12/1/2014 Lizza delle cave Chiesa del Diavolo
 

CHIESA DEL DIAVOLO (via di lizza della)
Percorre quello che anticamente era chiamato canale dell’Usciolo. Iniziava dalla cava a circa 1050 metri ed arrivava a casa Bonotti a 495 metri (sviluppo 1300 metri), poi proseguiva fino a Renara a 310 metri. Quindi uno sviluppo complessivo di 2300 metri ed un dislivello di 740. Oggi è abbastanza conservato il tratto fino a casa Bonotti mentre il resto è distrutto. La pendenza era intorno al 50% ed il primissimo tratto era dell’80%. Partiva dal piazzale di cava, oggi coperto da ravaneto, superava un ripiano a 900 metri dove sono presenti macchinari di cava per poi scendere a valle. Il tratto in alto è molto mal conservato, con tratti franati, erbe ed arbusti ed una corda metallica aiuta l’escursionista nella progressione. In basso alcuni tratti sono ben conservati. Il tratto finale dalla casa Bonotti è distrutto da ravaneti e dalla costruzione di una strada di arroccamento. La via è segnata e può essere percorsa dall’escursionista con attenzione.
Da escursioni apuane. com  http://www.escursioniapuane.com/itinerari/lemma.aspx?ID=816

 
LE VIE DI LIZZA DEL PARCO ALPI APUANE (Fonte libro" Le strade dimenticate " Poliedizioni)
 LA LIZZATURA:
Con il nome di lizzatura si comprende tutte le operazioni di spostamento dei blocchi di marmo escavati e abbattuti dal fronte di cava, sia sui piazzali delle cave stesse che, più in particolare, lungo le ripidissime vie di discesa. Il nome deriva dallo strumento principale di questo sistema di trasporto, cioè la lunga slitta di legno, ricavata da tronchi robusti, detta appunto lizza. Quest'ultima denominazione, in un secondo momento, si trasferì anche ad indicare i piani inclinati lungo i quali la lizza veniva fatta scivolare, che furono chiamati vie di lizza ( o vie di lizza o anche vie lizze ) e poi più brevemente lizze (così le chiamano tutti gli abitanti della montagna massese).

 

 

Itinerario:  Renara 310 m - sent. 162 - Casa Bonotti 495 mt - Lizza della Chiesa del Diavolo - Cabina elettrica con macchinari 910 mt. - Cava della Chiesa del Diavolo 1050 mt -  innesto con sentiero 150 quota 1200 mt. - Passo del Vestito 1151 mt. sentiero 162- Renara

 

Come Arrivare: 
Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine, si lascia a sinistra la deviazione per Casania e subito dopo si trova la deviazione a destra per Renara, prima di arrivare all’abitato di Gronda.
 

INDICAZIONI STRADALI

 
Sentieri: Segnaletica: CAI Bianco rossa - 
 
 
N° 162 Renara-Casa Bonotti-Passo del Vestito-Casa Henraux Alle Gobbie
N° 150    Casa Henraux alle Gobbie-Passo del Vestito-Sella del Monte Macina-Passo Sella
               Via di lizza della Chiesa del Diavolo non segnata
Classificazione:  EEA ( allenati) presenza di tratti attrezzati

Dislivello:  840mt

 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 8,30
 
Acqua: Non presente nel percorso, si può fare rifornimento al paese di Renara o presso la località le Gobbie nei pressi del Passo del vestito
 
Punti sosta:  Alle Gobbie al Passo del Vestito
   
 
Traccia gps           Traccia Google Earth

 

 

Periodo consigliato:  Da maggio a ottobre
                                                sconsigliato in inverno

 Percorso impegnativo sia per le pendenze che per i tratti esposti, necessita di esperienza di montagna e sicurezza in passaggi esposti.

            Più in alto l'azzurro profondo del cielo non mi dice la gioia. 
Vorrei somigliarvi superbe montagne che amo. 
Vorrei come voi alzare i miei fianchi poderosi al cielo, stendere sopra le valli eterni ghiacciai immobili. 
Vorrei come voi rimanere, imitando l'eterno. 
Ma il mio destino è lo stelo di un fiore e una foglia d'autunno nell'aria che vibra.

 ( tratto da montagna vissuta a cura di Achille Quarello)

Prima escursione del 2014 la vogliamo inaugurare cimentandoci in uno degli scenari più belli e selvaggi delle Apuane.
Tanto selvaggia che è una delle zone meno conosciute da chi pratica escursionismo, tale disinteresse è dovuto principalmente dalla morfologia aspra, dalla mancanza di rifugi e i pochissimi sentieri segnati che sono di notevole impegno.
Iniziamo l'escursione dalla località di Renara a quota 310 mt .
Questa località la si può raggiungere da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine, si lascia a sinistra la deviazione per Casania e subito dopo si trova la deviazione a destra per Renara, prima di arrivare all’abitato di Gronda.
Siamo sul piazzale dove termina la strada, già da quì si ha la percezione del luogo isolato, unico segno di vita è una vecchia costruzione adibita a ovile.
Indossiamo gli zaini e via si parte per la nostra avventura.
Iniziamo il percorso prendendo il sentiero n° 162, chiamarlo sentiero è un' eufemismo, si tratta infatti di entrare nel greto del canale cosparso di enormi massi porti giù dalle piene del torrente, sulla nostra sinistra dietro l'ovile parte la lizza che porta alla monorotaia ( vedi escursione del 2010 http://www.apuano.com/relescursi/2010/0009%20monorotaia.htm ), naturalmente noi proseguiamo dritti, poco dopo troviamo tracce di quello che resta di una vecchia strada marmifera che portava a una cava soprastante e in breve giungiamo a casa Bonotti a quota 495 mt., casa appunto della famiglia Bonotti che ne coltivava degli appezzamenti su terrazzamenti ancora oggi visibili.
Lasciamo il sentiero 162 e prendiamo una traccia che parte sulla sinistra appena superata la casa.
Si sale subito ripidamente da prima seguendo un sentiero e poi, segnalato da ometti, risalendo dietro casa Bonotti riprendiamo la lizza vera e propria. Davanti a noi si apre un mondo molto selvaggio lontano da quello che si può immaginare chi non è mai stato in questi luoghi.
Procediamo rendendoci subito conto che non sarà una passeggiata il tracciato si presenta subito molto erto, infatti la pendenza media di questa lizza è il 50% e in alcuni tratti raggiunge ache 80%. Pensate a quali immani fatiche dovevano sopportare quegli uomini!
Andiamo avanti faticosamente ci fermiamo di sovente per ammirare il paesaggio che ci circonda: pinnacoli e creste da paura, pareti vertiginose e orridi canali.
Giungiamo alla prima vera difficoltà, in questo tratto in corrispondenza di un canale la via e franata e il passaggio è al quanto ridotto, alla parete sono state fissate dei cavi: uno  metallico e una seconda corda e questo facilita sicuramente l'attraversamento.
Passiamo tutti senza problemi e riprendiamo la via di lizza che non cessa di salire ripidamente.
Proseguiamo tra costoni e canaloni ci prendiamo un bello spavento quando alcuni sassi piovono dall'alto, probabilmente qualche capra selvatica li ha smossi.
Troviamo un'altro tratto franato circa 10 mt. ma qui si passa agevolmente e comunque anche qui è stato fissato un cavo; vorrei ringraziare chi ha messo questi cavi ma comunque quest'ultimo quando ho visto com'era fissato non è che mi ha tanto convinto, infatti la parte terminale era aggiunta ad un vecchio cavo elicoidale arrugginito e di chi sa quanti anni fa! 
Riprendiamo il cammino sulla lizza che prosegue ancora molto ripida e ad un tratto scompare e dobbiamo orientarci un pò a occhio, comunque sono presenti alcuni " ometti" in pietra; anche se la lizza in questo tratto non è molto evidente, sappiamo che le lizze perseguono in linea retta il più possibile e quindi vedendo la cava, ormai vicina, capiamo anche da che parte prosegue.
Seguiamo la via segnalata con degli " ometti" e proseguiamo su un ripiano erboso, il sentiero è abbastanza marcato che ci conduce ad uno sperone di roccia abbastanza infida e anche qui troviamo dei cavi che ci aiutano a passare questo facile passaggio.
Siamo di nuovo sulla lizza e vediamo sopra di noi un muretto a secco e il tetto di una costruzione, sappiamo che in corrispondenza di una particolare formazione rocciosa formata da guglie ci sono i resti della cabina elettrica e i macchinari per la lavorazione di escavazione e taglio dei blocchi di marmo. Le guglie sono sopra di noi, le costruzioni le intravediamo e allora prendiamo sulla sinistra della lizza e prendiamo un sentiero che da prima sembra sparire ma è solo un po' nascosto dalle stipe e infine ci conduce nello spiazzo dei macchinari a quota 910 mt.
Ci fermiamo per riposarci un po' e intanto esploriamo il sito, è interessante vedere questi resti di archeologia industriale ma tutti noi veniamo attirati dalle guglie che ci sovrastano, molto suggestive e misteriose.
Riprendiamo il cammino e costeggiando i caseggiati riprendiamo la via di lizza dirigendoci vero la cava che ormai è a vista, raggiuntala no entriamo in quello che era il vero sito di scavo ma ci dirigiamo verso sinistra.
Certo che quì ci rendiamo conto proprio che questa era proprio la casa del diavolo. La denominazione Chiesa del Diavolo ci fa capire proprio dove era stata arroccata questa cava proprio spersa in uno dei posti più orridi e anche spaventosi delle apuane. Del resto anche Ferdinando Bertelli, uno degli ultimi proprietari della cava ( che fu abbandonata negli anni 50), nel tentativo di esorcizzare l'appellativo di Chiesa del Diavolo volle sostituirlo con quello più bene augurante di cava Paradiso. I fatti tuttavia dovevano dargli torto: lo sfruttamento del giacimento non si rivelò vantaggioso economicamente e la cava fu presto abbandonata.
Come detto proseguiamo sulla sinistra della cava ed entriamo in un boschetto percorrendo il sentiero giungiamo ad un'altra costruzione con macchinari, interessanti i grandi ingranaggi, belli anche alcuni cunei che venivano usati per spaccare i blocchi di marmo.
Superata la casa il sentiero diventa ben poco visibile e presto ci troviamo davanti a pareti ripide, qui sono state fissate delle corde che ormai sono alquanto datate e anche abbastanza marce. Il terreno è abbastanza infido, la roccia friabile e terreno scivoloso.
Con qualche difficoltà giungiamo sotto le pendici del monte Macina e la cresta del Vestito. Dobbiamo attraversare un traverso abbastanza delicato. Dobbiamo dire che questo tragitto era la via consueta dei cavatori che probabilmente venivano da Arni per lavorare alla cava e ce ne danno la prova i numerosi fittoni metallici e anelli che sono sulle rocce, e noi ci domandiamo se erano più alpinisti che cavatori
, probabilmente quanto di più audace e temerario sia stato concepito e realizzato dai cavatori di un tempo: ripidissimi pendii di erba, rocce friabili e tetri canaloni senza fondo, il tutto nella cornice dell’ambiente più grandioso e selvaggio delle Apuane.
Attraversato il traverso entriamo in un bel bosco risaliamo un pendio e.....si perde il sentiero. Dopo uno sperone roccioso il sentiero scompare nel paleo e non riusciamo subito a ritrovarlo eppure è lì davanti a noi, non dovevamo far niente, solo proseguire dritto. Riprendiamo il cammino, siamo sempre nel bosco e ci troviamo a dover scendere in un canale, un pò di difficoltà per poter aggirare una formazione rocciosa e una volta attraversato il canale ci troviamo, stranamente , su un sentiero abbastanza ampio, lo percorriamo e in breve ci troviamo sul sentiero n° 150 della Cresta del Vestito, quello che dalle Gobbie porta a Passo Sella. Lo percorriamo in direzione sud e raggiungiamo in breve il Passo del Vestito
a quota 1151.
Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato e dissetarci saliamo per un centinaio di metri su quello che sappiamo esser l'ultima salita e giungiamo al passo: si tratta di un valico alpestre che si affaccia sull'orrido vallone di Renara di fronte all'elegante profilo del M. Sagro. A pochi metri dal passo si apre l'imbocco di un bunker facente parte del complesso sistema di fortificazioni, noto come "Linea Gotica", creato dai Tedeschi durante il secondo conflitto mondiale.
Guardiamo verso il basso vediamo lontano ancora maledettamente troppo lontano dove dobbiamo giungere; prendiamo un bel respiro come chi deve tuffarsi e iniziamo la discesa, la ripidità viene accentuata dalle foglie di faggio e la terra umida  che aumentano l'instabilità del passo e dobbiamo stare molto attenti a non scivolare, farsi male qui sarebbe un guaio molto grosso!
Il tracciato segue in una gola sovrastati dal Monte Pelato, una delle propaggini del Monte Altissimo, ogni tanto troviamo alcuni scalini scolpiti nella roccia, ma anche tratti molto esposti da non sottovalutare, notiamo che da l'ultima volta che siamo stati qui i segni bianco rossi del sentiero sono stati rifatti nuovi e nell'attraversamento di un canale molto insidioso è stata messa una fune d'acciaio per sicurezza.
Sembra proprio che la discesa non finisca mai, le ginocchia cominciano a protestare e sinceramente se fossimo già arrivati ne saremo anche felici:
Attraversiamo alcuni canali e giungiamo a dei ravaneti e detriti di cava molto instabili, dobbiamo fare molta attenzione perché il passo è molto precario su questo terreno.
Finalmente superiamo anche questo tratto di rocce e usciamo su una vecchia via di cava, purtroppo la strada che  giungeva sino qui in prossimità di casa Bonotti è stata spazzata via dalle acque del torrente in piena, ci rassegniamo e percorriamo praticamente il letto del torrente ancora tra detriti ma la nostra meta è vicina e già sentiamo l'abbaiare dei cani del pastore e belare delle capre, dopo circa 8,30 ore dalla nostra partenza arriviamo alle auto, ci dà il benvenuto il gregge  che rientra all'ovile.
Siamo stanchi ma come ogni volta felici di esser stati assieme condividendo fatiche e soddisfazioni, appagati da un mondo che ancora esiste che purtroppo pian piano va sparendo nell'oblio dell'indifferenza di molte persone che potrebbero salvare i luoghi che abbiamo visitato. Salvare questa lizza e le altre fosse solo per rispetto a tutti quegli uomini che hanno contribuito a formare la nostra civiltà e per portare a conoscenza anche delle generazioni future quali " Eroi " esistevano una volta, tanto tempo fa!

 Foto escursione
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