Oggi, giornata infrasettimanale, festeggiamo
il compleanno della Stefania, e dove se non in montagna? Esattamente
facciamo base al rifugio CAI
Capanna Garnerone
di Carrara, per l'appunto nuovo di zecca! Era una capanna di lamiera
come quelle che si usano nei canteri edili per ammassare i materiali. Una
visione disarmonica nella radura della valle di Vinca in mezzo ai boschi di
pino, ma un rifugio ormai amato e conosciuto da tutti gli alpinisti e i
rocciatori dal 1963, quando fu costruita. La sezione CAI di Carrara, ha
trasformato la vecchia capanna di lamiera in un vero e proprio rifugio di
montagna in grado di ospitare 18 persone, con una struttura in legno che si
staglia perfetta nel panorama boschivo.
La Stefania,
Emanuela, Nilo e Danilo sono già lì dal giorno prima, io quando li
raggiungo sono le ore 07:30, sono stato velocissimo in 37 minuti dalla
strada al rifugio, non male! Quelli erano buoni di non aspettarmi!
Appena il tempo di un caffè e spizzicare
qualcosa e mi fanno fretta per partire per la nostra escursione alla
misteriosa Cengia dei Signori o Cengia del Garnerone.
Nell’ambito apuano tutti conoscono la cresta
Garnerone che, con il suo accidentato profilo, collega la Foce a Giovo
con il Monte Grondilice, altro discorso è per la cengia.
Se si osserva, per esempio dal Monte Sagro, l’articolato
versante occidentale della Cresta Garnerone, si nota a circa metà altezza
una sorta di grande cengia che collega il vallone sottostante la
Foce del Gobbo con il sent. n° 186, poco sotto la Foce del Grondilice.
Probabilmente è poco conosciuta perché non è un percorso alpinistico,
corre sull’ideale linea di giunzione fra paleo e roccia, attraversando
da spalla a spalla i canali che si aprono alla base dei torrioni e delle
guglie della sovrastante cresta.
Non è molto esposta, si sviluppa sul lato Massese, sopra la Capanna
Garnerone, nel tratto fra il canale della Foce del Gobbo e la Finestra
del Grondilice, attraversa la Vaccareccia, passando sopra le Torri Mozza e
Tita in una zona aspra, con panorami mozzafiato.
È un percorso escursionistico da affrontarsi
con prudenza e pratica su tracce poco frequente, già in avvicinamento
(sul sentiero 37) ci sono tratti accidentati su cui è necessaria
esperienza.
Prendiamo il sentiero 37, che transita sopra il rifugio
Capanna Garnerone, in direzione Foce a Giovo, sentiero che non è che sia
be percorribile nascosto dall'alto paleo e buche insidiose.
Giungiamo ad un masso
sulla sinistra con impresso il numero segnavia 37 e contemporaneamente
un segno azzurro con indicato C. G., che stà appunto per Cengia del
Garnerone, sopra di esso anche un ometto di pietre.
Iniziamo a
salire decisamente in direzione del "Gobbo" una delle tante punte
che distinguono la cresta Garnerone, ma più esattamente ci dirigiamo
verso la sua Foce.
Ci manteniamo alla destra del canale principale e
seguendo le rare tracce azzurre o ometti di pietra proseguiamo tra
sfasciumi, paleo e qualche roccetta.
Giunti a circa 1400 mt di quota,
prendiamo sulla destra attraversando un boschetto di faggi, poi
percorriamo una facile crestina che costeggia un ripido canalone.
Canalone che dobbiamo attraversare con un pò di prudenza per via del
terreno alquanto accidentato e scivoloso per via dell'erba su terreno
scosceso.
Superato questo primo canale siamo sulla prima spalla a
circa 1460 mt. Continuiamo in leggera salita, poi scendiamo ad una sella
che separa
il versante Ovest della Punta Nord del
Garnerone dalle 3 Guglie della Vaccareccia: Torre Biforca, Torre
Cartuccia, Torre Torracca.
Risaliamo verso
quella che è la Cengia dei Signori, una cengia intagliata tra lastroni
che ci permette di non perdere quota, sembra quasi una traccia ricavata
artificialmente nella montagna.
Per raggiungere la seconda spalla
dobbiamo superare un canalone con molti detriti e paleo, presenza di
ometti e segni azzurri. proseguendo alla nostra sinistra troviamo quello
che è chiamato il Bivacco,
una grotta che può essere utile in condizioni di maltempo improvviso.
Saliamo poi sulla terza spalla a circa 1550 mt., questa zona è
denominata " Lo
Spiaggione" per l'ampiezza e la zona pianeggiante, poco più avanti,
sulla sinistra, svetta l'elegante
Punta Tita; da qui
vediamo bene la parte finale del nostro percorso.
Ci troviamo ora a passare sotto Torre
Calderone e raggiungiamo la zona denominata " Orto Botanico " questa
zona prende questo nome per via che lungo le pareti della montagna,
tra la fine di Maggio e la prima metà di
Giugno, la fioritura delle bellissime Peonie, ricordatevi che non è mai
bello recidere i fiori in montagna, questa pianta per la sua rarità è
una di quelle che gode di protezione, quindi non toccatela, fotografarla
si! Che per di più in una fotografia non appassisce mai!
Continuiamo
e la cengia, da prima diventa pendio ma continuando in prossimità di un
costone ritorna ben marcata, qui siamo al così detto "
Ombrellone " una
caratteristica roccia sporgente.
Ben presto giungiamo al punto più
caratteristico dell'escursione, una bassa fenditura nella roccia ci
obbliga a procedere carponi, a quattro zampe come i gatti e da qui il
nome " Passo del Gatto "
Superato questo proseguiamo per paleo sino a raggiungere il costone dove
finisce la traversata della Cengia.
Ora dobbiamo prendere una
decisione o tornare indietro per il percorso già fatto e scollettare il
costone e scendere verso il sentiero 186 che conduce per detriti e roccette
in un canalino ben gradinato e poi alla base del monte, dove la traccia
prosegue tra alte erbe fino alla piazzola dell’elisoccorso ed alla Foce
di M. Rasori.
Oppure la più adrenalinica ascesa al Grondilice ma non
per via normale ma per canalino sino alla sella e poi per cresta sino in
vetta.
Secondo voi quale abbiamo scelto? Non all'unanimità, ma
comunque abbiamo scelto il canalino!
Dal costone ci dirigiamo
sulla sinistra verso una piccola cengia che gira poi dentro il canale, è
presente un ometto e a
oggi c'era per evidenziarlo un nastro bianco e rosso, che avrà
vita breve visto che è di plastica.
Attraversiamo la piccola cengia
con attenzione in quanto il terreno è molto rotto e instabile, giriamo
subito sulla destra e siamo nel canalino.
La salita per
canale non è
difficile e presenta divertenti e semplici arrampicate su rocce ma di
molto infido sono i tratti ricoperti da sfasciumi, che rendono
difficoltosa la progressione e inoltre dobbiamo fare moltissima
attenzione affinché non cada niente sulla testa di chi è dietro.
Giungiamo alla sella tra il Garnerone e il Grondilice a quota 1707 mt. e
da qui obbligatoriamente prendiamo a destra verso l'antecima e poi la
cima del Grondilice.
Per raggiungere questa vetta dobbiamo, come già
detto prendere verso destra, sulla
cresta di nord/ovest,
seguendone il filo, si tratta di un percorso facile, con divertenti
passaggi su roccia di I° grado, qualcuno tra noi dice che sia uno o due
gradi di più, ma a me sembra esagerato.
In circa mezz'ora siamo sulla
vetta del
Grondilce a quota 1805, come succede spesso in questo periodo, la
visuale non è perfetta e nebbie si alternano a visuali bellissime, non
godiamo di tutta la bellezza che si può avere da quassù ma comunque
spesso si aprono scorci sulle varie cime delle Apuane, dal Pisanino alle
Panie, ma quello che colpisce soprattutto è la meravigliosa visione del
Cavallo e delle sue gobbe e della frastagliata Cresta Garnerone.
Ci
fermiamo per ammirare l'ammirabile e per riprendere anche un pò
d'energie ma poi decidiamo di ridiscendere sino alla Finestra del
Grondilice.
Per raggiungerla seguiamo la via normale dal versante
sud-ovest, non difficile ma un po' esposta e con gran sfasciumi ed è
obbligatorio non far cadere pietre; sono presenti vecchi segni
abbastanza sbiaditi azzurri o tre bolli rossi; con prudenza arriviamo
alla Finestra, è un valico a quota 1750 metri tra la vetta
del monte Grondilice e la sua antecima Sud-Est, detta Forbice.
Visto
l'ora decidiamo di pranzare qui ma anche le nebbie hanno deciso di
bivaccarci, quindi appena fatto riprendiamo la via del ritorno
attraverso il sentiero 186 per Foce Rasori.
Subito il sentiero si
presenta abbastanza impegnativo visto la pendenza e gli sfasciumi che
sono presenti, dobbiamo proseguire con molta attenzione, lungo il
percorso sono presenti anche alcuni tratti attrezzati che magari servono
di più in inverno e comunque non ne vedo la reale utilità, comunque ci
sono e volendo.....
Man mano che scendiamo il terreno diventa meno
rotto e sci scende più facilmente.
Verso ovest la visuale è più ampia,
le nuvole lasciano ampi varchi e possiamo ammirare il monte Rasori e il
Sagro, voltandoci o guardandoci attorno vediamo i noti pinnacoli che
danno un fascino misterioso all'ambiente.
Ormai siamo vicini alla
Foce Rasori non ci resta che scendere per un
canalino roccioso
e infine siamo al sentiero che costeggia l'abetaia e che conduce a Foce
Rasori dove è presente una piazzola per elicotteri.
camminiamo su un
sentiero all'apparenza banale ma solcato da una profonda traccia causata
dall'erosione dell'acqua e celata dal rigoglioso paleo.
Scendiamo
per un pò ma per accorciare, senza arrivare alla Foce, usciamo dal
sentiero e deviamo a destra entrando nel bosco di pini e scavallando la
cresta scendiamo dal lato opposto sino ad intersecare il
sentiero n° 37
condividendo con il 173 il tratto fino alla Foce di Navola che è comune
ai due sentieri.
In breve raggiungiamo il rifugio capanna Garnerone.
Visto che la serata proseguirà qui al rifugio, ci raggiungono anche
Giovanni e Francesca e quindi festeggiamo allegramente e felicemente il
compleanno di Stefania,
tanti auguri!!
Foto
escursione
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