29/10/2016
Da Resceto al Monte Sella
"Non posso spiegarti a parole perché voglio andare lassù, ma se ci verrai
anche tu lo capirai da solo "
Sulla montagna sentiamo la gioia di
vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie
terrene. Tutto questo perché siamo più vicini al cielo.
(Emilio Comici)
Percorso:
Resceto(mt.
485)
– Canale dei Piastriccioni – Ponte del Pisciarotto – loc. All’Acqua - Canale
della Neve – Focola del Vento – Cava Bagnoli – Monte Sella
(mt. 1739)
Dislivello: 1254 mt.
Sentieri:
165
CAI
Resceto – Canale
dei Piastriccioni – Ponte del Pisciarotto – loc. All’Acqua – La
Selvarella – Cave Gruzze – Focetta dell’Acqua Fredda
160
Loc. All’Acqua
(innesto sent.165) – Canale della Neve – Focola del Vento – Cava
Bagnoli – Monte Sella
Classificazione:
EE Allenati
Come
arrivare
Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno,
a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a
Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine
e Gronda e si continua la strada che finisce a Resceto (11,5 km) nella
piazzetta del paese (mantenersi sempre a sinistra)
Indicazioni Stradali:
Tempo di
percorrenza:
Effettive
6,00
Periodo
consigliato:
Da Aprile a ottobre
Acqua:
Al paese di Resceto e
fonte al bivio 164-165
Sconsigliato in caso di ghiaccio, neve o di scarsa visibilità
Punti sosta:
Resceto
Oggi andiamo in
montagna di sabato, giorno solitamente non dedicato a questa attività ma
dopo l'invito delle mie care amiche Monia e Valentina non potevo certo
declinare la proposta.
Appuntamento a Massa presso l'ex parcheggio
pullman, la partenza è prevista per le ore 08,15, siamo perfettamente
sincronizzati e arriviamo insieme.
Partiamo alla volta del paese di Resceto.
Resceto sorge in un luogo d’orrida bellezza, dominato com’è dalla gigantesca
mole del M.Tambura (m.1890) e della Cresta di Sella. Da questo paese parte
la lunga traversata della Via Vandelli, strada costruita nel Settecento
dall’Abate Domenico Vandelli, ingegnere del Duca di Modena Francesco III
d’Este. La strada serviva per collegare Modena con Massa, visto che nel 1741
si erano sposati per motivi politici Ercole Rinaldo d’Este, erede del Duca
di Modena, e Maria Teresa figlia del Duca di Massa Cybo-Malaspina.
Percorriamo la strada che porta al
paese e termina in una piazzetta dove esiste l'unico parcheggio ma oggi lo
troviamo pieno, non ci resta che tornare indietro e parcheggiamo lungo la
strada.
Entriamo nel borgo, passiamo davanti alla chiesetta e scendiamo al fondo del
paese, davanti a noi si apre il Canale dei Piastriccioni.
Da tempo c'è
una diatriba sul nome di questo canale, alcuni sostengono che le cartine
IGM ed alcune guide usino il nome Canale dei Piastriccioni per questo
canale, mentre il realtà scorre più a sud e quindi questo sarebbe il canale
dei Vernacchi. Noi lo abbiamo sempre chiamato dei Piastriccioni e
continueremo a definirlo tale, inoltre un'anziana signora del luogo
vedendoci passare ci ha chiesto se eravamo diretti lì confermandoci tale
toponomastica.
Scendiamo nel fondo del canale e lo attraversiamo
prendendo il sentiero n° 165. Continuiamo il cammino sulla sinistra
orografica del canale.
Oltrepassiamo delle stalle per le pecore, l'odore
è molto forte e allunghiamo il passo per non sentire la nauseabonda puzza,
inoltre, Jungla, il bel cane della Monia da segni di nervosismo.
Proseguendo troviamo una costruzione per la captazione dell'acqua (585m), dove c'è
anche una fontana, in definitiva l'unica presa decente d'acqua oltre alla
fontana nella piazzetta del parcheggio.
da qui si gira, salendo alcuni
scalini, sulla destra, davanti a noi la bastionata del Sella e da qui il
dislivello è evidente e la cima sembra irraggiungibile.
Il silenzio è
surreale, notiamo molte vie di lizza che s’intersecano nel canale, muti
testimoni di un mondo ormai scomparso.
Il sentiero corre ora su una via
di lizza ed il pensiero non può non andare a quei lizzatori, che mettendo
quotidianamente a repentaglio la propria vita, facevano scendere cariche di
marmo da diverse tonnellate lungo queste impervie vie ( Per un
approfondimento sulle vie di lizza si consiglia il volume “Le strade
dimenticate” di F.Bradley-E.Medda).
Continuiamo il cammino tra radi faggi
che hanno bellissimi caldi colori dell'autunno, camminiamo, a tratti, su quello che resta della via di lizza
giungiamo ad una costruzione imponente, il ponte del Pisciarotto, ponte che
permetteva di superare il canale. Questa lizza era quella che giungeva dalle
cave Cruzze situate sotto la vetta dell’Alto di Sella. E' alto almeno una
ventina di metri e sono rimaste solo le traversine di ferro e quindi non
percorribile, il sentiero scende nel canale per poi risalire
ripidamente seguendo la lizza tra sfasciumi, dopo poche curve giungiamo
nelle vicinanze di una casetta, probabilmente di servizio, numerose lungo le
vie di lizza.
Qui siamo su sentiero, usato dai cavatori, con un tratto
scalinato, infatti è molto ripido.
Percorriamo ancora il crinale camminando
quando sulla lizza, quando su sentiero.
Per un breve tratto il sentiero
prosegue pianeggiante e ci troviamo di fronte ad un enorme masso, dove,
troviamo le indicazioni del bivio,
a sinistra ha inizio il segnavia 164 che conduce ai Campaniletti e quindi al
rif. Conti, a destra il 160/165.
Veramente si tratta di aggirare il
masso e ci si trova comunque sempre su tutti e tre i sentieri.
Prendendo
sulla destra troviamo una sorgente che sgorga dalla roccia dentro una
piccola grotta, località all'Acqua, è freschissima ma scorre sul terreno e
non è molto pratica da raccogliere.
Noi prendiamo sulla destra e per poco
non ci sbagliamo prendendo per il 164, infatti dopo pochi metri dalla
sorgente, sulla destra, c'è il bivio per il 160/165, il fatto è che non è
ben segnalato, o meglio è segnato ma sopra le nostre teste e per questo non
molto visibile.
Questo tratto è chiamato canale della Neve, in breve
giungiamo ad un altro bivio tra il 165 per le cave Cruzze e il 160 per il
monte Sella.
Prendiamo sulla destra cominciando a salire assai
decisamente in numerosi zig zag
tra rari alberi ed erba. Abbiamo sulla destra un orrido canalone sovrastato da una catena
rocciosa che ci accompagnerà fino in alto; in questo canale scendeva a
precipizio un ramo di via di lizza che proveniva dalla cava Bagnoli per
collegarsi in basso con quella che proviene dalle cave Gruzze.
La salita
è molto ripida e a complicare le cose il terreno non è stabile tra sfasciumi
e paleo, che da una parte ci aiuta potendoci aggrappare e dall'altra rende
il terreno scivoloso, quello che c'è di buono che all'interno del canale
siamo sempre all'ombra e nel tratto più alto vi sono alcuni alberi e ancora
più su un piccolo bosco.
Giungiamo nella parte sommitale del canale e
il panorama si apre sul mare, sul Sella, sull’Altissimo, sul Sagro fino al
Cavallo.
Quì c'è anche il bivio che scende nel fosso del Chiasso andando
verso la monorotaia Denham, unico esempio di via di lizza meccanica (
http://www.escursioniapuane.com/SDF/MonorotaiaDenham.html
)
Noi proseguiamo sulla sinistra seguendo la linea di cresta, dopo alcune
risvolte il segnavia ricalca quello di una lizza proveniente da Renara. Ben
visibile in questo punto ci appare l’incredibile tracciato della lizza della
monorotaia. Arriviamo quindi alla Focola del Vento (m.1358), dove è presente
una vecchia centralina che serviva per portare l’elettricità alla Cava
Bagnoli; ben visibile è anche la parte finale e ripidissima lizza delle
cave Cruzze e più in basso il bosco della Selvarella.
Oltrepassiamo la
Focola del Vento ed iniziamo a salire decisamente i prati sommitali del
Sella.
La salita è moto ripida e i metri di dislivello sono ormai tanti
la Valentina , vera forza della natura si arrampica come niente fosse e non
si zittisce mai, io arranco a fatica e il fiato mi si fa corto, del resto
quasi quattro mesi di stop si fanno sentire, continuiamo a salire su sentiero che si snoda tra roccette e l'onnipresente paleo.
Giungiamo, poi, alla
cava Bagnoli, ormai abbandonata, dove vi è ancora la " carica " sulla
slitta pronta per essere trasportata a valle aspettando, invano, che
arrivi la squadra di lizzatori che la porti a valle; sopra di noi la cresta
del Sella.
Ormai la vetta è vicina e seguendo sempre i segni bianco rossi
attraverso un ripido pendio erboso la raggiungiamo in pochi minuti.
La
fatica fatta per giungere sin quassù è ripagata dal magnifico panorama che
si apre sulle Apuane settentrionali:
dalla vicina Tambura e in
successione il Sagro,
il Grondilice, il Contrario, il
Passo della Focolaccia ed il Cavallo. Ad est il panorama si apre
sull’Appennino, mentre a sud il Sumbra, il Fiocca, le Panie e l’Altissimo
dominano il paesaggio. Visibili anche l’Eremo di San Viano, proprio sotto il
Roccandagia, il lago di Vagli, la Valle Arnetola, il paese di Careggine e a
ovest il litorale con le sue spiagge, inoltre oggi siamo fortunati di poter
ammirare le isole dell'arcipelago toscano e si distingue anche nettamente
anche la Corsica.
Contempliamo tanta bellezza e
ci leviamo anche il gusto di soffermarci un pò più a lungo, infatti non ci
stanchiamo mai di ammirare questi panorami.
Dopo la sosta prolungata e
aver pranzato a
malincuore riprendiamo il cammino e ridiscendiamo dalla stessa via già
percorsa.
La discesa si presenta più complicata che la salita in quanto
dobbiamo fare attenzione per la forte ripidità, i molti sfasciumi e il paleo
che sembra cosparso d'olio tanto è scivoloso.
Raggiungiamo la Focola del
Vento e seguendo la via già fatta ci godiamo anche degli splendidi
scorci, infatti al mattino la maggior parte del cammino lo abbiamo fatto a
testa bassa mentre in discesa lo sguardo si apre su tutta la zona.
Giungiamo alla sorgente alla località L'acqua.
Ormai scorgiamo le prime case di Resceto
e infatti in breve siamo tra le sue vie, raggiungiamo l'auto, ci mettiamo
una maglietta asciutta e prima di riprendere la via di casa ci godiamo una
bella birra fresca nel caratteristico bar del paese.
Splendida
escursione effettuata su territorio aspro e selvaggio, carico di storia e
naturalmente non possiamo pensare a tutti quelle persone che per poter
mantenere una famiglia facevano l'unico mestiere che il posto offriva, qui
abbondano solo le cave di marmo e da
ogni cava partiva una lizza e su ogni via di lizza nel passato sono
scivolate tante «slitte di marmo», ed ogni discesa rappresentava per la
“compagnia di lizzatori”, l’equipaggio che accompagnava il marmo nella sua
discesa, un viaggio ai confini del coraggio, della forza, del rischio, e
anche dell’intelligenza dell’uomo.
Prima di «prendere» la «slitta», cioè
di iniziare la discesa, la compagnia di lizza rivolgeva una preghiera a S.
Antonio suo protettore: ogni viaggio poteva essere senza ritorno.
Alla prossima!
Foto
escursione
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