23/10/2011 Maratona Venezia -  fatica, gioia, dolore ed emozioni.
 

 

Una Venicemarathon che entra nella storia (da www.venicemarathon.it)

Venezia 23 ottobre 2011 – L’inedito percorso con il passaggio in piazza San Marco ha portato fortuna alla 26°Venicemarathon che si è corsa questa mattina da Stra (Riviera del Brenta) a Venezia. Nuovo percorso e nuovo record nella gara femminile con la keniana Helena Kirop che ha vinto in 2h23’37” frantumando il precedente primato stabilito nel 2008 dalla connazionale Lenah Cheruiyot in 2h27’02”. Per Helena Kirop si aggiunge la soddisfazione d’aver stabilito il primato personale sulla distanza. Alle sue spalle l’altra keniana, vincitrice del 2010, Makda Haji che ha chiuso in un più che valido 2h27’31”, mentre terza è stata la poco più che ventenne etiope Fantu Jimma in 2h30’26”.
La gara maschile si è invece decisa proprio in Piazza San Marco, come se fosse scritto nel destino di questo nuovo storico passaggio. Dopo un passaggio alla mezza maratona di 1h04’17”, come previsto alla vigilia, la selezione è iniziata dopo il 30° chilometro quando si è accesa la vera sfida. Decisivo, come spesso è accaduto, è stato il lungo Ponte della Libertà che collega Mestre con Venezia, ma alla fine solo l’etiope Tadese Aredo ed il keniano Simon Kumun (vincitore dell’edizione 2010) si sono presentati appaiati all’ingesso di Piazza San Marco. E’ qui che Aredo ha scelto di fare un deciso cambio di ritmo che ha lasciato senza speranze di vittoria Mukun, amministrando poi il vantaggio fino all’arrivo posto in Riva Sette Martiri. Trionfo dunque per l’etiope
Tolesa Tadese Aredo in 2h09’13” davanti al keniano Simon Mukun, distaccato pochi secondi (2h09’18”). Terzo si è classificato l’altro etiope Debebe Wolde in 2h09’56”. Positiva la prova per l’azzurro Danilo Goffi, settimo in 2h14’41” e primo degli italiani che ha fatto tutta la gara in solitario, dimostrando concentrazione e forza mentale da grande campione.
Attimi di commozione per l’arrivo al traguardo di
Alessandro Zanardi e Francesco Canali che hanno portato a termine in poco più di due ore il loro sogno: correre assieme la 26° Venicemarathon. L’handbiker bolognese, che proprio oggi festeggia il compleanno, ha trainato per tutti i 42.195 metri del percorso l’amico Francesco Canali, 43enne di Parma affetto da SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), affrontando con la sola forza delle braccia ponti, calli e canali per dimostrare che non esistono sfide impossibili. Francesco, ex podista ammalato dal 2005, aveva un sogno: correre a Venezia e questa mattina, grazie al grande cuore dell’amico Zanardi, l’ha realizzato. La gara disabili è stata invece vinta da Orazio Fagone, ex campione Olimpico di Short Track, in 1h20’54”.
La 26a Venicemarathon è stata conclusa da ben 5868 atleti (di cui 967 donne), l’ultimo dei quali ha chiuso in 6h21’59”; per tutti sono stati momenti indimenticabili grazie alla bellissima giornata di sole ed allo spettacolare passaggio in Piazza San Marco.

 

Con Marco abbiamo pensato per quest'anno di cimentarci di nuovo nel correre una maratona e dopo le tre fatte all'estero questa volta optiamo per una nostrana ma non una qualsiasi ma la maratona di Venezia.
Partiamo sabato mattina in treno, giungiamo verso le 11 e dopo esserci sistemati in albergo ci rechiamo marathon village al Parco san Giuliano, l’aria è carica di running. Molteplici stand di settore, una marea di gente tutta accomunata dalla stessa passione e li con lo stesso obiettivo.
Tutto questo ci carica e l'adrenalina già comincia a scorrerci nelle vene. Dopo aver visitato i vari stand decidiamo di scaricare un pò di tensione andando a visitare la città lagunare unica al mondo nel suo genere.
Tornati in albergo, cena leggera, due passi per un caffè e poi subito a letto, una buona dormita non può che farci bene.
La notte passa tranquilla e la sveglia ci chiama dieci minuti prima delle sei e alle sei in punto siamo a fare colazione.
Adesso ci vengono in mente molte cose e affiorano le prime paure, guardando avanti e immaginandoci quei 42k e 195 metri ci sembrano infiniti e ci sentiamo come quei cavalieri che affrontavano il drago, piccoli piccoli davanti alla bestia.
Va bene, adesso non possiamo più indugiare con la nostra tenuta da corsa e il pettorale ben in vista e io con la fotografia del mio amico Guido che molto mi è stato d'ispirazione anche per questo sport, gli rivolgo una preghiera e gli chiedo di seguirmi da lassù dove lui si trova.
Con la prenotazione dell'albergo avevamo anche il trasporto in pullman sino a Strà, località della partenza, davanti a villa Pisani, capolavoro della Riviera del Brenta, una tra le destinazioni della “villeggiatura” appunto dei nobili
veneziani.
Passiamo davanti alla stazione di Mestre e  vediamo centinaia di altri atleti con la sacca del cambio-vestiti in spalla aspettano di imbarcarsi sui bus messi a disposizione dall’organizzazione per arrivare fino alla zona partenza.
Purtroppo l'autista sembra non conoscere la zona e sbaglia più di una volta la strada, meno male che tra noi c'era una persona che sapeva come orientarsi e gli ha indicato come arrivare.
Raggiungiamo Strà (a pochi chilometri da Padova) appena in tempo ci rimangono 10 minuti per consegnare le sacche con il ricambio e come entriamo nella zona partenza ci troviamo in una bolgia di persone, chi va avanti e chi invece torna indietro, le lunghissime file per i bagni un caos multicolore ma ancora spensierato e pieno di gioia.
Ci incamminiamo verso i recinti, io sono nel quarto, mentre Marco è nel terzo. Ci salutiamo facendoci gli auguri e poi ci dividiamo, ognuno nel suo settore. Le persone che entrano nella " gabbia" si accalcano via via che i minuti passano e lì nel mezzo tra tanti altri resto a meditare su quello che mi aspetta, la tensione aumenta, cerco di fare training autogeno e mi ripeto che ce la posso fare, sono allenato e sò di aver fatto le cose bene in questi quattro mesi di preparazione.
Per distrarmi un pò mi guardo attorno e vedo sulla nostra destra le rive del Brenta e dall'altra parte la bellissima Villa Pisani, meriterebbe una visita..
L'ora della partenza si avvicina sempre più e iniziano a volare al di là delle transenne gli indumenti che ognuno si è portato per proteggersi dal freddo del mattino. Gli altoparlanti intonano l'inno nazionale che ci dà i brividi sulla schiena, ognuno lo canta a modo suo, anche alcuni stranieri, forse inglesi, canticchiano l'aria.
Ma ormai ci siamo manca proprio poco e intanto penso a a Filippide, ma quel poveraccio  come l’ avrà corso quel tratto per dare la notizia dell’ esito della battaglia, mica avrà avuto booster, mica avrà  avuto il gps, mica avrà avuto le scarpe per pronatore o supinatore, mica avrà avuto gli integratori, a sto poveraccio gli avranno detto va, corri e da sta notizia.
Noi meno prosaicamente stiamo aspettando che lo starter dica: " Via, andate e correte per questi 42 km sino a Venezia!"
Ecco lo speaker ci annuncia che i Top runner sono partiti, bè quelli sono di un'altro pianeta e quindi fanno una corsa a parte, subito dopo la massa inizia a muoversi, eccoci il passo diventa sempre più veloce e poi iniziamo a correre... ecco stiamo affrontando la " bestia".
Passo sotto il gonfiabile  da dove viene preso il tempo e via accendo il mio cronometro e inizia l'avventura.
Mi ritrovo in un fiume di persone e all'inizio c'è un pò di intoppo ma poi ognuno trova il suo posto, il suo passo; ai bordi della strada  molta gente che ci incoraggia. I primi km scorrono piuttosto velocemente, il contesto della corsa è fantastico, il Brenta che scorre parallelo allo scorrere della carovana dei maratoneti.
Ho fatto i calcoli e vorrei terminare in quattro ore, quindi il passo dovrebbe essere di 5,40 al km, ma io probabilmente ho osato troppo portandomi sui 5, 20/25 pensando che così avrei compensato con quello che inevitabilmente avrei perso verso il trentesimo km-
Intanto si arriva a Dolo e inaspettatamente lungo la strada molte persone continuano ad incoraggiarci e applaudono al nostro passaggio, i bambini ci chiedo il " cinque" e vari complessini musicali suonano fragorosamente. 
Eccoci a Mira, 10km, secondo ristoro adesso devo bere, il primo l'ho saltato ma da ora in poi non posso più non bere, rimanere idrati è indispensabile!  I km continuano a scorrere e giungiamo a Oriago, siamo al 15°, mi sento bene e le gambe girano a dovere
Dopo Oriago si va verso Malcontenta, il nome non è beneaugurante, ma la realtà è un’ altra infatti sto bene e sento che la gamba gira, , al passaggio della mezza sono nei tempi giusti, mi guardo attorno ci sono tante magliette personalizzate e mi diverto a leggere i messaggi, quelli che mi colpiscono di più sono quello scritto sulla maglietta di una signora con scritto, w Italia, w Inter, w Mamma con un disegnino il tutto fatto da un bimbo, presumo, e questo mi emoziona, l’ altro messaggio dice Corri se riesci, cammina se devi, striscia se serve ! giusto per far capire che un runner non molla mai fino alla fine. In questi momenti anche un messaggio cosi ti ricarica. Ora ci troviamo nel tratto più brutto di tutta la maratona, la zona industriale di Marghera, cantieri e cisterne di carburanti(?) non è che sia un bel paesaggio. Entriamo nel centro abitato e quì è più accettabile, la strada scompare inghiottita in un lungo sottopasso che ci condurrà a Mestre veramente caratteristico, si sente il ritmo delle scarpe che battono sul terreno, e la strada si fa più stretta quindi ci si incolonna. Usciti dal tunnel il percorso torna ad avere un tessuto prettamente urbano, passando da piazza Ferretto attraverso vie che cambiano direzione e anche qui tantissime persone che applaudono e incoraggiano, mamma mia ma sembra che tutto il veneto sia sceso in strada, fantastico, i bimbi si sporgono dalle transenne con la mano aperte per ricevere il cinque. Ci avviciniamo al parco San Giuliano
un grande parco posto fra l’abitato di Mestre e la laguna di Venezia. Ora inizio ad accusare la stanchezza ma credo di essere ancora in linea con le quattro ore, siamo quasi al trentesimo e mi sembra di intravedere Marco, spero di sbagliarmi, sicuramente non è lui e invece.... e si è proprio lui accidenti, cosa è successo. Mi avvicino mi accorgo che è in difficoltà, cerco di spronarlo e incoraggiarlo: " dai andiamo restiamo insieme con questo passo!" lui ci prova ma per poco poi mi dice: " vai ci vediamo all'arrivo". A malincuore vedendo che non prosegue lo lascio e continuo la mia corsa. Altri due km sono passati e le gambe sono pesanti, siamo nel momento più critico della maratona, quando siamo chiamati a pagare il conto delle energie spese fino a quel momento.
Affrontiamo un cavalcavia, certo a questo punto si sente tutto, e dopo la salita immancabile la discesa; al termine finalmente il cartello stradale che indica che stiamo entrando in Venezia. Ma se siamo al trentaduesimo significa che ne mancano ancora 10, qualcuno ci dice: "forza che è finita!" a me sembra che quei 10 km siano un'infinità!
E eccolo il famoso Ponte della Libertà, sei km di angoscia!
me lo avevano descritto come un mostro psicologico e in effetti lo è, dapprima la vista maestosa della città, l’ immensità delle guglie dei monumenti, la laguna che avviluppa le case, mi sento come quei guerrierri che nel passato andavano alla conquista delle città.
 L’ impatto psicologico prende un aspetto negativo quando percepisco la lunghezza di questo ponte, sembra interminabile e visto che ci avviciniamo ai temuti 35 km iniziano a vedersi le prime vittime, persone che  con le gambe dritte si trascinano camminando verso la meta, scene di crampi, di smorfie di dolore, di stretching, ma anche di chi ne ha ancora e aumenta il ritmo per il forcing finale, arrivo al ristoro, bevo parecchio, ogni volta che arrivo ad un ristoro penso che sono 5 km in meno, al prossimo poi ne mancheranno poco più di 2, questo ponte non finisce più.
Al ristoro però la bevanda era molto fredda e con il vento gelido che soffiava ho cominciato ad avere i brividi e mal di stomaco e un senso di nausea, penso: " ora vomito " proseguo al passo e cerco di massaggiarmi lo stomaco, forse per essermi fermato di colpo mi gira anche la testa, faccio questo km al passo e il morale che sin quì era stato buono adesso mi scende sotto le scarpe. comincio a stare un pò meglio, si fa per dire, riprendo a corricchiare ma il passo non è più quello di prima, comunque continuo, ormai non posso fermarmi, manca davvero poco.
Entriamo in una zona di capannoni
dello scalo merci del porto di Venezia,
un pò squallida e arrivo all'ultimo ristoro, anche quì bevo ma lentamente non voglio che mi venga una congestione. Giriamo l'angolo e ci troviamo finalmente lungo il canale delle zattere con a destra il Canale della Giudecca e troviamo il primo dei famosi cartelli che non ci dicono più a che km siamo ma quanti ponti mancano alla fine, da quì ne mancano 14. Sono davvero agli sgoccioli ma tra poco entriamo in Piazza San Marco dove ci sarà moltissima gente e non posso farmi vedere che mi trascino. Attingo le mie ultime forze, cerco la concentrazione e via cerco di avere un passo un ò più agile. Affronto il primo ponte , le gambe sono belle rigide, aiuta un po’ la flessione verso l’ alto che da il legno della passerella allestita per evitare i gradini del ponte. Davanti agli occhi uno spettacolo, la torre dell’orologio, e tutto il canale, a sinistra le case antiche di Venezia, il canale sulla destra, vedo gli addetti al salvataggio in acqua assieme ai cani, che belle bestiole, sembrano annoiate, uno mi guarda e sembra dire, muoviti che mi sono rotto di aspettare, mi aspetta una bella ciotola di pappa. I ponti iniziano a farsi sentire, ogni volta che ne finisci uno, arriva il prossimo ed è un’imprecazione, vorrei camminare, ma ormai devo tenere duro sino alla fine.
Nel tratto finale delle Zattere un ultimo rettilineo, la
Punta della Dogana si affacciata sulle acque del Canal Grande , per attraversarlo è stato allestito un ponte di barche, anche questo ha un tratto in salita, infatti un settore è stato tenuto alto per far passare le barche. Sò che alla fine del ponte c'è Piazza san marco e questo mi dà ancora un pò di carica, ancora qualche deviazione passando tra le colonne di Marco e Todaro e finalmente ci siamo entriamo in una delle piazze più belle d'Italia.
E' una sensazione impagabile, sono stanco, ma la folla che grida e ti incita è una vera bomba adrenalinica, mi emoziono e mi scende una lacrima. Ma come è possibile tutto ciò, non conosco nessuno, ma è come se fossero tutti amici. Termino il giro d'onore della Piazza e vedo il cartello dei 41, bene in ogni modo la finisco e quando esco dalla piazza passiamo di fianco a Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri affrontando il Ponte della Paglia; le gambe sembra che mi dicano: " il giro della piazza te lo abbiamo fatto fare adesso fermati!!"
Ma io gli chiedo ancora un ultimo sforzo: " forza ragazze manca solo un Km andiamo che poi è finita! " e loro mi accontentano e affrontiamo assieme gli ultimi cinque ponti.
Seguiamo l'andamento del bacino di san Marco , ci lasciamo alle spalle
Riva degli Schiavoni, Riva Ca' di Dio - che ha ospitato l'arrivo dal 1991 al 1995 -, Riva San Biagio, affronto
l'ultimo ponte la folla praticamente ci spinge incitandoci a gran voce e complimentandosi con ognuno di noi. dal punto più alto del ponte vedo il traguardo  ormai ci siamo davvero, chi sà come ma trovo le energie per accelerare e eccomi attraverso la linea del traguardo a Riva dei Sette Martiri è finita. Ho terminato con il tempo di 4H 17Min. e 23 Sec.
Avrei voluto chiudere in 4 ore ma tra il vento freddo e i ponti non ci sono riuscito ma comunque sono contento lo stesso.
Certo il tempo è importante, a chi non farebbe piacere migliorare il proprio personale ma posso assicurare che terminare una maratona è un'esperienza unica e l'unico pensiero è quello di quale sarà la prossima. Sono molto contento, tutti i sacrifici che ho dovuto affrontare per prepararla hanno trovato soddisfazione in quel momento che ho alzato le braccia la celo e guardando lassù il primo pensiero è stato quello di ringraziare il mio amico Guido che dall'alto mi è stato vicino e mi ha impedito di gettare la spugna.
Vado a prendermi la mia meritata medaglia e poi recupero gli indumenti di ricambio.
Una volta cambiato vado a vedere se Marco arriva, ma il tempo passa e non lo vedo arrivare, mi preoccupo un pò ma alla fine è lui che mi trova ed è già cambiato, vedo che non è molto contento di come è andata e me ne dispiace molto, lo capisco dopo tutti quegli allenamenti e poi in una giornata storta veder vanificato tutto quello per cui ci siamo preparati non è per niente una bella esperienza ma comunque, come sempre ci diciamo, non è un lavoro è solo un divertimento e finché ci divertiamo continueremo a correre.
In ultima analisi......... Bravo Alessandro, ben fatto!!!!


 

Dal libro "Il sogno del maratoneta", che racconta la storia di Dorando Pietri, sono rimasto colpito da queste parole del protagonista: "Vedete, don Ettore, correre una maratona è come vivere una vita intera in due o tre ore, non so se mi spiego. E' un concentrato di gioie e dolori. Ci vuole forza di volontà per superare i momenti di sconforto, resistenza al dolore per andare avanti anche quando i piedi si coprono di piaghe, i polmoni sembrano scoppiare e la vista si appanna. Non vuoi fermarti, perchè devi vivere, devi comunque arrivare".

Pettorale: 5266 - NAVARI ALESSANDRO
Anno di nascita: 1957 - Nazionalita': ITA
Società: ATL.PIETRASANTA VERSILIA
Tempo finale: 4:17:23
                
Posizione assoluta: 4188°             

Split

Time

min/Km

Delta

min/Km

RealTime

Dolo (5K)

0:29:45

5,57

0:29:45

5,57

0:26:56

Mira (10K)

0:56:51

5,41

0:27:06

5,25

0:54:03

Oriago (15K)

1:24:27

5,37

0:27:36

5,31

1:21:38

Marghera (1/2 mar.)

1:59:21

5,39

0:34:54

5,43

1:56:33

Mestre (25K)< /td>

2:22:10

5,41

0:22:49

5,50

2:19:21

Parco S.Giuliano (30K)

2:53:18

5,46

0:31:08

6,13

2:50:29

Ponte Libertà (35K)

3:28:33

5,57

0:35:15

7,02

3:25:45

Venezia (40K)

4:05:35

6,08

0:37:02

7,24

4:02:46

Arrivo (42K)

4:20:11

6,09

0:14:36

6,39

4:17:23

Scarsi? Provate a farlo anche voi e poi vedremo........

 
 
 
 
 

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