Oggi è una giornata torrida e
vogliamo scappare dalla piana e
veder di salire in quota sperando
che ci sia un pò di refrigerio.
Decidiamo di raggiungere il rifugio
Nello Conti ai Campaniletti, ma non
dalla canonica e anche un pò noiosa
via Vandelli ma salendo prima alle
cave Cruzze, percorrendo vie di
lizza con pendenze vertiginose. Le
vecchie vie del marmo: le Lizze che
per secoli sono state l'uniche vie
per portare i blocchi di marmo al
piano e tutto questo veniva fatto a
forza di braccia sino a pochi
decenni fa e ammireremo le bellezze
naturali di queste montagne uniche.
Cosa sono le vie di lizza?
Con il nome di lizzatura si
comprende tutte le operazioni di
spostamento dei blocchi di marmo
escavati e abbattuti dal fronte di
cava, sia sui piazzali delle cave
stesse che, più in particolare,
lungo le ripidissime vie di discesa.
Il nome deriva dallo strumento
principale di questo sistema di
trasporto, cioè la lunga slitta di
legno, ricavata da tronchi robusti,
detta appunto lizza. Quest'ultima
denominazione, in un secondo
momento, si trasferì anche ad
indicare i piani inclinati lungo i
quali la lizza veniva fatta
scivolare, che furono chiamati vie
di lizza ( o vie di lizza o anche
vie lizze ) e poi più brevemente
lizze (così le chiamano tutti gli
abitanti della montagna massese). (
dal sito
Apuane extreme)
Ci troviamo
a Pietrasanta e siamo solo in
quattro: Io ( Alessandro), Marco
D.P. Sabrina e Luca, partiamo alla volta di Massa, che una volta raggiunta
seguiamo la via Bassa Tambura in direzione
Forno, a 4 Km incontriamo Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno,
continuiamo
invece per il ramo di destra, superiamo le Guadine e Gronda e
continuiamo la strada che finisce a Resceto (11,5 km) nella piazzetta
del paese dove, con un pò di fortuna possiamo parcheggiare. Nella
piazzetta c'è una fontana e se siamo a corto d'acqua è bene farne
rifornimento.
la speranza di trovare fresco è
vana, anche quì c'è un gran caldo!
Comunque iniziamo la nostra
escursione.
Attraversiamo l’abitato e scendiamo sul fondo del canale. Ben visibile
davanti a noi, sul costone opposto rispetto a quello dove è costruito il
paese, lo sbocco dell’orrido Canale dei Piastriccioni o come alcuni chiamano
canal dei Vernacchi. Sulle carte IGM viene chiamato
Piastriccioni sulle carte escursionistiche Vernacchi, mentre il
primo viene riportato più a sud. Bè io l'ho sempre conosciuto come
Piastriccioni e continuerò a chiamarlo così.
Entriamo nel borgo, passiamo presso la chiesetta e scendiamo al
fondo del paese: davanti a noi si apre il Canale dei Piastriccioni.
Attraversiamo il canale e davanti a noi c'è il sentiero n°
165.
Seguiamo la sinistra orografica del canale salendo subito
ripidamente, incontriamo una serie di ovili, non serve che li
vediate l'odore si sente già dal paese!
Giungiamo a una costruzione con torretta usata come captazione
d’acqua, nei pressi anche una fontana, che oggi non buttava
neanche una goccia d'acqua, appena superata prendiamo a
destra.
Il sentiero che stiamo percorrendo in realtà è una delle antiche vie
di lizza, molte altre sono visibili sul versante destro del
canale e di fronte abbiamo costantemente la cresta del monte Sella.
Proseguiamo e la natura si riappropria del terreno e a tratti dei
faggi sono tornati a crescere sul tracciato della lizza, comunque in
un tratto libero dalla vegetazione ci troviamo all'impressionante
ponte del Pisciarotto (696m), Questa è un’opera veramente imponente
della via di lizza delle Cave delle Gruzze (o Cruze) che permetteva
di superare la parte finale del canale della Neve.
Il ponte è altissimo e su di esso sono rimaste due longarine di
ferro, il sentiero scende sotto, nel canale, per poi salire
ripidamente seguendo un’altra via di lizza tra sfasciumi, a sinistra
in alto vediamo alcuni ruderi.
Il sentiero arriva poi presso una casetta proprio sopra il ponte e continua per
poi deviare a destra per un tratto scalinato e ripido che ci porta su un
crinale che costeggia il Canale della Neve che percorriamo fino ad un masso
enorme dove ci troviamo di nuovo sulla via di lizza.
Gli alberi si sono riappropriati del territorio e avanziamo un pò a
fatica, una volta usciti ci ritroviamo sulla lizza che ben presto si
interrompe davanti ad un ponte crollato, lo aggiriamo sulla destra;
la valle si va restringendo ed abbiamo a sinistra la confluenza del
canale dei Campaniletti e subito dopo, a destra, dell’orrido canale che proviene dalla zona
di cava Bagnoli e lungo il quale, in alto, passa il sentiero 160. Poi vediamo un
altro ponte rotto della via di lizza e lo aggiriamo a destra.
Giungiamo ad una sorgente, dove ne esce un'ottima acqua..... quando
c'è, oggi appena un flebile
rigagnolo, non sufficiente per
rifornirci d'acqua ma abbastanza per
rinfrescarci la faccia.
Da qui si
diramano i sentieri 164, a sinistra, per il rifugio Nello Conti ai
Campaniletti e i sentieri n° 160 diretto alla Focola del Vento e al Monte Sella.
e 165 verso le cave Gruzze proseguano a destra
lungo il 165.
Proseguiamo
su questo sentiero, brevemente percorriamo un tratto del Canale
della Neve, arriviamo poi ad un bivio ben
indicato, a sinistra il 165
continua verso le Cave Gruzze, proprio sotto l’Alto di Sella, mentre a
destra ha origine il sentiero 160 che punta la Focola del Vento,
quest'ultimo per raggiungere l'Alto di Sella.
Seguiamo il segnavia 165 e camminiamo su via di lizza ormai franata;
continuando il sentiero abbandona la lizza
e svolta a sinistra andandosi ad
infrascare in un fitto boschetto. Dobbiamo prestare molta attenzione,
perché il cammino si svolge su un terreno infido, sempre molto ripido,
per di più spesso nascosto da paleo e foglie secche. Risaliamo con molta
fatica un boschetto (presenti cavi talvolta fatiscenti: saggiare sempre
la resistenza dei cavetti presenti!), ed arriviamo finalmente alla
Selvarella (m. 1300 circa), ripiano dove si trova un vecchio edificio
che ha ospitato per un breve periodo il motore che azionava il piano
inclinato. La Selvarella è una vera e propria isola orizzontale in un
mondo di abissi e di pareti verticali. Anche qui, come alle Cave
Bagnoli, sono presenti vecchie cariche di marmo che sembrano aspettare
da un momento all’altro una compagnia di lizzatori che le accompagni a
Resceto.
Usciamo dal bosco e ci troviamo davanti a noi la bastionata del
Sella ci sovrasta con tutta la sua imponenza.
La lizza delle Gruzze da qui sembra una grande cicatrice che segna tutto
il versante ovest del Sella.
Dopo una breve sosta continuiamo il percorso sempre lungo la via di
lizza, qui perfettamente conservata (pendenze intorno al 50-60%). Il
gioco prospettico la fa apparire molto più ripida di quello che in
realtà è, e sembra che si perda infinita nel cielo. E’ un tratto
bellissimo ed emozionante questo, che ci ripaga degli sforzi fatti per
arrivare alla Selvarella. Arriviamo quindi alle Cave Gruzze, e quindi
dopo pochi metri ad un vecchio edificio posto proprio sotto la Focetta
dell’Acqua Fredda Qui la lizza termina.
Adesso, noi, lasciamo il sentiero
che sale sino alla Focetta
dell'Acqua Fredda, posta tra i monti
Focoletta ed Alto di Sella ad un’altitudine di 1600 metri circa, e ci
dirigiamo all'edificio al termine
della lizza e prendiamo un sentiero
attrezzato, nel primo tratto, da non
sottovalutare, non è difficile ma è
obbligatorio non scivolare. In breve
giungiamo al rifugio Nello Conti ai
Campaniletti.
Non pranziamo al rifugio, preferiamo
cercarci un posto all'ombra e
pranzare con una bella vista davanti
agli occhi. Ci dirigiamo, per
questo, alla Finestra Vandelli e al
di sotto di questa, troviamo un
prato all'ombra e qui ci fermiamo
per ristorarci un pò. Bello pranzare
con il monte Sagro davanti a noi e
la vista che si allunga sino al
golfo della Spezia.
Il caffè, però, lo andiamo a
prendere al rifugio e poi
riprendiamo il cammino, la via
classica è quella dell'interminabile
via Vandelli, noi preferiamo
scendere, invece, dal sentiero n°
164, un ripidissimo sentiero
nascosto dal paleo che trasforma il
tutto in un grande scivolo, dobbiamo
superre un primo dislivello di 250
mt.
Giungiamo alla confluenza del canale
dei Campaniletti e proseguiamo su
via di lizza che segue la sinistra
orografica del canale stesso.
La lizza, qui non è sempre visibile,
in molti tratti è stata scavata
dalla forza dell'acqua e spesso
dobbiamo usare tutti gli arti per
poter proseguire. Oltrepassiamo un
boschetto dove c'è un bivio, unica
indicazione è per la direzione
Campaniletti ma prendendo l'altro si
tornerebbe alla Selvarella.
Lungo il cammino la lizza ormai è
quasi del tutto scomparsa ma i fori
dei piri e le scanalature provocate
dallo sfregare delle corde ci
riporta alla mente i sacrifici e le
sofferenze patite da molte
generazioni di cavatori.
Giungiamo al tratto finale del
sentiero 164 dove c'è un tratto
attrezzato con cavo d'acciaio e
percorrendo quest'ultimo tratto
siamo in breve alla sorgente, che
oggi non butta, alla confluenza tra
i sentieri 165 e 164, abbiamo chiuso
l'anello.
Ci fermiamo un pò quì, una bella
rinfrescata ci vuole proprio, c'è
anche una bella ombra e una
piacevole e lieve brezza.
Quando riprendiamo il cammino non ci
resta che ripercorrere il tratto di
sentiero che abbiamo già fatto al
mattino e in circa un'ora e un
quarto giungiamo a Resceto.
La giornata è stata molto calda e
forse è meglio effettuare questa
escursione in giornate più miti ma
comunque il fascino di questi posti
rimane intatto anche con queste
condizioni.
Lizzatura
Il metodo tradizionale seguito per secoli per far discendere a valle i
giganti della montagna fu quello della lizzatura: un grande blocco, o
una carica di blocchi, erano disposti sopra due lunghi travi di legno e
questa specie di rudimentale slitta era calata dall'alto lungo le forti
pendenze delle vie di lizza, mollando via via o trattenendo la carica
per mezzo di grossi canopi avvolti intorno a un robusto sostegno ligneo,
il cosiddetto piro, fatto di grossi pali infissi nel terreno. Via via
che il blocco procedeva nella discesa, i lizzatori, per favorire lo
scorrimento, disponevano davanti ad esso i parati, ossia dei travetti di
legno resi scivolosi col sapone, una manovra resa rischiosa
dall'eventualità di una rottura dei cavi. In seguito questi furono
sostituiti con i più resistenti e rassicuranti cavi di acciaio, e negli
anni '20, fu anche sperimentato un sistema di lizzatura meccanico per il
quale il trasporto dei blocchi era affidato ad un carrello, che
affrontava la discesa a valle sopra un binario, assicurato, a sua volta,
ad un cavo collegato ad un argano elettrico, che disponeva di freni di
sicurezza. Infine, la discesa dei giganti conobbe una svolta decisiva:
non furono più i marmi ad affrontare incredibili tracciati, ma fu la
strada ad affrontare incredibili tracciati per raggiungere il marmo. Dal
sito Terre di Lunigiana
www.terredilunigiana.com/riviera-apuana/resceto.php
Relazione eseguita con
l'aiuto del sito
http://www.paesiapuani.it
Per saperne di più sulle cave Cruze
www.escursioniapuane.com/SDF/LeGruzze.html
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Foto
escursione
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