Oggi abbiamo ripreso le escursioni del gruppo "Apuano",
non è che non ci siamo più mossi ma è che abbiamo effettuato
escursioni con l'associazione UOEI Ripa di Versilia di cui ne siamo
soci. Infatti le relazioni di altre escursioni le potete trovare
anche sul sito
http://ripadiversilia.uoei.it/ Relazioni scritte e
illustrate con le foto dello stesso web master che sta scrivendo
ora.
Ieri sera mi ha chiamato Gian Franco invitandomi ad andare a fare
un'escursione al Pizzo d'Uccello(m.
1781), è la vetta più settentrionale delle Apuane. Mostra da ogni
versante profili slanciati, ma soprattutto a nord assume un aspetto
imponente con la spettacolare parete rocciosa che si innalza per 700
metri, che contribuisce a fargli veramente meritare l'appellativo di
"Cervino delle Apuane".
Naturalmente accetto subito e infatti eccomi a Ripa alle ore 07,00
come concordato. Siamo in tre: io (Alessandro), Franco e Pierino.
Partiamo con l'auto di Pierino e già questa è un'avventura, non
tanto per la macchina ma per la guida spericolata del suo
proprietario.
percorriamo l'autostrada A12 e successivamente la A15
direzione Parma, usciamo ad Aulla e seguiamo le indicazioni per
Fivizzano, poi
imbocchiamo la strada per Lucca,seguendo le indicazioni per Minucciano.
Appena passata una galleria sulla destra parte una strada che porta
alla località Orto di Donna in val Serenaia inoltrandoci
nella incantevole conca di origine glaciale racchiusa tra i monti
Pisanino,
Cavallo,
Contrario,
Grondilice,
Cresta Garnerone, Pizzo d'Uccello, Capradossa La strada percorre la
valle per circa 5 chilometri attraversando incantevoli faggete. Si
giunge nella splendida valle Serenaia ai piedi del Pisanino e saliti
di un tornante arriviamo nei pressi del
Rifugio Donegani,
quì dobbiamo lasciare la macchina in quanto la strada è sbarrata.
Il clima più che essere appropriato per il il 10 di giugno è piuttosto
invernale, nuvoloni bassi e neri e un forte vento ci danno il
benvenuto....ma che clima pazzo è?
Non siamo molto convinti della riuscita dell'escursione: freddo,
nuvoloni neri, vento fortissimo, non sono i migliori elementi per
effettuare un'escursione ma ormai siamo quì e quindi proviamo ad
andare sino a Foce a Giovo poi si vedrà!
davanti al Rifugio donegani parte il sentiero n° 37
che attraverso la faggeta ci porta sulla strada
di cava, ne attraversiamo diverse e se devo dire la verità non è che
siano un grande spettacolo sia per il deturpamento selvaggio che vi
è stato fatto e per l'abbandono in cui si trovano con rifiuti di
tutti i tipi.
Inoltre la zona, tranne una cava, non è più attiva per l'estrazione
del marmo ma quì si prelevano solamente detriti per ricavarne
carbonato di calcio, ormai sembra che questa sia l'attività più
redditizia.
Prima di una cava chiusa da una sbarra( Cava 2 ) è stato ricavato il
nuovo sentiero n° 37 ma noi preferiamo continuare per marmifera, se
si prendeva il sentiero era meglio ma una discussione nata su dove
era il vecchi tracciato ci fa andare a vedere chi a ragione.
Superiamo una cappellina dedicata alla Madonna dei Cavtori e
seguendo ancora la strada ci dirigiamo verso destra lasciando la
principale, troviamo e oltrepassiamo un sbarra sino ad un cava,
l'unica in funzione, sin dove termina la sterrata, qui vecchi segni
in parte cancellati ci confermano che da qui partiva il sentiero,
aveva ragione Franco.
Superiamo diverse cisterne ( vecchie cisterne di autobotti) per la
raccolta dell'acqua e tagliando a traverso per il bosco per poche
decine di metri intercettiamo il nuovo sentiero n° 37
proseguiamo in salita tra faggi e in meno di un'ora siamo a
Foce a Giovo (m. 1500) un'ampia
sella erbosa e ottimo punto panoramico sulla Val Serenaia, e
sull'Appennino, ad est e sulla Valle di Vinca e il mare ad ovest.
Davanti a noi si staglia la mole del Pisanino, guardiamo con
rispetto la
Bagola Bianca, il crinale che abbiamo percorso altre volte ma
guardandolo ancora ci rendiamo conto che è stata una bella impresa.
Purtroppo la visuale viene meno date le molte nubi che vi si
addensano contro, ma il forte vento ogni tanto le spazza via e per
pochi attimi ci concede di ammirare queste belle montagne.
Se in basso tirava vento qui c'è una vera tormenta, tanto che soffia
forte non si riesce neanche a respirare, senza indugio ci portiamo
sul sentiero n° 175 che ci conduce alla foce del Giovetto ( mt.1497).
Sin che siamo al riparo va tutto bene ma appena ci ripresentiamo alla foce
del Giovetto veniamo respinti da forti raffiche che rendono
difficile la progressione; facciamo un pò il punto della situazione
e con un pò di delusione prendiamo la decisione giusta, quella di
non rischiare, infatti se soffia così forte in basso sai come soffia
man mano che si sale, la salita al Pizzo D'Uccello non è proibitiva
ma comunque si tratta sempre di I° II° grado alpinistico e una
violenta folata potrebbe farci perdere l'equilibrio con esiti non
auspicabili.
Decidiamo di tornare sui nostri passi sino al Foce a Giovo dove
veniamo reinvestiti dalle forti raffiche di vento, prendiamo il
sentiero n° 179 e ci dirigiamo verso il rifugio Orto di Donna,
passando sotto la Cresta Garneronel,
cresta che divide, in parte, la
valle di Vinca da quella di Orto di Donna. Inizia dalla foce di
Giovo e finisce alla foce Garnerone dove continua poi con il monte
Grondilice.
Dopo circa un'ora e mezza giungiamo al Rifugio Orto di Donna situato
a 1500 metri s.l.m. Si trova nella parte più alta della Val
Serenaia, sotto il Passo delle Pecore.
Qui siamo al riparo del vento grazie alle alte pareti dei monti
Cavallo, Contrario e Grondilice e quindi possiamo riprendere un pò
il fiato e concederci una pausa per un buon caffè caldo. Nel rifugio
non ci sono presenze visto la giornata abbastanza inclemente.
Fatte due chiacchiere con i rifugisti, che naturalmente si lamentano
per la stagione non proprio estiva, riprendiamo il cammino sempre
sul sentiero n° 179
in direzione Foce di Cardeto.
Dopo pochi minuti incontriamo il bivacco K2 appena sotto il
sentiero, inconfondibile con il suo colore giallo. Effettuamo una
piccola deviazione per amdare a veder in che condizioni si trovi; lo
troviamo, innanzi tutto, aperto e le condizioni all'interno sono
buone, sui sei posti letto le coperte ben piegate e non vi sono
immondizie, una buona scorta di legna da usare nella stufa, non che
all'esterno ne manchi. Come detto lo abbiamo trovato aperto ma
comunque prima di fare affidamento su questo bivacco è bene sentire
la sezione CAI di Carrara, n° tel 0585/776782.
Riprendiamo il sentiero 179 proseguendo nel bosco di faggi, ancora
troviamo molti accumuli di neve che non ne vogliono sentire di
sciogliersi, fanno da contrasto le fioriture primaverili che
rallegrano la zona, il sentiero
è bello e facile e ogni tanto abbiamo piccole soste per ammirare la
Val Serenaia e il versante est del Pizzo d'Uccello e di Foce a Giovo.
Usciti dal bosco siamo sotto le preti del monte Cavallo e dobbiamo
risalire brevemente sino ad un pianoro con molte piante di lamponi
che ancora non hanno neanche i fiori, camminiamo ancora qualche
minuto e siamo ad una palina con frecce segnaletiche tra i sentieri
n°178 e n° 179, siamo sotto i
Pizzi di Cardeto ed il Monte Cavallo
(La Foce di cardeto è un intaglio roccioso posto a 1642 metri tra la
cresta nord del monte Cavallo ed il Pizzo Altare che è il più
meridionale degli Zucchi di Cardeto. Detto anche Foce di Mezzo o
foce delle Forbici (termine riferito agli Zucchi), è il valico tra
la valle di Orto di Donna e la Valle dell’Acqua Bianca. Mette in
comunicazione Val Serenaia con il passo della Focolaccia e la zona
di Resceto e Forno nel massese e con Gorfigliano e Campocatino in
Garfagnana. Qua arriva il sentiero 178 dal Val Serenaia ed il 179 da
Foce di Giovo ed è transito obbligato per la via normale al Pisanino
e per le scalate al Cavallo.
http://www.escursioniapuane.com )
Non raggiungiamo propriamente la Foce, posta a un paio di minuti, perchè
sicuramente lì il vento non ci permetterebbe di sostare, rimaniamo
sotto vento e troviamo uno spiazzo, erroneamente creduto al riparo,
e ci fermiamo per pranzare. Mentre mangiamo, infagottati come di
gennaio, diamo anche un'occhiata la panorama e stranamente, mentre
tutte le altre montagne
sono celate dalle nuvole, il Pizzo d'Uccello è sgombro dalle
nuvole e ci ammicca malizioso come volerci invitare ad andare
da lui ma ormai è tardi e poi comunque il vento spira sempre forte.
Soffia anche dove ci siamo fermati e quindi raccolte le nostre cose
riprendiamo il cammino.
Appena preso il sentiero non proprio ben agibile ci obbliga a salti
e slalom tra grosse rocce cadute chi sà come e chi sà quando dagli
Zucchi di Cardeto, da alcuni blocchi sistemati a guisa di capanna
sgorga una sorgente, ci troviamo in un tratto un pò più piano
al disotto degli strapiombi rocciosi del Pizzo Altare
e ancora gli enormi massi costellano questa piccola valle ricca di
piante di lamponi e mirtilli.
entriamo, ora, nel bosco di faggi, alcuni di notevole grandezza, il
sentiero continua ad essere mal agevole e alcuni tratti sono stati
attrezzati con cavo d'acciaio, forse con eccesso di prudenza.
Continuiamo seguendo molte svolte ma comunque il sentiero è ben
segnato e giungiamo ad un primo bivio tra il sentiero 178 e
l'innesto sul 180, noi prendiamo quest'ultimo, infatti dopo
pochissimo, attraversato un canale, siamo alla palina segnaletica
del 180 che porta al rifugio Orto di donna. Continuiamo ancora nel
bosco in discesa e in breve siamo ad un enorme ravaneto che viene
sfruttato per recuperare i detriti marmorei per il carbonato di
calcio, tra tutti questi sfasciumi sono bellissime le fioriture di
orchidee e di Aquilegia Bertoloni. camminiamo in una sorta di canale
e poi per prati sino ad arrivare alla strada asfaltata che in breve
ci porterà di nuovo al rifugio Donegani dove ci prendiamo qualcosa
di caldo e poi riprendiamo la strada di casa e questa è la parte più
pericolosa della giornata far guidare Pierino!
Foto
escursione
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