25/26 Luglio Monte Castore 4221  mt.


Il Castore (in francese e in tedesco, Castor) alto 4.221 m è una montagna del massiccio del Monte Rosa, nelle Alpi Pennine. È posto sul confine tra la Valle d'Aosta ed il Vallese.
Si trova lungo lo spartiacque che dal Breithorn conduce verso la Punta Dufour. Più nel dettaglio è collocato tra il Polluce, dal quale è separato dal Passo di Verra (3.845 m) ed il Lyskamm Occidentale, dal quale è separato dal colle del Felik (4.061 m).
Per la sua conformazione prende il nome, assieme al monte Polluce, dai due gemelli della mitologia greca Castore e Polluce. Tale caratteristica è particolarmente visibile dal versante nord svizzero.
La prima ascensione fu compiuta il 23 agosto del 1861 da William Mathews e Frederick William Jacomb con la guida alpina Michel Croz.
La sua salita avviene abitualmente partendo dal rifugio Quintino Sella attraverso la cresta sudorientale lunga e stretta. Si tratta dapprima di salire il Ghiacciaio del Felik passando in fianco alla Punta Perazzi e poi arrivando al colle del Felik (4.061 m) il quale separa il monte Castore dal monte Lyskamm Occidentale. Dal colle inizia la cresta che conduce in vetta al monte.
Altra possibile salita inizia dal Rifugio Ottorino Mezzalama. Dal rifugio si risale il Grande Ghiacciaio di Verra fino al passo di Verra; di qui si sale il monte lungo il fianco ovest.
Un'altra via di ascensione può essere dal Rifugio Guide del Cervino, a Plateau Rosa. Raggiunto il rifugio in funivia da Cervinia, la mattina dopo si attraversa il Grande Ghiacciaio di Verra e si sale il Castore lungo la parete ovest. ( fonte Wikipedia )

 
Percorso: Colle Bettaforca - Rifugio Quintino Sella - Colle del Lisk - Castore

 

Come Arrivare : Uscita autostradale di Pont-Saint-Martin. All'uscita di Pont-Saint-Martin della A5, si svolta a destra in direzione di Torino. Alla prima rotonda si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per la valle di Gressoney. Si entra nel centro abitato di Pont-Saint-Martin e dopo circa metri 500 si imbocca la strada che si stacca sulla destra e si prosegue lungo la strada regionale della valle di Gressoney. Si superano i comuni di Lillianes, di Fontainemore, di Issime, di Gaby e di Gressoney-Saint-Jean. Raggiunto il centro abitato di Gressoney-La-Trinité si prosegue sempre dritto fino a raggiungere la frazione Staffal.


 INDICAZIONI STRADALI

 

   Sentieri: 
   9   Colle Bettaforca - R- Rifugio Quintino Sella


 

Tempo di percorrenza:  3h da Bettaforca al rifugio Quintino Sella
                                       2h:45 dal rifugio alla vetta
                                       1h:35 dalla vetta al rifugio
                                       2h:15 dal rifugio a Bettaforca
Classificazione: EEA - Percorso su ghiacciaio con tracce di norma abbastanza evidenti.

Attrezzatura:
Ramponi, piccozza, imbrago, cordini, moschettoni e abbigliamento da alta montagna rappresentano la dotazione standard.

Periodo consigliato:  Sicuramente durante il periodo di apertura del rifugio Quintino Sella, ma ovviamente è necessario informarsi preventivamente sullo stato del ghiacciaio e della cresta. Al di fuori dell'estate la cima può comunque essere praticabile, ma grandi accumuli di neve possono rappresentare un ulteriore pericolo.
 

Acqua:  
Al paese di Staffal, a nei tronconi della funivia e della seggiovia, al  rifugio Quintino Sella

Traccia gps  - Traccia Google hearth

         Dislivelli  - dal Colle di Bottaforca al rifugio: 900m
                                   - dal rifugio in vetta: 650m 
    
      Quota di partenza  2720 mt.
     Quota vetta            4221 mt.
     Altimetria al Quintino Sella
     Altimetria al Castore
  
 
Punti sosta: Rifugio Quintino Sella, al ghiacciaio di Felik, 3585 Mt.

 

 

  Un anno fa parlando di montagna con amici venne fuori il monte Castore, non credevo che qualcuno avesse voglia di venirci ma mi sbagliavo! La mia amica Monia, senza esitazione, con grande entusiasmo mi dice subito che lei sarebbe venuta volentieri e me lo dice come se dovessimo andare a fare una semplice passeggiata su una modesta collina.
Passano i mesi e ogni tanto ci diciamo che avremmo fatto questa scalata ma da parte mia, forse per scaramanzia ci credevo poco.
Ma ora eccoci qui a luglio, a pochi giorni dalla data fissata, con il rifugio prenotato e le condizioni meteo di m....pessime per un'escursione del genere.
Sono molto demoralizzato anche se aspettiamo il venerdì, giorno prima della partenza, a rivedere le previsioni.
Ormai sono quasi sicuro che salta e non ho voglia neanche di preparare lo zaino, uno sguardo al meteo e....che c....o oggi sono cambiate drasticamente danno almeno due giorni di bel tempo quelli che a noi servono!
Contatto telefonicamente la mia amica e decidiamo di partire.
Il sabato mattina al risveglio il tempo è pessimo, sta piovendo, ma che importa sono fiducioso del meteo regione Val D'Aosta. carico tutto in macchina e vado a Spezia dove mi aspetta la Monia e subito partiamo alla volta della bellissima regione Alpina.
La fortuna ci assiste anche nel viaggio a parte  qualche acquazzone non troviamo neanche tanto traffico e in meno di quattro ore siamo a Gressoney-La-Trinité e dopo pochi km giungiamo a Stafal.
Da qui, presso l'ampio parcheggio partono gli impianti di risalita che portano prima a S. Anna 2182 mt. e poi al Colle della Bettaforca a 2.680 m. s.l.m. Dapprima una funivia e poi una seggiovia coperta in circa 30 minuti.
Giunti a Bettaforca prendiamo un ultimo caffè e poi imbocchiamo decisamente il sentiero n° 9 per il rifugio Quintino Sella.
Il sentiero, ben segnato da cerchi gialli con il numero nove
e "ometti" di pietre, è ben evidente ma ben presto ci troviamo a camminare su una pietraia.
Procediamo verso il colle della Bettolina
Inferiore quando abbiamo la fortuna di vedere dei camosci che pascolavano tranquillamente per niente spaventati.
Il colle è formato da una cresta di due metri di larghezza
, compresa tra due pendii piuttosto ripidi, ma non si tratta di pareti.
Dopo l'Inferiore il sentiero sale verso il Superiore. È approssimativamente visibile sul terreno, ma ci sono comunque molti segni.
Sotto di noi vediamo la valle di Gressoney e anche dei piccoli laghetti.
Continuiamo la nostra ascesa, troviamo alcuni tratti un po' esposti ma niente di impegnativo.
Il sentiero è meno evidente ma sbagliarsi è quasi impossibile con tutti quei segni gialli.
Diamo uno sguardo anche al panorama e cominciamo a distinguere montagne famose come il monte Bianco, Il Gran Paradiso e il Rutor
.  C'è anche un'altra cosa, meno piacevole ma che comunque dobbiamo farci i conti: la quota, per noi che poche ore prima eravamo a quota 0 ora trovarci sopra i tremila iniziamo a sentire i primi effetti, fiato corto e giramenti di testa, le gambe iniziano a diventare molli e ogni cento metri di dislivello ci dobbiamo fermare e riprendere fiato.
Ma pian piano giungiamo alla cresta
che percorsa ci porterà al rifugio Quintino Sella.
Un'ultima salita ed ecco la corda di sicurezza che a mo di corrimano ci accompagnerà sino in cima. La cresta si sussegue in saliscendi per circa quattrocento metri, è abbastanza aerea e sia destra che a sinistra vi sono spettacolari dirupi ma con un po' d'attenzione e l'aiuto delle corde non c'è alcn pericolo, inoltre lungo il tragitto vi sono anche delle staffe che possono aiutare nel proseguire dove ci sono i risalti più alti.
Molto spettacolare è anche un ponticello posto in prossimità di un intaglio e qui la cresta sarebbe stata davvero sottilissima.
Oltrepassato il ponte siamo in un tratto in decisa salita, il rifugio dovrebbe essere a breve distanza, non si vede ancora ma delle bandierine di preghiera tibetane ci fa credere che sia proprio lì e ormai siamo molto vicini.
Superiamo due tratti un po' più impegnativi, il primo un breve passaggio stretto tra una parete di roccia e il vuoto e il secondo bisogna arrampicarsi in verticale sulla roccia. Anche qui la corda può servire, ma più che altro bisogna allungare le mani per cercare i necessari punti dove aggrapparsi, comunque solo per un paio di metri.
Ancora un piccolo sforzo e finalmente siamo davanti al rifugio Quintino Sella a quota 3585 mt.
Davanti si spalancano tutte le più alte cime del Monte Rosa. Tutto intorno, visibilità permettendo, la vista spazia fino alla Pianura Padana e agli Appennini, almeno così si dice!! Che si vedano gli Appennini, io così lontano non ci vedo!!!
Entriamo nel rifugio, ci sentiamo alquanto stordititi, dopo esserci presentati, portiamo i bagagli in camera e poi abbiamo bisogno di un pò di riposo e relax per tornare a batti regolari e la respirazione il più calma possibile.
Ci prendiamo un tè caldo e una fetta di torta e la testa comincia a schiarirsi, pian piano il senso di nausea scompare e adesso possiamo goderci l'ambiente che come già detto da qui è magnifico.
Bighelloniamo un pò e godiamo di un tiepido sole, infine arriva l'ora della cena e dobbiamo dire che l'appetito non ci è passato con l'altitudine quindi rientriamo, tanto che il sole è ormai basso e le temperature scendono, per riempire anche lo stomaco oltre che agli occhi.
Dopo cena due chiacchere e poi ci tuffiamo a letto, siamo stanchi e domani mattina dobbiamo svegliarci alle quattro.
La notte passa senza traumi e all'ora prevista, anche un po' prima, siamo in piedi, una velocissima sciacquata al viso e poi a colazione.
Infine, siamo pronti per indossare imbrago e ramponi, legati in cordata, ci bardiamo bene perché non è che sia molto caldo, frontale sulla fronte e via si parte, la nostra meta ci attende!!
Lasciamo il rifugio alle 5:00 e i
niziamo a percorrere il ghiacciaio del Felik in direzione nord.
E’ un ghiacciaio molto vasto e abbastanza pianeggiante, la cui testata è proprio la Punta Castore. Già distanti vediamo le luci delle cordate che ci hanno preceduti.
In questa prima parte non troviamo particolari difficoltà, le pendenze sono scarse.
Seguiamo la traccia prima a destra, poi pieghiamo a sinistra verso la Punta Perazzi, seguiamo in leggerissima salita costeggiando la punta stessa. Come ho detto non abbiamo trovato grandi difficoltà ma vi sono diversi crepacci, non molto larghi ma comunque ci teniamo sempre pronti
ad assicurarci qualora un ponte di neve dovesse cedere sotto il peso.
Superata la Punta Perazzi (3.633 m), si piega leggermente verso nord-est e ci dirigiamo verso la ripida salita che porta al Colle del Felik.
Ora dobbiamo salire decisamente verso la cresta e a circa metà c'è un bel crepaccio che diventa un pò difficoltoso da superare in quanto dobbiamo prima scendere in un gradino e poi arrampicarci con l'aiuto della piccozza. Giungiamo sulla cresta e da quì girando verso destra saliamo al colle. Certo che la quota si fà sentire, due passi e fermi, ma mi dico dentro di me: "vai avanti un passo alla volta, un passo alla volta", me lo ripeto come un mantra e passo dopo passo, affannosamente, arriviamo al Colle Felik (4079 mt).
  (Foto sopra dal sito http://www.x3mmountainguides.com/proposta-castore.htm)
Ora che siamo su un ampio pianoro prendiamo un pò di fiato e ci beviamo un pò di thè e ci concediamo un attimo per ammirare ciò che ci appare davanti.
Riprendiamo il cammino e in breve ci troviamo a risalire la lunga cresta che ci condurrà alla vetta.
Saliamo il pendio, abbastanza ripido, arrivando alla Punta Felik ( 4184 mt.) e da qui inizia la vera cresta; camminiamo rimanendo leggermente sulla sinistra della cresta e poi sul filo. Non è moto impegnativa, ma esige mancanza di vertigini e passo sicuro.
La cresta è inizialmente abbastanza affilata, ma la pendenza dei versanti, soprattutto quello destro, si fa via via meno pronunciata.
Scavalchiamo una prima gobba a quota 4208 e scendiamo al successivo colle per poi risalire alla successiva quota a mt. 4211.
La cresta sembra non terminare mai ma è moto affascinante con quella sua sinuosità.
Scendiamo pochi metri e ci troviamo all'inizio del tratto finale sempre in cresta molto aereo, ormai ci siamo mancano pochi metri un'ultima fatica ed eccoci sulla sommità di questo bellissima cima.
Ci abbiamo messo 2h,45, la danno per 3h quindi siamo anche soddisfatti di essere rimasti nei tempi previsti, siamo felicissimi ci diamo un lungo abbraccio.
Dalla vetta il panorama é da mozzafiato: subito sotto di noi, verso nord-ovest, è visibile il Polluce mentre più lontano si distinguono la catena del Breithorn, il Cervino ed il massiccio del Bianco.
A sud, nella valle sottostante si intravede il rifugio Q. Sella e, in lontananza, il gruppo del Gran Paradiso mentre ad est gran parte dell'orizzonte è occupato dalla catena del Lyskamm  e della piramide Vincent.
Proviamo a fare qualche foto ma la calca è molta e non si riesce a fare una foto tranquillamente e quindi poco dopo decidiamo di ridiscendere anche per evitare che la neve inizi a sciogliersi creando difficoltà.
In discesa siamo decisamente più veloci e ricalcando il percorso dell'andata torniamo verso il rifugio che raggiungiamo dopo un'ora e mezza.
Dopo aver risistemato l'attrezzatura ci prendiamo qualcosa di caldo e quindi riprendiamo il cammino verso Bettaforca, sempre per lo stesso tragitto di salita.
Bellissima escursione, non molto difficile se non fosse per la quota ma comunque un'esperienza unica, bellissimi i panorami e i luoghi dove abbiamo  camminato
Un grazie infinito alla mia compagna d'avventura, se non fosse venuta con me sarei ancora qui a sognare di poter andare su quella cima!
Grazie Monia, Amica mia, spero che avremo ancora occasione per altre splendide avventure, è stato veramente un onore raggiungere la vetta con una persona eccezionale come te.
Grazie ancora!!!

 
 

Foto escursione
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