12/6/2017 Da Biforco a Punta Questa per i Pradacetti
Sulla vetta della Punta questa
Assieme al vicino Torrione Fìgari,
la Punta Quèsta è la quota più
pronunciata ed elevata della lunga
cresta dei Pradacetti, che scende
dalla Forbice fino alla confluenza
di due tra i più selvaggi valloni
apuani: il Canal Fondone e il Canale
degli Alberghi. La posizione
particolare, staccata dallo
spartiacque principale, consente di
osservare da un’ottima angolazione
gli aspri pendii meridionali della
cresta apuana, dal M. Grondìlice al
M. Cavallo passando per il M.
Contrario.
( dal sito Vado e torno in montagna
http://www.vadoetorno.altervista.org
)
Itinerario:
N° 168
Biforco
– Canal Fondone – Foce Rasori
Periodo
consigliato:
Da maggio a
ottobre
Come
Arrivare:
Da Massa si
segue per Forno, la si supera e al primo bivio si tiene la
destra. Si prosegue fino a incontrare uno spiazzo con muro di
cemento, ove parcheggiare, subito prima della sbarra che segna
l'inizio della marmifera
Sentieri: Segnaletica:
CAI Bianco rossa -
N° 167
-
Biforco – Lizza degli Alberghi – Valle degli Alberghi – raccordo
sentiero “Ferrata del Contrario” – Case Carpano – Forcella di
Porta – Bivacco Aronte – P.so della Focolaccia
Sentiero dei Pradacetti pochi
e sbiaditi segni rossi ma non numerato
Sentiero per punta questa
scarsamente segnato e non ufficiale
Classificazione:
EEA - Allenati e
Attrezzati ( Caschetto. imbrago e attrezzatura per calata in doppia )
Tempo di
percorrenza: Tempo
di percorrenza totale:
circa
10,00h soste comprese
Acqua:
Al paese
di
Forno poi non se ne trova più per tutta l'escursione, unica
alternativa sarebbe raggiungere Foce Rasori e poi il Rifugio
Garnerone dove è presente una fonte, ma così facendo si
allungherebbe di molto la già lunga escursione, conviene
sicuramente partire con una buona scorta d'acqua
Punti sosta:
Nessuno
Traccia gps Traccia
Google Earth
Questa volta ci uniamo alla Sezione
CAI di Pietrasanta per un'escursione di grande respiro;
questa volta abbiamo
lasciato il sentiero sicuro dell’escursionismo alla
portata delle gambe di tutti per addentrarci su
percorsi più impervi, in equilibrio non proprio stabile
fra trekking impegnativo e alpinismo facile.
Raggiungiamo Biforco (quota 366 m.), pochi km dopo Forno, presso una cava dove l’asfalto finisce, siamo alla “biforcazione” tra il Canal Fondone ed il Canal Cerignano, sono le 08,15 quando ci incamminiamo sulla via di cava sul sentiero 167-168 per la Valle degli Alberghi e la ferrata del Contrario, dopo circa 800 m. giungiamo al bivio che a sinistra sul sentiero 168 conduce a Foce Rasori dal Canal Fondone, mentre noi continuiamo sul 167 a destra imboccando una via di lizza che conduce alla Valle degli Alberghi. Ogni tanto il sentiero fiancheggia la lizza lasciando il cammino originario, lungo il cammino si vedono i segni dei pali usati per frenare i pesanti carichi di marmo, dopo una lunga e ripida salita giungiamo ad una foce a quota 800 metri, " Il Zucco", dove la lizza, spiana e piega verso est, facciamo una breve sosta per ammirare il versante sud del Monte Contrario, un insieme di onde di pietra grigia come un’enorme drappeggio. Abbiamo percorso circa 200/300 metri e sulla nostra sinistra abbiamo il Canal Cerignano, sono presenti segnalazioni per Orto di Donna e rifugio Donegani, attraversiamo il letto asciutto del torrente e risaliamo dall’altra parte, pochi metri verso ovest ed incontriamo dei bolli rossi che risalgono verso nord, mentre continuando a sinistra in piano il sentiero condurrebbe a Case Cormeneto, da dove scenderemo. Inizia qui il ripido sentiero dei Pradacetti, l’ambiente è austero, affascinante, man mano che saliamo ogni tanto ci fermiamo per ammirare le catene di montagne che lasciamo in basso e le onde della pietra attorno a noi, le soste servono anche per e anche per riprendere fiato! A quota 1.000 metri percorriamo un breve tratto di cresta da cui vediamo sulla destra in basso il grande edificio degli Alberghi, ex alloggio dei cavatori e una panoramica della ferrata del Contrario. Riprendiamo la ripida salita verso nord su paleo e roccette, finché a quota 1.200 metri, circa troviamo un breve tratto dove un cavetto metallico aiuta a superare un passaggio un poco più esposto, qui vi era una longarina forse usata dai cavatori per poter passare ma ormai scomparsa, presente indicazione per rifugio Donegani/cava 27. Noi tralasciamo la salita verso la cresta e ci dirigiamo verso nord. Dobbiamo attraversare una lunga bastionata di placche da affrontare in aderenza e questo tipo di roccia, marmo, molto corroso ne dà moltissima. Scendiamo nel primo canale pieno di detriti su terreno instabile e poi ci troviamo sulle placche è un susseguire di placche che salgono e scendono in pratica sono una serie di canali minori da attraversare. Il cammino è sempre abbastanza adrenalitico, non presenta grandi difficoltà alpinistiche ma lo scivolare sarebbe disastroso, comunque proseguiamo senza grandi problemi sino a raggiungere un canalino incassato che costeggia i contrafforti della Punta Questa e della Torre Figari, per orientarsi bisogna puntare in direzione di un ben visibile canale di sfasciumi che scende dalla Focetta, valico tra la Forbice e la Torre Figari. Raggiunto la base del canale, cosparso di grossi macigni, iniziamo la ripida salita che non presenta alcuna grande difficoltà tecnica ma il pericolo continuo di caduta sassi non ci lascia mai. Giungiamo finalmente alla Focetta e dalla parte opposta già vediamo in basso il sentiero che porta alla Punta Questa. Compattiamo il gruppo e prendiamo fiato per qualche minuto e la sensazione che il più sia fatto ci fa' essere allegri ma non possiamo sbagliarci più di così!! Scendiamo senza una traccia sino ad incontrare il sentiero, segni rossi, prendiamo a sinistra e in breve siamo al proseguiamo dritto, seguiamo ancora la traccia tra i faggi e costeggiando il Figari, giungiamo ad una segnalazione per la Punta Quèsta, noi la ignoriamo, la percorreremo al ritorno, continuiamo dritto seguendo una traccia non più segnata ma comunque evidente, ci troviamo su una breve cengia e poi dobbiamo affrontare due salite facili ma comunque con l'aiuto delle mani sino a che la traccia si interrompe, anche perché proseguendo si farebbe un bel volo nella Valle degli Alberghi, vi sono diversi canalini sulla nostra sinistra, dobbiamo prendere l'ultimo, si sale facilmente tra paleo e roccette, a quest'ultime dobbiamo fare attenzione perché molte sono smosse e più che per chi sale il problema potrebbe essere per chi segue. Al termine del canalino dobbiamo scendere brevemente ad una insellatura e poi risalire subito ancora in un canalino sino a giungere all'ante cima del Quèsta, infatti la punta è composta da due cime con la differenza di quota minima, la cima Sud-Est (1522.0 m) e la cima Nord-Ovest (1521.4 m). Scendiamo dalla prima per circa una decina di metri e poi risaliamo sulla vetta principale dove dobbiamo fare attenzione in quanto abbastanza esposto. Ma eccoci finalmente in vetta sempre molto emozionante giungervi. Abbiamo un bellissimo panorama davanti a noi, le Apuane Settentrionali si presentano in tutta loro aspra e possente bellezza. Questo è un punto centrale delle Apuane Settentrionali, sotto di noi la visuale si affaccia sulla vertiginosa e bellissima Valle degli Alberghi, di fianco a noi sulla vicina Torre Figari il masso sulla vetta che ci ha fatto parlare molte volte di questa curiosità. Dopo aver fatto le solite foto di rito e, giustamente pranzato, riprendiamo la via della discesa. Scendiamo tenendo la sinistra e dirigendoci verso est prendiamo una traccia tra detriti abbastanza infidi, perdere l'equilibrio non è molto raccomandabile! Soprattutto nel delicato passaggio successivo in discesa su terreno friabile e molto esposto, percorriamo una larga cengia erbosa con la presenza di qualche faggio. Costeggiamo la parete del Torrione Fìgari, la cengia si fa rocciosa e diviene più stretta, ma sempre comoda. Giungiamo alla caratteristica Focetta a 1436 mt da dove dovremmo calarci in corda doppia, a noi è bastata una corda da 30 mt. All'inizio del canalino sott'ostante è stata posizionata una corda ad anello assicurata ad una roccia dove assicuriamo la nostra corda di calata. Il nostro gruppo è di 12 persone ce la caviamo bene nello scendere ma, naturalmente, ci è voluto un pò di tempo per arrivare in fondo! Questa calata l'abbiamo effettuata in corda doppia ma non presenta grandi difficoltà anche nell'effettuarla in libera, sulle guide viene classificata di 1° grado. Scendiamo ora ancora lungo il canale verso ovest su ravaneto, attenzione a non scivolare! Un attimo di riposo e poi riprendiamo il cammino sul sentiero che ci riconduce sul 168 che poi si getta ne famigerato Canal Fondone. Affrontiamo la lunga discesa che subito si presenta su traccia veramente distrutta da frane e probabilmente anche dai cinghiali, man mano che scendiamo si fa sempre più ripido e i segni non sempre sono visibili nascosti dall'alto paleo o le folte felci, spesso ci tocca girare a vuoto per ritrovare la direzione giusta, ogni tanto qualche ometto ci dà una mano, i ginestroni ci danno il tormento e le felci assieme al paleo celano la giusta via. Navighiamo a vista, dobbiamo raggiungere Casa Cormeneto, la vediamo da quando abbiamo imboccato il sentiero con la sua copertura in azzurro e la grande pianta di ciliegio che la sovrasta ma non ci sono segnalazioni di quando girare, comunque ci orientiamo abbastanza bene e al momento giusto giriamo verso sud tenendo a vista sempre la casa, lasciando il sentiero del Canal Fondone. Scendiamo in un canale tra sfasciumi lo risaliamo e siamo alla tanto sospirata casa Cormeneto, sospirata poi non si sa perchè, ce ne è sempre di strada da fare, almeno altre due ore!! Diamo un'occhiata alla casa, che ormai è un rudere, tempo fa era usata ancora da un pastore ma ora appare tutto abbandonato, ci vuole tanto coraggio a vivere quì anche solo nel periodo estivo. Ci mettiamo in un punto ombreggiato e ricompattiamo il gruppo, un attimo di riposo e riprendiamo il cammino tra folte felci e subito in salita, per fortuna breve, al suo termine sulla sinistra parte la Cresta dei Trasandini che conduce alla Punta Questa. Ora ci troviamo a scendere nel boschetto di faggi, almeno siamo al fresco, questo tracciato a chiamarlo sentiero è tanta roba, è più un idea di sentiero, seguiamo i segno rossi tra rocce e canalini, non difficili ma sempre abbastanza esposti. Infine giungiamo ad un'ultima discesa su placche, un po infida, ma senza problemi arriviamo alla base dove sbuca un canale e dove su una roccia è indicato per Casa Cormeneto. Capiamo di aver chiuso il cerchio, ovvero quasi chiuso, ci basta camminare pochi altri metri e siamo all'imbocco per i Pradacetti. Siamo contenti ci sembra che l'escursione sia terminata e godiamo di tutti gli scenari che abbiamo visto e di tutte le esperienze che abbiamo fatto, già ci vediamo senza scarponi con comodi sandali ma, c'è sempre un ma, c'è ancora strada da fare! Ci portiamo al canal Cerignano e lo riattraversiamo portandoci sulla lizza degli Alberghi e percorrendo a ritroso quella gia fatta al mattino raggiungiamo prima la polverosa strada di cava e infine il piazzale dove abbiamo lasciato le auto. Una maglietta asciutta, i sospirati sandali e siamo pronti a tornare a casa con magnifiche immagini negli occhi e nel cuore. Bellissima escursione, non raccomandata a tutti, difficile per il territorio da attraversare, lunga e di difficile orientamento ma di un fascino unico in ambiente severo, selvaggio, un'escursione da fare almeno una volta. Grazie al CAI di Pietrasanta per questa bellissima escursione, a tutti i partecipanti che sono stati un'ottima compagnia e grazie anche alle mie gambe che mi hanno portato in posti magnifici!
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