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Finalmente! Una giornata di sole, ma quanti giorni è che
piove? Mha, non lo ricordo più!
La nostra uscita questa volta sarà sulle Alpi Apuane meridionali ed
esattamente sul monte Prana.
Il Prana è la vetta apuana più
meridionale, degrada stancamente verso la Piana di Lucca, prima che
le nostre montagne lascino il posto alle dolci colline lucchesi; è
quindi un balcone panoramico di prim’ordine, non avendo nessun
ostacolo di fronte.
Questa montagna si può raggiunge da diversi paesi del camaiorese,
il percorso più semplice per la vetta segue il sentiero 104:
da un colle a 914 metri si sale a 960 metri presso una recinzione e
da qua si arriva facilmente alla piccola valle sommitale ed alla
cresta nord-ovest finale.
È possibile, per tracce di sentiero, pervenire alla cresta finale anche
dai ripiani del Ciurlaglia, ma in questo caso si incontrano, nella
parte finale, tratti più ripidi e non ci sono indicazioni segnate
del percorso. Alla quota 914 si perviene facilmente da Metato, da
Càsoli, da Lucese e dall’Alto Matanna.
Volendo è possibile percorrere la cresta sud-est, per tracce di
sentiero dalla Casa Bianca (775 metri) raggiungibile con il sentiero
101 da Passo del Lucese.
La stessa cresta è raggiungibile dal versante opposto da Agliano Peralla,
cui si arriva da Camaiore, per la località Stoppia (800 metri) per
tracce di sentiero.
È possibile percorrere un anello iniziando dal paese di Càsoli
località Cericcia per Metato con l’itinerario delle frazioni
camaioresi e, seguendo il 104, arrivare alla vetta, scendendo poi a
Campo all’Orzo e, tramite il 112, tornare a Casoli. Evitando Metato
è possibile, sempre partendo da Casoli Cericcia, fare il percorso
dei sentieri 2, 101, 104 per la vetta e scendere con il 112.
Sono quindi possibili diverse varianti e la montagna può essere
facilmente salita in ogni periodo dell’anno in particolare quando le
condizioni di ghiaccio sconsigliano le vette più impegnative delle
Apuane.
Noi decidiamo invece di raggiungerlo dal paese di Torciliano. Da qui
percorreremo un percorso poco frequentato dagli escursionisti,
infatti la mancanza di veri sentieri scoraggia molti sempre che
conoscano questa via.
Partiamo da Pietrasanta: Io (Alessandro), Giuseppina e Marco.
Prendiamo la via verso Camaiore e lo superiamo seguendo la via per
Monte Magno, al bivio per Nocchi giriamo a sinistra e seguiamo le
indicazioni sino al paese di Torciliano, quì finisce la strada.
Il nucleo antico di Torcigliano, uno dei nove villaggi del
piviere di Camaiore, vanta una prima citazione all’anno 984. Il nome
si fa derivare dal gentilizio romano Tercilius poi giunto alla forma
predializzata di Tercilianus (fondo di Tercilius) e quindi
Torcigliano (340
mt).
Il paese si addossa alle pendici del Monte Pedone sopra al torrente
lucese è ha di fronte i ruderi del castello di Gombitelli. La chiesa
dedicata a San Bartolomeo, esisteva già dal XIII secolo ma ha subito
interventi che hanno modificato la sua primitiva forma originaria.
Anche Torcigliano fu comune autonomo sottoposto alla Vicaria di
Camaiore, e vi nacquero tra il seicento ed il settecento i tre
illustri fratelli Marracci; Lodovico (orientalista), Giovanni e
Ippolito (pittori).
Alla fine della strada, sulla sinistra, parte il percorso segnato
dall'associazione Amici della Montagna, segni giallo verdi, per
Peralla o Gombitelli. Saliamo per una ripida scalinata, dove
possiamo vedere due vecchi lavatoi datai 1767; utili anche per
rifornimento d'acqua.
Al secondo lavatoio sul muro c'è un segnavia con targhetta: a destra
per Gombitelli, a sinistra per Peralla, noi proseguiamo verso
Gombitelli. Dopo pochi metri giriamo subito a sinistra dove in breve
inizia un sentiero ( senza segnali).
E' molto evidente e lo seguiamo, si cammina in bosco di castagni,
ora ci troviamo davanti ad un bivio e prendiamo a sinistra.
Il sentiero è molto agevole e ben presto capiamo il perché, porta a
degli appostamenti di cacciatori. Devo dire che io non approvo la
caccia ma questi sono ben costruiti e le piante di erica sono state
potate a sorta di siepe e al contrario di molti altri posti di
caccia ben tenuto e pulito: almeno questo!
Quì l'escursione diventa un'altra cosa: se sino adesso è stata una
passeggiata d'ora in avanti ci serve molto senso dell'orientamento.
Il sentiero termina qui e davanti a noi solo piante di erica e
grosse querce. Sappiamo che la montagna che ci sovrasta è il monte
M. Spranga e all'ora
tiriamo decisamente dritto verso la vetta, non c'è niente che
segnali il percorso neanche vecchie tracce. Con il nostro percorso,
non è detto che sia uguale per tutti, dipende se si passa più a
destra o a sinistra, siamo giunti ad un vecchio recinto e subito
dopo ad un sentiero ben marcato, noi lo abbiamo attraversato e
continuato sempre tenendo la vetta come riferimento.
Una volta raggiunta la cima, cima che anche se non molto elevata
(796 mt) abbastanza faticosa da raggiungere, seguiamo la
cresta in direzione nord ovest verso il monte Pedone. Intanto ci
dobbiamo coprire, qui ci tira un forte vento freddo e una fastidiosa
nebbia giunge dal mare. Sulla cresta la vegetazione è solo
d'arbusti, la vista però adesso si apre sulla costa e anche se c'è
della nebbia si vede da Spezia a litorale Pisano, il lago di
Massaciuccoli brilla alla luce del sole e alle nostre spalle
gli Appennini.
Giungiamo al Monte Pedone (1013 mt), nel saliscendi dello
spartiacque giungiamo poi a dei recinti con pozze d'acqua, località
il Bozzone (1027 mt) , quì in altre occasioni ci ho visto delle
mandrie di mucche, oggi deserte. Scendiamo nell'avvallamento e
aggiriamo i recinti sulla sinistra e saliamo verso il crinale, qui
tra l'erica, su delle rocce troviamo dei segni bianco rossi moto
sbiaditi.
Una volta sulla cresta, con il Prana ormai in vista, proseguiamo
sempre verso nord ovest e ora vi sono delle tracce azzurre e man
mano che si prosegue il sentiero si fà sempre più evidente,
giungiamo sul versante sud del Prana e notiamo degli escursionisti
che scendono dalla vetta, hanno un qualcosa di familiare, ma si sono
Franco, Pierino e Silvano. Ci fermiamo un pò a chiacchierare ma poi
loro scendono e noi dobbiamo raggiunger ancora la vetta.
Ma ormai siamo molto vicini e infatti tra la nebbia scorgiamo la
grande croce che è sulla cima.
Questa croce è stata eretta nel 1968
nel punto più alto dagli Amici della Montagna di Camaiore
in
memoria dei caduti di tutte le guerre.
La vetta (1221 mt) è brulla e slanciata, le sue pendici
settentrionali sono tormentate da ben evidenti fenomeni carsici. Il
panorama sarebbe splendido sulla costa, sulle isole dell’arcipelago
e sulle Apuane centrali, dall’Altissimo al Corchia e alle Panie, e
su quelle meridionali e sull’Appennino ed i monti di Lucca e di
Pisa, peccato per la nebbia che ci nega tutto questo.
Facciamo qualche foto di rito ma decidiamo ben presto di
ridiscendere, quassù fa veramente freddo!
Torniamo subito sui nostri passi e intanto la nebbia si è fatta più
fitta, decidiamo di portarci verso il monte pedone e di qui scendere
a Torcigliano ma la visibilità è molto molto scarsa e il timore di
sbagliare e trovarci chi sa dove ci fa decidere per la via più
sicura e segnata per passo Lucese. Infatti scesi dal Prana si giunge
a una recinzione e da qui segni, sbiaditi azzurri, indicano il
sentiero per Passo Lucese, il sentiero non è numerato ma in alcune
guide si dice che sia il 104 ma
ufficialmente il 104 parte da Lombrici-Metato-Campo
all'Orzo-Foce del Crocione.
Scendiamo per il sentiero molto bello costeggiando la parte alta
boschi di maestosi abeti
giungiamo alla fine del sentiero vero e proprio che termina alle
case Mirabello ( 869 mt.) in posizione panoramica su di un costone erboso che scende dal monte Prana,
prendiamo ora una sterrata fra ombrosi castagneti dove si trovano
grandi agrifogli a portamento arboreo; da quì diventa sentiero n°
101 che con bivio ben segnalato porta alla Baita degli Amici Della
Montagna di Camaiore. Superato il ruscello di fondovalle si
scende e troviamo la testata della valle del torrente Pedogna,
lo traversiamo e si prosegue sino nei presi della Casa Bianca ( 775
mt.) camminiamo ancora sulla sterrata sino alla sbarra in prossimità
di un vecchio assaggio di cava, parcheggio, da qui percorriamo la
strada asfaltata sino al passo del Lucese.
Dove si trova una mirabile chiesetta in stile romanico
dedicata in origine a S.Cataldo e successivamente a S.Jacopo. A fianco
della chiesa sorse intorno al XIII sec. un ospizio per accogliere
pellegrini e viandanti che percorrevano la strada che si dirigeva in
Garfagnana. A poca distanza dal Passo del Lucese si trova una grotta sul
fondo della quale il Gruppo Archeologico Camaiore nel 1978 rinvenne un
sepolcreto eneolitico, portato alla luce dieci anni dopo dal Museo
Archeologico di Camaiore.
Questa località era chiamata anche la”via
del Lucente” che attraverso il passo di Lucese collegava la bassa
Val di Serchio alla Versilia e al mare attraverso le valli della
Pedogna e del Lucese. Lucente perché chi saliva verso il passo
intravedeva un chiarore sempre più intenso e arrivati sul valico
allora privo di vegetazione si restava accecati dal bagliore del
sole che luccicava sul mare.
Una sosta alla trattoria ci vuole per prenderci qualcosa di caldo,
l'ambiente di questo locale ci attira e pensiamo già a quando
possiamo venirci a fare una bella cena.
Dopo due chiacchiere con la bella barista riprendiamo il cammino e
scendendo verso Gombitelli, dopo circa cinquanta metri sulla destra,
prendiamo una sterrata che dopo circa un kilometro, più o meno in
prossimità di un bivio diventa mulattiera. Camminiamo, ora, in bosco
di castagni, la zona è ricca d'acqua e di questi tempi non può certo
mancare! Superiamo
poi un profondo canalone, inciso
dal rio Lucese e altri ruscelli; sino ad arrivare ad una lecceta
dove i primi " segni di civiltà" si fanno subito notare, trattori
abbandonati, ferraglia varia ecc.
Comunque che stiamo arrivando al paese ce lo confermano i vari
orticelli che si susseguono, poi arriva l'onnipresente cimitero e
infine la bella chiesa di
San Bartolomeo,
peccato anche questa chiusa.
Non ci resta che ridiscendere dai vicoli del paese e tornare al
parcheggio, ecco fatto l'escursione è finita!
Che dire di questa bela camminata? Senz'altro è una bellissima
escursione, lontano dai percorsi di massa dove bisogna andare un
po' a lume di naso ma i panorami e gli ambienti non hanno niente da
invitare dalle Apuane classiche anche se queste vengono denominate "
Apuane riposanti" vi posso garantire che alla fine della serata le
gambe non avranno niente di riposato!
La consiglio a tutti specialmente in periodi come questo quando la
neve o il ghiaccio sconsigliano di avventurarsi in qualcosa di più
impegnativo.
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