cave delle Gruzze (o Cruze) che permetteva
di superare la parte finale del canale della Neve.
Il ponte è altissimo e su di esso sono rimaste due longarine di
ferro, il sentiero scende sotto, nel canale, per poi salire
ripidamente seguendo un’altra via di lizza tra sfasciumi, a sinistra
in alto vediamo alcuni ruderi.
Il sentiero arriva poi presso una casetta proprio sopra il ponte e continua per
poi deviare a destra per un tratto scalinato e ripido che ci porta su un
crinale che costeggia il Canale della Neve che percorriamo fino ad un masso
enorme dove ci troviamo di nuovo sulla via di lizza.
Gli alberi si sono riappropriati del territorio e avanziamo un pò a
fatica, una volta usciti ci ritroviamo sulla lizza che ben presto si
interrompe davanti ad un ponte crollato, lo aggiriamo sulla destra;
la valle si va restringendo ed abbiamo a sinistra la confluenza del
canale dei Campaniletti e subito dopo, a destra, dell’orrido canale che proviene dalla zona
di cava Bagnoli e lungo il quale, in alto, passa il sentiero 160. Poi vediamo un
altro ponte rotto della via di lizza e lo aggiriamo a destra.
Giungiamo ad una sorgente, dove ne esce un'ottima acqua. Da qui si
diramano i sentieri 164, a sinistra, per il rifugio Nello Conti ai
Campaniletti e i sentieri n° 160 diretto alla Focola del Vento e al Monte Sella.
e 165 verso le cave Gruzze proseguano a destra.
Noi proseguiamo per il 164
che va a percorrere il canale dei Campaniletti
mantenendosi sulla sua sinistra orografica e, in un paio di minuti, siamo al
tratto iniziale con un breve tratto di corda metallica.
La salita è molto ripida per quella che anticamente era una via di lizza come si
ricava da fori per piri disseminati lungo il percorso.
Avanziamo faticosamente e la lizza non è più visibile, il tracciato
è molto scavato dalle acque e sovente bisogna aiutarsi con le mani
per salire. Giungiamo ad un boschetto e al termine di una ripida
salita troviamo un bivio che è segnalato solo in direzione
Campaniletti, sulla destra parte un sentiero che riporta al sentiero
n° 165 alla casa della Selvarella.
Prendiamo per Campaniletti e scendiamo nel canale dei Campaniletti,
lo attraversiamo e ora dobbiamo affrontare una salita molto ripida
tra paleo, dobbiamo superare circa 250 metri di quota.
Eccoci siamo arrivati al rifugio (1442m); era
nostra intenzione proseguire per il passo Tambura e magari
raggiungere anche la vetta, ma nuvoloni carichi di pioggia ci
scoraggiano da tale proposito e all'ora decidiamo, saggiamente, di
trovare riparo all'interno del rifugio dove pranzeremo. Il rifugio
con la nuova gestione è ben tenuto e i pasti sono buoni e
abbondanti, la cordialità dei gestori e ottima, infatti lo si nota
da quanti avventori sono oggi nel rifugio, in tanti anni non lo
avevo mai visto così affollato!
Dobbiamo lasciare il posto ad altri escursionisti e noi riprendiamo
la via del ritorno, questa volta però decidiamo di scendere dalla
via
Vandelli
(segnavia n. 35) strada di notevole importanza storica, fu
costruita, su commissione del Duca di Modena Francesco III° d’Este,
dall' ingegnere Abate Domenico Vandelli nel
1738, per mettere in comunicazione Modena con Massa.
Partiamo dal rifugio e saliamo una prima scalinata che ci porta a
costeggiare le bellissime guglie che danno il nome al luogo:
"Campaniletti" proseguendo si arriva alla
Finestra Vandelli
(1442m) una
piccola zona fatta spianare dall’ingegnere modenese per permettere
la sosta delle diligenze.
Da qui prendiamo la Via e scendiamo per questo lungo e tortuoso
percorso, apprezziamo la genialità del Vandelli ma il cammino
risulta abbastanza noioso e monotono.
Dopo pochi tornati siamo alla miniera di ferro a quota 1250, Seguono la
Lama del Venaro (1230m) e poi i Focetti (1198m)
dove la strada si fa più impervia, scendendo troviamo poi la
località il Casone(1145 mt.) che fa pensare alla presenza,
in passato, di un edificio di sosta per i viaggiatori del quale non
è rimasta traccia, subito dopo la piazzola degli elicotteri ( 1120
mt.) scendendo di 100 mt. una recente maestà con l’immagine di
S. Bernardo protettore degli escursionisti.
Dopo una zona alberata segue la località "I Marmoletti
"così chiamata per la presenza di alcuni blocchi di marmo di una
cava vicina e a quota 788 c’è il cartiglio marmoreo che ricorda la
località " Le Teste", Pare che qua fossero esposte le teste dei
briganti uccisi come monito. Infatti la via era infestata da
malviventi.
Superati altri tornanti dopo pochi minuti si giunge alla
Ca’ del Fondo (627m) da dove la massicciata comincia ad essere
ben curata, e poco dopo perviene al Ponte di Ferro
(705m) sul Canale Pianone.
Poco prima di giungere al tratto sterrato della Via troviamo dei
piri e da quì ogni prima domenica di agosto si rievoca storicamente
la lizzatura.
Lizzatura
Il metodo tradizionale seguito per secoli per far discendere a valle i
giganti della montagna fu quello della lizzatura: un grande blocco, o
una carica di blocchi, erano disposti sopra due lunghi travi di legno e
questa specie di rudimentale slitta era calata dall'alto lungo le forti
pendenze delle vie di lizza, mollando via via o trattenendo la carica
per mezzo di grossi canopi avvolti intorno a un robusto sostegno ligneo,
il cosiddetto piro, fatto di grossi pali infissi nel terreno. Via via
che il blocco procedeva nella discesa, i lizzatori, per favorire lo
scorrimento, disponevano davanti ad esso i parati, ossia dei travetti di
legno resi scivolosi col sapone, una manovra resa rischiosa
dall'eventualità di una rottura dei cavi. In seguito questi furono
sostituiti con i più resistenti e rassicuranti cavi di acciaio, e negli
anni '20, fu anche sperimentato un sistema di lizzatura meccanico per il
quale il trasporto dei blocchi era affidato ad un carrello, che
affrontava la discesa a valle sopra un binario, assicurato, a sua volta,
ad un cavo collegato ad un argano elettrico, che disponeva di freni di
sicurezza. Infine, la discesa dei giganti conobbe una svolta decisiva:
non furono più i marmi ad affrontare incredibili tracciati, ma fu la
strada ad affrontare incredibili tracciati per raggiungere il marmo. Dal
sito Terre di Lunigiana
www.terredilunigiana.com/riviera-apuana/resceto.php |
Prendiamo in direzione del paese e le prime case sono
sempre più vicine, infatti in breve ci troviamo nella piazzetta del paese e non
ci resta che recuperare l'auto.
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