|
Fianlmente una giornata come
si deve! un bel sole illumina la giornata! O per il mal tempo o per influenze o
inconvenienti vari è molto tempo, troppo, che non vado in montagna e ne ho
veramente voglia, tanto che quando Marco mi ha invitato a partecipare a questa
escursione non ho esitato un attimo.
E' si siamo solo in due, pochi ma buoni e sono sicuro che l'amicizia che abbiamo
uno per l'altro sia garanzia di un'escursione memorabile.
Partiamo da Pietrasanta, direzione
Castelnuovo di Garfagnana
per la provinciale 13 attraverso la galleria del Cipollaio.
Giunti a Castenuovo seguiamo le indicazioni per la località Piglionico; una
volta arrivati a Castelnuovo prima di girare a sinistra per Modena sulla destra
c’è una strada proprio davanti a delle grosse antenne, se si fa attenzione c’è
anche un’indicazione per il Rifugio Rossi alla Pania, le indicazioni stradali
indicano per Molazzana.
Imboccata la strada si prosegue sino a un trivio e si segue per Monte Altissimo
e giunti sulla strada che giunge da Gallicano si gira a destra sino
all'Alpe
di S. Antonio; si prosegue sempre sino ad arrivare alla cappellina del
Piglionico (m. 1150), che ricorda un gruppo
di partigiani sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi nelle
loro postazioni poste sul
Monte
Rovaio che è proprio qui di fronte.
Giungiamo al bivio per
l'Alpe di
S. Antonio e imbocchiamo la strada delle Rocchette (così chiamata perchè
conduce ad una palestra di roccia posta su un gruppo di roccioni alla pendici
orientali della Pania Secca)
che porta al Piglionico, la strada si snoda tra boschi di faggio e ogni tanto si
apre sulle Apuane lasciando vedere la Pania Secca, la Pania della Croce, l'Omo
Morto ecc..
Avevo il timore che la strada, come già successo in altre occasioni, fosse
chiusa per la presenza di neve, ma non ne troviamo, e questo è positivo
meno confortante è vedere che sulle pendici della Pania di neve ce ne è molto
poca.
Va bene lo stesso, saliamo e poi vediamo le condizioni.
Partiamo dalla cappellina del Piglionico (1140 mt.)
a ricordo di un gruppo di partigiani
sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi nelle loro
postazioni poste sul Monte Rovaio che è proprio qui di fronte;
oltrepassato questo punto quasi subito termina la strada e imbocchiamo il
sentiero n° 7. Il sentiero è pulitissimo niente neve, camminiamo spediti in vari
saliscendi nel bosco di faggio, superato un rudere il sentiero sale decisamente
e da quì inizia a presentarsi le prime tracce di ghiaccio, all'inizio poca roba
e riusciamo a trovare passaggi per proseguire senza ramponi ma ben presto
dobbiamo arrenderci ed equipaggiarci con ramponi e piccozza.
Proseguiamo tranquillamente, ora che siamo attrezzati adeguante,
il paesaggio e da fiaba, che splendore camminare su questa
neve anche se poca, e poi il silenzio, il silenzio desiderato tutta la settimana
è finalmente ristora le nostre orecchie torturate dai suoni, rumori, della
civiltà e dalle parole spesso dette solo per dar aria ai polmoni ah, finalmente
il Silenzio!
Proseguiamo, ci sentiamo bene, siamo in pace con noi stessi: cosa vogliamo
di più?
Giungiamo fuori dal bosco dove d'estate vi sono ampi prati ricoperti di mirtilli
e lamponi, essendo esposta a nord la coltre di neve è più abbondante anche se
qualche cespuglio spunta fuori, bellissimo! Il naso dell'Uomo Morto ci sovrasta,
in alto si intravede il tetto del rifugio. Rifugio che a differenza di altri
anni non è ricoperto dalla neve.
Saliamo la ripida salita che ci separa dal
rifugio "Enrico Rossi alla Pania",
quota 1609.
L'ambiente è molto
bello, circondato dalle cime delle Panie; il panorama poi si apre verso le Alpi
Apuane settentrionali e sul Sumbra e a est
l'Appennino stranamente sgombro da neve.
Troviamo alcuni amici, anche loro si apprestano alla salita alla vetta, mentre
altri vogliono arrampicare attraverso la fessura del Pizzo delle Saette.
Aspettiamo un pò ma ci prende il freddo, anche se la giornata è splendida; già
da qui c'è una splendida vista.
Decidiamo dunque di salire in vetta,
riprendiamo la marcia verso la Pania della Croce. Sempre attraverso il sentiero
N° 7 sotto l'Omo Morto e ci portiamo alla Foce del Puntone 1607mt. importante
crocevia, con i sentieri per Foce di Valli (n° 7), Borra di Canala (n° 139) e
Pizzo delle Saette.
Si entra nel Vallone
dell'Inferno alto circo
glaciale
compreso tra le due creste E della Cima principale e della Spalla
settentrionale; pur mandando le sue acque al versante S su Fornovolasco (dove si
basa con un'erta parete), ha caratteristiche ambientali, specie in inverno,
simili a quelle del vicino altopiano sul versante N, da cui lo separa la Focetta
del Puntone; da questa corre nella sua parte bassa il sentiero per il Passo degli
Uomini della Neve. Verso la Cima principale si dirigono bellissimi percorsi
invernali.
In direzione della Spalla settentrionale, cioè verso destra, il pendio è molto
meno ripido e vi si svolge la via normale dal Rif. Rossi.
Dalla Focetta del Puntone ci inoltriamo nel Vallone dell'Inferno
imboccando il sentiero n° 126, l'ambiente anche con la neve si presenta come
un'orrida pietraia; il primo tratto essendo all'ombra ci offre la neve
abbastanza compatta ma salendo e superata la famosa Buca della Neve, ( per
chi non conosce la storia della Buca della Neve e degli " Uomini della Neve ":
Sul fianco sinistro della Valle dell'Inferno si apre una buca, della "Buca della
neve", dove a causa della scarsa esposizione vi rimane, sarebbe meglio dire
rimaneva, la neve ghiacciata per quasi tutto l'anno e dove venivano a prenderla
da Cardoso attraverso il Passo chiamato appunto "Passo degli Uomini della
Neve" per portarla ai centri turistici della riviera versiliese in tempi in cui
i frigoriferi erano ancora proprietà di pochissimi; fra coloro che sono saliti
fin quassù a caricare la neve per portarla a valle, superando un dislivello di
1300 mt.
Dicevo..... si! da qui la neve è esposta al sole, molto caldo,
trasformandola in un ammasso poltiglioso e scivoloso dove i ramponi hanno
poca presa.
Sudiamo molto e ci liberiamo progressivamente di giacca, maglie ecc.
Affrontiamo l'ultima salita verso
ovest
rimontando la spalla detta Colle della Lettera (1790mt) e ben presto siamo sulla
cresta.
la neve, come era da immaginarsi, è solo sulla parte orientale mentre il
versante rivolto verso il mare è completamente sgombro, proseguiamo seguendo
l'esigua striscia di neve comunque abbastanza compatta e in pochi minuti siamo
sotto la grande Croce che dal 1956 svetta dalla cima.
Rimaniamo lì ad ammirare il panorama, la giornata ce lo permette è veramente
splendida! Davanti a noi uno dei panorami più belli, spazia dalla
Versilia fino a tutta la catena appenninica e a tutte le vette delle Apuane e in
giornate come oggi la vista arriva sino alle alpi Marittime distinguendo
nettamente il Monviso; quello che vediamo non si può descrivere, bisogna venire
qui e constatare di persona.
Non verremmo mai via, la temperatura è mite, come detto la vista è appagata,
cominciamo a pensare alla discesa e ci consultiamo un attimo, senza tante
discussioni decidiamo subito di scendere dalla più impegnativa e più lunga via
della Borra di Canala. Visto che ci dobbiamo inoltrare in un canalone e che
saremo all'ombra decidiamo di pranzare sulla vetta, almeno siamo al sole!
Eccoci, infine, riprendiamo la via di ritorno percorrendo la via di salito sino
alla Focetta del Puntone.
Dalla Foce, posta foce posta al
centro del massiccio delle Panie dove si incrociano i
sentieri CAI 7, 139 e 126. Noi prendiamo il 139 che scende
lungo il Canale di Borra di Canala lungo il
versante del P.zo delle Saette,
è un angusto, affascinante vallone posto tra
la Vetricia e la Pianiza, quindi sul versante N-E del gruppo Pania della
Croce-Pizzo delle Saette. La neve è abbastanza abbondante e consistente e devo
dire che si cammina speditamente a differenza del periodo estivo quando si deve
procedere su ghiaioni infidi. Lo scenario resta comunque magico:
sulla nostra destra il bellissimo, tormentato pianoro della Vetricia,
ampio altopiano dove i
fenomeni carsici hanno compiuto un gran bel lavoro di erosione rendendo il posto
un vero e proprio concentrato di pozzi e fratture, sulla sinistra la Pianizza
immensa pietraia distesa sul versante est del massiccio Pania-Pizzo, una vera e
propria “cattedrale” carsica. Tra gli
abissi dell'altopiano della Vetricia ricordiamo la Voragine dei Bamburzi(- 140
metri), la Buca del Ragno(- 120 metri),la Buca Larga(- 251 metri), la Specola
Bassa (- 110 metri) e l'Abisso Revel, senz'altro il piu' famoso, che presenta
una lunghezza di 60 m. una larghezza di 10 m. ed una profondita' di - 316
metri; fino a qualche anno fa era considerata la verticale assoluta piu'
profonda del mondo.
Scendiamo e siamo ormai vicino alla “Porta”
della Borra di Canala a quota 1260, sulla nostra destra ci sovrasta l’Altopiano
della Vetricia, con il bastione della Torre Oliva. Ormai la neve è ridotta a
qualche traccia e siamo costretti a toglierci i ramponi e proseguire saltellando
da un masso all'altro.
Usciamo dalla Borra di Canala e diamo un saluto alla "Sentinella", una roccia
caratteristica, che vista di profilo sembra appunto (con un pizzico di
immaginazione) una seriosa e ruvida sentinella a guardia del massiccio delle
Panie.
Attraversiamo un'ultima pietraia (ravaneto) e poi entriamo nel folto bosco di
faggi percorrendo il sentiero sino all'innesto con il sentiero n° 127 (m.1095)
che porta: andando a sinistra a Mosceta e a destra al Piglionico, naturalmente
noi proseguiamo a destra. Il sentiero ora è abbastanza pianeggiante o con
qualche piccola salita sempre nella faggeta e ci permette di ammirare
interessanti panorami sulla Valle della Turrite Secca: ben visibili Sumbra,
Fiocca e talvolta il Freddone.
Ma ecco sopra di noi si sente un allegro vociare, sono gli escursionisti che
sono ridiscesi dal rifugio Rossi attraverso il più comodo sentiero n° 7, siamo a
pochi passi dal Piglionico e attraverso gli alberi vediamo le auto, non ci resta
che raggiungerle.
L'escursione è terminata ed è stata un successo, soprattutto per la riconferma
della nostra amicizia, non che ce ne fosse stato bisogno, ma la certezza è
stata nell'aver goduto nello stare assieme.
C’è chi il bene preferisce darlo, c’è chi preferisce riceverlo ma, per fortuna,
il bene non è quello che uno dà o quello che riceve: è quello che è la relazione
fra due, o fra molti; si chiama in molti modi e uno dei suoi nomi è Amicizia e
rende felici, perché l’Amicizia è bello trovarla, ma è ancora più bello
provarla,
Condividi
Foto
escursione
Se vuoi unirti a noi apuano@email.it
|