03/10/2010 Rifugio nello Conti dal sentiero n° 165
 

e proseguendo la solinga via tra le schegge e trà rocchi de lo scoglio lo piè sanza le man si spedia
DANTE, INFERNO XXVI


 

 

Percorso: Da Resceto al Rifugio Nello Conti dal sentiero N° 165 e 164 del Canale dei Piastriccioni

Come Arrivare:  
da Sud:
raggiungere il centro di Massa e proseguire in direzione Carrara. Prima di raggiungere il fiume Frigido, si troverà, a destra la deviazione per Forno e Resceto.
La strada costeggia la sinistra orografica del Frigido: non resta che seguire le indicazioni per Resceto, dove bisogna lasciare la vettura nella piazza in fondo al paese.

Da Ovest:
Seguire la via Aurelia in direzione Massa. Prima di raggiungerne il centro, appena oltrepassato il ponte sul fiume Frigido, deviare a sinistra seguendo le indicazioni per Forno e Resceto.
Raggiunta Resceto bisogna lasciare la vettura nella piazza in fondo al paese.

 
 
Sentieri: 165 Resceto -canale dei Vernacchi-ponte Pisciarotto-Servarella-cave Cruzze-foce dell'acqua Fredda-innesto sentiero n°164.
164
canale della Neve-fosso dei Campaniletti-rif.Conti-focetta dell'Acqua Fredda-( tratto attrez.)
35
Resceto-casa del Fondo-Finestra Vandelli-rif.Nello Conti-passo Tambura-Arnetola.


 

Classificazione: E

Quote: Resceto (485m), Rifugio Nello Conti(1.442 mt.)

 
Tempo di percorrenza:  Complessivamente 6

 

 
Acqua: Al paese di Resceto, nel primo tratto del sentiero 165, alla sorgente al bivio tra il 164 e il 165, al rifugio Nello Conti
 
Punti sosta: Rifugio Nello Conti

 

 
Traccia google heart
Periodo consigliato: Da primavera all'autunno e con adeguate condizioni meteorologiche, sconsigliato in inverno
 

 

Dopo molti giorni per fermo forzato riprendiamo le nostre escursioni, oggi decidiamo di andare verso il monte Tambura ma invece della solita Via Vandelli percorreremo quello che sonostate per molti secoli le vie per portare i blocchi di marmo a valle le ripide e ardite vie di lizza.

Con il nome di lizzatura si comprende tutte le operazioni di spostamento dei blocchi di marmo escavati e abbattuti dal fronte di cava, sia sui piazzali delle cave stesse che, più in particolare, lungo le ripidissime vie di discesa. Il nome deriva dallo strumento principale di questo sistema di trasporto, cioè la lunga slitta di legno, ricavata da tronchi robusti, detta appunto lizza. Quest'ultima denominazione, in un secondo momento, si trasferì anche ad indicare i piani inclinati lungo i quali la lizza veniva fatta scivolare, che furono chiamati vie di lizza ( o vie di lizza o anche vie lizze ) e poi più brevemente lizze (così le chiamano tutti gli abitanti della montagna massese). ( dal sito Apuane extreme)   

Siamo in quattro: io, Alessandro con Giuseppina e Luca con Sabrina; partiamo alla volta del paese di Resceto. Una volta giunti abbiamo avuto qualche problema nel trovare parcheggio, infatti la piccola piazzeta era già piena di auto, non ci resta che tornare indietro e cercare uno slargo per poterci fermare.
Ritorniamo verso la piazzetta e mentre saliamo ci viene l'idea di salire al
rifugio Nello Conti ai Campaniletti non dalla solita Via Vandelli ma dal sentiero n° 165 del Canale dei Piastriccioni o come alcuni chiamano canal dei Vernacchi. Sulle carte IGM viene chiamato Piastriccioni sulle carte escursionistiche Vernacchi, mentre il primo viene riportato più a sud. Bè io l'ho sempre conosciuto come Piastriccioni e continuerò a chiamarlo così.
Entriamo nel borgo, passiamo presso la chiesetta e scendiamo al fondo del paese: davanti a noi si apre il Canale dei Piastriccioni.
Attraversiamo il canale  e davanti a noi c'è il sentiero n° 165.
Seguiamo la sinistra orografica del canale salendo subito ripidamente, incontriamo una serie di ovili, non serve che li vediate l'odore si sente già dal paese!
Giungiamo a una costruzione con torretta usata come captazione d’acqua, nei pressi anche una fontana, appena superata prendiamo a destra.
Il sentiero che stiamo percorrendo in realtà è una delle antiche vie di lizza, molte altre  sono visibili sul versante destro del canale e di fronte abbiamo costantemente la cresta del monte Sella.
Proseguiamo e la natura si riappropria del terreno e a tratti dei faggi sono tornati a crescere sul tracciato della lizza, comunque in un tratto libero dalla vegetazione ci troviamo all'impressionante ponte del Pisciarotto (696m), Questa è un’opera veramente imponente della via di lizza delle Cave delle Gruzze (o Cruze) che permetteva di superare la parte finale del canale della Neve.
Il ponte è altissimo e su di esso sono rimaste due longarine di ferro, il sentiero scende sotto, nel canale, per poi salire ripidamente seguendo un’altra via di lizza tra sfasciumi, a sinistra in alto vediamo alcuni ruderi.
Il sentiero arriva poi presso una casetta proprio sopra il ponte e continua per poi deviare a destra per un tratto scalinato e ripido che ci porta  su un crinale che costeggia il Canale della Neve che percorriamo fino ad un masso enorme dove ci troviamo di nuovo sulla via di lizza.
Gli alberi si sono riappropriati del territorio e avanziamo un pò a fatica, una volta usciti ci ritroviamo sulla lizza che ben presto si interrompe davanti ad un ponte crollato, lo aggiriamo sulla destra; la valle si va restringendo ed abbiamo a sinistra la confluenza del canale dei Campaniletti e subito dopo, a destra, dell’orrido canale che proviene dalla zona di cava Bagnoli e lungo il quale, in alto, passa il sentiero 160. Poi vediamo un altro ponte rotto della via di lizza e lo aggiriamo a destra.
Giungiamo ad una sorgente, dove ne esce un'ottima acqua. Da qui si diramano i sentieri 164, a sinistra, per il rifugio Nello Conti ai Campaniletti e i sentieri n° 160 diretto alla Focola del Vento e al Monte Sella.  e 165 verso  le cave Gruzze proseguano a destra.
Noi proseguiamo per il 164
che va a percorrere il canale dei Campaniletti mantenendosi sulla sua sinistra orografica e, in un paio di minuti, siamo al tratto iniziale con un breve tratto di corda metallica.
La salita è molto ripida per quella che anticamente era una via di lizza come si ricava da fori per piri disseminati lungo il percorso.
Avanziamo faticosamente e la lizza non è più visibile, il tracciato è molto scavato dalle acque e sovente bisogna aiutarsi con le mani per salire. Giungiamo ad un boschetto e al termine di una ripida salita troviamo un bivio che è segnalato solo in direzione Campaniletti, sulla destra parte un sentiero che riporta al sentiero n° 165 alla casa della Selvarella.
Prendiamo per Campaniletti e scendiamo nel canale dei Campaniletti, lo attraversiamo e ora dobbiamo affrontare una salita molto ripida tra paleo, dobbiamo superare circa 250 metri di quota.
Eccoci siamo arrivati al rifugio (1442m); era nostra intenzione proseguire per il passo Tambura e magari raggiungere anche la vetta, ma nuvoloni carichi di pioggia ci scoraggiano da tale proposito e all'ora decidiamo, saggiamente, di trovare riparo all'interno del rifugio dove pranzeremo. Il rifugio con la nuova gestione è ben tenuto e i pasti sono buoni e abbondanti, la cordialità dei gestori e ottima, infatti lo si nota da quanti avventori sono oggi nel rifugio, in tanti anni non lo avevo mai visto così affollato!
Dobbiamo lasciare il posto ad altri escursionisti e noi riprendiamo la via del ritorno, questa volta però decidiamo di scendere dalla via Vandelli (segnavia n. 35) strada di notevole importanza storica,  fu costruita, su commissione del Duca di Modena Francesco III° d’Este, dall' ingegnere
Abate Domenico Vandelli nel 1738, per mettere in comunicazione Modena con Massa.
Partiamo dal rifugio e saliamo una prima scalinata che ci porta a costeggiare le bellissime guglie che danno il nome al luogo:  "Campaniletti" proseguendo si arriva alla Finestra Vandelli (1442m) una piccola zona fatta spianare dall’ingegnere modenese per permettere la sosta delle diligenze.
Da qui prendiamo la Via e scendiamo per questo lungo e tortuoso percorso, apprezziamo la genialità  del Vandelli ma il cammino risulta abbastanza noioso e monotono.

 Dopo pochi tornati siamo alla miniera di ferro a quota 1250, Seguono la Lama del Venaro (1230m) e poi i Focetti (1198m) dove la strada si fa più impervia, scendendo troviamo poi la località il Casone(1145 mt.) che fa pensare alla presenza, in passato, di un edificio di sosta per i viaggiatori del quale non è rimasta traccia, subito dopo la piazzola degli elicotteri ( 1120 mt.) scendendo di 100 mt.  una recente maestà con l’immagine di S. Bernardo  protettore degli escursionisti.
Dopo una zona alberata segue la località "I Marmoletti "così chiamata per la presenza di alcuni blocchi di marmo di una cava vicina e a quota 788 c’è il cartiglio marmoreo che ricorda la località " Le Teste", Pare che qua fossero esposte le teste dei briganti uccisi come monito. Infatti la via era infestata da malviventi.
Superati altri tornanti dopo pochi minuti si giunge
alla Ca’ del Fondo (627m) da dove la massicciata comincia ad essere ben curata,  e poco dopo perviene al Ponte di Ferro (705m) sul Canale Pianone.
Poco prima di giungere al tratto sterrato della Via troviamo dei piri e da quì ogni prima domenica di agosto si rievoca storicamente la lizzatura.

Lizzatura
Il metodo tradizionale seguito per secoli per far discendere a valle i giganti della montagna fu quello della lizzatura: un grande blocco, o una carica di blocchi, erano disposti sopra due lunghi travi di legno e questa specie di rudimentale slitta era calata dall'alto lungo le forti pendenze delle vie di lizza, mollando via via o trattenendo la carica per mezzo di grossi canopi avvolti intorno a un robusto sostegno ligneo, il cosiddetto piro, fatto di grossi pali infissi nel terreno. Via via che il blocco procedeva nella discesa, i lizzatori, per favorire lo scorrimento, disponevano davanti ad esso i parati, ossia dei travetti di legno resi scivolosi col sapone, una manovra resa rischiosa dall'eventualità di una rottura dei cavi. In seguito questi furono sostituiti con i più resistenti e rassicuranti cavi di acciaio, e negli anni '20, fu anche sperimentato un sistema di lizzatura meccanico per il quale il trasporto dei blocchi era affidato ad un carrello, che affrontava la discesa a valle sopra un binario, assicurato, a sua volta, ad un cavo collegato ad un argano elettrico, che disponeva di freni di sicurezza. Infine, la discesa dei giganti conobbe una svolta decisiva: non furono più i marmi ad affrontare incredibili tracciati, ma fu la strada ad affrontare incredibili tracciati per raggiungere il marmo. Dal sito Terre di Lunigiana  www.terredilunigiana.com/riviera-apuana/resceto.php

Prendiamo in direzione del paese e le prime case sono sempre più vicine, infatti in breve ci troviamo nella piazzetta del paese e non ci resta che recuperare l'auto.
 

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Foto escursione

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