09 - 10 agosto 2011 Alpi Pennine - Capanna Regina Margherita (4556 m.s.l.), il rifugio più alto d'Europa, sulla Punta Gnifetti  del Massiccio del Monte Rosa.

La parete N dei Lyskamm è davvero imponente ed affascinante, a destra il Cervino e, poco visibile, sopra la vetta del Lyskamm orientale spunta il Monte Bianco, a destra le vette del vicino Vallese sulla destra, sulla sinistra in secondo piano il bianco cupolone di vetta del Breithorn occidentale

 

Percorso: 1° Giorno Salita in funivia da Alagna verso il ghiacciaio:dell'Indren. Da lì si prosegue sempre su ghiacciaio verso il rifugio Gnifetti a 3640mt. cena e pernottamento. Dislivello di 350mt
2° Giorno il ghiacciaio del Lys, seguendo un percorso che costeggia la Piramide Vincent, il Balmenhorn, Il Corno Nero e Il Lyskamm, per raggiungere prima il colle del Lys a 4250mt e poi la vetta, la Punta Gnifetti con il rifugio più alto d'Europa, la Capanna Margherita a 4550mt. 4/5 ore di cammino per veder realizzato un sogno. Dislivello in salita: 950mt; dislivello in discesa: 1300mt

Come Arrivare: In auto, provenendo da ogni parte d’Italia o dall’estero, è necessario imboccare l’autostrada A4 Torino-Milano fino al casello di Biandrate, quindi proseguire per la A26 Genova Voltri-Sempione sino all’uscita di Romagnano Sesia – Ghemme. Qui ci si immette sulla strada statale 299 in direzione Alagna. Questa strada attraversa l’intera valle da sud a nord.
Cartina
 
AVVICINAMENTO. Il punto di partenza della salita è la stazione di arrivo (3275 m) della nuova funivia che collega il Passo dei Salati (2980 m) al Ghiacciaio d’Indren. Il Passo dei Salati è raggiungibile con gli impianti di risalita sia da Gressoney (Val d’Aosta) che da Alagna Valsesia (Piemonte). Da Gressoney (località Stafal) si prende la cabinovia che porta all’Alpe Gabiet e poi quella che conduce al passo. Da Alagna si prende la cabinovia che porta all’Alpe Pinalunga e poi la funivia che conduce al passo (e che ha sostituito il vecchio impianto per Punta Indren, chiuso al termine della stagione invernale 2006/2007). Per l’apertura degli impianti e gli orari si può consultare il sito “monterosa-ski.com” oppure, cosa più consigliabile, telefonare ai numeri 0163.922922 se si parte da Alagna, o 0125.303111 se si parte da Gressoney.
 

DISLIVELLO : 1° Giorno 350mt
                             2° giorno: 950 m in salita 1300 mt. in discesa

Classificazione:  EEA
                         

 
Tempo di percorrenza:  1° giorno 1 h Da Punta Indren al Rifugio Gniffetti
                                                    2° giorno 4 h Dal
Rifugio Gniffetti a Punta Gniffetti
                                                     per la discesa 3 sino alla funivia di Punta Indren
 
Acqua: Al Rifugio Gniffetti - alla Capanna Margherita
 
Punti appoggio:  Rifugio Gniffetti Ghiacciaio Garstelet - m. 3647 - Alagna
phone: +39 (0)163 024610

 
 
Traccia Google Hearth  -  Scarica traccia per GPS - Cartina    Pieghevole

Periodo consigliato: Periodo consigliato: metà giugno metà settembre, in relazione alle condizioni di innevamento. Attrezzatura consigliata: imbrago, piccozza, ramponi, corda.

 

  

Monte Rosa detto anche Alpi del Monte Rosa o Massiccio del Monte Rosa, (in lingua walser, Gletscher) è, per estensione e importanza, il secondo gruppo montuoso delle Alpi ed il più alto della Svizzera. Si trova nelle Alpi Pennine e si estende su territorio italiano (nei comuni di Alagna Valsesia, Ayas-Champoluc, Gressoney-La-Trinité, Gressoney-Saint-Jean, Macugnaga e Valtournenche) e svizzero (nei comuni di Saas-Almagell e Zermatt).
Il suo nome, contrariamente a quanto si possa pensare, non deriva dallo splendido color rosa di cui si tingono le cime al tramonto, ma dalla parola "rouja" che in patois (dialetto francofono parlato in Valle d'Aosta) significa ghiacciaio. Il "grande ghiacciaio" in passato era anche noto come "Monboso" come testimonia Leonardo da Vinci in un suo scritto.

Dopo molti giorni con l'occhio alle previsioni meteo per la zona alpina, finalmente alcuni giorni di bel tempo; naturalmente cogliamo al volo l'occasione e partiamo per una nuova avventura sopra i 4000 mt, partiamo alla " conquista " del Monte Rosa e più precisamente su una delle cime di questo massiccio: La Punta Gniffetti dove è posta la capanna Margherita, il rifugio e osservatorio astronomico più alto d'Europa.
Siamo in tre Marco M. Marco D. e io Alessandro, un trio già collaudato in molte altre imprese e ben affiatato.
Partiamo alla volta di Alagna in Val Sesia che raggiungiamo alle ore 13,00. Gli impianti di risalita osservano uno stop sino alle ore 14,15 e ne approfittiamo per un veloce panino.
La funivia riprende a trasportare alpinisti ed escursionisti e noi già prima dell'apertura siamo già in prima fila, partiamo siano a raggiungere Punta Indren a 3200 attraverso gli altri due tronconi Cimalegna e Passo dei Salati. 
Usciti dall'impianto siamo subito su quello che resta del ghiacciaio di Indren, lo percorriamo sulla destra in percorso ad arco, non si può sbagliare la traccia dei moltissimi escursionisti è molto marcata, sino allo sperone roccioso  e per tracce di sentiero alternate a tratti attrezzati con canaponi e scalini, si sbuca sul pianoro soprastante
, sul Ghiacciaio di Garstelet, da dove è ben visibile la Capanna Gnifetti, che si raggiunge  superando un ultimo tratto attrezzato con canapi e scalette metalliche.

Il Rifugio Gnifetti è situato a 3647 metri e sorge sullo sperone di roccia che divide il ghiacciaio del Garstelet da quello del Lys, anche questo rifugio come il Mantova è la base di partenza per gran parte delle escursioni alpinistiche sul gruppo del Monte Rosa.
Il rifugio Gnifetti ha una capienza di 176 posti letto di cui 11 sono per il locale invernale. Nei mesi di Luglio e Agosto è consigliabile prenotare con un buon anticipo in quanto è un rifugio molto frequentato grazie alle mete molto famose e classiche.

Al rifugio veniamo accolti festosamente e ci fanno veder la camera, camera non che non sia spaziosa è solo che a dormirci in sette diventa un pò problematico e a noi toccano i tre letti sotto tetto, va bene da buoni " alpinisti " ci adattiamo.
Il rifugio e' in una posizione strepitosa. Dal lato dell'ingresso si dominano le montagne a sud del Rosa, sono riconoscibili il Gran Paradiso, il Rutor, ben più visibile di quindici giorni prima quando volevamo giungere su questa vetta e l'inconfondibile Monviso giù fino alla pianura padana ricoperta da uno spesso strato di foschia. L'altro lato si affaccia invece sulla parte terminale del ghiacciaio del Lys: uno spettacolo impressionante e grandioso di profondi crepacci e colossali piramidi di ghiaccio.
Arriva l'ora della cena e con gran sorpresa viene servita a self service, cosa che sarebbe anche utile se ci fossero le strutture adatte ma in una stretta sala affollatissima diventa tutto più problematico e caotico; comunque la cena è decente e anche abbastanza abbondante, dal primo al dolce, buonissima la torta di cioccolato e pere.
Intanto all'esterno il vento che soffia impetuoso rende impossibile ammirare il sole che tramonta, non ci resta altro da fare che andarcene a letto, affrontiamo la scalata sino al terzo piano dei letti a castello, chiacchieriamo un pò ma poi spente le luci proviamo a dormire. Dormire bene risulta arduo, tra la quota che non agevola il sonno, il letto che non è che sia dei più comodi e soprattutto il forte vento che sembrava portar via il rifugio con tutti noi dentro, anche il pensiero di aver dovuto spendere 55€ per la mezza pensione( prezzo soci CAI) non aiuta.
In un modo o nell'altro arrivano le 4,15 ed è l'ora della sveglia, la colazione è per le 4,30. Nella sala da pranzo solito caos per la fila al self service e il tutto si allunga e tra una cosa e un'altra prima di esser pronti sono le sei.
Siamo legati in cordata e con i ramponi ai piedi e dunque via, adesso inizia l'avventura!
 i colori dell'alba sono uno spettacolo indescrivibile quasi quanto la bassa temperatura!
Saliamo al cospetto della Piramide Vincent, superando la prima rampa del Garstelet fino al fianco del rifugio Gnifetti, incassato nella sua “mensola” rocciosa, alla nostra sinistra.
 Il primo tratto e' di una pendenza micidiale, da tagliar le gambe, speriamo che poi il fiato si rompa e le gambe girino meglio.
Fà molto freddo e per giunta fortissime raffiche di vento ci investono innondandoci di neve e ghiaccio, così forti che dobbiamo fermarci e abbassare la testa ad ogni ventata. le cordate sono moltissime ed è un continuo superaci una con l'altra ogni volta che ci fermiamo a prendere fiato, non si sente parlare nessuno, solo il vento , lo sbuffare ritmico degli alpinisti, il sommesso tintinnio di moschettoni ed attrezzi, il crepitio costante dei ramponi sulla neve compatta e ben dura.
A differenza di come avevo letto su relazioni, non troviamo crepacci se non uno all'inizio del Garstelet
 Vi sono molti alpinisti, alcuni in cordate di dieci persone, ben pochi “armati” di piccozza; a tratti sembra di dover gareggiare per guadagnare posizioni.
 Parrebbe di essere in passeggiata a Viareggio, non fosse che per l’incredibile, maestoso, superbo panorama che ad ogni passo si rivela ai nostri occhi.
Faticosamente si per la ripida salita ma soprattutto per le forti raffiche di vento che ci investono con una granaiola di aghi di ghiaccio obbligandoci a fermarci e metterci in posizione protetta. Giungiamo al roccioso Balmenhorn che, dall’iniziale sperone nero, si rivela invece una lunga cresta affiorante, che custodisce il bivacco Felice Giordano (4167) e la grande statua del Cristo delle Vette, realizzata dall’ex partigiano Alfredo Bai ed inaugurata nel settembre del 1955. Questa opera, smontata e riportata in ottime condizioni, è stata riportata in quota proprio nel 2008.
 Transitiamo ammirando le linee severe ed ingannevolmente placide del Lyskamm Orientale, cui il Naso pare voler invitare, superando il Corno Nero o Schwarzhorn prima, la Ludwigshőhe poi, transitando dal Colle del Lys e piegando sensibilmente verso destra, a nordest. Il sole, come anticipato, ci inonda dal fianco destro una volta superata la Parrot, una vasta punta di morbida panna intonsa, o così parrebbe: alla nostra destra, il colle Sesia
ma soprattutto la vista si apre sul Vallese regalandoci uno scorcio davvero impressionante sul versante nord del Lykamm e sul bellissimo Cervino.
La traccia risale l’ampia china nevosa, sormontata a destra dalla Punta Gnifetti ed a sinistra dalla Zumstein, quasi parallele da questa prospettiva,
davanti a noi invece è assolutamente protagonista la lunga cresta rocciosa che conduce in vetta alla punta Dofour, la "cresta Rey", sede di una bella via di roccia ad alta quota. Alla destra della Dofour invece si nota il cocuzzolo nevoso della punta Zumstein e, poco oltre il colle Gnifetti ove si spinge la nostra traccia, è ben evidente la vetta della punta Gnifetti con l'inconfondibile e mastodontica sagoma rettangolare della Capanna Margherita.
Il vento continua  a martirizzarci, il freddo è intenso, meno male che  "Febo" ci riscalda un pò, stiamo entrando nell'ultimo tratto che sarà anche il più duro ma dopo una salita girando verso est siamo sull'ampissimo pianoro che precede il Colle Gnifetti. Quassù, tutto è ampio, non esistono le mezze misure.
Dal basso, il rifugio è nero ed appiattito, una sorta di castello o casa forte medievale, arroccato al termine di una dorsale dentellata e rossastra di rocce aguzze e minacciose. Un parallelepipedo scuro, adagiato ed allungato.
Attraversiamo la spianata, che tanto spianata non è, investiti dal vento sempre più impetuoso, molto lentamente ci portiamo sotto la Cima Gnifetti, dobbiamo affrontare un'ultima salita che sembra insormontabile, ma dentro di noi ormai siamo sempre più decisi ad arrivare in vetta vento o non vento.
Iniziamo la salita e il vento sembra che non voglia che giungiamo al rifugio, ora le raffiche sono talmente forti che ci buttano a terra, la traccia è abbastanza marcata ma il pendio sotto di noi è notevole e un volo da quì non sarebbe piacevole, allora ogni volta che prediamo l'equilibrio pronti con le piccozze per assicuraci. Percorriamo la traccia principale che prosegue verso sud est per poi deviare decisamente a destra
e, percorrendo una appoggiatissima cresta si giunge al rifugio Regina Margherita.
La soddisfazione e' grandissima, la salita viene ampiamente ripagata da un panorama tra i più vasti delle Alpi: dalle Marittime alle Dolomiti con tutta la pianura padana, ,siamo su una sorta di piazzola nevosa triangolare che si assottiglia verso meridione, puntando come una lama le lontane Dame di Challand, il Monte Nery , il lontanissimo Monviso.
In particolare verso Est, il rifugio si affaccia direttamente su quella che è considerata la più alta parete nel suo genere delle Alpi: oltre duemila metri di ghiaccio, neve e roccia, che le conferiscono un aspetto “himalayano”, mentre a nord la vista si perde tra più di 40 montagne che superano la fatidica quota di 4000 metri, Il Cervino sembra una piccola montagna. Il resto dell'arco alpino e' ridotto a una serie di collinette. Solo il Monte Bianco mostra una possenza degna del posto in cui siamo noi..
L’unicità della posizione in cui si trova il rifugio, se da un lato costituisce una fonte di problematiche anche ambientali di non semplice soluzione, dall’altro crea interessanti opportunità di ricerca in diverse materie, dalla medicina alle scienze della terra, alla meteorologia. Da quì il nome Capanna (come rifugio per gli alpinisti) ed Osservatorio (come struttura di supporto per le ricerche scientifiche).
La prospettiva di toglierci i ramponi e slegarci non è allettante dal momento che poi dovremo ricomporci per il ritorno ma la visita al rifugio più alto d'Europa è d'obbligo. Su uno stretto balcone a strapiombo su un infinito abisso, meglio non sapere dove poggia, siamo comunque riparati dal vento e quì ci togliamo l'attrezzatura di dosso.
Entriamo, è molto affollato e rimango stupito sapevo che era un rifugio ma me lo aspettavo molto spartano e invece credo che non gli manchi niente non un tugurio carico di materiali e vetusto d’anni, bensì una struttura pulita, ragionevolmente spaziosa ed ordinata, con segnali di sicurezza e sistemi antincendio dappertutto, mi domando ma quanto è lunga la permanenza per i gestori?
Dobbiamo mangiare qualcosa, abbiamo speso troppe energie e dobbiamo reintegrare, una barretta e qualche biscotto e soprattutto tè caldo ben zuccherato. Ci sentiamo subito corroborati. Ci tratteniamo ancora un pò, certo che di gente ce n'è tanta i tavoli sono strapieni chi sfoggia euforia e chi è arrivato allo stremo la biblioteca, nel locale molto caotico notiamo anche la famosa biblioteca Emilio Detomasi  custodita da un semplice armadio di legno chiaro
, la biblioteca più alta d’Europa
Voluta espressamente per aiutare gli alpinisti che  si accingono a trascorrere una o più serate presso il famoso rifugio, a passare piacevolmente qualche ora. Decidiamo di ridiscendere ma prima dobbiamo fare un'ultima cosa: affiggere l'adesivo della sezione UOEI di Ripa di Versilia così anche la nostra associazione è rappresentata a quota 4556 mt.
Usciamo risiamo sul balcone e diamo un'ultimo sguardo al panorama, si scorgono
più vette di quante io abbia mai sentito il nome. Le valli si irradiano in una sorta di foschia azzurrina, che è semplice ombra, mentre i versanti più alti e le cime delle dorsali si ergono fieramente nella luce solare.
Dobbiamo proprio ripartire, non possiamo permetterci di perdere l'ultima corsa della funivia. Scendiamo ripercorrendo la via già percorsa, ma questa volta ce la godiamo di più, infatti scendendo rilassati con l'assenza di vento possiamo ammirare meglio il panorama; ci stupiamo di quanti ancora salgono, visto l'ora o sono partiti con calma o forse pernotteranno alla Capanna Margherita, certo è che in quel momento non li abbiamo certo invidiati.
In due ore e mezzo siamo giunti al rifugio Gniffetti e visto che tanto a quell'ora la funivia è ferma ne approfittiamo per un piatto caldo di pasta.
Riprendiamo il cammino scendiamo ripercorrendo  il tratto attrezzato e poi in successione i ghiacciai
del Garstelet e di Indren e poi finalmente siamo alla funivia giusti in tempo per il riprendere delle corse della funivia. Alle 16,00 siamo di nuovo ad Alagna e alle 20,30 ci ritroviamo catapultati al livello del mare, in poche ore 4556 di dislivello, che stress per il fisico!
Concludendo: un'esperienza stupenda tra scenari e colori magnifici e senza particolari difficoltà; ciò non toglie che si tratta comunque di un'ascensione alpinistica e soprattutto svolta ad alta quota, quindi sono essenziali le conoscenze di cordata e progressione su ghiaccio, un'attrezzatura adatta e un' equipaggiamento per il freddo intenso e il rispetto per la montagna e soprattutto compagni giusti per condividere queste meraviglie.

 

Curiosità  ( dal sito  Monterosa4000.it)

La Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d'Europa, sorge a 4.554 metri sulla Punta Gnifetti, la quarta vetta, per altezza, del massiccio del Monte Rosa. Per poterla costruire vennero eseguiti alcuni lavori di “appiattimento” della cima; completata ed inaugurata nel 1893, venne dedicata alla Regina Margherita che, con un discreto numero di “accompagnatori”, tra cui Guide e Portatori, salì personalmente a visitarla.La struttura, così come si presenta oggi, è frutto del radicale rifacimento ed ampliamento effettuato nel 1980. Spesso contestata ed al centro di polemiche per la sua posizione, la Capanna Regina Margherita è ogni anno ambita meta di migliaia di alpinisti, che la raggiungono percorrendo le diverse vie di salita da Alagna Valsesia, Gressoney, Champoluc, Macugnaga, Zermatt. Alcuni locali della struttura, in certi periodi della stagione estiva, vengono adibiti a centro ricerche; infatti ogni anno si avvicendano staffs medici provenienti da diversi paesi del mondo. Vengono raccolti dati tramite i questionari distribuiti agli alpinisti che salgono, e, in alcuni casi, vengono anche raccolti e valutati gli esiti dei tests e degli esami effettuati sui volontari presenti: misurazione della pressione, spirometria per la funzionalità respiratoria, saturazione dell'ossigeno, elettrocardiogramma ed alcuni controlli neurologici. Negli ultimi anni un'iniziativa di questo genere, la più importante forse per organizzazione e tipologia degli esami effettuati, è quella che nel 1998, esattamente dal 18 luglio al 2 agosto, ha permesso di sottoporre diverse decine di alpinisti ad una serie di tests e controlli. A concretizzare questo "Progetto scientifico" furono la Fondazione S. Maugeri di Veruno (No), l'University of California di San Diego ed il Club Alpino Italiano; i coordinatori del team medico furono il Dottor George Cremona e la Dottoressa Paola Lanfranchi. Presso i locali della "vecchia" funivia di Alagna Valsesia, venne allestito un vero e proprio centro medico, con tutte le strumentazioni necessarie per effettuare un primo check-up agli alpinisti intenzionati a raggiungere la Capanna Margherita. Un secondo check-up venne eseguito a destinazione, presso la Capanna; gli esami furono successivamente refertati e confrontati presso il reparto competente della Fondazione Maugeri. Qui, a distanza di pochi mesi, alcuni alpinisti furono ricontattati ed invitati a sottoporsi ad un nuovo check-up. Vennero ricreate artificialmente le condizioni ambientali (pressione atmosferica, ecc.) tipiche dell’alta quota, ed effettuati i tests relativi alla respirazione.


La Capanna Regina Margherita ha una grande notorietà nell'alpinismo internazionale e, come già accennato, gli alpinisti che la raggiungono, soprattutto nel periodo estivo, sono numerosi. Molti di loro trascorrono la notte alla Capanna Gnifetti o al Rifugio Città di Mantova per acclimatarsi un po', ma soprattutto per poter ripartire all'alba del mattino successivo verso la Capanna Margherita. Una volta arrivati, rispettando ovviamente i tempi medi di salita, hanno il tempo necessario per rientrare a valle in giornata. Pochi altri alpinisti, invece, salgono direttamente senza tappe intermedie, mettendo in preventivo di passare la notte presso il "rifugio più alto d'Europa". Tutti, ed ancor di più quelli poco acclimatati, sono consapevoli che la notte sarà "disturbata" dai problemi dovuti all'alta quota, il cosiddetto “mal di montagna”. Il mattino seguente, però, possono proseguire effettuando delle bellissime traversate, come per esempio "Zumstein-Dufour-Nordend" oppure "Lyskamm-Castore", favoriti dalla partenza "alta" in discesa. Un altro buon motivo per pernottare sulla Punta Gnifetti è il panorama. Oltre a quello "diurno" si può ammirare, fotografare e filmare quello della sera, della notte e del mattino. Quest'ultimo offre ogni volta un'alba diversa: i colori sono incredibili e spesso sono vivacizzati da un'inaspettata nevicata notturna. La magica atmosfera è resa ancor più incantevole dalla presenza, non affatto rara, del mare di nuvole che separa dal mondo sottostante. La notte, invece, offre la vista a 360° delle circostanti vette e delle loro sagome schiarite dalla luna; il cielo è gremito di stelle che apparentemente sono vicinissime, e nella lontana pianura le città ricche di luci, sembrano essere lì "a due passi". Volutamente lasciato per ultimo, il tramonto suscita emozioni e sensazioni sempre diverse; i suoi colori hanno tonalità e fantasie che nascono da fantastici giochi tra nuvole e vento. E se la serata è fortunata ? Ecco apparire anche lo Spettro di Brocken!!!  Banale, ma alquanto insolito e curioso, è il fenomeno detto appunto Spettro di Brocken (o anche Spettro di Broken), che si può verificare al termine del tramonto, ovviamente dalla parte opposta. La luna è già comparsa nel cielo; più in basso, appare un'immagine proiettata dagli ultimi raggi del sole sul grande schermo rappresentato dalla foschia serale. Una grossa piramide, una figura squadrata sulla sua sommità ed alla destra un... Sono le sagome della Punta Gnifetti, della Capanna Margherita e... dello "spettatore" che, incredulo, si muove per avere la certezza di essere... "in scena".

UNA REGINA PER LA CAPANNA

Il rifugio è dedicato alla Regina Margherita, all’epoca sovrana d’Italia.
Il 14 luglio 1889 l’Assemblea dei delegati del Cai approvava il progetto di costruire una capanna oltre 4500 metri per “consentire ad alpinisti e scienziati maggior agio ai loro intenti in un ricovero elevatissimo. Nel 1890 fu scelto il luogo: la punta Gnifetti e fu dato inizio ai lavori. La capanna, predisposta a valle, fu trasportata dapprima con i muli e poi a spalla, con un enorme lavoro a catena e montata sulla vetta.
Il rifugio fu inaugurato il 4 settembre 1893. Qualche giorno prima il 18 e 19 agosto vi aveva pernottato la Regina cui il rifugio era dedicato.
Nel 1899 fu aggiunta la torretta destinata ad osservatorio meteorologico. In quegli anni Angelo Mosso aveva qui svolto importanti studi di ricerca. Nel 1903 a Londra il Consiglio Internazionale delle Accademie riconosceva la capanna Margherita istituzione di “utilità scientifica e meritevole di appoggio”.
Nel 1976 il vecchio rifugio mostrava i segni del logoramento. Nel 1977 la Sezione di Varallo, su incarico della Sede Centrale, diede inizio ai lavori per la nuova capanna che fu inaugurata il 30 agosto 1980. Dal sito CAI Varallo http://www.caivarallo.it/rifugi_cai_varallo/capanna_regina_margherita_rifugio.php )
 


 

Foto escursione

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