29/06/2015 Cresta di Natta Piana, la cresta più lunga e la più bella delle Alpi Apuane
Sentieri:
Dislivello
in salita m.1140
Periodo
consigliato: Tarda primavera e in estate
Percorso:
Vinca
808 m,sent.n°190,Foce Lizzari
1250 m. Cresta di Nattapiana, Monte
Bardaiano1409
m, vetta Pizzo d’Uccello
1781 m, discesa per la via normale
alla Foce di Giovo1500
m, poi sent. n°175,fino a Vinca.
Come
Arrivare
:
Il paese di Vinca è raggiungibile dall'uscita del casello
autostradale di Aulla della A15 Parma-La Spezia, percorrendo la
SS63 del Passo del Cerreto per circa 13Km.
Poi si devia a
destra seguendo le indicazioni per Equi Terme.
Giunti a
Monzone si seguono i cartelli indicatori per Vinca.
Qui
giunti si entra in paese, lo si attraversa tenendo la destra ad
un bivio e lo si oltrepassa di circa un Km., finchè, su una
curva a sinistra, non notiamo il monumento alla Madonna del
Cavatore. Qui si può lasciare l'auto per iniziare l'escursione
imboccando il sentiero di fianco ad essa.
190
Vinca – Foce dei Lizzari – “sentiero
attrezzato D.Zaccagna” – Cave del Cantonaccio
175
Vinca – Maestà del Doglio – Capannelli di Giovo – Foce di Giovo
Tempo di
percorrenza:
percorrenza totale:
10h
Quota max raggiunta m.1781
Lunghezza del percorso Km.9,100
Profilo altimetrico
Classificazione:
Esperti ( alpinistica, uso di corde e attrezzatura d'arrampicata)
Acqua:
Al paese di Forno e sul sentiero n° 175 sula via di ritorno
Punti sosta: Nessuno
Mi arriva
un messaggio dalla mia amica Monia invitandomi a un'escursione, questa è una
cosa normale che mi inviti in una giornata infrasettimanale per una bella
camminata, quello che mi sorprende è la meta e che meta, niente po' po' di
meno che la Cresta della Nattapiana.
certo no è proprio una
passeggiata rilassante ma di sicuro di estrema soddisfazione e impegno.
La cresta di Nattapiana,
o cresta nord ovest del Pizzo D’Uccello, sulle Alpi Apuane, è un lunghissimo
e ben marcato filo roccioso. Questa elegante linea naturale separa la valle
di Vinca da quella di Equi Terme, e divide perfettamente le due facce della
montagna: da una parte gli spaventosi e tetri abissi del versante nord, alti
fino a 1000 metri; dall’altra parte i ripidi prati e le frastagliate
formazioni rocciose
della parete
sud. Lo sviluppo della cresta è di circa 2,5 km, per un percorso molto
avventuroso.
L'itinerario ha inizio da Vinca (808 m. s.l.m.) unico centro abitato
dell’omonima valle ove scorre il torrente detto Lucido di Vinca: il paese è
posto in una splendida posizione a favore del sole, racchiusa in una conca
formata a nord dalla Cresta Nattapiana e dal Pizzo d’Uccello, a est dalla
Cresta Garnerone e dal Grondilice e a sud dal Sagro che formano così una
grande cornice alpestre.
La " spedizione " è
composta dal competentissimo Nilo, la nostra guida, dalla Monia, il suo
compagno, il simpatico Alessio e io, Alessandro.
Lasciamo l'auto nei
pressi dei lavatoi del paese e nelle vicinanze parte il sentiero n° 190 che
da inizio costeggia dei piccoli orti e poi si inoltra in bosco di
castagni dove alcuni esemplari sono notevoli. Salendo lasciamo il
castagneto e si entra in un bellissimo bosco di pini e da quì abbiamo un pò
più di visibilità, specialmente sul Sagro e la lizza del Balzone.
per raggiungere il
colle di Nattapiana c'è voluta un'ora dal sentiero seguendo verso
sinistra dove c'è anche un cavo ci porterebbe al Pizzo dell'Aquila ma noi
saliamo verso la cresta che è sopra di noi iniziando da qui la nostra
avventura.
Dal Colle di Nattapiana si
gode un ottimo panorama: con lo sguardo si domina tutta la Lunigiana e si
vedono numerose vette delle Apuane, fra le quali spicca senz’altro il Sagro
a sud e il bellissimo Monte Bardaiano a est, proprio sopra a dove ci
troviamo. Si vede anche benissimo l’affilata cresta sulla quale si snoda la
ferrata di Foce Siggioli.
Iniziamo subito superando un primo facile risalto roccioso, poi
proseguiamo su crinale molto panoramico in un su e giù tra cime secondarie,
infine raggiungiamo la vetta del monte Bardoiano.
Una nota su questo
monte: famoso per la sua strapiombante parete nord. Questa parete infatti fu
l’ultima, di tutte le Apuane, a essere vinta: non è delle più alte (350 m.)
ma è di una verticalità quasi assoluta, anzi è leggermente strapiombante
nella metà inferiore e rappresenta il prolungamento occidentale della grande
muraglia nord del Pizzo d’Uccello.
Infatti affacciandoci
sullo strapiombo ne rimaniamo altamente impressionati.
Proseguiamo brevemente
su un facile pianoro, facile ma molto breve, infatti giungiamo subito ad un
intaglio dove dobbiamo scendere e dove troviamo la prima sosta per far
passare la doppia, per fare una doppia ci vorrebbero 60 mt di corda, noi ne
abbiamo una da 35 per avere meno peso e qui pratichiamo la tecnica a corda
unica, mi lascia un po' perplesso in quanto non l'ho mai visto fare ma
comunque se si vuole andare avanti questo è!
Si tratta di fare
un'asola in modo che non possa passare dal chiodo e da questa poi con un
cordino di pari lunghezza recuperarla; sarò stato chiaro nello spiegarmi???
bo!!!
Una volta scesi tutti e
quattro proseguiamo con facili saliscendi sino a trovare dopo poco un breve
salto, da relazioni lette pare che sia possibile scendere in arrampicata ma
noi preferiamo la corda, più tranquilli.
Riprendiamo il cammino
e siamo subito alla terza calata in doppia dove la preoccupazione, vista
dall'alto e di finire in un profondo buco, invece una volta sul fondo c'è il
modo di spostarsi e atterrare su una roccia e da qui da un stretto passaggio
si riprende una traccia tra paleo assai più agevole. fino ad incontrare un
tratto abbastanza pianeggiante che dà su Vinca.
Scendiamo per un breve
tratto sempre tra erba che da una parte ci aiuta fornendoci un buon appiglio
ma dall'altra ci impedisce dove mettiamo i piedi.
Giungiamo di nuovo alla cresta
proseguiamo per un po' in un ambiente magnifico, il mare sulla nostra destra, le strapiombanti pareti nord del
massiccio del Pizzo d'Uccello sulla sinistra.
Ora dobbiamo decidere
se continuare per vetta o scendere verso un canale così ad occhio ci sembra
che il canale sia più agevole e quindi vi ci dirigiamo.
Infatti ci arriviamo
facilmente e capiamo subito che si può risalire alla cresta facilmente,
purtroppo vediamo che creature come le capre d montagna, molto più
agili ed esperte di noi, anche loro ogni tanto sbagliano e nel fondo del
canale troviamo un esemplare di maschio con grandi corna che non correrà più
tra quelle rocce, ne rimaniamo molto toccati.
Una volta
sulla cresta giungiamo ad una zona bellissima, sembra un anfiteatro,
composto da placche rocciose che ci permettono di camminare agevolmente sino
al famoso e temuto " traverso ".
In pratica sul così
detto, da noi, anfiteatro compiamo un semicerchio verso sinistra sino ad
arrivare sotto l'antecima del Pizzo D'Uccello e da qui proseguire su una
piccola cengia, ma dov'è la cengia?? Io non la vedo, a voglia Nilo di
indicarcela continuiamo a non vederla, per me è solo nella sua testa.
Avvicinandoci in
effetti notiamo un'esile ma esile traccia evidenziata solo da un leggera
linea d'erba, ecco dobbiamo seguire quella sottile linea verde!!
Va bene ormai non si
torna indietro, già da un pò, quindi non c'è altro che andare avanti uno
alla volta ci accingiamo ad affrontare l'ultima vera difficoltà.
Difficoltà dovuta non
tanto alla tecnica ma piuttosto alla qualità della roccia che si
sgretola con estrema facilità le difficoltà comunque sono sul II° grado, e
un passaggio di III° e questo è senz'altro il punto più insidioso visto
anche la ripidità dell'ultimo tratto.
Dopo un primo tratto
troviamo un pezzo di filo elicoidale che naturalmente non dà nessuna
sicurezza ma sopra di esso troviamo un chiodo messo da poco, Nilo, che apre
la strada, fa passare la corda in questo anello, poi proseguendo ne trova un
altro e poi un altro ancora e cosi facendo ha approntato una sorta di
ferrata dove noi possiamo assicurarci. In verità sulla cresta di arrivo ce
ne sono altri due ravvicinati e probabilmente ma solo probabilmente
deduciamo che ce ne sia stato un altro prima della partenza della cengetta.
Ora siamo su un pianoro abbastanza largo e pianeggiante per permetterci di
riposare e intanto ammirare il panorama che si allunga sin laggiù verso il
mare.
Non ci resta che affrontare l'ultima fatica sicuramente la più
facile del percorso, si tratta di salire alla vetta da una spalla del Pizzo
D'Uccello, difficoltà se c'è è quella dovuta al terreno che è completamente
frantumato e la nostra paura è solo quella di far cadere qualche sasso sulla
testa dei nostri compagni.
Dopo aver arrancato per circa una quindicina
di minuti eccoci arrivati sulla vetta e un bel branco di capre ci da il
benvenuto.
Sono passate 7h e 15min dalla nostra partenza da Vinca.
Finalmente è arrivata l'ora di rilassarci e consumare il nostro pranzo,
fatto quasi a merenda, contemplando
il panorama a 360° che si
allarga verso oriente, si ammira un panorama molto vasto, notiamo verso
nordovest la grande piana della Lunigiana e ad oriente il crinale
appenninico; interessante la veduta sulle cime apuane circostanti: Pisanino,
Zucchi di Cardeto, Cavallo, Contrario, Grondìlice le cui forme,
particolarmente ardite, ricordano senza dubbio i pinnacoli e le guglie delle
lontane Dolomiti e l'onnipresente Sagro; impressionante è anche il
precipizio della parete Nord che sprofonda pochi metri sotto la vetta.
Riprendiamo infine il cammino percorrendo la via normale del
Pizzo D'Uccello sul versante sud est, via facile ma comunque dobbiamo
continuare a mantenere la massima concentrazione si percorre un tracciato di
I° - I°+ dove dobbiamo continuamente usare mani e piedi, non è certo il caso
di farsi male ora che il peggio è passato.
Finalmente raggiungiamo il Giovetto e successivamente Foce a Giovo,
un ampia sella prativa fra il Pizzo d'Uccello e
la rocciosa Cresta Garnerone. Poi con il sentiero n°175, all'inizio per
bellissimi prati, poi nel bosco, fino a raggiungere di nuovo il paese di
Vinca.
Raggiunto il paese il nostro unico desiderio è quello di mettere
a mollo i doloranti piedi nei lavatoi e così facciamo mentre un residente ci
racconta tutta la storia del paese e dei paesani.
La giornata è finita,
personalmente sono molto soddisfatto e ancora rivedo quelle aspre e
splendide rocce che dividono quei profondi abissi.
La cosa più bella è
stata quella di aver condiviso assieme a persone eccezionali tutta questa
bellezza e la sua difficoltà.
Grazie Monia, Alessio e Nilo!! Grazie per
averla voluta condividere con me, grazie.
Chiudo con un pensiero di
uno sconosciuto ma credo che abbia detto il vero:
" Tornate sani, tornate più amici di prima, arrivate in cima: in questo
preciso ordine."
-
Anonimo -
Alla prossima.
Foto
escursione
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