Siamo venuti a conoscenza che la sezione CAI di
Pietrasanta organizza, per questa domenica, un'escursione su una via di
lizza tra le più ardite per dove e come è stata strappata dalla roccia su
una parete verticale e anche per l'ingegnosità umana nel cercare sempre
nuove soluzioni a volte al limite della follia. Infatti nel 1907 fu
costruita una fantastica teleferica per portare i blocchi di marmo più
piccoli a valle, era una macchina imponente e aveva una portata di 20
tonnellate, poi maggiorata a 20, alcune fonti dicono 30 tonnellate, nel
1927.
Giunti al ponte di Monzone sul torrente Lucido, poco prima dell'ultima serie
di tornanti che portano al paese di Vinca. Qui un ponte in ferro e
traversine rappresentava la fine della Lizza, ora è l'inizio del sentiero
196 CAI. La prima parte corrisponde alla porzione finale della Lizza, che
più su è stata erosa dal T. Canalonga, nella valle del quale sale la Lizza.
Bene! Siamo pronti con i nostri zaini in spalla, stiamo per partire ma ci
viene la geniale idea di portare una macchina a Vinca per evitare di farci
cinque km per strada asfaltata, questo ci ritarda un pò ma ne saremo,
certamente grati a escursione finita.
Bè ora bando agli indugi vediamo di partire! Attraversiamo il ponte di
Monzone. Ponte di Monzone non è una
località, come dice il nome è un ponte sul torrente Lucido di Vinca
costruito dove la strada di cava che conduce al Balzone sbocca sulla
carrozzabile.
Partiamo subito, vogliamo salire il più possibile prima che il
sole inondi il canalone. Il primo lungo tratto è sulla strada di cava che
sale gradualmente fino al limitare del bosco, poi si inizia a salire su
sentiero, fino ad incontrare il letto del torrente. l'ultima volta che
ci sono stato questo sentiero non era numerato, erano presenti solo segni
rossi, mentre, oggi come già detto, è individuato con il numero 196.
Questo
è il tratto che ci preoccupa di più perché l’impeto delle acque modifica
frequentemente l’orografia, il tracciato è realizzato alla meglio e potrebbe
essere brutto.
Quasi subito incontriamo ciò che resta della teleferica, resti di
manufatti e la grossa corda d’acciaio (circa 10 cm di diametro) sono
purtroppo tutto ciò che ancora rimane, ma almeno il sentiero resiste
permettendo di non dimenticare. Perdere questi musei a cielo aperto sarebbe
un peccato imperdonabile. Superiamo i primi tratti di torrente completamente
asciutto, la siccità ha fatto evaporare anche le ultime pozzanghere.
La parte della Lizza intagliata nel Balzone è spettacolare, con
alcuni tratti forniti di cavo, non per la difficoltà della salita
quanto per dare sicurezza quando la roccia è bagnata e viscida, la
pendenza arriva al 100% , viene spontaneo pensare a quali fatiche e
pericoli erano esposti i lizzatori
che calavano blocchi di marmo di svariate tonnellate.
Di fronte, sul versante opposto della valle del Canalonga, le belle
Torri di Monzone, con diverse vie alpinistiche, più avanti, sopra il
paese di Vinca i contrafforti del Pizzo d'Uccello e della Nattapiana,
con due magnifici relitti dell'ultima glaciazione: circhi
perfettamente conservati e sospesi appena sotto il crinale. La vista
è stupenda e giustifica pienamente il titolo di Alpi concesso
alle Apuane. In questo tratto della Lizza sono ben visibili nella
roccia i molti innesti dei grossi pali di legno o marmo (detti piri) che
servivano a tenere i cavi che venivano mollati lentamente per
frenare la discesa dei blocchi di marmo, è impressionante vedere
come lo scorrere dei cavi abbia inciso la roccia in profondi solchi.
Poco prima della fine del
canalone, prima cioè di sbucare sulla marmifera che conduce a Foce di Pianza,
in una piccola vallata ricca di faggi, tagliamo verso destra oltrepassando
il letto asciutto del torrente per spostarci sul lato opposto della gola,
segnalato con palina " 196 con innesto 183" raggiungendo il piazzale
della teleferica di servizio (mt.960), un meraviglioso terrazzo panoramico su
tutta la valle sulla sommità di una parete perfettamente verticale con vista sulla valle del Lucido, con il Pizzo d'Uccello e la Nattapiana
che sovrastano Vinca, già questa vista ci ripaga della fatica fatta sino a
questo punto.
Dopo una breve sosta per ristoraci con una bella bevuta e fatte alcune foto
ritorniamo sui nostri passi per salire fino a trovare una deviazione
poco visibile sulla sinistra che porta alla stazione di partenza della
grande teleferica (1050 m s.l.m.), della quale restano solo gli imponenti
basamenti in calcestruzzo. Anche qui la vista è davvero oltre le
aspettative. Dal fabbricato dietro alla Lizza si imbocca la strada (che
serviva a portare i carri con i blocchi di marmo dalle cave) percorrendola
verso sud fino in prossimità della prima delle cave del Sagro, a Ovest,
oltre il Canalonga che quì non avendo più le caratteristiche di
torrente prende il nome di fosso della Stretta.
Si dovrebbe continuare il cammino sulla strada ma decidiamo di tagliare
sulla sinistra e percorrere poche decine di metri di dislivello abbastanza
ripido, siamo tra sfasciumi e un odore penetrante di santoreggia ed
elicriso. Questa zona è il ripido versante della Punta Tre Uomini.
Raggiungiamo in breve il
soprastante tracciato della strada che avrebbe dovuto collegare
Vinca con le cave del M. Sagro, per fortuna mai realizzata, a sud visibili , nella Foce di Pianza, in
tutta la loro famelica devastazione.
La marmifera è lunga e monotona, per fortuna ci sono nugoli di farfalle che
ci distraggono, sono così tante che a volte è difficoltoso passare senza
calpestarle.
Appena prima di giungere al Colle Zappello a quota 1100 mt. decidiamo di
fermarci per il pranzo, evitiamo di entrare nel bosco per godere del
bellissimo panorama mentre addentiamo i nostri panini.
Riprendiamo il cammino e oltrepassato il Colle Zappello la strada torna ad essere un normale
sentiero inoltrandosi nel bosco in leggera salita per poi scendere
rapidamente. In molti tratti si deve prestare molta attenzione, alcuni punti
sono protetti con una corda metallica messa di recente e assai affidabile.
Questo era il percorso che facevano i cavatori ed i lizzatori
di Vinca per andare a sfamare la famiglia, quando non ci lasciavano la
pelle.
Ora non abbiamo più il bel panorama ma altresì l'ombra, e questo oggi è una gran cosa.
Al termine del versante ritroviamo il T. Lucido, che si attraversa
su di un ponticello la cui pila in calcestruzzo è incredibilmente
ancora in piedi, spostata e spezzata dalle terribili piene di
acqua e detriti che rendono gli impluvi delle Apuane infidi e da
evitarsi con cura quando il meteo indica brutto tempo.
Da li una lieve e piacevole salita attraversa un castagneto
secolare, giungiamo a delle baracche, non molto belle da vedersi, poi una
casa e infine ci immettiamo, poi, sulla carrozzabile asfaltata
in prossimità del monumento al cavatore: una madonnina in marmo
bianco ben visibile per lunghi tratti di sentiero e perciò punto di
riferimento.
Adesso aneliamo solo una fontana per toglierci di dosso il sudore e
la polvere e la troviamo lungo a strada prima di entrare in paese e
subito presa d'assalto; com’è piacevole l’acqua fresca sulla pelle
accaldata!
Adesso non ci resta che andare alla piazzetta del paese dove abbiamo
lasciato l'auto e l'escursione è terminata, anzi escursione non
termina bene se non assaporando un magnifico gelato e allora via
alla volta di Aulla dove abbiamo una nostra gelateria di fiducia!
Qualche notizia sul Balzone dal sito Escursioni apuane (
http://www.escursioniapuane.com/SDF/Balzone.html ) di Fabio
Frigeri
Il Balzone è un modesto dirupo tra il monte Sagro e la Torre di
Monzone diventato importante per la teleferica e per la ripidissima
via di lizza omonime che univano i bacini marmiferi del Sagro e del
Borla, situati nel comune di Fivizzano, con la strada Monzone-Vinca
e quindi con le segherie di marmo di Monzone. Opera impressionante
la teleferica per il dislivello che superava e per la sua lunghezza,
ma non meno straordinaria ed ardita era la via di lizza scavata
nella parete perpendicolare che scende dal Balzone, oggi rimangono i
segni del lavoro dei cavatori nei fori e nei piri e nelle tracce
lasciate dallo sfregamento delle corde metalliche sulla roccia. La
teleferica non esiste più e la via di lizza è in stato di abbandono:
è indispensabile salvarne almeno la memoria.
IL BALZONE
Il Balzone (1042 metri) è un dirupo che scende a
strapiombo per oltre 400 metri nella valle della Canalonga e ne
costituisce la testata. Questa valle finisce in quella di Vinca
presso l’attuale strada provinciale Monzone-Vinca. Dal Balzone
partiva una via di lizza che terminava presso un ponte di putrelle
metalliche sul torrente Lucido. Nel 1907 fu costruita una funicolare
per il trasporto del marmo proveniente dalla cave del Borla e del
Sagro la cui stazione di partenza è proprio sul punto più alto della
rupe.
Il Balzone è un contrafforte nord del
Monte Sagro. Ci si arriva facilmente seguendo una marmifera che
si stacca dal sentiero 39 oppure seguendo una deviazione del 174
presso le cave del Borla. È ancora presente una grossa costruzione
in buon stato di conservazione che era sede dei motori di
alimentazione della teleferica e gli scivoli in cemento armato della
teleferica stessa. Poco distante ci sono ruderi di abitazioni (le
case dei Monzonari) usate dai cavatori durante il periodo di lavoro
per evitare di tornare a casa ogni giorno.
LIZZA DEL BALZONE
Sotto il Balzone partiva una via di lizza diretta
allo sbocco della valle di Canalonga tra Monzone e Vinca destinata a
portare a valle il marmo del
Sagro e del
Borla. Fu fatta costruire dalla ditta Walton, proprietaria delle
cave, e fu operativa dal 1887. Il primo tratto dalle cave è molto
tranquillo ed era percorso da trattrici ed oggi è una facile
deviazione del sentiero 39.
La vera via di lizza inizia da quota 940 metri,
da questa quota si scende a destra, per un breve ed orrido canale
compreso tra il Balzone e la rupe panoramica e ci si può aiutare con
un cavo piuttosto arrugginito. Segue il tratto intagliato
direttamente nel monte, molto esposto, ma piuttosto largo, pulito e
con fori per i piri della lizzatura e segni molto evidenti lasciati
dalle corde d’acciaio durante la discesa dei blocchi di marmo.
Segue un tratto con un po’ di vegetazione ed un
altro in cui la vegetazione è molto sviluppata sul tratto esposto ed
un tratto in cui la via è franata ed occorre aiutarsi con le mani,
ma qua non c’è esposizione, poi la via curva a sinistra entrando nel
bosco. Si scende per sfasciumi e poi, superato un canale secondario,
ci si porta a destra sempre nel bosco con discesa molto ripida fino
a trovarsi nel greto del canale principale in cui ci sono molte
corde giganti di acciaio della vecchia teleferica. Il dislivello
diminuisce ed il tratto finale è allo scoperto e con una curva
decisa a destra ci si dirige verso il ponte di putrelle sul Lucido
proprio sulla strada Monzone-Vinca presso l’inizio del tratto a
tornanti per Vinca. Il percorso è lungo circa 2,5 km, è ben segnato,
con segni rossi, ed è facilmente percorribile da escursionisti
esperti ed allenati, ma da evitarsi con pioggia, neve e ghiaccio.
TELEFERICA DEL BALZONE
Dalla rupe del Balzone partiva una via di lizza
diretta allo sbocco della valle di Canalonga tra Monzone e Vinca, ma
essa era pericolosa e costò la vita a diversi cavatori ed era
insufficiente per il trasporto del marmo a valle, la produzione,
infatti, superava le 15000 tonnellate annue.
Per questi motivi nel 1907 fu poi costruita,
dalla ditta Walton, una funicolare aerea ad un’unica campata per il
trasporto del marmo proveniente dalle cave del
Borla e del
Sagro, che portava fino a 6 tonnellate. In seguito con lavori
effettuati nel periodo 1924-1927 fu costruita la vera e propria
teleferica che arrivò a trasportare fino a 30 tonnellate, sia marmo
che autocarri.
La stazione di partenza era 1042 metri e quella
di arrivo 414 con un dislivello di 628 metri ed una lunghezza
complessiva di 1600. Essa usava un sistema “va e vieni” con due
linee distinte di trasporto, una in salita ed una in discesa: per
esempio mentre scendevano 20 t ne potevano salire 5. Esistevano poi
complessi sistemi di contrappesi e messa in tensione delle corde di
60 mm e lungo la linea c’erano tre supporti-cavalletto a portico.
La teleferica fu progressivamente abbandonata con
la costruzione della carrozzabile Carrara-Campocecina che permetteva
di portare il marmo a valle più rapidamente e con costi inferiori,
anche se nel versante carrarese.
La teleferica smise l’attività nel 1957 e fu
completamente smantellata. Di essa rimane lo scivolo di cemento
armato ed una costruzione vicina che forniva la necessaria energia e
reperti minori nella valle della Canalonga.
Dell’opera rimangono solo delle fotografie che
qua non riportiamo poiché protette da copyright, in alcune insieme
ai blocchi scendono i cavatori. È possibile visitare Il museo
del Lavoro nella valle del Lucido che si trova nella
stazione ferroviaria di Monzone (Fivizzano) ed ammirare le
fotografie di Ilario Bessi della teleferica oltre ad un modello
della stessa.
TERRAZZA PANORAMICA DEL BALZONE
Di fronte al Balzone si trova un parapetto aereo
(995m) su una rocca a strapiombo che è parte dei contrafforti della
Torre di Monzone. Qua arrivavano alcuni cavi della struttura
della teleferica e ci sono alcuni edifici di servizio, anche a
questo luogo si può facilmente pervenire seguendo un sentiero che si
diparte da quello per il Balzone a quota 940. Da questo piazzale si
gode una veduta splendida su tutta la valle della Canalonga, sul
Balzone e la via di lizza e sul
Pizzo d’Uccello.
Foto
escursione
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