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Classificazione:
EEA Quote: Passo del Cirone ( 1255 mt.) - Monte Tavola (1504mt.) - Bocchetta del Tavola (1444m) - Monte Fosco ( 1682 mt.) |
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Periodo
consigliato:
Tutto l'anno, facile in primavera estate, impegnativo
in inverno
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Eccoci nuovamente con una
nuova escursione del programma 2011, ci cimenteremo sull'appennino tosco
emiliano ed esattamente dal Passo del Cirone e la nostra destinazione
dovrebbe essere il monte Orsaro, vetta di 1831 mt. La vetta non è più alta della Lunigiana ma è di certo la più suggestiva. Stentati ciuffi erbosi si arrampicano sul roccioso cono che, da molti anni attira botanici da tutta Europa. Si dice che il nome del monte derivi dal fatto che un tempo fosse soggiorno di orsi. Ma come vedremo le cose non sono andate proprio così. L'escursione parte sotto i peggiori auspici, il celo già dal mattino si presenta nuvoloso e le previsioni del proseguo non sono bellissime, anzi è prevista pioggia in pianura e neve sopra i mille metri. Infatti vista questa situazione davanti alla sede di Ripa di Versilia ci troviamo solo in sei, attendiamo un pò ma quando ormai è evidente che ormai non viene più nessuno partiamo verso la nostra meta. Dobbiamo raggiungere Pontremoli e quindi prendiamo l'autostrada A12 in direzione La Spezia e poi la A15 auto camionabile della Cisa uscendo appunto a Pontremoli. Lasciata l’autostrada si imbocca la statale della Cisa, lasciandola per Molinello, strada provinciale 42 del Cirone, poi si attraversa Pràcchiola e si arriva al passo a 25 km dall’uscita autostradale, le indicazioni stradali sono ben evidenti. Da Corniglio (PR) il passo dista 13 km. Eccoci arrivati siamo al Passo riconoscibile dalla chiesina in arenaria, antico spedale sorto come ricovero per viandanti ad opera dell’Ordine di San Giacomo d’Altopascio. Il passo di Cirone si trova lungo la Via del Sale, cioè quel percorso che attraversava gli Appennini e che nel medioevo era utilizzato per contrabbandare il sale dalla Toscana all’Emilia. In realtà la Via del Sale non era costituita da una unica strada chiaramente identificabile, ma piuttosto da una ragnatela di sentieri impervi che si intersecavano in più punti. Questi percorsi erano utilizzati anche da viandanti e pellegrini e dotata di diversi punti di ristoro e ricovero, detti ospitali. È proprio la localizzazione di questi ultimi che ha consentito di ricostruire uno dei tracciati principali della Via del Sale che da Parma passava per Langhirano, quindi saliva a Beduzzo, si inoltrava nel territorio di Corniglio a Ballone, passava per le frazioni di Sesta e Bosco, e poi valicava il passo di Cirone per scendere in Toscana nella Val di Magra. Parcheggiate le auto ci prepariamo ad iniziare la camminata, siamo dotati di ramponi, piccozza ma capiamo subito che oggi è una giornata da ciaspole e infatti le indossiamo e partiamo. In breve siamo presso la chiesetta del Passo, peccato che sia chiusa l'avremo visitata volentieri. Imbocchiamo il sentiero n 00 GEA di crinale, dalla neve spunta un vecchio cippo confinario del 1828 (tra il ducato di Parma ed il granducato di Toscana). La neve è molto farinosa e sprofondiamo anche con le ciaspole e il cammino si presenta alquanto faticoso. Naturalmente il tracciato del sentiero non è visibile ma i segni sugli alberi non mancano e anche le indicazioni ai vari bivi sono curate ottimamente. Entriamo in un bosco di abeti, rimboschimento, e inizia una decisa salita troviamo poi un bivio sulla destra segnalato come sentiero n° 128 per Giù di Ghifo, ed il Rifugio Mattei, lo tralasciamo e ci teniamo sulla sinistra proseguendo sempre in salita e il bosco ora di faggi contorti diventa sempre più fitto. Giungiamo ad un recinto con filo spinato dove è presente una scaletta per oltrepassarlo, con le ciaspole ai piedi non è molto agevole e decidiamo di passare sopra il filo che visto lo spessore della neve non è molto alto ma anche così vi sono state varie scenette di equilibri precari. Il percorso ci obbliga a fare questa manovra più volte, dentro e fuori dal recinto. Siamo al bivio che scende ai Prati del Tavola ma noi preferiamo rimanere sul crinale proseguendo verso est, comunque i due sentieri si ricongiungono poco prima della Bocchetta del Tavola. Scendiamo dal monte Tavola nel bosco in leggera discesa che in pochi minuti ci porta ad uno snodo di sentieri caratterizzato da un cippo confinario, siamo alla Bocchetta del Tavola (1444m). Da quì partono diversi sentieri: a destra il 128 con indicazione Giù di Ghifo, mulattiera che funziona da raccordo per il sentiero Cirone-Mattei, in alto, in salita, lo 00/725 continua per l’Orsaro e la Capanna del Bràiola, in basso a sinistra il sentiero 725 per Lagdei. Noi seguiamo sempre sullo 00 verso la vetta del monte Fosco, per modo di dire, la ripidità e la neve farinosa ci consiglia di proseguire a zig zag evitando di affrontare la salita inlinea diretta, già così è molto faticoso e ci alterniamo in testa alla comitiva per aprire la traccia agevolando almeno un pò chi segue. Stà nevicando copiosamente ma sudiamo come in agosto e la vetta non si vede ancora e quindi proseguiamo nel folto del bosco di faggi contorti e carichi di neve e il chiacchericcio di prima di iniziare la salita è scomparso, si sente solo il respiro affannoso. Finalmente si vede la luce e la salita si fa meno ripida e all'improvviso siamo in vetta al Monte Fosco (1682 mt.) Giunti sulla vetta ci troviamo, però, davanti ad un muro di neve che il vento ha ammassato sul versante opposto privo di alberi; per salire questo scalino ci vuole tutta e anche con le racchette sprofondiamo, la neve scende molto forte e la nebbia ammanta tutto. Valutiamo il da farsi dovremmo scendere per un breve crinale ma in queste condizioni molto insidioso, le ciaspole non servirebbero a niente e i ramponi anche meno, visto le condizioni ambientali decidiamo che sia opportuno terminare l'escursione quì. Ci riportiamo nel bosco e un pò siamo più riparati, ci dedichiamo al meritato pranzo, pranzo abbastanza frugale e veloce, ci scaldiamo con tè bello caldo e perché no! anche una bella grappetta. Ripartiamo e ripercorriamo il tragitto a ritroso ma questa volta la discesa è in linea diretta e così in breve siamo di nuovo alla Bocchetta del Tavola. Risaliamo la breve salita e vorremmo prendere per i prati del Tavola evitando la salita ma la nebbia e la mancanza di punti di riferimento ci fa propendere per ripercorrere la via già fatta al mattino, via che ci obbliga a rifare i vari scavalcamenti di recinzione ma questa volta, complice la stanchezza, le cadute non sono mancate. Una volta scesi dal Tavola ormai si può dire che il più è fatto, ripercorriamo il sentiero e meno di mezz'ora giungiamo presso il passo sotto una copiosa nevicata. L’escursione non è andata come volevamo, ci sarebbe garbato raggiungere il monte Orsaro ma pazienza, le condizioni non lo permettevano proprio e per noi l’importante è di aver passato una bellissima giornata in compagnia di veri amici condividendo le stesse emozioni e sensazioni.
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