In
questa torrida giornata di
ferragosto, mentre la massa si
riversa sulla riviera versiliese e
Apuana, noi, Bastian contrario,
abbiamo deciso di cimentarci su una
delle più belle escursioni delle
Apuane la ferrata Tordini Gallicani
che dalle cave del Cantonaccio,
presso Ugliancaldo, ci porterà a
Foce a Siggioli.
L’itinerario si
sviluppa lungo un bello e regolare
sperone roccioso all’ombra della
spettacolare parete nord del Pizzo
d’Uccello ,sulla quale sono state
scritte alcune delle più gloriose
pagine dell’alpinismo sulle
Alpi Apuane.
La ferrata fu
realizzata nel 1971 a cura della
sezione C.A.I. di Pisa per agevolare
l’accesso al versante meridionale
del Pizzo d’Uccello,ed è dedicata
alla memoria degli alpinisti pisani
Brunello Tordini e Pier Luigi
Galligani,caduti in montagna. La via
è moderatamente difficile ma non esente da
qualche passaggio tecnico e
atletico,e richiede ugualmente un
certo impegno per la continuità; la
roccia è generalmente buona e solo
nella parte alta si presenta qualche
breve tratto un po’ friabile; sulle
placche della zona inferiore occorre
prestare attenzione a non smuovere
sassi che rotolerebbero lungo il
percorso di salita;in diversi punti
la progressione è agevolata da
qualche tacca superficiale scavata
artificialmente nella roccia; il
percorso è attrezzato
ininterrottamente su un dislivello
di 400mt, per 550mt circa di
sviluppo; il cavo è generalmente ben
teso,e nei tratti meno ripidi quasi
sempre mantenuto a circa 70cm di
distanza dalla roccia da solidi
tondini metallici con anello. Pur
essendo un itinerario di bassa
quota, sviluppandosi in una profonda
valle esposta a nord non si presta
ad essere percorso nei mesi
invernali (il percorso resta in
ombra praticamente per tutto il
giorno), e dopo inverni
particolarmente nevosi può risultare
percorribile solo a stagione
avanzata.
Siamo solo in tre: io
(Alessandro), Marco M. e Marco D. P.
Partiamo percorrendo l'autostrada
sino ad Aulla e poi la nostra meta
automobilistica finale: il paese di
Ugliancaldo.
Antico borgo nel comune di Casola, a
743 metri, che si distende su un
crinale panoramico sul Pizzo
d’Uccello e sul Pisanino che divide
la valle del Lucido da quella del
Tassonaro.
Probabilmente il nome deriva dal
gentilizio romano Ulius.
Fu fiorente centro artigianale
medievale e subì danni notevoli nel
disastroso terremoto che colpì la
zona l’11 aprile 1837.
Questo sisma produsse la scomparsa
del sottostante centro di
Uglianfreddo (da non confondere con
Uglianfreddo ai Cerri nel comune di
Fivizzano).
Oggi in parte le case sono state
ricostruite e sono usate per le
vacanze mentre molte sono dirute.
É presente una chiesa del XV secolo
dedicata a Sant’Andrea ed un
Oratorio del XVIII secolo dedicato a
San Rocco.
Qua arriva il sentiero 181 da Pieve
San Lorenzo ed il 176 da Equi Terme.
Inoltre una marmifera porta alle
cave del Solco di Equi. ( dal sito
Escursioni Apuane
http://www.escursioniapuane.com/itinerari/lemma.aspx?ID=972
).
Una
volta giunti al paese lasciamo
un'auto presso una marginetta appena
prima di entrare in paese e con
l'altra andiamo verso le cave di Cantonaccio fino a
una sbarra che ci impedisce di
andare oltre, località Zappello. Sono circa 4 km di
sterrata che in alcuni tratti e
alquanto sconnessa dal passaggio dei
mezzi pesanti.
Parcheggiamo in una piazzola
laterale e ci prepariamo alla
partenza.
Imbocchiamo la carrabile che
da prima scende qualche metro,quindi
risale mantenendosi a sinistra e con
alcuni tornanti raggiunge la Casa
dei Vecchi
Macchinari
(868mt),nei pressi delle cave
alte del Cantonaccio.
Oltrepassate queste dobbiamo
percorrere ancora molta strada con
ripide rampe che ci troncano il
fiato, finalmente lasciamo questa
noiosa e polverosa strada e ci inoltriamo nel
bosco dove un sentiero ben segnato
consente di passare nuovamente sopra
le cave,attraversare alcune facili
fasce rocciose e raggiungere alla
fine un ballatoio alberato ai piedi
delle placche dove il cavo metallico
indica chiaramente l’inizio della
ferrata (1000mt).
Eccoci finalmente, ci
armiamo di attrezzatura da ferrata:
imbraco, dissipatore e caschetto e
subito ci cimentiamo nella salita.
Il primo tratto
di salita si sviluppa
dapprima lungo una fascia di placche
coricate di ottima roccia,dove si
procede prevalentemente in aderenza
e senza
sforzi particolari,tranne alcuni
brevi passaggi un po’ atletici per
rimontare un paio di risalti della
roccia; l’ultimo di questi risalti
immette su un ampio piano inclinato
con numerosi alberelli e cespugli ed
il fondo a tratti un po’ rotto: si
prosegue senza grosse difficoltà,
prestando attenzione a non smuovere
sassi, fino a raggiungere la cresta
dello sperone. Saliamo agevolmente e
rimaniamo affascinati dalla vicina e
vertiginosa parete nord del
Pizzo d'Uccello, 800 metri di parete
verticale dove rimbombano le urla di
richiamo di alcuni alpinisti che la
stanno scalando.
Il percorso poi si sviluppa
proprio sul filo della
cresta,seguendola quasi fedelmente
tranne che in alcuni punti dove ci
si sposta lateralmente percorrendo
un traverso per vincere un risalto
strapiombante, denominato " Il Naso"
è questo un passaggio chiave nel
quale si aggira un roccione; la
pendenza è quasi costante, solo
attenuata da qualche pulpito dove si
può riposare; molto caratteristico è
un passaggio di alcuni metri su una
lastra di marmo bianco e rosa," Il
Belvedere" che a dispetto delle
apparenze offre delle ottime
condizioni di aderenza.
Ecco siamo alla fine e
sbuchiamo sulla Costiera di
Capradossa (1400mt) a pochi metri
dalla Foce Siggioli, da qui si
possono godere meravigliosi scorci
sul Pisanino, sul Monte Cavallo e
sul Garnerone - Grondilice.
Giungiamo alla fine della ferrata e
come già sperimentato ci ha molto
gratificato, un ambiente da favola!
Non possiamo fare a meno di ammirare
il magnifico panorama descritto
sopra e naturalmente facciamo molte
foto, non può mancare quella che ci
immortala tutti e tre felici per
l'impresa compiuta.
prima di riprendere il cammino
decidiamo di pranzare, ma è
opportuno trovare un pò d'ombra,
quindi scendiamo alla vicina Foce
Siggioli 1390
mt, e qui vi sono degli alberi
che ci donano un po' di frescura.
Ci siamo riposati abbastanza e
riprendiamo il cammino. Ritorniamo
sui nostri passi e ci dirigiamo
verso i Poggi di Baldozzana
percorrendo il sentiero n° 181, in
realtà da qui partono diversi
sentieri: il 181 come detto, il 189
e il 187 che scende al rifugio
Donegani, altro punto d'appoggio in
caso di emergenza.
Subito iniziamo a percorrere la
Capradossa.
La Costiera della Capradossa è il
crinale che da Poggio Baldozzana
(1330 metri) arriva a Foce Siggioli
(1390 metri) e costituisce il
crinale spartiacque tra il Solco di
Equi e la Valle del Serchio di
Gramolazzo. Essa ha andamento
nord-sud ed è percorsa dal sentiero
181 da Ugliancaldo per la Foce
Siggioli che poi si abbassa
mantenendosi ad est della Cresta
della Capradossa. Il punto più alto
raggiunge 1464 metri. Il percorso è
panoramico e va fatto con
attenzione.( dal sito
Escursioni Apuane
)
E'
chiamata cresta di Capradossa il
tratto che da
Foce Siggioli (1390 metri)
sale fino alla quota 1590 a cui
segue il pianoro omonimo inciso con
un intaglio e che poi continua in
direzione Nord-est. Essa termina
nella zona del Giovetto. Si
chiama, invece, Costiera della Capradossa il crinale che da Poggio Baldozzana (1330
metri) arriva a Foce Siggioli e costituisce il crinale spartiacque
tra il Solco di Equi e la Valle del Serchio di Gramolazzo. Essa ha
andamento nord-sud ed è percorsa dal sentiero 181 e poi si abbassa
mantenendosi ad est della Cresta della Capradossa.
Percorriamo la cresta
soffermandoci spesso ad ammirare il
panorama, veramente stupendo,
comunque se pur facile la cresta la
percorriamo con prudenza un volo,
qui, non è auspicabile. terminata la
cresta entriamo in un bosco di faggi
e adesso il sentiero scende
ripidamente ma ben percorribile.
Usciti dal bosco ci troviamo sui
prati del Poggio di Baldozzana,
seguiamo il sentiero ben tracciato
tra il paleo e anche segnato di
recente. giungiamo su uno spiazzo
dove troviamo uno strana
segnaletica: ci dice che siamo a
Baldozzana e che da qui partono i
sentieri 189 per Gramolazzo e il 181
per
Ugliancaldo,
solo che su quest'ultimo viene
specificato che bisogna deviare a
destra dopo 200 mt. Viene spontaneo
chiedersi: "ma non basta seguire il
sentiero? Se gira a destra andremo a
destra"
la risposta la
troviamo duecento metri più avanti,
troviamo, infatti, un bivio ma
nessuna segnalazione o quasi.
Scrutando bene tra il paleo notiamo
che su alcune roccette ci sono dei
segni bianco rossi con a destra il
segnavia 181 e a sinistra il segna
via 192. Quest'ultimo, se avessimo
studiato bene il percorso ci avrebbe
evitato di andare con due macchine,
infatti scende sino alla marmifera
dove abbiamo lasciato l'auto, anzi
ci arriva proprio a pochi metri.
Va bè! la prossima volta lo
sappiamo!
Noi prendiamo, naturalmente il 181
che ci conduce in circa
quaranta minuti alla marginetta
sulla starda dove abbiamo lasciato
l'auto.
Ora non ci resta che ritornare a
recuperare la seconda auto e così
terminare l'escursione. Ma come
ormai saprete un'escursione non si
può dire terminata se non celebrata
davanti ad un buon gelato e
naturalmente andiamo alla nostra
gelateria preferita, da queste
parti, e adesso davanti ad un mega
gelato possiamo dire che
l'escursione è terminata. E'
mercoledì e domenica è solo tra
quattro giorni, quindi prima di
salutarci ci diamo, già appuntamento
per domenica prossima.
Dove andremo? ancora non lo sappiamo
ma sicuramente sarà una bellissimo
escursione.
Foto
escursione
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