03/12/2011
Monte Chétif
( 2343 mt.) - Alpi Graie
Ferrata del Bicentenario
Il Monte Chétif (localmente, Mont Chétif, in francese) (2.343 mt.) è una montagna delle Alpi della Grande Sassière e del Rutor nelle Alpi Graie. Si trova in Valle d'Aosta e sovrasta ad ovest Courmayeur. Dalla vetta del monte si gode di un ottimo panorama sul versante italiano del Massiccio del Monte Bianco. È possibile salire sul monte tramite sentiero oppure tramite ferrata.
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Quota
partenza Dolonne (1192 mt.) |
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Classificazione:
EE Allenati |
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Periodo consigliato: da giugno ad ottobre
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La breve ferrata che rende più sicuro l'accesso al Mont Chetif è tutta concentrata nelle placche che sovrastano la palestra di roccia di Dolonne e che finiscono sotto il belvedere. Per rendere più sicuro il sentiero che collegava la frazione con i boschi e i prati sovrastanti sono stati posati un centinaio di metri di catena e alcune decine di gradini in ferro. Nei tratti più scivolosi sono ancora ben visibili i gradini intagliati nella roccia dai valligiani. Superata questa breve fascia rocciosa la ferrata diventa un piacevole sentiero che sale fino alla vetta, interrotto di quando in quando da brevissimi tratti attrezzati. Le catene sono in ferro, con maglie da 4 mm di spessore, salendo si attraversano due ponticelli in legno lunghi alcuni metri che facilitano il passaggio su due spaccature della roccia.
Chi sa come in questi giorni ci
troviamo in Val D'aosta e come non
fare una bella escursione su
montagne da sballo? Siamo vicino a
Courmayeur e decidiamo per il monte
Chétif dove è presente una semplice
ferrata, si può parlare di ferrata
ma forse la definizione di sentiero
attrezzato, identifica meglio
l'itinerario
Da Courmayeur ci portiamo alla
frazione di Dolonne, esattamente
alla località La Villette (1216 mt.)
Dopo aver percorso un breve tratto su prato, ci si addentra nel bosco e si segue il sentiero.
Si attraversa un prato in piano e ai piedi di un ciuffo di alberi si trova la targa, affiancata da due piccoli menhir, che ricorda l'anno di costruzione della ferrata dedicata a tutte le guide cadute in montagna realizzata nel 1986 in occasione del bicentenario della prima ascensione del Monte Bianco.
Poco più avanti si entra nella macchia di latifoglie Si cammina fino ad incontrare il sentiero molto più largo che sale costeggiando i pascoli verso la palestra di roccia.
Arrivati ai piedi delle placche inclinate dove sono tracciate le vie di arrampicata si gira sulla sinistra, si scendono pochi metri di dislivello poi ci si avvia lungo il sentiero pianeggiante che costeggia i terrazzamenti fino ad incontrare la palina che indica l'inizio della deviazione per la ferrata. Da questo punto il sentiero aumenta di pendenza e sale con regolari tornanti tra le latifoglie che cominciano a diradarsi ed alcuni rari larici. Si attraversa una pietraia dove il sentiero si allarga, si passa davanti un'ampia cavità della roccia, formata da un tetto che sporge di un paio di metri ( utile in caso di maltempo, poco dopo si incontrano le prime catene.
La ferrata inizia con un lungo traverso verso est interrotto più o meno al centro da un ponticello in legno lungo un paio di metri che scavalca una spaccatura della roccia. Le catene non sono indispensabili per la progressione ma hanno solo reso più sicuro il tracciato che veniva utilizzato dai montanari per accedere ai pascoli sovrastanti. Si trovano ancora, specie nella parte bassa, i gradini scalpellati nella roccia tenera per superare i tratti più scivolosi. Alla fine del traverso il tracciato sale tra rocce rotte e la rada vegetazione tipica dei luoghi aridi fino a raggiungere un bosco di conifere che si attraversa sul selciato ricavato dalla pietraia colonizzata dai larici. Sulle vecchie lastre uno spesso strato di aghi caduti in autunno attutisce il rumore dei passi e l'odore balsamico della resina riempie i polmoni. Poco più avanti si trova il primo dei numerosi belvedere che si incontrano salendo verso la cima. Incorniciata nella pareti rocciose si spalanca all'improvviso una finestra sul massiccio del bianco che copre il settore tra il Pic della Brenva con il ghiacciaio di Entrèves e termina con le Grandes Jorasses (purtroppo le nubi basse impediscono parecchio la vista).
Non abbiamo avuto fortuna con la vista sul panorama altrimenti lungo tutta la salita sarebbe stato un susseguirsi di splendidi scorci sul grigio delle pareti rocciose, il bianco abbaglianti delle nevi fino al superbo panorama a 360 gradi che offre la cima del Mont Chetif, la veduta sul massiccio del Monte Bianco, con ai lati i fianchi scuri delle montagne che salgono punteggiate dal verde delle conifere lascia negli occhi un ricordo indelebile.
Si prosegue lungo il sentiero che sale il fianco est con pendenza moderata tra i larici e alcuni abeti fino ad incontrare un canalino liscio ma molto coricato che si supera con aiuto di una dozzina di gradini, si attraversa una pietraia e si arriva alla base di una brevissima placca al termine della quale si trova il ponticello in legno lungo alcuni metri che attraversa un avallamento del terreno. Il tratto attrezzato termina poco più avanti con una paretina alta tre metri che da accesso al belvedere superiore.
Seguiamo alcune catene che aiutano a risalire due canalini e poi un breve tratto a metà del traverso sotto la cima.
In corrispondenze di un tornante spunta tra i rami di un abete la cima del Mont Chetif con la statua della Madonna, proseguendo si incontrano alcune rocce punteggiate dai licheni e poco più avanti il tronco di un larice abbattuto dalle intemperie. Sui suoi anelli di crescita sono indicate con alcune targhette le date delle principali ascensioni sul gruppo del Monte Bianco.
Arrivati all'incrocio con il sentiero che sale da Pré De Pascal si prende a sinistra e si procede a mezzacosta tagliando i ripidi ed esposti pendii posti alla base del torrione sommitale. A circa metà del traverso si trova un banco di roccia rotta lungo una ventina di metri e attrezzato con catene che si percorre in discesa per poi proseguire fino ad arrivare in vista di un ripetitore. Da qui il sentiero sale dritto in direzione del colle, la pendenze diminuisce gradualmente e d'un tratto tre le rocce e i rododendri appare, tra le nuvole, la cima del Monte Bianco di Courmayeur.
Raggiungiamo in breve l'incrocio con il sentiero che sale da Corba Zeuluna e poi si prosegue in cresta fino ad arrivare alla vetta dalla quale si gode di un panorama mozzafiato.
Lo sguardo abbraccia tutta la Val Veny con il colle della Seigne e il ghiacciaio de Miage, il massiccio del Monte Bianco, la Val Ferret e la valle della Dora Baltea sino a Pré Saint Didier in lontananza spunta isolata la cima della Grivola .
Nei pressi della vetta è stata posata una placca su cui sono riportate le cime più importanti e la distanza dalle principali città. Proseguendo verso est per poche decine di metri si arriva ai piedi della statua dedicata alla Madonna che domina Courmayeur.
La statua e la piccola cappellina sono state consacrate nel 1986 da Papa Giovanni Paolo II che dalla vetta celebrò l'Angelus.
Dopo le foto in vetta riprendiamo la via del ritorno, anche perchè fa abbastanza freddo. Ma non ripercorriamo la via già fatta, bensì ci riportiamo al ripiano erboso all'incrocio tra il sentiero 4 ( percorso all'andata) e il 5 per Corba Zeuluna che sovrasta la Val Veny, prendiamo quest'ultimo. lo percorriamo sulla cresta ovest e dopo poco il si porta verso nord e in questo tratto vi è molta neve ghiacciata ma i molti escursionisti che vi sono passati nei giorni precedenti hanno lasciato le loro impronte creando una sorta di scaletta che agevola il cammino. Passiamo vicino ad un bruttissimo impianto, una sorta di serbatoio con numerose bombole di ossigeno(?) e arriviamo ad un colle da dove scende un ripido canalone con il fondo abbastanza infido, al termine ci ritroviamo di nuovo nel bosco. Il sentiero in breve ci conduce a Pra Neiron ( 1897 mt.), seguendo poi le piste da sci in una bella conca prativa arriviamo alla stazione superiore della funivia che collega Courmayeur con il Plan Checrouil (1701 mt.).
Certo che tutti questi impianti deturpano abbastanza il paesaggio, ma capiamo anche chi con queste attività sbarca il lunario.
Con un ripido sentiero scendiamo sulla sinistra della costruzione, il sentiero è tenuto benissimo ma la forte pendenza rende molto faticoso il proseguire, incrociamo nuovamente la pista da sci e in corrispondenza di una curva riprendiamo il sentiero che ora è segnato con n° 2 TMB ( Tour Mont Blanc), dopo numerosi tornati tra boschi di larici e man mano che scendiamo di ontani giungiamo di nuovo all'abitato di Dolonne. Invece di attraversare l'abitato ci dirigiamo sulla sinistra sui prati passando sotto le pareti del monte Chetif e con il naso all'insù ripercorriamo con lo sguardo il percorso fatto.
Foto
escursione
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