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Il monte Piglione è il penultimo
rilievo sud delle Apuane; leggermente spostato ad est rispetto alla dorsale
apuana divide la lucchesia dal camaiorese. Fitti boschi prima,dolci crinali
adibiti a pascolo poi, ne costituiscono la morfologia; un ambiente quasi
appenninico ma inconfondibilmente apuano per l’incredibile varietà di flora che
ospita. La costa tirrenica da un lato, lil massiccio delle panie dall’altro, le
Alpi Marittime e l’Appennino Tosco Emiliano sullo sfondo lo rendono uno dei
rilievi più affascinanti.
Siamo in quattro: Giusaeppina, Sabrina, Luca e io, Alessandro.
Per questa volta vogliamo arrivare a questa cima dal versante garfagnino e
precisamente dal paese di Pascoso, piccolo paese posto ad un’altitudine di circa
650 mt.
Giungiamo nella piazzetta della chiesa dove possiamo parcheggiare le auto quindi
ci prepariamo subito per intraprendere la nostra escursione. Attraversando le
piccole vie del borgo si notano subito le buone segnalazioni del sentiero n° 2.
Mentre camminiamo volgiamo lo sguardo verso sud e notiamo la sagoma della nostra
meta, il Piglione da qui assomiglia ad un vulcano con la sua forma a cono.
Si esce dal paese e adesso la strada si è trasformata in uno stradello che
fiancheggia il corso della Turrite con le sue cascatelle e
pozze profonde e limpidissime.
Il sentiero continua evidentissimo sul fondovalle sino a che, dopo aver toccato
alcuni casolari, attraversa il torrente e piega a sinistra, abbandonando la
stradina sterrata di fondovalle.
Finalmente lasciamo la strada e il pantano misto a escrementi di cavalli che ci
ha inzaccherato scarponi e pantaloni e ha voglia la Sabrina a dire che è natura
intanto....
Prendiamo la mulattiera che metteva in
comunicazione il versante camaiorese
con quello garfagnino.
Faggi e castagni dominano il
bosco, fioriture di crochi, ellebori e primule preannunciano l'imminente
primavera che già si sente nell'aria in questa tiepida giornata.
Proseguiamo in tornanti salendo dolcemente sino a quando il sentiero ci porta
verso destra attraversando il greto di un torrente asciutto su un precario
vecchio ponte di tronchi.
Subito dopo siamo su prati e le piante di bosso ci preannunciano che siamo
vicino a delle case; ci aspettavamo di trovare dei ruderi e invece siamo ad un
insediamento tuttora abitato da alcune famiglie, siamo alla località " Riccione
" (855mt.)
Sembra impossibile, per la mentalità del giorno d’oggi, che ci siano nuclei
familiari che vivono ancora in una situazione di pressoché totale isolamento,
eppure fino a meno di 30-40 anni fa tutte le nostre montagne erano piene di
esempi simili. A questo proposito molto bella è la descrizione di Col di Favilla
- paesino oggi abbandonato ai piedi del Pizzo delle Saette - del grande
scrittore ed esploratore Fosco Maraini (questo scritto introduce il libro
fotografico “Le Alpi Apuane” di Bruno Giovanetti).
Le Apuane meridionali, a differenza di quelle centrali e settentrionali, non
hanno conosciuto l’attività estrattiva legata al marmo e nemmeno uno sviluppo
turistico. Dopo lo spopolamento delle zone montuose avvenuto intorno agli anni
’50-’60, sono rimaste in una situazione di “tempo sospeso”, dove sono ancora
vivi e visibili spaccati di vita che sembrano provenire direttamente da 40 anni
fa.
A queste case arriva la strada asfaltata proveniente da Foce di Bucine segnalata
sempre come sentiero n° 2 la percorriamo per un centinaio di metri circa e sulla
sinistra parte di nuovo il sentiero vero e proprio da prima nel bosco e poi su
prati, in breve giungiamo alla Foce del Termine o del Crocione a quota 978 mt.
qui 200 anni fa, passava la frontiera tra il
Granducato di Toscana e la Repubblica di Lucca.
Siamo ora sull’ampia ed erbosa cresta che divide il camaiorese dal versante
interno. Il panorama è molto suggestivo: si vede il mare e lo sguardo spazia
sulle vette meridionali delle Apuane e sulle Panie.
Dalla Foce partono numerosi sentieri, noi abbandoniamo il sentiero n 2 e
proseguiamo sulla sinistra e prendiamo il 103 direzione Groppa.
Manteniamo la quota e la presenza di neve comincia a esser consistente,
attraversiamo un boschetto e giungiamo alla località la Parte a
1032 mt.
Ora dobbiamo abbandonare il sentiero che prosegue per Groppa verso sinistra
tagliando il versante nord del Piglione,
noi prendiamo un'evidente traccia in direzione N/E che sale
la dorsale occidentale del Piglione caratterizzata dall’inedita presenza di pini
dal fusto molto basso, purtroppo qualche incosciente ha dato fuoco alla costa e
oltre alle praterie di paleo è stata causa anche di rovina per questi piccole
conifere.
Il sentiero è sempre ben visibile e i segni azzurri sono sempre ben presenti,
neve permettendo.
Oltrepassiamo un breve tratto ripido e usciamo dal boschetto e superato piccolo
risalto erboso siamo ai piedi del Piglione.
Iniziamo a tagliare, in modesta pendenza,
l’erboso versante occidentale della montagna.
Il percorso non presenta alcuna difficoltà, attenzione però in caso di erba
bagnata o ghiaccio.
Sbuchiamo quindi sulla lunga cresta che caratterizza questa montagna - sagoma
inconfondibile dalla Piana di Lucca e di Pisa – e che sembra perdersi tra le
nebbie della pianura.
Siamo sulla cresta e qui la neve si è accumulata molto e ci troviamo davanti ad
un muro di circa un metro, voltiamo a sinistra seguendo la cresta appena sotto
di essa per non sprofondare nella neve e in circa dieci minuti siamo sulla cima principale del Piglione (estremità settentrionale della
cresta), che raggiunge un’altitudine di 1233 mt.
Dal Piglione, spesso a torto dimenticato a scapito dei più celebri colleghi
Prana e Matanna, il panorama verso la Lucca e Pisa è incantevole. Ma è
l’ambiente circostante che colpisce, per via della particolare conformazione
della montagna, caratterizzata come detto da una lunghissima cresta erbosa.
Il Prana e Campo all’Orzo sono proprio davanti a noi, mentre il mare appare da
una finestra delimitata dal Gabberi e dal Prana stesso. Ben visibili sotto di
noi i casolari di Groppa (versante nord), Rianchiani e Ritrogoli. San Rocco in
Turrite occhieggia dal fondovalle, mentre le Panie e gli Appennini innevati
chiudono l’orizzonte.
Il sole caldo ci fa decidere di pranzare in vetta, ma oggi ci vuole fare degli
scherzi e dopo poco che stiamo addentando i nostri panini giunge chi sa da dove
una nebbia che cela i raggi del sole e un freddo vento inizia a soffiare.
Dalle maniche corte ci troviamo imbacuccati in giacche a vento e cappelli
di lana, ci sbrighiamo a terminare di mangiare e prendiamo la via del ritorno ma
prima di ridiscendere decidiamo di toccare anche l'antecima posta sud est alla
parte opposta della lunga cresta.
La temperatura è ancora abbastanza bassa e allora riprendiamo la via del ritorno
ripercorrendo
la stessa via percorsa all’andata.
Ce la prendiamo comoda e spesso ci fermiamo ad ammirare il panorama ma in circa
due ore siamo di nuovo a Pascoso dove terminiamo l'escursione rifocillandoci al
bar presente proprio nella piazzetta.
Infine ci siamo salutati e dati appuntamento
alla prossima camminata del gruppo (di amici) Apuano.
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Foto
escursione
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