11-12/02/2017
Dal Piglionico alla Pania della Croce
"...che se Tambernicchi
vi fosse sù caduto, o Pietrapana,
non avria pur dall’orlo fatto cricchi."
Dante Alighieri |
La Pania
della Croce (m. 1859) è la regina delle Apuane tanto che un
tempo questa catena montuosa veniva identificata come Panie dal nome
della sua montagna più nota, mentre l'attuale denominazione di Alpi
Apuane è stato assegnato al gruppo montuoso solo in età napoleonica:
un tempo la Pania veniva chiamata "Pietrapana" in quanto questi
monti erano stati abitati per nove secoli dagli Apuani, una tribù
ligure e la catena montuosa, ma soprattutto la sua vetta per
eccellenza, aveva preso il nome da questi antichi abitatori "Pietrae
Apuanae", cioè monti degli Apuani. Perfino il Boccaccia nel suo "De
Montibus" ricorda la Pania come "Pietra Apuana Mons" e Dante nel
canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30
quando parla del ghiaccio che ricopre il lago di Cocito dice che era
così spesso "…che se Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non
avrìa pur dall'orlo fatto scricchi" dove per Tambernicchi si intende
il Monte Tambura e per Pietrapana la Pania alla Croce; e Ludovico
Ariosto, governatore della Garfagnana per conto degli Estensi dal
1522 al 1525, afferma: "La nuda Pania tra l'Aurora e il Noto, da
l'altre parti il giogo mi circonda che fa d'un Pellegrin la gloria
noto".
È conosciuta come la Regina delle Alpi Apuane, essa è la
montagna più conosciuta e la più frequentata dagli escursionisti. Con i suoi
1859 metri è la quarta vetta delle Apuane e la più alta ed imponente della
zona meridionale.
Essa si trova nel territorio di tre comuni della provincia di Lucca: ad
ovest e a sud Stazzema, a nord-est Molazzana e a sud-est Vergemoli. Proprio
la vetta è il confine tra i tre comuni ed in passato tra tre stati (Lucca,
Firenze e Modena).
Il monte ha forma conica solcata da canali e termina con una cresta
pianeggiante sulla quale a sud si trova la vetta, con una vicina antecima
nord di poco minore ed una spalla settentrionale che arriva alla sella del
Callare da cui la cresta prosegue verso il Pizzo delle Saette che domina Col
di Favilla.
La Spalla settentrionale scende alla Focetta del Puntone per proseguire
nella cresta dell’Uomo Morto e poi alla Pania Secca, mentre a nord-est
precipita nell’orrida Borra di Canala. Ad est la cresta sommitale delimita
il Vallone dell’Inferno aspro e roccioso e ricco di anfratti dove si
conserva la neve anche in estate.
Il versante sud-ovest è quello che appare più imponente e scende verso la
Foce di Mosceta presso la quale si trova il rifugio Del Freo del Cai di
Viareggio. A sud, con la Costa Pulita, il monte scende verso Foce di Valli e
la cresta che porta al monte Forato dalla quale l’intero gruppo delle Panie
appare nella sua maggiore imponenza panoramica.
Molto interessante per l’escursionista invece la Pania non rivesta
particolare attrattiva per gli arrampicatori a causa dei versanti erbosi, ma
essa offre il massimo del suo interesse alpinistico in inverno. Purtroppo il
ghiaccio apuano è difficile e non perdona chi lo affronta senza la
necessaria preparazione ed il dovuto rispetto.
La Pania probabilmente fu salita già nell’antichità.
Molti naturalisti la visitarono ad iniziare dal XVI secolo ed esistono
documentazioni delle salite ad iniziare dalla metà del 1800.
Sin dall’antichità gli Uomini delle Nevi, valligiani versiliesi, ma anche
garfagnini, salivano gli aspri sentieri che da loro prendono il nome per
approvvigionarsi di neve che rimaneva fino in estate nei versanti più
riparati dal sole.
La prima ascensione invernale è del 1882. La storia delle esplorazioni delle
Alpi Apuane nasce proprio come esplorazione della Pania della Croce.
La via di salita più semplice è da Mosceta con il sentiero 126 per il
Callare e da qui per la cresta sommitale. Naturalmente a Mosceta si può
arrivare da varie località apuane ed al Callare si arriva anche dalla zona
della Garfagnana passando dal Rifugio Rossi.
La vetta è caratterizzata da una imponente croce metallica, la prima fu
innalzata il 19 agosto 1900 e fu poi colpita da un fulmine. Quella presente
attualmente, insieme ai ruderi della prima, fu posta in loco il 19 agosto
1956 ad opera dell’UOEI di Pietrasanta, però il nome Pania della Croce era
già in uso all’inizio del 1800.
( da Escursioni
Apuane
www.escursioniapuane.com/SDF/Paniadellacroce.html )
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Percorso:
Piglionico, Rifugio Rossi, Focetta
del Puntone, Vallone dell'Inferno, Vetta Pania della Croce, Piglionico |
Come
Arrivare:
Accesso:
Da Lucca in direzione
Garfagnana, Sp. n° 20 per Gallicano, poi Molazzana e da qui
indicazioni per Rif. Rossi.
Autostrade per Lucca;
da Genova: A12 Genova-Livorno inn. A11 con uscita Lucca;
da Milano: A1 e A15 per La Spezia poi A12 e A11 uscita Lucca;
da Firenze e da Pisa: A11 con uscita Lucca.
Dalla Garfagnana: E' l'accesso più comodo e breve. Lasciati i
propri mezzi a Piglionico, una località nel comune di Molazzana,
si imbocca il sentiero n° 7 attraversando prima una faggeta
naturale dove si incontrano residui di vecchie carbonaie, poi i
prati e i pascoli che accolgono il rifugio, alla base dei
versanti della Pania Secca, della Pania della Croce e del Pizzo
delle Saette. Disliv. 500 mt.; h.1.00
Dalla Versilia: dal rif. Del Freo: sentiero n° 126, h. 2.00
dal rif. Forte dei Marmi attraverso le Foci di Valli: sentiero
n° 7, h. 5.15
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Sentieri:
N° 7 (
Cardoso-Collemezzana-foce di Valli-p.uomini d.neve-foce del
Puntone-rif.Rossi-Piglionico ) - N° 139 (la porta-Borra Canala -focetta del
Puntone ( foce Bozzara )
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Classificazione:
E
Quote:
Piglionico1140
mt, Rifugio Rossi 1608 mt, Foce del Puntone 1607 mt, Colle
della Lettera (1790mt),
Pania della Croce 1859 mt. |
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Tempo di
percorrenza: Complessivamente
8 |
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Acqua:
In estate
sorgente nelle vicinanze del rifugio, in inverno con presenza di
neve al rifugio, se aperto |
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Punti sosta: Rifugio
Rossi
Gestore
Antonello Chiodo
Telefono gestore 0583-74095 cell. 348-3898003
Telefono rifugio 0583-710386
Apertura 20 giugno - 10 settembre - tutti i giorni 11
settembre - 31 dicembre solo prefestivi e festivi
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Periodo
consigliato:
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La salita per la via normale è molto semplice ed il panorama in vetta è
splendido e domina tutta la catena apuana.
Diventa severissima in inverno quando la neve si trasforma
nell’insidioso ghiaccio apuano e molti, troppi, l’affrontano senza la
dovuta cautela. Proprio sulla Pania avviene il maggior numero di
incidenti in tutte le Apuane, molti purtroppo mortali, dovuti spesso ad
imprudenza ed imperizia.
Il
percorso del Vallone dell’Inferno costituisce sicuramente la più facile via di
accesso alla Pania in condizioni invernali. Nonostante la sua facilità
l’itinerario è di sicura soddisfazione per l’ottimo innevamento, da inizio
inverno fino a primavera inoltrata, le condizioni del manto nevoso sono tuttavia
buone solo al mattino perché data l’esposizione ad est la neve tende ad
allentarsi rapidamente.
Attenzione nel tratto rifugio Rossi Focetta Puntone in questo punto con
neve ghiacciata ad alcuni passaggi in diagonale piuttosto ripidi.
Complessivamente una gita che non presenta difficoltà tecniche anche
se il terreno apuanico in
inverno è sempre infido e quindi è richiesta una buona dose di attenzione.
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Riportiamo alcuni brevi
consigli di sicurezza che la regione Toscana ha reso disponibili
on line in un opuscolo destinato agli amanti (prudenti) della
neve .
In particolare la guida mette in guardia da alcuni pericoli: il
primo è semplice ma fondamentale, “Il buio arriva presto”. È
quindi necessario calcolare con attenzione i tempi
dell’escursione scegliendo un percorso adatto, senza eccedere
nelle fiducia delle proprie capacità e prestazioni. La neve dura
o il ghiaccio potrebbero inoltre complicare l’avanzamento
rendendo difficoltoso un percorso apparentemente semplice.
È poi necessario ricordare che in montagna il tempo cambia molto
velocemente: si può quindi rimanere sorpresi da improvvise
nevicate o acquazzoni, che possono anche provocare valanghe,
frane o allagamenti.
La guida ricorda anche che la temperatura può abbassarsi molto,
scendendo anche molti gradi sotto lo zero quando cessa il
riscaldamento solare. Per questo è necessario adottare un
abbigliamento adatto comprendente adeguati rinforzi per
affrontare le basse temperature. Un consiglio semplice è quello
di portare sempre con se un telo termico, del peso di pochi
grammi, ma in grado di mantenere la temperatura corporea in caso
di emergenza.
Infine un ulteriore semplice ma importantissimo consiglio:
comunicate sempre ad amici e conoscenti la vostra meta (compreso
l’itinerario) e i tempi previsti per il rientro: saranno
informazioni fondamentali per i soccorsi in caso di bisogno. |
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Questa volta ci uniamo alla sezione
CAI di Pietrasanta per una ramponata sulla regina delle Apuane: La Panai
della Croce.
Per la scarsità della neve o per condizioni meteo o
semplicemente perché non trovavo l'occasione per mordere il ghiaccio con
i ramponi, visto che adesso è di moda andare con le ciaspole, è molto tempo, troppo, che non
mi cimento in una salita su neve e ghiaccio e ne ho
veramente voglia, tanto che quando ne sono venuto a conoscenza non ho esitato a partecipare a questa
classica invermale.
Il programma prevede di dormire al rifugio Rossi,
non che ce ne sia bisogno, visto che si potrebbe partire presto al
mattino e fare tutta una tirata, ma ci è sembrato una cosa simpatica
passare una serata in compagnia presso un rifugio e per di più ci
evitiamo la levataccia al mattino.
Partiamo da Pietrasanta, siamo
in cinque, direzione
Castelnuovo di Garfagnana
per la provinciale 13 attraverso la galleria del Cipollaio.
Giunti a Castenuovo seguiamo le indicazioni per la località Piglionico; una
volta arrivati a Castelnuovo prima di girare a sinistra per Modena sulla destra
c’è una strada proprio davanti a delle grosse antenne, se si fa attenzione c’è
anche un’indicazione per il Rifugio Rossi alla Pania, le indicazioni stradali
indicano per Molazzana.
Imboccata la strada si prosegue sino a un trivio e si segue per Monte Altissimo
e giunti sulla strada che giunge da Gallicano si gira a destra sino
all'Alpe di S. Antonio; si prosegue sempre sino ad arrivare alla cappellina del
Piglionico (m. 1150), che ricorda un gruppo
di partigiani sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi nelle
loro postazioni poste sul
Monte
Rovaio che è proprio qui di fronte.
Giungiamo al bivio per
l'Alpe di
S. Antonio e imbocchiamo la strada delle Rocchette (così chiamata perchè
conduce ad una palestra di roccia posta su un gruppo di roccioni alla pendici
orientali della Pania Secca)
che porta al Piglionico, la strada si snoda tra boschi di faggio e ogni tanto si
apre sulle Apuane lasciando vedere la Pania Secca, la Pania della Croce, l'Omo
Morto ecc..
Avevo il timore che la strada, come già successo in altre occasioni, fosse
chiusa per la presenza di neve, ma non ne troviamo, e questo è positivo
meno confortante è vedere che sulle pendici della Pania di neve ce ne è molto
poca.
Va bene lo stesso, saliamo e poi vediamo le condizioni.
Partiamo dalla cappellina del Piglionico (1140 mt.)
a ricordo di un gruppo di partigiani
sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi nelle loro
postazioni poste sul Monte Rovaio che è proprio qui di fronte;
oltrepassato questo punto quasi subito termina la strada e imbocchiamo il
sentiero n° 7. Il sentiero è pulitissimo niente neve, camminiamo spediti in vari
saliscendi nel bosco di faggio, superato un rudere il sentiero sale decisamente
e da quì inizia a presentarsi le prime tracce di ghiaccio, all'inizio poca roba
e riusciamo a trovare passaggi per proseguire senza ramponi ma ben
presto il ghiaccio aumenta eè un pò difficoltoso proseguire ma comunque
proseguiamo senza attrezzatura.
Proseguiamo tranquillamente,
il paesaggio e da fiaba, che splendore camminare su questa
neve anche se poca, e poi il silenzio, il silenzio desiderato tutta la settimana
è finalmente ristora le nostre orecchie torturate dai suoni, rumori, della
civiltà e dalle parole spesso dette solo per dar aria ai polmoni ah, finalmente
il Silenzio!
Proseguiamo, ci sentiamo bene, siamo in pace con noi stessi: cosa vogliamo
di più?
Giungiamo fuori dal bosco dove d'estate vi sono ampi prati ricoperti di mirtilli
e lamponi, essendo esposta a nord la coltre di neve è più abbondante anche se
qualche cespuglio spunta fuori, bellissimo! Il naso dell'Uomo Morto ci sovrasta,
in alto si intravede il tetto del rifugio. Rifugio che a differenza di altri
anni non è ricoperto dalla neve.
Saliamo la ripida salita che ci separa dal
rifugio "Enrico Rossi alla Pania",
quota 1609.
L'ambiente è molto
bello, circondato dalle cime delle Panie; il panorama poi si apre verso le Alpi
Apuane settentrionali e sul Sumbra e a est
l'Appennino.
Entriamo dentro il rifugio, piccolo ma accogliente, essenziale, con la
camerata connessa alla sala da pranzo e la stufa in mezzo dove ci
attende un bel tepore Godiamo del calore di questa stufa dentro questo
nido d'aquila di cui saremo ospiti.
Vi è un altro gruppo che
ripassano le manovre da fare con le corde, vogliono salire dalla via
Amoretti che attraverso il colle della Lettera porta in vetta alla
Pania, si tratta di una via alpinistica ambita nel periodo invernale.
Il sole stà calando ma non rinunciamo ad ammirare il panorama mille
volte visto eppure sempre nuovo, siamo circondati da splendide montagne
in un ambiente alpino.
Rientrati ce ne stiamo a chiacchierare un po'
in attesa della cena ce puntualmente ci viene servita alle 19:00, devo
dire anche una buonissima cena: zuppa di legumi, polenta con spezzatino
e anche un'ottima torta, tutto buono!
Si fanno le 21:30 e come si sà
nei rifugi c'è usanza di spegnere presto le luci e quindi ci sistemiamo
a letto dentro i nostri sacchi a pelo, utilissimi in quanto la notte man
mano che si consumava la legna della stufa la temperatura diventava al
quanto fresca, non fredda, fresca.
Va bè la notte è passata senza
traumi vari e pensavamo di fare colazione alle 8 visto che dovevamo
aspettare altri amici che sarebbero arrivati ma l'altro gruppo più
mattiniero ci fa alzare anche noi, in ogni modo non è che sia così
presto abbiamo solo anticipato di una mezzoretta.
Alle 8:30 arrivano
gli altri quattro amici e dopo un breve saluto e qualche sfottò ci decidiamo dunque di salire in vetta.
La giornata non è delle più spettacolari, siamo
immersi in una nebbia lattiginosa che lascia ben poco da ammirare, ma la
montagna è così, è bella in ogni suo aspetto e condizione.
Iniziamo
la marcia verso la Pania della Croce sempre attraverso il sentiero
N° 7 sotto l'Omo Morto e ci portiamo alla Foce del Puntone 1607mt. importante
crocevia, con i sentieri per Foce di Valli (n° 7), Borra di Canala (n° 139) e
Pizzo delle Saette.
Si entra nel Vallone
dell'Inferno alto circo
glaciale
compreso tra le due creste E della Cima principale e della Spalla
settentrionale; pur mandando le sue acque al versante Sud su Fornovolasco (dove si
basa con un'erta parete), ha caratteristiche ambientali, specie in inverno,
simili a quelle del vicino altopiano sul versante N, da cui lo separa la Focetta
del Puntone; da questa corre nella sua parte bassa il sentiero per il Passo degli
Uomini della Neve. Verso la Cima principale si dirigono bellissimi percorsi
invernali.
In direzione della Spalla settentrionale, cioè verso destra, il pendio è molto
meno ripido e vi si svolge la via normale dal Rif. Rossi.
Dalla Focetta del Puntone ci inoltriamo nel Vallone dell'Inferno
imboccando il sentiero n° 126, l'ambiente anche con la neve si presenta come
un'orrida pietraia; il primo tratto essendo all'ombra ci offre la neve
abbastanza compatta ma salendo e superata la famosa Buca della Neve, ( per
chi non conosce la storia della Buca della Neve e degli " Uomini della Neve ":
Sul fianco sinistro della Valle dell'Inferno si apre una buca, della "Buca della
neve", dove a causa della scarsa esposizione vi rimane, sarebbe meglio dire
rimaneva, la neve ghiacciata per quasi tutto l'anno e dove venivano a prenderla
da Cardoso attraverso il Passo chiamato appunto "Passo degli Uomini della
Neve" per portarla ai centri turistici della riviera versiliese in tempi in cui
i frigoriferi erano ancora proprietà di pochissimi; fra coloro che sono saliti
fin quassù a caricare la neve per portarla a valle, superando un dislivello di
1300 mt.)
Dicevo..... si! Fatichiamo un pò a seguire il giusto percorso in quanto
la nebbia ci nasconde i punti di riferimento ma comunque riusciamo in
qualche modo ad orientarci.
Affrontiamo l'ultima salita verso
ovest
rimontando la spalla detta Colle della Lettera (1790mt) e ben presto siamo sulla
cresta.
Ci siamo arrivati senza neanche accorgercene, abbiamo "sbattuto" sulla
palina segna via per quello che spunta dalla neve.
In
cresta dobbiamo fare molta attenzione in quanto si intravede appena
l'esigua pista, la nebbia e la neve fanno corpo unico e non si capisce
dove termina una e dove comincia l'altra, mettere un piede un po' più
all' esterno potrebbe essere fatale!!
Comunque ben presto siamo
sotto la grande Croce che dal 1956 svetta dalla cima.
Neanche a dire che di panorama neanche l'ombra, a malapena si vede la
grande croce, comunque nelle giornate serene il panorama è magnifico,
Provo a raccontarlo: davanti a noi uno dei panorami più belli, spazia dalla
Versilia fino a tutta la catena appenninica e a tutte le vette delle Apuane e in
giornate particolarmente serene la vista arriva sino alle alpi Marittime distinguendo
nettamente il Monviso; quello che si può vedere non si può descrivere, bisogna venire
qui e constatare di persona, magari non in una giornata come questa!!!
Facciamo le solite foto di rito e poi decidiamo che non vale la pena
rimanere, non fa particolarmente freddo ma non c'è niente da vedere,
quindi.....
Riprendiamo il cammino per la cresta percorsa sempre con molta cautela e
poi attraverso il Vallone dell'Inferno raggiungiamo di nuovo la Focetta del Puntone.
Ripercorrendo il lungo traverso su neve ormai molle e raggiungiamo il
rifugio Rossi. Un saluto al rifugista e poi giù verso le auto al
Piglionico.
Non ci togliamo i ramponi perché visto il giorno prima
quanto ghiaccio è presente sul sentiero è meglio essere attrezzati,
quindi ramponi e piccozza sempre con noi! Man mano che
scendiamo però il ghiaccio diminuisce sino a scomparire del tutto.
Tolti i ramponi camminiamo speditamente e ben presto
siamo a pochi passi dal Piglionico e attraverso gli alberi vediamo le auto, non ci resta
che raggiungerle.
L'escursione è terminata ed è stata un successo anche se il meteo non è stato
proprio dalla nostra!
Ho trovato nuovi amici e ho avuto la riconferma
della amicizia di vecchi amici, non che ce ne fosse stato bisogno, ma la certezza è
stata nell'aver goduto nello stare assieme.
C’è chi il bene preferisce darlo, c’è chi preferisce riceverlo ma, per fortuna,
il bene non è quello che uno dà o quello che riceve: è quello che è la relazione
fra due, o fra molti; si chiama in molti modi e uno dei suoi nomi è Amicizia e
rende felici, perché l’Amicizia è bello trovarla, ma è ancora più bello
provarla,