5/10/2014
Lagdei - Marmagna - Monte Aquila - Strada dei Lagoni - Lagdei
E VIENE IL TEMPO
E viene il tempo degli alberi
che lasciano cadere foglie d’oro.
E viene il tempo
dei giorni che si accorciano.
Le notti sono lunghe
e ogni sera ha un nome.
sempre nuovo di fiabe.
Nel vano della finestra
una stellina si ferma ad ascoltare.
(E. Borches)
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Periodo
consigliato:
Da Primavera all'autunno
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Questa volta partiamo per una due giorni nell'Appennino
Tosco Emiliano e ci portiamo al rifugio Lagdei, un posto bellissimo a 1250
metri di altitudine, incorniciata da un bosco di faggi e conifere, ampi
prati, zone di torbiera ricche di emergenze naturalistiche e piccoli
ruscelli. Il posto ci sembra ancora più magico dato dagli splendidi
colori dell'autunno.
I boschi sono una poesia di colori, muschi e fogliame assumono tutte le
sfumature dal verde più brillante al marrone più scuro, passando per ogni
tono di giallo e di arancione. La valle diviene un dipinto d'inestimabile
bellezza e tutto sembra prendere fuoco come in un rituale magico; la festa
cromatica celebrata dalla natura nella stagione autunnale non parla solo
agli occhi ma anche allo spirito.
Bè dopo queste divagazioni poetiche vediamo se riesco a raccontare questa
nostra avventura.
Prendiamo possesso delle nostre camere e poi ci aggiriamo nei paraggi
cercando di passare il tempo in attesa della cena, veramente questa
iniziativa è nata volendo fare una festa a sorpresa per il compleanno per il
nostro amico Giovanni
che compie gli anni. Quindi tenendolo impegnato fuori dal rifugio
all'interno viene allestito una zona per i festeggiamenti con tanto di
festoni.
Per tutto il giorno nessuno gli ha fatto gli auguri e chi sà cosa pensava di
quegli amici che si erano dimenticati della sua festa e invece..... sorpresa
gli amici gli hanno dedicato una serata con tanto di
torta e regalo che
consisteva nel kit per
ferrate e discese con corda doppia. Una bellissima serata, una buona
cena e persone eccezionali, che si può desiderare di più; non venite con la
solita battuta del Lucano!!
E' ora di andare a letto pregustando la bella escursione che ci attende il
giorno dopo.
La sveglia ci richiama alla realtà alle ore 7,00, neanche troppo presto!
Dopo le solite procedure di toilette, andiamo a consumare la ricca colazione
che ci viene servita e poi, salutati i gestori, partiamo, finalmente, per la
nostra escursione.
Appena fuori dal rifugio troviamo la freccia che indica la direzione da
prendere per il Lago Santo, la nostra prima destinazione, il sentiero è
indicato con il segnavia 723A.
Prendiamo la bella mulattiera, tenuta molto bene, che si inoltra nel fitto
bosco di faggi che con il bel sole che c'è stamani i colori delle foglie
sono ancora più sgargianti, un contrasto di sfumature in una vera varietà di
colori, tanto da sembrare la tavolozza di un pittore.
Proseguiamo in salita non troppo ripida guadagnando progressivamente quota,
ogni tanto quando il bosco ci lascia vedere attraverso abbiamo una bella
vista sui monti Orsaro e Braiola, ma comunque siamo sempre nel bosco di
faggi dritti come fusi.
Camminando sul 723A incontriamo un bivio con il 723B che prosegue sulla
sinistra, noi proseguiamo sempre sul 723A, verso il lago.
La salita diventa meno ripida e in breve siamo su un tratto in piano appena
sopra il Lago Santo,
rimaniamo letteralmente a bocca aperta, se sino ad adesso eravamo estasiati
dai colori del bosco adesso la nostra meraviglia e autentica, davanti a
quello spettacolo rimaniamo senza parole.
Da questa splendida posizione possiamo osservare
il crinale e la cima del Monte Marmagna a chiudere la vista verso sud.
Il lago Santo parmense, con i suoi 81.550 m2 di
superficie, è il più vasto lago glaciale della provincia di Parma e
dell'Emilia-Romagna, ed anche il maggiore lago naturale di tutto l'Appennino
settentrionale. Ha una profondità massima di circa 22,5 metri; popolato da
trote fario, salmerini alpini, cobiti e scardole. Vi sono inoltre varie
specie di insetti e crostacei, alcuni dei quali endemici. ( Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.).
Una breve sosta và fatta obbligatoriamente al
Rifugio Mariotti che è
proprio sulle rive del lago, un bellissimo posto che giustifica la grande
affluenza di escursionisti in questo luogo di fiaba.
Riprendiamo il percorso costeggiando la sponda orientale del lago senza
poter spostare lo sguardo da questa cartolina vivente: i raggi del sole che
passano attraverso le foglie dei faggi rendendo i colori ancora più accesi
per poi illuminare le limpidissime acque del lago e poi ora abbiamo una
bella vista su tutto il lago con il rifugio in fondo con gli alberi che si
rispecchiano sulle acque placide, una vera meraviglia e per questo questa
prospettiva la si trova su tutte le cartoline e illustrazioni dell'Appennino
parmense.
Quì si trova anche una fonte che può essere utile per rifornirci anche se
per la breve durata non dovremmo averne bisogno! Lasciato il lago prendiamo
il sentiero che procede in leggera salita nel bosco, i faggi pian piano
lasciano il posto agli abeti; superiamo il bivio con il 729 he conduce sulla
destra alla Bocchetta dell’Orsaro e che a noi oggi non interessa quindi
proseguiamo sempre sul 723.
Troviamo ancora un'altro bivio con il 719 che conduce al monte Aquila,
ignoriamo anche quello per il momento, infatti lo percorreremo al ritorno.
Sempre sul 723 ci dirigiamo verso la Sella del Marmagna.
Gradualmente gli alberi diventano più radi e, poi, ci ritroviamo in campo
aperto; gli alberi adesso hanno lasciato il posto a folte praterie di
mirtilli, , il vaccinieto, ovvero formazione vegetale nella quale predomina
il mirtillo; con nostra sorpresa notiamo che vi sono ancora bacche mature su
questi arbusti, naturalmente indugiamo per mangiarne un bel pò.
Bello è anche il
contrasto alle spalle con il bordo del bosco oltre il quale, nelle giornate
più limpide,
si osserva a grandissima distanza l’arco alpino, noi non siamo stati così
fortunati!
Proseguiamo su sentiero scavato dall'erosione dell'acqua, ormai siamo a
vista della sella e ben presto la raggiungiamo.
Siamo sul crinale e ci affacciamo sul versante toscano, quello più ripido e
scosceso.
Ci troviamo sul confine di regione tra Emilia e Toscana e
un cartello in legno ci ricorda il toponimo del passo Sella del Marmagna
– m 1725.
Nel bosco era bellissimo ma mancava di vista sul panorama, invece da quassù
possiamo godere di un bel colpo d'occhio sul mar ligure e il promontorio di
Porto Venere e l'isola della Palmaria, davanti a noi, in basso, si distende
la Lunigiana con la cittadina di Pontremoli. Ad aver avuto fortuna nei
giorni limpidi si poteva osservare la riviera ligure di ponente e
addirittura le montagne della Corsica, ma noi questa volta non abbiamo
potuti vederli a causa della foschia.
Adesso il sentiero prende la numerazione di 00 che è il sentiero di crinale,
prendiamo verso destra ma voltandoci verso est vediamo subito in primo piano
il, monte Aquila ma quello che ci rallegra di più è vedere il magnifico
scenario delle nostre amate Alpi Apuane, quelle settentrionali, sempre
affascinati.
Verso nordest il nostro sguardo si sofferma sulla
conca che abbiamo risalito per guadagnare la Sella del Marmagna, e infine,
proseguendo nella salita, compare infine lo
specchio blu del lago Santo come una
meravigliosa gemma incastonata tra queste dorsali prative.
Proseguiamo sul sentiero di crinale senza grandi salite, più leggeri
saliscendi, la traccia è evidente e si mantiene sul versante emiliano appena
sotto la cresta.
Un'ultima salita non troppo ripida e siamo sui prati della vetta al monte
Marmagna 1851 mt.
Anche qui, naturalmente abbiamo la stessa vista che dalla Sella, in più qui,
se le giornate lo permettono, oggi no, si potrebbe vedere la pianura padana
e le vette delle Alpi e davanti a noi il proseguo del crinale con le cime
dei monti Braiola e Orsaro.
Il toponimo di Marmagna, secondo Lorenzo Marcuccetti nel suo libro " La
lingua dimenticata" ipotizza che potrebbe derivare dal Latino Mater Magna
(
grande madre) con riferimento a perduti culti montani.
Sulla vetta ci attende una grande croce e una rassicurante statuetta della
Madonna. Noi un pò irreverentemente apparecchiamo per quello che doveva
essere uno spuntino e si è trasformato in un
pranzo, come tante
cavallette ci buttiamo sull'improvvisato desco per chi ci vedeva doveva
pensare che eravamo a digiuno da parecchio tempo, non lo sapevano mica della
cena della sera prima!
Ci soffermiamo un bel pò sulla vetta godendo del bel sole anche se tira un
vento assai fresco, i più contenti sono i quattro
cani che ci
accompagnano Emma,
Suri,
Briciola e Kira.
Dopo la lunga sosta riprendiamo il cammino riportandoci sui nostri passi
sino alla Sella del Marmagna e da quì proseguiamo verso sud verso il monte
Aquilotto, ci giriamo e vediamo la strada percorsa e la vetta del Marmagna e
in basso la conca del Lago Santo. Giungiamo sotto la vetta, superiamo un
tratto dove su roccette ci aiutiamo con le mani, niente di impegnativo, poi
saliamo sulla cima del monte Aquilitto a metri 1700. Anche di qui il
panorama è magnifico oltre a tutto quello che abbiamo già visto lo sguardo
va al sottostante lago
di Pradaccio e il crinale che dovremmo affrontare per raggiungere il
Passo Aquila. Lo percorriamo e per un breve tratto siamo su un tratto
erto ed esposto, poi
scendiamo nell'avvallamento del
passo e
poi proseguiamo sui prati che conducono sino al monte Aquila, quì giunge
anche il sentiero n° 124 che sale dal versante toscano, lo ignoriamo e
proseguiamo sullo 00 verso il monte Aquila.
Il sentiero 00 aggira sulla sinistra il crinale, dietro di noi il
curioso salto roccioso che dalla cima dell’Aquilotto scende verso nord con,
sullo sfondo,
il Marmagna con l’omonima sella ai suoi piedi.
La caratteristica comune all’intero tratto di crinale parmense compreso tra
l’Orsaro e Passo Lagastrello, come l’Appennino formi una muraglia a tratti
quasi strapiombante sul lato toscano mentre il terreno digrada molto più
dolcemente sul versante emiliano con ondulazioni caratterizzate da pascoli e
praterie.
In coincidenza del Passo
Aquila siamo sovrastati dalla cima del Monte
Aquila, che raggiungiamo con un tratto ripido ma molto breve e senza problemi.
In una decina di minuti dal passo risaliamo infatti tra facili balze sino al
punto più elevato dove la
vista si allarga ulteriormente, verso est, in direzione del Monte Brusà.
Alle spalle, oltre all’ampio
avvallamento in direzione di Passo Aquila, appaiono curiose, sul versante
massese, le
stratificazioni rocciose che caratterizzano l’Aquilotto, in un panorama
selvaggio e avvincente.Sulla vetta ci soffermiamo per un pò a guardare il
panorama e decidere che strada prendere e visto che c'è stata un po' di
indecisione la sosta è stata prolungata ma alla fine decidiamo di
raggiungere il Passo delle Guadine.
Scendiamo daalla vetta dell'Aquila seguendo sempre lo 00 verso il monte Brusà,
giungiamo poi al passo
delle Guadine a 1687 mt. e da quì prendiamo il 719 fino ad arrivare in
poco alla Sella del Brusà, qui si ha una visione più ravvicinata sull’ultimo
sperone roccioso che fa parte del Roccabiasca che sovrasta il lago Pradaccio.
Continuiamo la marcia continuando sul sentiero 719 che scende verso il
pianoro di Badignana. In una quarantina di minuti arriviamo alle
Capanne di Badignana, dove notiamo il tastierino numerico per immetterci il
codice dopo aver effettuato la prenotazione per il pernotto.
Infatti, al bivacco di Badignana si entra solo dopo aver prenotato online su www.parks.it/rif/bivacchi.valparma,
e aver ricevuto per posta elettronica il codice per la tastiera Bivypass (http://www.bivypass.com/),
programmata per aprire la porta con una sequenza alfanumerica ogni giorno
diversa (dalle 12.00 alle 12.00 del giorno dopo).
Presso le Capanne vi è un'area attrezzata con tavolo e panche e che si fà?
Naturalmente sosta e si caccia dagli zaini le rimanenze di cibarie e specie
dolci, con questi mi rovino, stò attento tutta la settimana e poi in due
giorni mi fanno mangiare le stesse calorie dell'intera settimana ma
d'altronde bisogna fare qualcosa!
Davanti alle capanne vi scorre il torrente Badignana dove possiamo fare
scorta di acqua freschissima, come vista l'abbiamo sul versante sud del
monte Scala.
Il torrente Badignana scorre formando una piccola cascatella e il tutto ci
invoglierebbe a restare ma dobbiamo riprendere il cammino, seguiamo il rio e
in breve siamo su una strada sterrata della forestale e non ci resta che
percorrerla sino ad incrociare la strada dei Lagoni che ci condurrà nel
fitto del bosco sino al Lagdei, la strada alla lunga diventa noiosa e per di
più moltissime auto che vengono dal rifugio Lagoni ci fanno respirare aria
molto polverosa, magari se rallentassero un pò!!
Infine giungiamo alla località Cancelli per percorre poi l'ultimo chilometro
per raggiungere di nuovo il rifugio Lagdei.
Che dire come epilogo di questa bellissima escursione? L'unica parola che mi
viene in mente è stupefacente e poi effettuarla con ottimi amici è la più
bella che si possa fare.
Chiudo con una frase che è stata pubblicata da una certa Rosanna non sò chi
è ma ha scritto una cosa molto bella in cui mi ci riconosco e per questo la
faccio mia, non me ne avrà spero.
"Amicizia è un vortice di emozioni, è il saper riconoscersi nelle differenze delle proprie verità, nelle pause e nei silenzi, è affinità che si sintonizza con le frequenze dell'anima" (Rosanna)