12/12/2010 Il Prana da Torcigliano
 

« "Che sono qui monti?" chiesi molto incuriosito, quasi impaurito. "Sono le Alpi Apuane", mi fu spiegato. Ammirai a lungo lo spettacolo inconsueto che mi faceva pensare, non so perché, alla creazione del mondo: terre ancora da plasmare che emergevano da un vuoto sconfinato, color dell'incendio. »

 


 

 

Percorso: Torcigliano, Monte Spranga, monte Pedone, vetta del Prana, Passo del Lucese, Torcigliano

Come Arrivare: Da Pietrasanta: si  prende la via verso Camaiore e lo superiamo seguendo la via per  Monte Magno, al bivio per Nocchi giriamo a sinistra e seguiamo le indicazioni sino al paese di Torciliano, quì finisce la strada.

 
 
Sentieri: Non segnati tranne l'antecima del prana con vernice azzurra e il 101 da case Mirabello


 

Classificazione: E

Quote:  Torcigliano 340 m - M. Spranga 796 m - Versante Sud M. Pedone - M. Pedone 1013 m - Pozze d'acqua 1027 m - Versante Sud M. Prana - M. Prana 1221 m - Passo Lucese 558m

 
Tempo di percorrenza:  Complessivamente 5

 

 
Acqua: Al paese di Torcigliano e al Passo del Lucese
 
Punti sosta: Passo del Lucese

 

 
Traccia google heart
Periodo consigliato: Tutto l'anno

 
 

Finalmente!  Una giornata di sole, ma quanti giorni è che piove? Mha, non lo ricordo più!
La nostra uscita questa volta sarà sulle Alpi Apuane meridionali ed esattamente sul monte Prana.
Il Prana è la vetta apuana più meridionale, degrada stancamente verso la Piana di Lucca, prima che le nostre montagne lascino il posto alle dolci colline lucchesi; è quindi un balcone panoramico di prim’ordine, non avendo nessun ostacolo di fronte.
Questa montagna si può raggiunge da diversi paesi del camaiorese, il percorso più semplice per la vetta segue il sentiero 104: da un colle a 914 metri si sale a 960 metri presso una recinzione e da qua si arriva facilmente alla piccola valle sommitale ed alla cresta nord-ovest finale.
 È possibile, per tracce di sentiero, pervenire alla cresta finale anche dai ripiani del Ciurlaglia, ma in questo caso si incontrano, nella parte finale, tratti più ripidi e non ci sono indicazioni segnate del percorso. Alla quota 914 si perviene facilmente da Metato, da Càsoli, da Lucese e dall’Alto Matanna.
Volendo è possibile percorrere la cresta sud-est, per tracce di sentiero dalla Casa Bianca (775 metri) raggiungibile con il sentiero 101 da Passo del Lucese.
 La stessa cresta è raggiungibile dal versante opposto da Agliano Peralla, cui si arriva da Camaiore, per la località Stoppia (800 metri) per tracce di sentiero.
È possibile percorrere un anello iniziando dal paese di Càsoli località Cericcia per Metato con l’itinerario delle frazioni camaioresi e, seguendo il 104, arrivare alla vetta, scendendo poi a Campo all’Orzo e, tramite il 112, tornare a Casoli. Evitando Metato è possibile, sempre partendo da Casoli Cericcia, fare il percorso dei sentieri 2, 101, 104 per la vetta e scendere con il 112.
Sono quindi possibili diverse varianti e la montagna può essere facilmente salita in ogni periodo dell’anno in particolare quando le condizioni di ghiaccio sconsigliano le vette più impegnative delle Apuane.
Noi decidiamo invece di raggiungerlo dal paese di Torciliano. Da qui percorreremo un percorso poco frequentato dagli escursionisti, infatti la mancanza di veri sentieri scoraggia molti sempre che conoscano questa via.
Partiamo da Pietrasanta: Io (Alessandro), Giuseppina e Marco. Prendiamo la via verso Camaiore e lo superiamo seguendo la via per  Monte Magno, al bivio per Nocchi giriamo a sinistra e seguiamo le indicazioni sino al paese di Torciliano, quì finisce la strada.
Il nucleo antico di Torcigliano, uno dei nove villaggi del piviere di Camaiore, vanta una prima citazione all’anno 984. Il nome si fa derivare dal gentilizio romano Tercilius poi giunto alla forma predializzata di Tercilianus (fondo di Tercilius) e quindi Torcigliano (
340 mt).
Il paese si addossa alle pendici del Monte Pedone sopra al torrente lucese è ha di fronte i ruderi del castello di Gombitelli. La chiesa dedicata a San Bartolomeo, esisteva già dal XIII secolo ma ha subito interventi che hanno modificato la sua primitiva forma originaria.
Anche Torcigliano fu comune autonomo sottoposto alla Vicaria di Camaiore, e vi nacquero tra il seicento ed il settecento i tre illustri fratelli Marracci; Lodovico (orientalista), Giovanni e Ippolito (pittori).
Alla fine della strada, sulla sinistra, parte il percorso segnato dall'associazione Amici della Montagna, segni giallo verdi, per Peralla o Gombitelli. Saliamo per una ripida scalinata, dove possiamo vedere due vecchi lavatoi datai 1767; utili anche per rifornimento d'acqua.
Al secondo lavatoio sul muro c'è un segnavia con targhetta: a destra per Gombitelli, a sinistra per Peralla, noi proseguiamo verso Gombitelli. Dopo pochi metri giriamo subito a sinistra dove in breve inizia un sentiero ( senza segnali).
E' molto evidente e lo seguiamo, si cammina in bosco di castagni, ora ci troviamo davanti ad un bivio e prendiamo a sinistra.
Il sentiero è molto agevole e ben presto capiamo il perché, porta a degli appostamenti di cacciatori. Devo dire che io non approvo la caccia ma questi sono ben costruiti e le piante di erica sono state potate a sorta di siepe e al contrario di molti altri posti di caccia ben tenuto e pulito: almeno questo!
Quì l'escursione diventa un'altra cosa: se sino adesso è stata una passeggiata d'ora in avanti ci serve molto senso dell'orientamento.
Il sentiero termina qui e davanti a noi solo piante di erica e grosse querce. Sappiamo che la montagna che ci sovrasta è il monte
M. Spranga e all'ora tiriamo decisamente dritto verso la vetta, non c'è niente che segnali il percorso neanche vecchie tracce. Con il nostro percorso, non è detto che sia uguale per tutti, dipende se si passa più a destra o a sinistra, siamo giunti ad un vecchio recinto e subito dopo ad un sentiero ben marcato, noi lo abbiamo attraversato e continuato sempre tenendo la vetta come riferimento.
Una volta raggiunta la cima, cima che anche se non molto elevata (796 mt)  abbastanza faticosa da raggiungere, seguiamo la cresta in direzione nord ovest verso il monte Pedone. Intanto ci dobbiamo coprire, qui ci tira un forte vento freddo e una fastidiosa nebbia giunge dal mare. Sulla cresta la vegetazione è solo d'arbusti, la vista però adesso si apre sulla costa e anche se c'è della nebbia si vede da Spezia a litorale Pisano, il lago di Massaciuccoli brilla alla luce del sole e  alle nostre spalle gli Appennini.
Giungiamo al Monte Pedone (1013 mt), nel saliscendi dello spartiacque giungiamo poi a dei recinti con pozze d'acqua, località il Bozzone (1027 mt) , quì in altre occasioni ci ho visto delle mandrie di mucche, oggi deserte. Scendiamo nell'avvallamento e aggiriamo i recinti sulla sinistra e saliamo verso il crinale, qui tra l'erica, su delle rocce troviamo dei segni bianco rossi moto sbiaditi.
Una volta sulla cresta, con il Prana ormai in vista, proseguiamo sempre verso nord ovest e ora vi sono delle tracce azzurre e man mano che si prosegue il sentiero si fà sempre più evidente, giungiamo sul versante sud del Prana e notiamo degli escursionisti che scendono dalla vetta, hanno un qualcosa di familiare, ma si sono Franco, Pierino e Silvano. Ci fermiamo un pò a chiacchierare ma poi loro scendono e noi dobbiamo raggiunger ancora la vetta.
Ma ormai siamo molto vicini e infatti tra la nebbia scorgiamo la grande croce che è sulla cima.
Questa croce è stata eretta
nel 1968 nel punto più alto dagli Amici della Montagna di Camaiore in memoria dei caduti  di tutte le guerre.
La vetta (1221 mt) è brulla e slanciata, le sue pendici settentrionali sono tormentate da ben evidenti fenomeni carsici. Il panorama sarebbe splendido sulla costa, sulle isole dell’arcipelago e sulle Apuane centrali, dall’Altissimo al Corchia e alle Panie, e su quelle meridionali e sull’Appennino ed i monti di Lucca e di Pisa, peccato per la nebbia che ci nega tutto questo.
Facciamo qualche foto di rito ma decidiamo ben presto di ridiscendere, quassù fa veramente freddo!
Torniamo subito sui nostri passi e intanto la nebbia si è fatta più fitta, decidiamo di portarci verso il monte pedone e di qui scendere a Torcigliano ma la visibilità è molto molto scarsa e il timore di sbagliare e trovarci chi sa dove  ci fa decidere per la via più sicura e segnata per passo Lucese. Infatti scesi dal Prana si giunge a una recinzione e da qui segni, sbiaditi azzurri, indicano il sentiero per Passo Lucese, il sentiero non è numerato ma in alcune guide si dice che sia il 104
ma ufficialmente il 104 parte da   Lombrici-Metato-Campo all'Orzo-Foce del Crocione.
Scendiamo per il sentiero molto bello costeggiando la parte alta boschi di maestosi abeti
giungiamo alla fine del sentiero vero e proprio che termina alle case  Mirabello ( 869 mt.) in posizione panoramica su di un costone erboso che scende dal monte Prana, prendiamo ora una sterrata fra ombrosi castagneti dove si trovano grandi agrifogli a portamento arboreo; da quì diventa sentiero n° 101 che con bivio ben segnalato porta alla Baita degli Amici Della Montagna di Camaiore.  Superato il ruscello di fondovalle si scende e troviamo la testata della valle del torrente Pedogna,  lo traversiamo e si prosegue sino nei presi della Casa Bianca ( 775 mt.) camminiamo ancora sulla sterrata sino alla sbarra in prossimità di un vecchio assaggio di cava, parcheggio, da qui percorriamo la strada asfaltata sino al passo del Lucese.
Dove si trova una mirabile chiesetta in stile romanico dedicata in origine a S.Cataldo e successivamente a S.Jacopo. A fianco della chiesa sorse intorno al XIII sec. un ospizio per accogliere pellegrini e viandanti che percorrevano la strada che si dirigeva in Garfagnana. A poca distanza dal Passo del Lucese si trova una grotta sul fondo della quale il Gruppo Archeologico Camaiore nel 1978 rinvenne un sepolcreto eneolitico, portato alla luce dieci anni dopo dal Museo Archeologico di Camaiore.
Questa località era chiamata anche  la”via del Lucente” che attraverso il passo di Lucese collegava la bassa Val di Serchio alla Versilia e al mare attraverso le valli della Pedogna e del Lucese.  Lucente perché chi saliva verso il passo intravedeva un chiarore sempre più intenso e arrivati sul valico allora privo di vegetazione si restava accecati dal bagliore del sole che luccicava sul mare. 
Una sosta alla trattoria ci vuole per prenderci qualcosa di caldo, l'ambiente di questo locale ci attira e pensiamo già a quando possiamo venirci a fare una bella cena.
Dopo due chiacchiere con la bella barista riprendiamo il cammino e scendendo verso Gombitelli, dopo circa cinquanta metri sulla destra, prendiamo una sterrata che dopo circa un kilometro, più o meno in prossimità di un bivio diventa mulattiera. Camminiamo, ora, in bosco di castagni, la zona è ricca d'acqua e di questi tempi non può certo mancare! Superiamo
poi un profondo canalone, inciso dal rio Lucese e altri ruscelli; sino ad arrivare ad una lecceta dove i primi " segni di civiltà" si fanno subito notare, trattori abbandonati, ferraglia varia ecc.
Comunque che stiamo arrivando al paese ce lo confermano i vari orticelli che si susseguono, poi arriva l'onnipresente cimitero e infine la bella chiesa di
 San Bartolomeo, peccato anche questa chiusa.
Non ci resta che ridiscendere dai vicoli del paese e tornare al parcheggio, ecco fatto l'escursione è finita!
Che dire di questa bela camminata? Senz'altro è una bellissima escursione, lontano dai percorsi di massa dove  bisogna andare un po' a lume di naso ma i panorami e gli ambienti non hanno niente da invitare dalle Apuane classiche anche se queste vengono denominate " Apuane riposanti" vi posso garantire che alla fine della serata le gambe non avranno niente di riposato!
La consiglio a tutti specialmente in periodi come questo quando la neve o il ghiaccio sconsigliano di avventurarsi in qualcosa di più impegnativo.

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Foto escursione

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