Il
parco archeo minerario di S. Silvestro è situato alle spalle
di Campiglia Marittima e del promontorio di Piombino, il
parco si estende su un’area di circa 450 ettari. I percorsi
di visita si snodano tra musei, gallerie minerarie, un borgo
medioevale di minatori e fonditori fondato circa mille anni
fa, e sentieri di interesse storico, archeologico, geologico
e naturalistico. La visita del Parco inizia dal museo
dell’Archeologia e dei Minerali, presso l’edificio della
Biglietteria, e prosegue, con una guida esperta, nella
Miniera del Temperino, alla scoperta dell’evoluzione delle
tecniche di ricerca ed estrazione dei minerali e della
bellezza e fascino del mondo sotterraneo. Uscendo dalla
Miniera si sale verso l’area di Pozzo Earle, dove gli
allestimenti dei Musei delle Macchine Minerarie e dei
Minatori raccontano al visitatore gli ultimi decenni di
storia mineraria. Si arriva così alla visita in treno della
Galleria Lanzi-Temperino, ripercorrendo il tragitto dei
minerali, dalle miniere della Valle del Temperino agli
impianti di trattamento della Valle dei Lanzi. All’arrivo
del treno in Valle Lanzi, i visitatori possono infatti
notare impianti minerari che, nati per la flottazione del
minerale, furono riconvertiti in impianti per la
frantumazione del calcare. Sullo sfondo di Valle Lanzi
spiccano i resti della medioevale Rocca San Silvestro, che
rappresenta il cuore del Parco e della sua visita. Il
territorio del Parco Archeologico Minerario di San Silvestro
comprende il sistema collinare a nord di Campiglia
Marittima, è ricco di giacimenti di rame, piombo, argento,
zinco e marmi pregiati. I segni lasciati sul terreno sono
frutto di secoli di lavorazione mineraria dal periodo
etrusco fino ai nostri giorni (anni '70), ed il patrimonio
minerario e mineralogico, quindi, è ancora oggi notevole e
consistente grazie ai circa 30 km di gallerie per la maggior
parte percorribili e di particolare pregio. Inoltre sono
visibili pozzi di estrazione ancora adesso azionati da un
argano funzionante con castello, che permette l'accesso nel
sottosuolo, ed edifici minerari. Il paesaggio che appare
davanti ai nostri occhi è uno straordinario archivio
all'aperto dove è possibile ripercorrere la storia dell'uomo
che si dispiega nei suoi villaggi minerari, negli impianti
delle Laverie del minerale, nei forni fusori, nelle vecchie
ferrovie, nei sentieri e nelle evidenze monumentali del
Parco, negli imponenti resti dei villaggi minerari come
quello medievale di Rocca San Silvestro o quello degli inizi
del secolo della società Etruscan Mines a Campo alle Buche.
Grazie a questi "segni" si possono distinguere quattro
grandi periodi di attività di estrazione che si sono
alternati a momenti di assoluta perdita della memoria
"mineraria", tanto evidente che per ogni ripresa si è
trattato di una vera e propria riscoperta delle ricchezze
del sottosuolo. I periodi di sfruttamento si riferiscono
all'età etrusca e romana (VII-I sec. a.C.), l'età medievale
(fine X-XIV sec.), l'età moderna (s.m. XVI sec.) e per
ultimo all'età contemporanea (XIX-XX sec.). Un'emergenza
storica particolare è il castello di Rocca San Silvestro la
cui imponenza monumentale e stato di conservazione ha
permesso di ricostruire uno spaccato di vita quotidiana nel
medioevo, caratteristico di un insediamento a forte impronta
signorile e feudale per lo sfruttamento dei minerali di
rame, piombo e argento. Dai dati di scavo è stato possibile
collocare cronologicamente la sua fondazione nel corso del X
secolo, mentre la prima menzione documentaria è del 1004.
L'economia era specializzata nell'estrazione mineraria e
nella produzione dei metalli. Il particolare stato di
conservazione degli elevati ed il sicuro totale abbandono
nel corso del XIV secolo, fanno del castello di Rocca San
Silvestro un eccezionale documento attraverso il quale è
possibile evidenziare l'organizzazione della vita e del
lavoro minerario in un villaggio medievale.
A causa,
forse, delle brutte previsioni meteo ci troviamo ad essere
solo in otto, ci troviamo a Migliarino Pisano dove abbiamo
appuntamento con Bruno e gli amici di Montecatini, ci
riuniamo sul suo furgone e partiamo alla volta di Campiglia
Marittima. Poco prima del paese evidenti indicazioni ci
indicano l'entrata del parco. Entriamo e ci stupiamo che il
parcheggio è ancora vuoto, ci dirigiamo verso la
biglietteria e qui capiamo il perché delle assenza di
visitatori, Il parco resta chiuso sino a marzo. Non fa
niente, non ci scoraggiamo e prendiamo la cartina e
l'itinerario scaricato da internet e iniziamo a percorrere i
sentieri cominciando dalla via del Temperino Questo
primo itinerario dura circa 20 minuti e ci conduce
dall'uscita della Miniera del Temperino ai Musei del Parco,
purtroppo dobbiamo sbirciare solo dalle porte a vetri in
quanto chiuse, ricalcando in parte il percorso della
ferrovia che serviva per il trasporto del minerale nei primi
anni del secolo scorso. Le grandi discariche di materiale di
scarto visibili lungo questa via testimoniano secoli di
coltivazione mineraria. Saliamo verso l'area del Pozzo di
Earle anche qui naturalmente tutto chiuso possiamo vedere
solo vecchi vagoncini che servivano per il trasporto del
materiale e l'unico pozzo ancora in piedi che serviva per
scendere nelle profondità. Proseguiamo per sentieri immersi
nel fitto di boschi in prevalenza di querce da sughero e
molti olivastri. Nel nostro tragitto troviamo anche molti
manufatti molto antichi tra questi una interessante
polveriera ancora ben conservata del 1800. innumerevoli i
pozzi d'estrazione molti dell'epoca etrusca. Di tanto in
tanto ci soffermiamo ad ammirare anche il panorama in
lontananza, e davanti a noi si pone il bellissimo paese di
Campiglia M. adagiato su dolci colline e sembra un quadro
dell'ottocento, peccato per quelle ciminiere . Seguiamo
poi per la Via delle Ferruzze dall'uscita della Miniera del
Temperino porta alle Laverie di Valle Lanzi. Si snoda lungo
la linea dei filoni metalliferi e consente di osservare le
principali emergenze archeo minerarie dell'area, dalle
imboccature delle miniere antiche e medievali, alle
suggestive cave a cielo aperto, dai resti dei pozzi di
estrazione, alle gallerie di ribasso. I colori dominanti
sono il giallo e il rosso delle discariche minerarie ormai
abbandonate e seminascoste dalla rigogliosa vegetazione
della macchia mediterranea. Seguiamo le indicazioni per la
Valle dei Lanzi, imbocchiamo il sentiero e subito incrociamo
dei grandi pilastri all'inizio ci domandiamo a cosa
servissero e poi con l'aiuto della documentazione capiamo
che si tratta del " piano inclinato degli inglesi" che
serviva per trasportare il materiale da miniere non servite
dal trenino. Seguendo questa valle si passa per i pozzi di
estrazione medioevali, gli interventi medicei e i grandi
impianti della società mineraria inglese Etruscan Mines. Il
suo nome è un ricordo dei lavori minerari del XVI secolo: i
minatori tedeschi erano infatti chiamati "i Lanzi". Giunti
alla Valle dei Lanzi notiamo subito dove ci avrebbe condotto
il trenino che partirebbe dalla miniera del Temperino.
Questa è la zona delle Laverie di Valle dei Lanzi.,
complesso che veniva usato per separare i minerali con il
metodo della " flottazione" e oggi convertiti per la
frantumazione del calcare. Il metodo della flottazione,
sorto per realizzare l'arricchimento di minerali metallici,
venne applicato inizialmente ai solfuri di rame, piombo e
zinco; oggi, è esteso a quasi tutti i minerali metallici e
non metallici.. La flottazione viene comunemente utilizzata
su ossidi, silicati, fosfati, ed anche per l'oro metallico,
il rame nativo, la grafite ed i carbonati di alcuni metalli,
soprattutto quelli di piombo (cerussite). Davanti a noi si
staglia la rocca di Rocca San Silvestro e ci dirigiamo verso
quest'ultima a pochi passi dalla stazione del trenino scende
una strada cementata e sembra condurre ad una strada di cava
invece ci porta ad un ponte che serve per l'appunto a
scavalcare questa strada, giunti al di là prendiamo il
sentiero della via dei Manienti il percorso per accedere al
castello di Rocca San Silvestro. Termina nella Valle dei
Manienti, ad una miniera medioevale coltivata dagli abitanti
del castello. In prossimità della miniera si trovano i resti
di antiche cave di marmo. Particolarmente interessante
l'aspetto naturalistico del percorso, che conserva una folta
vegetazione con piante tipiche della macchia costiera
toscana. Giungiamo nel piazzale davanti alla rocca leggiamo
le varie vicissitudini della rocca nella storia, ci
accontentiamo dei pannelli informatici in mancanza di una
guida. Apprendiamo che la rocca risale al secolo X° fondato
dai conti della Ghilardesca quando decisero di sfruttare a
fondo le risorse minerarie della zona. L'abbandono della
rocca avvenne alla fine del XII° secolo causato da sempre
maggiori conflitti con la vicina potenza pisana, la scoperta
di nuove miniere in Sardegna, il sempre maggiore utilizzo
dell'energia idraulica nei processi metallurgici (qui
impossibile da effettuare) e la crisi demografica europea
del periodo. Grazie al Dipartimento di Archeologia e Storia
delle Belle Arti dell'Università di Siena sul sito sono
stati e sono a tutt'oggi condotti importanti scavi.
Finita la visita ci portiamo alla Villa Lanzi, edificio
cinquecentesco voluto da Cosimo I De’ Medici per ospitare
esperti minatori che, dalla Germania, venivano a lavorare
nelle miniere del campigliese. Vi giriamo attorno ammirando
questa struttura rimessa a nuovo ma con alcune scelte
architettoniche discutibili; nel giardino troviamo dei
tavoli da pic nic e decidiamo di fare il nostri pasto. Ci
scambiamo le nostre impressioni e tutto sommato sono
positive e ci rendiamo anche conto che se il parco fosse
stato aperto non avremmo potuto effettuarne tutto il giro.
Riprendiamo poi il cammino verso l'uscita dove
recuperiamo la nostra auto.
Foto
escursione
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