06 Marzo 2011- Il monte Piglione da Pascoso

"A chi mi chiede: perché vai in montagna? gli rispondo se me lo chiedi non lo saprai mai."
Ed Viesturs

 

 

Percorso: Pascoso - Loc. Riccione - Foce del Termine (o del Crocione)  - La Parte  - vetta del Piglione  - antecima del Piglione

Come Arrivare: Pascoso è raggiungibile dal fondovalle del Serchio svoltando, all’altezza del paese di Diecimo, verso Pescaglia e quindi Foce di Sella, per poi scendere a San Rocco in Turrite, bel borgo posto in mezzo alla piccola vallata della Turrite. Da San Rocco, seguendo le indicazioni, Pascoso è raggiungibile in pochi minuti.        
In alternativa è possibile raggiungere Pascoso da Fabbriche di Vallico, continuando per Gragliana e quindi seguendo le indicazioni per Focchia-San Rocco in Turrite-Pascoso.
 
Sentieri: 2 Casoli - Foce del Crocione - Pascoso - 103 Groppa - Prati del Piglione - La Parte - Foce del Crocione  - dalla località “La Parte” sentiero di vetta per il M.Piglione (segni azzurri)


 

Classificazione: E

Quote:
 Pascoso ( 650 mt.) - Loc. Riccione ( 855 mt.) - Foce del Termine (o del Crocione) (978 mt.) -  La Parte (1032 mt) - vetta del Piglione   ( 1233 mt.) - antecima del Piglione (1180 mt)
 
Tempo di percorrenza:  Complessivamente 4,50 h di cammino effettivo
 
Acqua: al paese di Pascoso
 
Punti sosta: N.N.
 
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Periodo consigliato: Tutto l'anno, facile in primavera estate, impegnativo in inverno

 


 


Il monte Piglione è il penultimo rilievo sud delle Apuane; leggermente spostato ad est rispetto alla dorsale apuana divide la lucchesia dal camaiorese. Fitti boschi prima,dolci crinali adibiti a pascolo poi, ne costituiscono la morfologia; un ambiente quasi appenninico ma inconfondibilmente apuano per l’incredibile varietà di flora che ospita. La costa tirrenica da un lato, lil massiccio delle panie dall’altro, le Alpi Marittime e l’Appennino Tosco Emiliano sullo sfondo lo rendono uno dei rilievi più affascinanti.
Siamo in quattro: Giusaeppina, Sabrina, Luca e io, Alessandro.
Per questa volta vogliamo arrivare a questa cima dal versante garfagnino e precisamente dal paese di Pascoso, piccolo paese posto ad un’altitudine di circa 650 mt.
Giungiamo nella piazzetta della chiesa dove possiamo parcheggiare le auto quindi ci prepariamo subito per intraprendere la nostra escursione. Attraversando le piccole vie del borgo si notano subito le buone segnalazioni del sentiero n° 2.
Mentre camminiamo volgiamo lo sguardo verso sud e notiamo la sagoma della nostra meta, il Piglione da qui assomiglia ad un vulcano con la sua forma a cono.
Si esce dal paese e adesso la strada si è trasformata in uno stradello che fiancheggia il corso  della Turrite con le sue cascatelle e
pozze profonde e limpidissime.
Il sentiero continua evidentissimo sul fondovalle sino a che, dopo aver toccato alcuni casolari, attraversa il torrente e piega a sinistra, abbandonando la stradina sterrata di fondovalle.

Finalmente lasciamo la strada e il pantano misto a escrementi di cavalli che ci ha inzaccherato scarponi e pantaloni e ha voglia la Sabrina a dire che è natura intanto....
Prendiamo la mulattiera che metteva in
comunicazione il versante camaiorese con quello garfagnino.
Faggi e castagni dominano il bosco, fioriture di crochi, ellebori e primule preannunciano l'imminente primavera che già si sente nell'aria in questa tiepida giornata.
Proseguiamo in tornanti salendo dolcemente sino a quando il sentiero ci porta verso destra attraversando il greto di un torrente asciutto su un precario vecchio ponte di tronchi.
Subito dopo siamo su prati e le piante di bosso ci preannunciano che siamo vicino a delle case; ci aspettavamo di trovare dei ruderi e invece siamo ad un insediamento tuttora abitato da alcune famiglie, siamo alla località " Riccione " (855mt.)
Sembra impossibile, per la mentalità del giorno d’oggi, che ci siano nuclei familiari che vivono ancora in una situazione di pressoché totale isolamento, eppure fino a meno di 30-40 anni fa tutte le nostre montagne erano piene di esempi simili. A questo proposito molto bella è la descrizione di Col di Favilla - paesino oggi abbandonato ai piedi del Pizzo delle Saette - del grande scrittore ed esploratore Fosco Maraini (questo scritto introduce il libro fotografico “Le Alpi Apuane” di Bruno Giovanetti).
Le Apuane meridionali, a differenza di quelle centrali e settentrionali, non hanno conosciuto l’attività estrattiva legata al marmo e nemmeno uno sviluppo turistico. Dopo lo spopolamento delle zone montuose avvenuto intorno agli anni ’50-’60, sono rimaste in una situazione di “tempo sospeso”, dove sono ancora vivi e visibili spaccati di vita che sembrano provenire direttamente da 40 anni fa.
A queste case arriva la strada asfaltata proveniente da Foce di Bucine segnalata sempre come sentiero n° 2 la percorriamo per un centinaio di metri circa e sulla sinistra parte di nuovo il sentiero vero e proprio da prima nel bosco e poi su prati, in breve giungiamo alla Foce del Termine o del Crocione a quota 978 mt. qui
200 anni fa, passava la frontiera tra il Granducato di Toscana e la Repubblica di Lucca.
Siamo ora sull’ampia ed erbosa cresta che divide il camaiorese dal versante interno. Il panorama è molto suggestivo: si vede il mare e lo sguardo spazia sulle vette meridionali delle Apuane e sulle Panie.
Dalla Foce partono numerosi sentieri, noi abbandoniamo il sentiero n 2 e proseguiamo sulla sinistra e prendiamo il 103 direzione Groppa.
Manteniamo la quota e la presenza di neve comincia a esser consistente, attraversiamo un boschetto e giungiamo alla località la Parte a
1032 mt.
Ora dobbiamo abbandonare il sentiero che prosegue per Groppa verso sinistra
tagliando il versante nord del Piglione, noi prendiamo un'evidente traccia in direzione N/E che sale la dorsale occidentale del Piglione caratterizzata dall’inedita presenza di pini dal fusto molto basso, purtroppo qualche incosciente ha dato fuoco alla costa e oltre alle praterie di paleo è stata causa anche di rovina per questi piccole conifere.
Il sentiero è sempre ben visibile e i segni azzurri sono sempre ben presenti, neve permettendo.
Oltrepassiamo un breve tratto ripido e usciamo dal boschetto e superato piccolo risalto erboso siamo ai piedi del Piglione.
 Iniziamo a tagliare, in modesta pendenza, l’erboso versante occidentale della montagna.
 Il percorso non presenta alcuna difficoltà, attenzione però in caso di erba bagnata o ghiaccio.
Sbuchiamo quindi sulla lunga cresta che caratterizza questa montagna - sagoma inconfondibile dalla Piana di Lucca e di Pisa – e che sembra perdersi tra le nebbie della pianura.
Siamo sulla cresta e qui la neve si è accumulata molto e ci troviamo davanti ad un muro di circa un metro, voltiamo a sinistra seguendo la cresta appena sotto di essa per non sprofondare nella neve e in circa dieci minuti siamo sulla cima principale del Piglione (estremità settentrionale della cresta), che raggiunge un’altitudine di 1233 mt.
Dal Piglione, spesso a torto dimenticato a scapito dei più celebri colleghi Prana e Matanna, il panorama verso la Lucca e Pisa è incantevole. Ma è l’ambiente circostante che colpisce, per via della particolare conformazione della montagna, caratterizzata come detto da una lunghissima cresta erbosa.
Il Prana e Campo all’Orzo sono proprio davanti a noi, mentre il mare appare da una finestra delimitata dal Gabberi e dal Prana stesso. Ben visibili sotto di noi i casolari di Groppa (versante nord), Rianchiani e Ritrogoli. San Rocco in Turrite occhieggia dal fondovalle, mentre le Panie e gli Appennini innevati chiudono l’orizzonte.
Il sole caldo ci fa decidere di pranzare in vetta, ma oggi ci vuole fare degli scherzi e dopo poco che stiamo addentando i nostri panini giunge chi sa da dove una nebbia che cela i raggi del sole e un freddo vento inizia a soffiare.
Dalle maniche corte ci troviamo imbacuccati in giacche  a vento e cappelli di lana, ci sbrighiamo a terminare di mangiare e prendiamo la via del ritorno ma prima di ridiscendere decidiamo di toccare anche l'antecima posta sud est alla parte opposta della lunga cresta.
La temperatura è ancora abbastanza bassa e allora riprendiamo la via del ritorno ripercorrendo 
la stessa via percorsa all’andata.
Ce la prendiamo comoda e spesso ci fermiamo ad ammirare il panorama ma in circa due ore siamo di nuovo a Pascoso dove terminiamo l'escursione rifocillandoci al bar presente proprio nella piazzetta.
Infine ci siamo salutati e dati appuntamento alla prossima camminata del gruppo (di amici) Apuano.

 
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Foto escursione

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