Come prima escursione del 2016 decidiamo per la riviera
ligure esattamente nel il parco di Porto Venere e delle 5 Terre.
Giungiamo a Porto Venere con il pullman di linea dalla
Spezia,(la linea P) dove fa' capolinea nelle vicinanze della
piazza principale del paese.
Proprio dalla piazza inizia il
sentiero contrassegnato
AVG -AV5T ex 1, ci
portiamo verso la porta del borgo medievale, dove è
possibile leggere ancora l'iscrizione originale "Colonia Januensis,
1113".
Iniziamo a salire rapidamente e dobbiamo subito
affrontare una ripida salita dove alti e irregolari scalini ci
complicano un po' le cose senza contare che le piogge dei giorni
precedenti ha reso le rocce molto viscide.
Terminate le mura il sentiero diventa meno ripido e ci
inoltriamo tra di arbusti di lentisco e olivi selvatici,
volandoci indietro ammiriamo la splendida chiesetta di S.
Pietro sulla punta protesa sui mare e l'Isola Palmaria, sulla destra il mare interno del Golfo di La Spezia.
Passiamo tra blocchi di portoro e resti dei macchinari di una
cava prima di questa avevamo notato fori per i "piri" di
una via di lizza per far scendere sino al mare i grossi blocchi,
ci stupisce trovarli lontano dalle Apuane, ma in fondo non sono
poi così lontane!
Sulla sinistra una deviazione di pochi
metri ci porta alla Mandrachia o Cava
Canese. Qui c'è una "terrazza" splendidamente panoramica: bei
Pini d'Aleppo si stagliano sullo sfondo del mare e le rocce
scendono con strapiombi di oltre 100 metri quasi verticali sugli
scogli dove si frangono le onde.
Adesso ci troviamo ad un
bivio o seguiamo il sentiero n°1 o la variante 1 che prosegue a
destra, noi decidiamo per il sentiero principale.
Dalla cava
si prosegue quasi in piano costeggiando il versante verso il
golfo della Spezia, la vista è gratificata dall'isola della
Palmaria e i terrazzamenti marini sulla parte interna del Golfo primo fra tutti quello della Punta del
Varignano, in lontananza non possiamo ammirare la catena Apuana.
Arriviamo ad intercettare, su una curva, la strada asfaltata che
sale al Muzzerone, noi scendiamo però attraverso una
macchia, fino alla Sella Derbi.
Da Sella Derbi, in prossimità di un cippo che
commemora gli aviatori caduti durante un volo di esercitazione
nel 1937, si riprende a salire per un sentiero che lambisce
dapprima la curva di una strada militare per il M. Castellana e
poi si immerge in una estesa macchia bassa.
II sentiero
prosegue, sovente con forti pendenze, sui versanti a mare del M.
Castellana (512 m) ed in alcuni punti appare intagliato nelle
rocce. Si incontra una piccola sporgenza a guisa di
terrazzo dalla quale si gode una suggestiva visione panoramica
sulla costa del promontorio verso Portovenere e la Palmaria.
Continuiamo in alto sulla Valle Albana dove una bella ed estesa
lecceta è stata danneggiata da un violento incendio, in basso
notiamo una strana costruzione che sembra una sorta di castello
con tanto di torretta, ci domandiamo cosa sia ma nessuno di noi
lo sà!
Sbuchiamo, di nuovo, sulla strada asfaltata
Spezia - Campiglia, la seguiamo brevemente per poi
riprendere, sulla sinistra, un sentiero inoltrandosi tra pini
marittimi e lecci.
Giungiamo di nuovo alla strada asfaltata,
oltrepassiamo alcune case, sempre sulla sinistra. Si attraversa
un campetto di calcio e nuovamente una pineta dove spicca la
caratteristica torre circolare in pietra di un vecchio mulino a
vento, forse costruito nel 1840 (come ricorda la data
incisa sull' architrave) ed utilizzato nel passato per la
macinatura delle castagne.
Ritornati sui sentiero principale,
costeggiamo la chiesa di S. Caterina, edificio a navata unica,
presbiterio con volta a crociera e campanile separato a pianta
quadrata, giungendo infine alla piazzetta allungata di
Campiglia.
Qui si incrociano diversi sentieri che ricalcano
percorsi antichi: la prosecuzione del Nº 1 che, lungo il
crinale, ci porta al Colle del Telegrafo; il Nº 11 per le località di Marola e Persico ; il Nº 4b, che attraversa a
mezzacosta tutta la zona di Tramonti da Fossola a Campiglia ; il
Nº 4a che collega Campiglia a Biassa.
A Campiglia è possibile
sostare e fare scorta d'acqua e assaggiare le buonissime
focacce che vengono sfornate quì.
Dopo una doverosa sosta ripartiamo imboccando il sentiero n°1
che parte sulla sinistra appena usciti dalla piazzetta, sulla
sinistra della fontana, ricordati di prendere acqua?
Percorriamo il crinale da
dove abbiamo una magnifica vista su tutto il golfo;
voltandosi, si vedono, poco sotto, i tetti di Campiglia e, più
oltre, l'isola del Tino immersa nel mare aperto; sulla sinistra,
in lontananza, le Alpi Apuane.
Attraverso un mosaico di fasce coltivate ed abbandonate
giungiamo ad una casa, circondata dai pini; si
rasenta la recinzione della proprietà e poco dopo si incontra un
bivio. Occorre prendere a destra entrando in una pineta diradata
che riporta i segni di incendi ricorrenti.
Attraverso alcuni squarci tra i pini si osservano ancora,
lontane, alcune delle cime più alte delle Alpi Apuane: il Sagro,
il Pisanino e il Pizzo d'Uccello.
Si incontrano alcuni grossi
massi di arenaria e si prosegue per breve tratto quasi in piano
sino a raggiungere un tornante della strada carrabile forestale
che sale da Campiglia al Telegrafo (Strada dei Tedeschi).
Saliamo ancora sino al
crinale in una fitta pineta, seguiamo il crinale e infine
ritroviamo la strada
carrozzabile
per Schiara, che si percorre in discesa per un breve tratto,
fino alla prima curva. Da qui proseguiamo per una mulattiera ben
lastricata con larghi gradoni in leggera salita fino ad
imbattersi nella Fontana di Nozzano (m.344) di epoca
napoleonica. L'itinerario prosegue seguendo il sentiero 4. Si
risale la Costa di Pozai rispettando la direzione per S. Antonio
per spuntare sulla strada asfaltata dopo aver intercettato la
gradonata che sale da Monasteroli.
Qui s' incontra il menhir
di Tramonti, un grosso roccione con infissa una croce di ferro.
Il
Menhir di Tramonti si trova poco distante dal sentiero n.1
(Portovenere-Levanto), nei pressi della Palestra nel Verde
(itinerario nel verde attrezzato per l'esercizio delle attività
sportive), è un monumento megalitico alto circa 2 metri,
orientato al solstizio d'estate, pervenuto sino a noi da una
lontana civiltà. Si dice che molti anni fa un gruppo di
viandanti si fermò nei pressi della pietra per trascorrere la
notte. Ma appena giunsero le tenebre il forte vento spense il
fuoco e nel bel mezzo della polvere fece comparsa il diavolo in
persona che spaventò gli impauriti viandanti per allontanarli
dalla sua dimora! Da allora il menhir è chiamato il menhir del
diavolo.
Proseguendo su asfalto si arriva al crocevia posto accanto alla
chiesuola di S. Antonio (m.510) recentemente restaurata; questa
e una chiesetta in pietra con un campanile a vela in miniatura..
Quì c'è un'area attrezzata con tavoli
e anche un piccolo bar, ne approfittiamo per fare la sosta
pranzo.
Dopo aver mangiato e preso un buon
caffè al bar riprendiamo il cammino imboccando nuovamente il
sentiero n°1 che prosegue parallelo alla strada tra pini e
castagni.
Arriviamo al Colle del Telegrafo dove
ritroviamo la strada forestale,
sulla sinistra vi sono due ristoranti e un parcheggio. II colle
del Telegrafo rappresenta un importante crocevia. Qui si
incontrano: la strada asfaltata che da La Spezia sale al M.
Verrugoli e al M. Parodi passando da Biassa e torna in città
attraverso la Madonna della Guardia o attraverso La Foce;
l'inizio della "Strada dei Santuari" che percorre a meta costa
tutte le Cinque Terre; il sentiero Nº 3 che scende a
Riomaggiore.
Noi prendiamo quest'ultimo; lo
prendiamo passato subito un ristorante, siamo in discesa.
In prossimità di una croce il
sentiero si biforca e prendiamo sulla sinistra, ora siamo in un
punto dove la vegetazione è stata distrutta da incendi e il
terreno è stato tutto arato per coltivazioni quindi la vista
spazia molto e ciò che si vede è stupendo: poco sotto si notano
le graziose case di Lemmen, piccolo borgo dove pare che il tempo
si sia fermato, sulla costa successiva - più in basso -
il Santuario di Montenero e, molto più lontano, si protende sul
mare Punta Mesco.
Proseguendo il sentiero diventa
pianeggiante e giungiamo al piccolo nucleo abitato di Lemmen ;
secondo alcuni il toponimo risalirebbe
addirittura alla civiltà greca arcaica. E' comunque storicamente
documentato che già nel 1200 esisteva una direttrice viaria di
mezza costa che collegava gli abitati di Lemmen, Cericò,
Casarino e Montenero.
Attraversando il gruppo di
case si possono vedere la bella cappella e una curiosa vasca
adibita ad abbeveratoio scavata a mano nella roccia.
Proseguiamo sempre su sentiero
pianeggiante in mezzo a vigneti e gli onnipresenti muri a secco.
Arriviamo alla
località Casarino; scendiamo alcuni gradini e svoltiamo a
sinistra. Dopo aver costeggiato un muro, percorriamo in discesa
il crinale della Costa di Montenero; questo tratto, in comune
col sentiero Nº 3 che da Riomaggiore sale alla "Strada dei
Santuari", è uno dei più panoramici delle Cinque Terre: si
vedono a levante la costa di Tramonti e l'Isola del Tino, mentre
a Ponente tutte le Cinque Terre e il Promontorio del Mesco.
Alcuni gradini ci portano ad un ampio prato e siamo al
Santuario di Montenero. Da quì abbiamo ancora un bellissimo panorama: a levante si scorge la Palmaria.
Il santuario è rappresentato da un
complesso di edifici tra i quali spicca la chiesa di S. Maria di
Montenero. Pur avendo un'origine molto antica, la chiesa non
presenta più alcun segno delle strutture medievali; essa ha
lineamenti barocchi e deve la sua forma con tre navate, portico
antistante e campanile quadrato con cupola ad un
rifacimento del XIX secolo.
Dopo le fotografie di
gruppo, quì ci stanno bene; riprendiamo il cammino lasciando il
sentiero n° 3 e prendendo sulla destra mulattiera che aggira in
lieve discesa il santuario e si inoltra nella Valle di
Riomaggiore.
La mulattiera
continua a scendere tra pini, castagni e piccoli orti per lo più
abbandonati; si attraversano alcuni piccoli ruscelli e si giunge ad
un torrente che proviene dal M. Verrugoli, visibile in
alto con la sua selva di antenne.
Si piega decisamente a
sinistra e si segue il torrente.
Procedendo ancora troviamo un altro ponticello ad arco in pietra
che scavalca il
torrente. Scendiamo per una scala in cemento e si attraversa la
strada statale litoranea.
Si continua a scendere lungo la "Valle
dei Mulini" per una mulattiera lastricata,
immersi sempre nel verde di una vegetazione.
Costeggiamo alcune casette con i loro piccoli
orti e vigne; dopo aver incontrato sulla
destra un'altra mulattiera che risale verso le sorgenti
dell'acquedotto di Riomaggiore, passiamo vicino ad un vecchio mulino e
attraversiamo il ruscello sbucando poco dopo nella parte alto
del paese di Riomaggiore. Proseguiamo in ripida discesa sulla
copertura in cemento del torrente che attraversa
longitudinalmente il paese fino al tunnel pedonale che sulla
destra ci porta rapidamente alla stazione.
Foto
escursione
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