2/06/2015 cresta Nord Nord-ovest della Roccandagia dal Passo della Tombaccia
Il silenzio non si trova sulla
cima delle montagne e il rumore non
sta nei mercati delle città: ambedue
sono nel cuore dell'uomo.
Lao
Tse (VI sec a.C.)
Sentieri:
Periodo
consigliato: Nel periodo
tardo primaverile e in estate, sconsigliato in inverno con ghiaccio o
neve e con roccia bagnata.
Percorso:
Campocatino (100 mt.)-Passo delle Tombaccia
(1350 mt.)-Cresta NNO della Roccandagia- Grondalpo (1672 mt.) Vetta della Roccandagia
( 1717 mt)-Cresta
SO della Roccandagia-Sella Roccandagia (1650
mt.) - Passo Tombaccia - Campocatino.
Come
Arrivare
:
Da Lucca,
percorrere la strada statale n. 12 in direzione del Passo
dell'Abetone e, giunti a Borgo a Mozzano, girare a sinistra
sulla strada statale n. 455 attraversando Barga e Castelnuovo
Garfagnana. Arrivati nel paese di Camporgiano girare a sinistra
seguendo le indicazioni stradali per Vagli Sotto e per l'Oasi,
che si trova 2 chilometri dopo Vagli Sopra.
177
Vagli di
Sopra-Campocatino-passo Tombaccia-Carcarraia-passo della
Focolaccia.
Tempo di
percorrenza: Tempo
di percorrenza totale:
circa
6h
Classificazione:
Alpinistica
Acqua:
Vagli
Di Sopra - Campo Catino
Punti sosta: campo
catino (Bar Ristorante La Buca dei Gracchi tel 0583/664020 cell
3398500873)
Oggi
ci cimentiamo in un'avventura al di là del semplice escursionismo in
montagna, qualcosa che ci avvicinerà moltissimo all'attività alpinistica: ci
cimenteremo sulla difficile cresta nord/nordovest della
Roccandagia.
Siamo solo in due,
queste attività è meglio farle in pochi, io ( Alessandro) e Luigi.
Partiamo abbastanza
presto, alle ore 7,00 per essere sul posto ad un'ora giusta per effettuare
questa salita.
Risalendo la Garfagnana in
direzione di Vagli di Sopra dopo due chilometri dall'abitato, seguendo le
indicazioni, ci imbattiamo in uno di quei posti che mette in pace con il
mondo; il luogo situato nello splendido scenario delle Alpi Apuane,
collocato e chiuso a nord dalle vette del Pisanino e a sud dal Sumbra,
questa meraviglia è
Campocatino sovrastato dalla maestosità del Roccandagia.
E' posto a
1000 mt. s.l.m. è costituito da un
grande prato originatosi da un'antico bacino glaciale, nell'altipiano è
ubicata una minuscola chiesetta ed alcune decine di case in pietra
utilizzate un tempo come rifugio da pastori. Dal 1991 questo meraviglioso
angolo di Garfagnana è divenuto "Oasi naturale della LIPU" in considerazione
delle numerose specie di uccelli che vi vivono.
Prendiamo gli zaini con
le attrezzature, imbrago, moschettoni e tutto quello che ci potrà servire
per l'escursione; in realtà ci serviranno solo la corsda da 60 mt. e gli
attrezzi per una calata in corda doppia.
Attraversiamo il piccolo borgo e
prendiamo subito il sentiero 177
che si inoltra su prati abbastanza ripidamente, l'erba molto alta e folta ci
impedisce a tratti di vedere bene dove mettiamo i piedi.
Proseguiamo e
mentre camminiamo una grossa serpe ci attraversa il sentiero, non sò chi dei
due fosse più spaventato!
Il sentiero si inoltra nel bosco di faggi e ora
è più fresco, inoltre la salita si fà più leggera in sostanza la
camminata è decisamente più piacevole.
Salendo troviamo una giovane
coppia di escursionisti, ci chiedono informazioni sulla Roccandagia, la loro
meta. Continuiamo il cammino parlando con loro sino al passo della Tombaccia,
che raggiungiamo in un'ora scarsa, le nostre strade ora si dividono. Ci
salutiamo e ci diamo appuntamento in cima alla Roccandagia, così tanto per
dire qualcosa.
Il Passo della Tombaccia non è molto segnato bene, il
segnale CAI c'è ma non è molto
evidente lo troviamo sulla sinistra dietro un sasso, comunque vicino c'è un
ometto di sassi.
Ci idratiamo e via si parte, iniziamo la cavalcata della
cresta nord-nordovest della Roccandagia.
Ci inoltriamo tra alberi ma
quasi subito si esce su paleo, non vi sono segni che indicano la strada ma è
presente a tratti una traccia prodotta forse da animali.
Siamo su una
cresta ma la sua ampiezza non
la fa sembrare tale, arriviamo ad un primo affioramento roccioso lo saliamo
brevemente ma poi lo si aggira, in basso sulla sinistra si vede la traccia,
poi continuiamo su paleo.
Io non c'èro mai stato e già mi dicevo tra me e
me: " Ma dov'è tutta questa difficoltà? Sempre le solite esagerazioni!"
Ma.... con ancora con questi pensieri nella testa quasi non mi accorgevo che
la cresta da erbosa comincia a diventare rocciosa e il paleo pian piano
scompare.
Comunque ci ripaga una stupefacente vista sulla Tambura, Pisanino e il Monte
Cavallo.
La salita aumenta in modo molto significativo e siamo sulla vera
e propria cresta, adesso si
che ci si rende conto di ciò che ci attende.
Il paleo è terminato
definitivamente e camminiamo su una cresta sassosa formata da placche da
dove si staccano continuamente delle scaglie, sulla nostra destra il
salto di 700 mt. che dà su campo Catino. Veramente impressionante!
Ci
fermiamo un attimo a guardare il panorama e coì con calma ci godiamo il
panorama della conca di campo
Catino e il lago di Vagli.
La cresta continua su lastroni con
pendenza molto pronunciata, saliamo su un tratto
molto liscio e quindi
arriviamo alla famigerata "Trave".
La trave è una formazione
squadrata sembra proprio una trave ma molto inclinata e la difficoltà è che
bisogna proprio percorrerla appigliandosi sul filo di cresta, il primo
tratto è possibile percorrerlo su una esigua cengia a picco sulla Conca di
Campocatino ma poi, la seconda parte noi l'abbiamo percorsa a quattro zampe,
siamo obbligati a vedere il profondissimo strapiombo è molto impressionante
e adrenalinico.
Superata anche questa difficoltà percorriamo un tratto
ancora in cresta ma relativamente più tranquillo e poi raggiungiamo il
Grondalpo un salto di 30 mt da fare con corda doppia.
Infatti qui è
attrezzata una sosta per attrezzare una corda doppia.
Ci caliamo, all'inizio si
appoggiano le gambe ma poi ci si trova nel vuoto toccando un paio di scalini
che danno la sensazione di essere arrivati ma poi vedi la corda che continua
a scendere.
Giunti in fondo non ci si trova su una bella piazzola ma
bensì su terreno scosceso e composto da sfasciumi, ci si pone un problema:
come fare a salire sullo Spiaggione?
Parte Luigi assicurato alla corda e
con qualche difficoltà riesce comunque a salire dopodiché mi lancia la corda
e mi recupera.
Ecco ora siamo sullo
Spiaggione, una placca
molto inclinata che dà verso la Carcaraia. Devo dire che è tutta la mattina
che la guardo e mi sembra che sia il tratto più scosceso e quindi il più
difficile e non nascondo che cerco qualche altra via per poter salire sino
alla vetta ma inutile illudersi non ce ne è nessuna oltre a questa.
Dai
partiamo questa è l'ultima difficoltà ma poi siamo in vetta!! Previsione
sbagliata, in realtà ci si ""cammina abbastanza bene"", tra virgolette,
infatti troviamo una specie di esile esile cengetta che ci permette di
giungere all'ultimo risalto di un paio di metri, Luigi dice che è di II+,
non sarebbe difficile se non per la parte strapiombante che fa tutto più
rischioso, uno sbaglio ora che siamo quasi in vetta non è proprio
augurabile!
Sale prima luigi sfruttando dei vecchi chiodi che sono
all'inizio, io mi assicuro con longe a due chiodi, meglio abbondare, poi mi
recupera con la corda, grande Luigi!
Finalmente
siamo sulla cresta anche
questa esposta ma in confronto a quella percorsa è una passeggiata. Davanti
a noi la Penna di Campo Catino, vorrei andarci ma vediamo che è molto
scoscesa e franata, desistiamo e andiamo avanti.
Proseguendo sempre sulla
cresta, troviamo la coppietta incontrata al mattino e ci fermiamo a parlare
un pò con loro ma poi ripartiamo diretti alla Sella della Roccandagia.
Tratto non difficile ma attenzione alla natura della roccia, viene via a
scaglie, proibito scivolare!!!
Tutta la cresta sommitale è segnata con
tratti azzurri ma comunque non è che ci sia tanta scelta!
Continuiamo
naturalmente anche qui con molta cautela,
la concentrazione non deve ancora calare
specialmente nel tratto in discesa che porta alla Sella.
Alla Sella
superiamo circa cinquanta metri di cresta molto aerea e affilata, a primo
impatto viene pensato che sia molto difficile ma se ci si tiene sulla
sinistra, sul versante di Arnetola per intenderci, si può affrontare
agevolmente.
Una volta superata quest'ultima cresta ci troviamo sulla via
di ritorno per il sentiero 177.
Giunti a quello che resta di una
costruzione su un bel prato ci fermiamo per mangiare il nostro sballottato
panino, ci rilassiamo e ripensiamo alla lunga cresta che abbiamo
percorso e in gran parte la ripercorriamo con la sguardo da sotto. Intanto
la coppietta scende e vediamo che hanno qualche difficoltà specialmente
sulla ripida discesa, a vista cerchiamo di dirigerli nel punto migliore e ci
permettiamo di consigliarli di scendere con le spalle a valle e non faccia
in avanti, con un po' di trepidazione scendono senza incidenti.
Riprendiamo il cammino e percorriamo una sorta di canale con le alte pareti
della Roccandagia che ci sovrastano, in alcune conche troviamo ancora molta
neve, sui bordi si riesce a vedere lo spessore e ancora supera
abbondantemente il metro.
Eccoci arrivati sul 177 non ci resta che
tornare sui nostri passi e portarci a Campo Catino.
Bel percorso
alpinistico, non molto lungo, adrenalinico e con viste mozzafiato, stupenda
la calata in corda doppia, un grazie sentito anche al mio accompagnatore
Luigi per la sua perizia e conoscenza dei posti mi ha fatto sentire più
sicuro e quando c'è voluto è stato detrminante per la riuscita della salita
a questo monte.
Alla prossima.
Foto
escursione
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