18/11/2017 Cima grande di Lavaredo, via normale


Foto dal sito https://www.gambeinspalla.org/images/alpinismo/dolomiti/cima_grande_lavaredo/fotopercorso.jpg

Abbi massimo rispetto per questo luogo e per tutto ciò che quassù trovi, se tu non l'hai portato con fatica, qualcun altro l'ha fatto.
Se tu, essere vivente, non credi in un essere supremo guardati attorno e 
pensa se tu saresti in grado di fare tutto ciò che il tuo occhio vede.
Amami ed io non ti tradirò.
Sii coraggioso e mi vincerai.
Ai 1500 metri dimentica chi sei, con persone di differente età usa il Voi,
con persone della stessa età usa il Tu.
Ai 2000 metri dimentica il mondo, gli affari, le tasse e goditi la vera pace.
Ai 2500 metri dimentica il tuo io, la boria, la cultura, la forza fisica, perché se quassù sei giunto, sei, in tutto e per tutto uguale agli altri che quassù stanno.
Non credere, piccolo uomo, di essere chi sa chi, perché prima che tu nascessi, io già c'ero e quando tu non esisterai più io ancora ci sarò.

LA MONTAGNA

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa

DISLIVELLO

700 m circa, di cui 500 di arrampicata

DIFFICOLTA’

AD (quasi tutto I°/II° grado con un tiro di IV  grado esposto ( III+ obbl. )

MATERIALE UTILE

casco, 2 mezze corde da 50 m, 3/4 rinvii, qualche nut e friend

QUOTA ATTACCO  2600 mt. 
QUOTA VETTA  2999 mt. 
PUNTO DI PARTENZA Rifugio Auronzo (2320 m), raggiungibile da Misurina (14 km da Cortina d'Ampezzo, 21 km da Dobbiaco) attraverso una strada asfaltata a pedaggio (salatissimo, 7,5 km x 25 € con auto), o con servizio di autobus di linea (conveniente, soprattutto se non si è in molti) o, infine, dal Lago di Antorno (1866 m), poco sopra Misurina e lasciando l'auto al casello del pedaggio, con il sentiero 101 (h 1,15, per puristi).

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - settembre 

COMMENTI

Salita veramente fantastica, molto impegnativa e complicata. Le difficoltà tecniche sono contenute, ma va tenuto presente il terreno, l'esposizione e l'orientamento, tutt'altro che facile: ometti ce ne sono molti, forse anche troppi, e a volte possono fuorviare. Meglio affidarsi ai segni rossi, sbiaditi ma ancora visibili lungo tutto il percorso. Attenzione alle scariche di sassi, specie nel tratto chiave. Un'ascensione che lascia sicuramente il segno ...

Quando arrivo lassù la fatica della salita si dissolve lasciando spazio a sensazioni che solo il cuore conosce..... la montagna mi parla, il suo silenzio m'insegna...... lassù mi sento completamente me stesso, in un luogo vivo e vibrante d'emozioni.

Le Tre Cime di Lavaredo non hanno bisogno di presentazioni: sono forse fra le montagne più famose ed ammirate del mondo! La classica vista "da cartolina", dai pressi del Rifugio Locatelli, con gli impressionanti, lisci e strapiombanti versanti settentrionali lasciano giustamente senza fiato. 

Si tratta in realtà di un gruppo che, seppur compatto, mostra una sorprendente complessità ed articolazione: grazie a questa caratteristica, le vie normali di salita, seppur comunque impegnative, rimangono alla portata dell'alpinista medio, in cerca di itinerari selvaggi e soddisfacenti. 

In particolare, la Cima Grande di Lavaredo (2999 m, la più alta ed imponente, svettante al centro del gruppo) mostra un versante meridionale alquanto articolato e complesso, vero "labirinto verticale" dove non poche cordate si smarriscono nel dedalo di canali e cenge. 

La prima salita, ad opera del grande pioniere Paul Grohmann con le guide Franz Innerkofler e Peter Salcher, è stata effettuata il 21 agosto 1869 nel tempo, veramente record, di 4 ore dalla Malga Rimbiànco alla vetta: con l'itinerario da indovinare e l'intera cima ancora inesplorata, un'impresa a dir poco eccezionale! 

Avevamo un sogno nel cassetto ed è arrivato il momento di esaudirlo: la salita alla Cima Grande di Lavaredo. Nei giorni prima sale l'ansia per come saranno le condizioni meteo, come sarà l'itinerario? E mille altri pensieri ci vengono alla mente.
Ma ormai si parte; Io, la Monia e Alessio intraprendiamo il lungo viaggio che in sei ore ci porta al Rifugio Auronzo. Sotto le famosissime Cime di Lavaredo.
Il Rifugio Auronzo si trova a quota 2.333 ed è raggiungibile a piedi o con strada panoramica (a pedaggio non proprio economico, le auto €25) assai larga, in un paesaggio maestoso, dominato dalle tre guglie che sono una palestra di roccia che unisce la terra al cielo. Offre 25 confortevoli camere da un minimo di due letti fino a un massimo di sei cuccette, per un totale di 99  posti letto, un panorama incredibile, una struttura gestita direttamente dalla sezione del CAI di Auronzo e le prelibatezze della sua cucina. Dispone di un’ampia sala da pranzo con 130 posti a sedere dalle cui ampie vetrate sono visibili in primo piano i pinnacoli della catena dei Cadini di Misurina. In posizione strategica per l’accesso alle Tre Cime di Lavaredo, è punto di partenza e di arrivo di una suggestiva e tranquilla passeggiata passando per il Rifugio Lavaredo, Forcella Lavaredo e la Capanna Pastori.
Una volta giunti e preso possesso dei nostri posti letto, facciamo una passeggiata lungo la strada sterrata, che corrisponde al sentiero 101, larga e ben tenuta. Sotto le imponenti pareti delle Tre Cime. In questo caso dovremmo dire delle Due Cime dato che dal lato veneto se ne vedono solo due!

Seguiamo il sentiero N. 101 che costeggia la chiesetta della Madonna della Croda, dedicata a tutti i caduti in montagna, circondati da un panorama da favola: affascinante la vista sui Cadini di Misurina e sul gruppo del Sorapis! 

Si può vedere quanto siano famose queste montagne, ogni genere di persone camminano qui, si riconoscono lingue di ogni genere. Noi con il naso all'insù cerchiamo di capire da dove saliremo e già fantastichiamo su cosa ci dovremmo aspettare.
Il viaggio ci ha stancato e decidiamo di tornare al rifugio che per altro è anche quasi ora di cena.
Prima di entrare nella struttura diamo uno sguardo al panorama dove i
Cadini di Misurina la fanno da padrone e sono veramente stupendi, e si ha anche uno splendido colpo d’occhio su parte del Cadore, con Auronzo e il suo lago.
Ceniamo, non male, serviti al self service tipo aziendale, poi proviamo a scambiare due parole ma la stanchezza e il sapere di svegliarci presto ci fa decidere di andare a letto anche se c'è ancora luce.
Ore 5,30 ci alziamo, nota dolente la colazione la servono dalle ore 07,00, cosa abbastanza strana per un rifugio alpino di solito chi deve affrontare una scalata o anche una lunga escursione vuole alzarsi presto! Comunque gentilmente ci fanno trovare un vassoio con tutto il necessario per la colazione.....tranne il tavolo dove appoggiarci!
Va bene, siamo persone adattabili e in qualche modo facciamo. Fatta anche colazione, ora dobbiamo aspettare solo che arrivino le nostre guide, Ennio e Paolo.
Alle 6:30 precise arrivano, come d'accordo, e dopo le presentazioni siamo subito in marcia verso la nostra avventura.
Ci dirigiamo verso la Cappellina degli Alpini e poco prima di raggiungerla prendiamo sulla sinistra una traccia che ci porterà, attraverso una rampa su rocce gradinate, poi, affrontiamo l'imbocco del canale su ghiaioni, facile ma insidioso. In breve siamo alla Forcella tra Cima Grande e Cima Piccola; qui ci imbraghiamo e le nostre guide formano due cordate una con Alessio e l'altra io e la Monia, mi sento fortunato.
Per arrivare qui ci abbiamo messo un'ora.
Attacchiamo sulla sinistra, iniziamo, il sogno stà diventando realtà! Afferriamo la roccia gustandone la solidità e l'adrenalina subito ci da una scarica d'energia, assistiti dalla guida progrediamo raggiungendo la parete sud con passaggi di 3° grado ( riferisco quelli che mi hanno detto le guide), aggiriamo uno spigolo per una cengia che ci porta ad un canalone, mentre saliamo troviamo gli anelli cementati che ci permetteranno la discesa in corda doppia.
Proseguiamo sempre sotto l'occhio vigile della guida, saliamo dal fondo del Canalone in facile arrampicata, qui si parla di primo, fino ad arrivare dove il canale si trasforma in grande camino ripido.
Prendiamo la parete a sinistra che sale fino all'altezza della forcella dove finisce il camino con un grosso sasso incastrato.
Aggiriamo il sasso e proseguiamo per rocce, usciamo sulla stretta Forcella della Piramide, sulla Cresta Sud-Est,  fra il corpo della Cima Grande e la guglia triangolare detta "la Piramide".
Dalla forcella scendiamo sul lato opposto per un canale sotto il quale  continuamo in piano per una cengia

Dalla cengia saliamo per un canale con detriti, poi usciamo a destra  e dopo circa 20 metri rimontiamo delle rocce adagiate, prima un po' verso sinistra, e poi ritorniamo a destra per gradoni fino a raggiungere un’altra forcella sullo spigolo.
Dalla forcella attraversiamo in orizzontale a destra e saliamo a una cengia soprastante.

Continuamo per delle rocce un canale fino ad una conca che poi risaliamo fino ad una targa commemorativa.
Man mano che saliamo aumenta la nebbia, non tanto fastidiosa per l'arrampicata ma in quanto ci impedisce la vista su magnifici panorami, che comunque riusciamo a tratti a goderne, mentre camminiamo su questa linea di piuma in mezzo a tanta verticalità.
Dalla targa prendiamo a sinistra e poi saliamo diagonalmente a destra per rocce fino ad un terrazzo alla base del grande camino che allo sbocco porta alla cengia anulare che percorre intorno tutta la montagna.
Ci troviamo davanti alla fessura del camino e un po' ci fa' suggestione, sappiamo che questo è il vero punto chiave di tutta l'ascensione, le guide ci dicono che vi sono di passaggi di 4° ma non è tanto il grado ma quanto è bagnata questa roccia.
saliamo sino alla base del camino e con grande divaricazione delle gambe saliamo il primo tratto ino al fondo del camino e ci si infila nel budello stretto e viscido dell'ultimo tratto, devo dire che qui ho avuto qualche problema, cavolo, gli scarponi non volevano saperlo di trovare appoggio!! Se Ennio non fosse stato a farmi sicura, la vetta non l'avrei vista ma con il suo aiuto e consigli ho superato anche questo tratto che rovinava le mie notti nei giorni che precedevano questa salita.
Usciamo dal camino e ci troviamo ad una forcella con sosta per corda doppia, vi troviamo altri alpinisti che stanno scendendo, aspettiamo nell'angusto spiazzo mettendoci in sicurezza. Manca solo uno per scendere e noi riiniziamo a salire quando ad un certo tratto urla di richiamo: " Sasso sassoooo " è venuta giù una scarica di sassi piccoli fortunatamente ma tra questi ve ne era uno assai grosso che se ci avesse colpiti, anche in questo caso, la vetta ce la scordavamo.
Come detto saliamo verticalmente su rocce, qui secondo me poco appigliate, giungiamo ad una cengia e prendiamo a sinistra sino a raggiungere la grande cengia anulare e proseguiamo di conserva verso sinistra, dopo una grotta che funge da luogo da bivacco arriviamo ad una rampa in vista delle vertigini della cima grande Ovest e dopo una cinquantina di metri arriviamo a un muretto con camino nascosto.
Ora spunta il naso della Piccola di Lavaredo.(un paio di anelli di sosta intermedi).
Proseguiamo progressivamente verso destra su rocce facili e insidioso ghiaino fino ad un ultimo camino che porta ad una roccia molto unta che porta in vista della cima.
Il cielo si apre a tratti mentre facciamo gli ultimi passi e siamo al cospetto della croce di vetta. E' fatta, il nostro desiderio si è avverato, è passato un anno da quando un po' scherzando, un po' sul serio abbiamo pensato a questa arrampicata ed è stata una splendida esperienza. si può capire la nostra felicità e soddisfazione, io devo dire che mi sono anche commosso. 
Foto d'obbligo ma prima davanti alla croce ho alzato gli occhi al celo e ringraziato.
Il cielo è combattuto tra l’azzurro e nubi mentre noi ci gustiamo la cima tutta per noi in comode poltrone di pietra.
Quando si mostra la nord della cima Ovest fa paura ma anche celato desiderio di essere capaci di poterci salire, verso l’Austria i ghiacciai si vantano dei loro diamanti.
Le nuvole stanno addensandosi ancor di più e le previsioni danno temporali nel pomeriggio quindi decidiamo di riprendere la lunga discesa che ci  impegnerà in dodici calate in corda doppia, queste calate non sono in grado di raccontarle, anche la salita non sono sicuro che l'abbia raccontata bene.
Nella discesa, infatti, se non avessimo avuto la guida e quando mai avremmo mai trovato i punti giusti per scendere, è un vero labirinto e si che viste di sotto sembrano monoliti lisci.
Dopo tre ore, circa, giungiamo in fondo all'attacco sul ghiaione e adesso possiamo finalmente gioire a pieno della riuscita della nostra impresa, grandi strette di mano e abbracci siamo felici come bambini che hanno ricevuto un regalo a lungo atteso.
Non ci resta che tornare al rifugio Auronzo e brindare con una bella birra, intanto fuori si scatena il più grosso temporale che abbia visto!

Sono salito lassù su quella cima che avevo visto molti anni fà e mi dissi che sarebbe stato bello saper scalare ma non sarei mai riuscito a fare cose del genere, lo so che questa cima non rappresenta niente di clamoroso per gli alpinisti veri ma per me è stato il mio Everest e di questo sono orgoglioso come sono orgoglioso dei miei compagni di avventura, Monia e Alessio, ragazzi eccezionali, a cui dico grazie, grazie e ancora grazie mille volte, senza di voi non avrei potuto coronare il mio sogno e spero che sia stato anche il vostro.
Grazie anche alle guide Pier Paolo Pedrini e Ennio Rizzotti che con il loro prezioso aiuto ci hanno reso l'arrampicata piacevole e sicura. 
(pedrini@guidealpinefvg.it   -  pierpaolo.pedrini@alice.it  tel. 0432 970365 cell. 347 7759361 )



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Foto escursione
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